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Autore: Hika86    24/06/2010    1 recensioni
Era sempre stato molto affezionato alla sua famiglia. Certo, la sua vita era divertente, piena e soddisfacente, i suoi amici erano sempre con lui, i fan e chi collaborava con lui lo rispettavano, ma tutte le volte che era possibile tornava. Poi una serata con amici di famiglia lo portano a comprare dolci per gli ospiti e... [Main character: AIBA MASAKI]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masaki Aiba, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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「Sei libero dopo pranzo? Io inforno un paio di teglie alle tre: ti va un gelato per quell'ora?」
Ricevette quel messaggio dal nulla. Dopo due giorni che non si sentivano, nè si vedevano. Aiba era rimasto profondamente contrariato dal comportamento di Kokoro e una parte di lui aveva già deciso di dimenticarsela: che cosa gli importava a lui di una squinzia qualsiasi? Era proprio vero: lui poteva averne quante e quando voleva, senza dover stare a preoccuparsi degli sghiribizzi di una donna lunatica come quella.
Aiba era un campione nel mentire a se stesso: non solo appena aveva letto il suo messaggio, oltre a diventare improvvisamente di umore ottimo, si era subito messo a pensare a cosa dirle per non cadere in silenzi imbarazzanti, ma, completamente dimentico dei pensieri ostili avuti per lei in quei giorni, era arrivato ad accettare con se stesso che effettivamente ci stava provando con lei.
Non era tipo da farsi troppi problemi di vestiario, ma tutto sommato aveva deciso ufficialmente di conquistarla quindi poteva permettersi un po' di attenzione alla questione. Dopo quindici minuti passati davanti all'armadio a fissarlo ne passò altri quindici a fissarlo comodamente seduto sul letto: improvvisamente gli sembrava di non avere abbastanza vestiti. Alla fine rinunciò ad impegnarsi e indossò jeans e maglietta. Mise nel portafoglio qualche yen, sufficiente per il gelato e qualche altro eventuale snack, si diede una rassettata allo specchio e scese per mettersi le scarpe. «Acchan!» lo chiamò la madre rimanendo seduta sul divano del salotto
«Sei tu?»
«Si, sto uscendo» le disse mentre allacciava le scarpe
«Ah ecco! Credevo mi avessi detto che dovevi uscire alle tre» sospirò quella
«Mh? Infatti, cioè, alle tre devo essere in un posto» si giustificò
«Oh! Allora devi sbrigarti, sono le tre e cinque adesso»
«Eeeeh? Esco!!» esclamò sgranando gli occhi e lanciandosi fuori di casa di corsa
«Fai attenzione!» fece in tempo a urlargli sua madre in risposta, prima che la porta si chiudesse, e dopo di lei il cancelletto.
Kokoro lo aspettava fuori dal negozio giocherellando con il bordo del grembiule, parte della divisa del negozio. «Eccomi! Eccomi!» esclamò Aiba quando ebbe girato l'angolo, anche se ancora erano distanti. Per quei ultimi metri fece uno sprint finale e accelerò il passo della propria corsa. Arrivò fino a lei frenando appena in tempo, la vide mettere le mani avanti per fermarlo «Scu.. sa... scus... scusa» farfugliò
«Masaki san! Non c'era bisogno che corressi...» disse lei con un filo di voce guardandolo incredula
«Ma non... non volevo far tardi io... scusami» disse che si era quasi del tutto ripreso dalla corsa
«Non importa, non importa» scosse il capo lei «Però ti ringrazio» sorrise abbassando lo sguardo prima di tornare a guardarlo e trattenere a stento le risa
«C... cosa?» domandò lui osservandola spiazzato
«Devi aver corso veramente tanto, sei tutto spettinato» ridacchiò lei indicandogli la testa. Ebbe appena il tempo di vedersi riflesso nella vetrina del negozio: era vero, sembrava aver appena fatto un lancio col paracadute dall'aereo, inoltre era sudatissimo dato che le giornate avevano cominciato a farsi veramente calde. «Ah... io... accidenti» farfugliò: addio ai suoi tentativi di seduzione, se così si potevano chiamare. «Lascia stare, vieni con me. Avrai caldo adesso» accennò lei facendo segno di seguirla. Invece di entrare nel negozio fecero il giro dell'edificio ed entrarono da un cancello di ferro, unico spiraglio in una breve cancellata ricoperta da un'alta e folta siepe dalle foglie scure. Oltre di essa si trovava un piccolo cortile che era il retro del basso edificio tradizionale dove stava il negozio. C'era un tavolo e delle sedie in ferro dipinte di bianco, sotto un glicine completamente sbocciato. «Mah... non sapevo ci fosse un posto simile» balbettò sorpreso, sembrava l'angolo perfetto per un quadro del seicento europeo
«Una piccola porzione del piano terra e tutto il piano di sopra è casa della padrona, questo è il suo giardino. Nell'ultimo anno dice di essere invecchiata troppo per cucinare come faceva prima così si è data al giardinaggio» spiegò Kokoro avvicinandosi ad un lavandino in pietra che sbucava da una parete in cemento, decisamente poco tradizionale e che stonava con il resto dell'edificio, ma si trovava vicino al glicine che con le sue fronde lo nascondeva parzialmente. Aprì il rubinetto e passò le mani sotto l'acqua fredda prima di voltarsi verso di lui e alzare in alto le braccia «Ah! Sei troppo alto» arricciò il labbro interiore
«Scu-scusa» perchè balbettava come un cretino da quando l'aveva vista? Si abbassò lievemente e la vide avvicinare le mani al suo viso. La sentì passargli le mani bagnate tra i capelli, riavviando le ciocche disordinate con le lunga dita affusolate che passavano tra di essi. Sarebbe quasi stata una scena da manga per ragazze se non fosse che lei rideva divertita continuando a parlargli del giardino e dei lavori della signora aiutata dal giardiniere: era veramente chiacchierona. Da alcuni suoi movimenti, con i quali gli si avvicinava di più, potè avvertire se l'odore di biscotti che si portava dietro c'era ancora. Cinque minuti dopo era seduto su una di quelle strane sedie osservando i fiori del glicine. Il profumo dell'albero e i raggi filtrati dai suoi rami sembravano quasi invitarlo ad addormentarsi lì, in quell'istante, ma si fece forza e tenne gli occhi ben aperti. Dopo pochi minuti Kokoro tornò dalla cucina con un asciugamano sul braccio e due coppe di vetro riempite di qualcosa di verde. «Ti ho portato questo per asciugarti» si era sciacquato al lavandino del giardino mentre lei era via, così si era ripreso dalla fatica della corsa «Ed ecco il gelato promesso!»
«Eh?» domandò lui asciugandosi il viso ed osservando le coppe da dietro il panno «Credevo andassimo a comprarlo...» disse sorpreso
«Avresti preferito? E' che ho trovato questa vecchia gelatiera qualche giorno fa e ho voluto provare a vedere come funzionava. Non ho mai fatto gelati in vita mia, ma se ci riesco potrei proporli in negozio» spiegò affondando il cucchiaino nel suo gelato «Ah! Però servirebbe modificare il bancone per tenere in freddo del gelato... accidenti non ci avevo pensato. Non ti piacciono i gelati artigianali?» domandò quindi allungando la mano per portare via il tutto
«No! No, no, no!!» negò con vigore «Va benissimo, sono solo sorpreso. Non me l'aspettavo... di fare da cavia intendo» specificò ridacchiando e prendendo il suo cucchiaino dopo aver messo da parte l'asciugamano
«Messa così sembra che preparo cose velenose» si finse offesa lei
«Beh, ma è la prima volta che lo fai... chissà cosa ci hai mes...» si bloccò dopo aver preso il primo assaggio. Il cucchiaino gli ricadde nella coppetta, fragorosamente, e spalancò gli occhi serrando le labbra. «Cosa?» domandò lei atterrita «Cosa? Masaki san?!» la sentì richiamarlo ad alta voce «Ohddio Masaki san, cos'è successo?». Quando la vide addirittura alzarsi dalla sedia, tutta agitata, non riuscì più a fingersi serio e scoppiò a ridere piegandosi sul tavolo, nascondendo la faccia tra le braccia incrociate. «Maledetto! Ma che scherzo del cavolo!» sbottò lei spintonandolo con una mano e tornando al suo posto «Che odioso, davvero...»
«Ahahahah! Non potevo non farlo! Scusa, ma era perfetto!» spiegò lui cercando di frenare le risate «E ti sei spaventata in maniera perfetta! "ohmmioddio! Masaki san"! Ahahah! Magnifico!»
«Ehi! Non strillo a quel modo!» ribattè quella «Ma guarda... la prossima volta ti metto del gelato al wasabi»
«Accidenti» fece lui serio «Riusciresti a fregarmi perfettamente. Il te verde e il wasabi hanno praticamente lo stesso colore». Per qualche minuto, poi, rimasero in perfetto silenzio, mangiando il gelato. «Ecco... Masaki san» accennò lei dopo un po'
«Nh? Cosa?» domandò rialzando lo sguardo dal cibo
«So che non ci conosciamo da tanto, ma posso chiederti una favore?» domandò a testa bassa
«Certo» annuì, improvvisamente curioso di sapere cosa volesse da lui
«Ecco... domani e dopodomani ho chiesto due giorni liberi» spiegò lei lentamente «Ti avevo detto che il proprietario della casa dove abito voleva sistemarla un po', no? Volevamo ridipingere le mura in questi due giorni, ma non siamo tanti giovani, nè tanti sono gli uomini che possono aiutare, quindi mi è stato chiesto se conoscevo qualcuno che potesse unirsi» spiegò imbarazzata, senza guardarlo in viso «E.. ho pensato a te, ma capisco che probabilmente sei impegnato e...»
«Hai pensato a me?» gli scappò di chiedere
«Uh... si» annuì
«Hanayaka san!» chiamarono dal negozio «Il forno ha uno strano odore e c'è gente in negozio!» era la padrona
«Mmmmh... accidenti!» esclamò lei alzandosi dalla sedia rapidamente «Finisci pure il tuo gelato senza problemi. Mi spiace, speravo di poter fare una pausa decente e invece... non aspettarmi, potrebbe volerci molto. Scusami!» esclamò lei inchinandosi mentre si allontanava per rientrare
«No, figurati... quando ho finito cosa faccio?»
«Lascia tutto qui, rimetto io a posto. Scusami tantissimo!!» unì le mani tra loro fermandosi sulla soglia della porta
«No, no... Hanayaka san: il gelato è buono, grazie. Ci vediamo domani, mandami un messaggio per farmi sapere quando venire» le disse con un sorriso, segno che aveva accettato di aiutarla. La giovane si inchinò profondamente e annuì prima di scomparire all'interno. Rimase da solo nel cortile e si decise a finire rapidamente la sua merenda: non aveva senso starsene lì da solo. Certo era stato un incontro rapidissimo, ma quell'improvvisa richiesta d'aiuto era un'occasione irripetibile. Avrebbe preferito riposarsi, in realtà, ma non poteva buttare così la possibilità di stare per molte ore con Kokoro: era deciso, avrebbe fatto l'imbianchino, del resto in quei casi di fatica lui poteva anche mostrare il fisico senza vergognarsi!

Io immagino che sappiate com'è il gelato al te verde, ma non si sa mai XD QUI


Si sta rivelando difficile questa ff... non per altro ma... sto raccontando il tutto dal punto di vista di Aiba, quindi un punto di vista maschile che io posso solo immaginare. E, giratela come volete, gli uomini sono solitamente meno romantici di noi donne, quindi spesso devo frenarmi o cancellare quello che ho scritto perchè è decisamente troppo femminile.
Ad ogni modo... paf... ero già pronta a tutto questo, però è sempre un po' scoraggiante quando non si riceve nessun feedback da parte dei lettori. Amen, lo sapevo già, lo sapevo già >_<
Andrò avanti lo stesso, scrivo perchè mi piace la ff, non in funzione dei lettori. E poi Aiba chan è.. è Aiba chan *-* Patatosooooo!
Se lo merita, si u.u (straparlo)

  
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