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Autore: Ariadne_Bigsby    24/06/2010    5 recensioni
John rimase incantato per un attimo, guardando la foto. Ripercorse ancora una volta con lo sguardo i quattro volti, lasciando il suo per ultimo. Quando alzò lo sguardo si vide riflesso nello specchio appeso al muro davanti, ed avvertì il peso degli anni gravargli sulle spalle come un macigno. Aveva quaranta anni, il giorno dopo avrebbe avuto quaranta anni e due mesi esatti...

"Prequel" della vicenda raccontata in "Here There and Everywhere", ovvero le esperienze vissute da John Lennon prima di prendere la decisione di scendere nuovamente sulla terra. Ff scritta in concomitanza con"Here There and Everywhere" (non ho resistito alla tentazione di pubblicarla adesso..." xD
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon , Stuart Sutcliffe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'John in the sky with diamonds'
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Remember

 

 

Remember when you were small
How people seemed so tall



“Mi hanno scoperto! Hanno visto dove sono andato a rifugiarmi! E’ la fine, sono fottuto!” urlo mettendomi le mani nei capelli e sbirciando dalla finestra del salotto.

 

Sul vialetto si è radunata una piccola grande folla di ragazze urlanti che reggono striscioni con il mio nome scritto sopra insieme a foto e frasi di canzoni.

 

“John !Johhhhn ahhhh!” urlano quasi ad una sola voce.

 

Bussano decise alla porta: io sono schiacciato contro di essa, la testa semi-girata come se potessi trattenerla da un eventuale tentativo di sfondamento.

 

“Stu..Stuuuu!!!” urlo sempre in questa posizione.

 

“Eccomi John, cos’è tutta quest’ansia?” Stu mi raggiunge con l’aria più calma di questo mondo: in mano ha un pennello.

 

Un pennello. Io sono in questa situazione ingestibile e lui dipinge?

 

“Stu ma non lo vedi che la situazione è catastrofica? Queste sfondano la porta!”

 

“No, non lo faranno…” replica Stu sempre con calma.

 

In quella comincio a sentire dei tonfi agghiaccianti e mi schiaccio ancora di più verso quella  misera porta di legno

 

“Ma non le senti? Stu sono un reggimento di ragazze!” non parlo neanche. Squittisco.

 

“Lo so..e io ti dico che non possono sfondare la porta,”

 

“E tu che ne sai? Tu mica hai mai avuto problemi di questo genere…” rispondo sempre in preda all’ansia (anche se allento un po’ la presa convulsa sulla porta)

 

“No, però io vivo qui da un pizzico più di te…” risponde con una live amarezza Stuart “ e so come vanno le cose qui.

 

"Staccati da quella porta Winnie, non possono fare assolutamente nulla."

 

“Non chiamarmi Winnie, cazzo!”

 

“Ah lo vedi che ti ho rassicurato?” Stuart incrocia le braccia e mi fissa attraverso le lenti scure dei suoi occhiali.

 

Fuori le urla perseverano ed i tonfi sono aumentati.. Ma inaspettatamente la porta tiene duro.

 

“Perché non possono entrare?” chiedo staccandomi definitivamente dalla porta e lasciandomi cadere sulla poltrona più vicina e fissando il salotto.

 

Stuart alza le spalle e si riaggiusta gli occhiali “Non possono..non gli è consentito. Questa è casa tua John, è il tuo spazio. Non possono entrare…” mi tira una leggera pacca sulla spalla “a meno che tu non lo voglia…” aggiunge in tono divertito.

 

“No, non voglio.”

 

“Bene, allora problema risolto!” taglia corto Stuart dirigendosi verso la solita porta della cantina.

 

“E ora dove vai?’” gli chiedo alzandomi leggermente per controllare i movimenti del mio amico.

 

 Lui sventola il pennello a mo’ di spiegazione.

 

“A casa a dipingere un po’…e poi immagino che tu voglia riprenderti un po’ da tutti questi avvenimenti da solo. E qui non potrai combinare cazzate…” alza gli occhi al cielo “o almeno lo spero..”

 

“Se ti sei rotto della mia  presenza basta dirlo…” rispondo sprofondando nella poltrona.

 

“No John, è bello vederti…Cioè..era meglio se ci vedevamo un po’ più tardi..Ma visto che ci siamo…ehm..” si sta impappinando nei suoi stessi discorsi “Ok ci si vede!”

 

E se ne va, lasciandomi solo (si fa per dire, visto che le ragazze la fuori sembrano aver deciso di stabilirsi nel giardino) con i miei pensieri.

 

Mi guardo un attimo intorno: si, è tutto come lo avevo lasciato prima di partire per Amburgo.

 

C’è la radio, il caminetto con le mie foto da bambino, la piccola libreria bianca di Zia Mimi..

 

Non c’è la televisione, ma questo è normale. La zia Mimi non ne aveva una e per guardare la BBC dovevo andare da….

 

Mi viene un groppo in gola al pensiero: possibile che anche lei sia qui?

 

Cerco di scacciare il pensiero prima di farmi troppe paranoie.

 

Mi guardo intorno, quasi sperando di vederla sbucare dalla porta di cucina o della cantina 8visto che tutti continuano ad usarla per uscire da qui..).

 

Con le mani in tasca proseguo il mio giro di perlustrazione della mia piccola Mendips, evitando accuratamente le finestre o buttandomi per terra e gattonandoci sotto pur di non essere visto da quelle scalmanate la fuori.

 Anche la cucina è come la ricordavo, piccola e dai muri gialli e blu, gli scaffali sempre riempiti da barattoli di conserva, marmellate o prodotti in scatola.

 

Passo una mano su un barattolo bianco con la scritta “Dundee Marmelade” ripensando a quando prendevo una sedia da bambino per arrivare al prezioso barattolo ed intingerci un dito dentro.

 

Sorrido ripensando a quella volta in cui la zia Mimi mi beccò in pieno sulla sedia, il dito ancora dentro il barattolo e l’espressione di chi si è appena reso conto che si è ficcato nei guai.

 

Tu e quella marmellata! Ecco chi è che la finisce!” tuonava la Zia Mimi.

 

Suvvia Elizabeth è solo un po’ di marmellata..Mica ha ammazzato qualcuno! ecco lo zio George che prendeva le mie difese.

 

Questo ragazzino deve imparare che una volta che ho detto di no, quello è no !” e così via…

 

Non la compro più!”

 

E poi, puntualmente la settimana successiva la marmellata rifaceva la sua trionfale ricomparsa sullo scaffale.

 

 Quello più alto però.

 

E’ bello perdersi in questi ricordi vagando in quella casa che hai tanto amato (e al contempo odiato) toccando questo o quell’oggetto e rievocando tutta la sua storia.

 

Salgo di nuovo le scale e mi dirigo in camera, lanciando un’occhiata al muro. Sulla parete a destra del mio letto troneggia un poster di Elvis, l’unico sopravvissuto all’opera di “sfoltimento” della zia.

 

Non voglio vedere questa roba! Mi hai capito John Winston Lennon?”

 

E che palle, donna! E’ solo un poster!”

 

Non…mi..interessa…non lo voglio vedere li.”

 

Si si si, come vuoi, fra un minuto..Prima devo finire questa ! “ e le sventolavo davanti l’ennesima rivista che parlava solo ed esclusivamente di rock n’roll.

 

Ovviamente il poster rimaneva li finché la zia non approfittava di una mia qualche assenza da casa.

 

E poi scoppiava il pandemonio.

 

Mi butto sul letto ridacchiando e fissando il soffitto. E’ bello essere a casa, anche se non è esattamente come avevo previsto.

 

Prima di m…cioè prima che…insomma prima avevo chiamato la zia per dirle che prossimamente sarei venuto a farle visita.

 

Mi siedo di scatto. “Cazzo è dal ’74 che non metto piede in Inghilterra!”

 

E lo credo..con tutti quei casini con la green-card. Bell’affare! Ho tanto sudato per avere quella carta ed i men che non si dica mi ritrovo morto.

 

Bah, se lo sapevo me ne restavo a Tittenhurst.

 

Sbuffo: se non altro sto prendendo tutta questa faccenda della morte in maniera molto positva…

 

Ma riuscirò davvero a restarmene buono buono?

 

Ripenso ai omenti sulla scogliera, ripenso al fatto che il confine fra questo mondo e la Terra è più labile di quanto sembri.

 

Basterebbe solo un piccolo salto e potrei…

 

Comincio a fantasticare sull’eventualità.

 

Tornare sulla terra. Parlare con mia moglie

. Dire a tutti che sto bene. Il mio assassino sistemato per le feste.Tattarattattà e vissero tutti felici e contenti.

 

Ma che bella favoletta, davvero! Peccato che continuerei ad essere morto.

 

 Irrimediabilmente relegato quassù.

 

“No, non voglio guardare sulla Terra..farebbe troppo male” dice una parte di me, la parte razionale e calma.

 

“Se non so cosa succede laggiù impazzisco.” Sbraita un’altra parte più ansiosa.

 

“Bene, ci mancava pure la vocina interiore! Mi sa che sono proprio sistemato ora!” disco mettendomi a sedere ed appoggiando il viso sulle mani.

 

“E poi questa storia del Capo …” mi ritorna in mente il discorso di Stu “ e la bolletta del telefono!” scuoto la testa incredulo. “Il club dei VIP…sembra quasi una brutta copia della terra!”

 

Fuori il cielo ha già cominciato ad imbrunire: mi dirigo verso la finsetra con circospezione e scosto la tendina.

 

Ovviamente l’esercito di ragazzine in calore è sempre li appostato: chi gioca a carte, chi dorme nel sacco a pelo, chi suona la chitarra, chi continua a urlare il mio nome.

 

Chiudo le tendine, oscurando un po’ la stanza e mi stendo di nuovo  sul letto osservando la scrivania, dove un tempo studiavo e scrivevo canzoni.

 

E poi la vedo:vedo sbucare dall’oscurità della stanza la mia prima chitarra, quella piccola chitarra rossa comprata per 17 sterline da una riluttante zia Mimi.

 

Avrei voglia di suonarla, ma mi rendo conto che la stanchezza è troppa:che strano provare di nuovo questa sensazione.

 

Chiudo gli occhi steso nel mio letto e per un attimo mi sembra di essere tornato bambino, quando rubavo la marmellata, ma me ne tornavo a letto col sorriso sulle labbra perché in realtà avevo anche dato fondo alle scorte di cioccolato, ma nessuno se ne era accorto.

 

Penny Lane:

Photobucket

Bella foto, vero? L’ho trovata girovagando per internet alla ricerca di foto varie sui Beatles ed ho pensato subito di inserirla nel capitolo….Ahh John che contempla il mare, il punto di contatto fra la terra e l’ “Aldisù”…*sospira>*

Ok, passiamo ai ringraziamenti, prima che cominci con i miei scleri insulsi xD

 

Night: Buhahah Ringo che butta lo zucchero alle spalle è favoloso!! Vabbè il tempo passato con quei 4 non è mai sprecato U.U Il fatto che Elvis si sia fatto tutto il clubbino esclusivo è sempre stata anche una mia idea fissa. Elvis era troppo snob per unirsi ai comuni mortali U.U Ci sarà un incontro, probabilmente…ma devo ancora pensarci!

Marty: Stu è il punto di contatto fra l’esperienza Amburghese (non so se esiste questa parola ma vabbè) e quello che poi è successo…Ci saranno altri riferimenti  perché Amburgo è stata una tappa fondamentale nella “crescita” (musicale e non) di Johnny..:) Sono contenta che l’idea dell’acqua come punto di contatto sia piaciuta…sulle prime pensavo ad una semplice porta, ma ho accantonato subito l’idea…

Thief: Awwww a Stu vogliamo tutti bene! *abbraccia Stu che la guarda come se fosse impazzita* E’ la “voce della ragione” nella storia (si sa, John è imprevedibile…ci vuole per forza qualcuno che gli dia un’occhiata e che gli impedisca di fare i soliti casini). Ritrovarsi tutta quella gente alle calcagna deve essere stata un’esperienza sconvolgente (so che John si trovava molto a disagio in quelle situazioni e cercava di sdrammatizzare facendo battutine  o smorfie idiote ) ò

Andry: Eh beh, nessuno è perfetto! Neanche Stuuu *mi lancia un’occhiata assassina ma appena sillabo la parola “Zaz” si contiene* John si caccerà sicuramente in qualche guaio (sarebbe stranissimo che se ne rimanga zitto e buono in un angolino) ma riuscirà a cavarsela, come sempre. E poi arriverà anche Ariadne….Xd

Grazie a chi ha recensito…ma anche a chi ha solo letto! Alla prossima!!

 

   
 
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