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Autore: Antalya    25/06/2010    2 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La felicità non è un cielo sempre sereno, ma un arcobaleno dopo la tempesta

La settimana passò in fretta, ogni mattina Vic ed io lavoriamo in giardino mentre Ray e Joseph vanno a cavallo, pescano al lago e sistemano alcuni lavori nella tenuta che non possono essere rimandati come la rimessa a nuovo della stalla.

Il mio manoscritto prende forma ogni giorno che passa e adesso è giunto a 500 pagine nette, un vero e proprio trofeo per me che da sola m’appresto ad una simile impresa che potrebbe segnare la mia vita accademica.

Anche se non alzo lo sguardo so bene che Vic mi sta fissando intensamente e la mia tempia pulsa non solo per il fastidio ma anche per il mal di testa che mi ha colpito da qualche giorno a questa parte.

“Vic, piantala!”

“Di fare che?”

“Di fissarmi…”

“No è che penso e mi fisso a guardare te…”

“Si e allora dato che siamo in mezzo alla pianura perché non fissi una roccia?”

“La roccia non mi ispira quanto il tuo volto…” alzo lo sguardo e mi rendo conto anche senza vedermi che risulterà sarcastico e smorfioso.

“Vic…”

“Eve…davvero va tutto bene…e tu… va tutto bene vero?” come fa ogni volta a capire che c’è qualcosa che non va?come? cerco sempre di non farlo capire a nessuno ma ogni volta è sempre la stessa storia… lei mi guarda, mi fissa e capisce. Poggio la schiena sulla sedia e incrocio le braccia al petto rassegnata, mi tocca parlare.

“Come diamine fai?”

“Cosa?”

“Vic..”

“E’ che non so… sei diversa quando hai qualcosa, non riesco mai a capire che cosa ti passa per la testa…anche se ora posso immaginarlo…” afferro la mia agenda mentre la nausea mi assale e comincio a cercare la pagina del giorno.

“Pensarci mi fa stare molto male, davvero. Questa storia deve finire…ho chiamato l’avvocato ma stanno cercando le documentazioni per poter dichiarare chiusa questa storia per sempre…” Vic afferra il pacchetto di patatine e comincia a sgranocchiarle pensierosa e nel mentre continua a fissarmi ed io per evitare il suo sguardo indagatore mi metto a leggere i miei appunti sull’agendina.

Sento come un rumore, qualcosa che si incrina come un cristallo che si sta per rompere ma in realtà capisco che è dentro la mia testa, gli occhi sono puntati sul foglio e non riesco a staccarli da questo neanche se lo volessi.

Come ho potuto non pensarci prima? E come ho potuto non accorgermene? Eppure il giorno è quello…sono precisa.

Mi alzo di scatto dalla sedia e sotto lo sguardo scioccato di Vic mi dirigo velocemente verso la casa cercando di mantenermi calma, infondo non può essere davvero così magari c’è un errore.

Comincio a camminare avanti e indietro nel salone, la mano che non smette di toccare i capelli e di torturarli così come dentro mi sto torturando l’anima.

“Eve… va tutto bene?” quasi salto in aria, non ho sentito Vic che si avvicinava dietro di me e non riesco a parlare per un po’, ma lei sembra capire e attende silenziosa.

“Non voglio crederci, ma credo di essermi complicata di più la vita…”

“Che cosa stai dicendo?”

“Si, tutto mi sta sfuggendo di mano…” sono nervosissima tanto che mi trema la mano e con questa la voce e la testa, mi sta scoppiando.

“Eve, ti voglio bene come una sorella ma se non ti spieghi…io non ti posso aiutare…” la buona e cara Vic, che cosa le sto facendo?la faccio impazzire quando in realtà dovrei stare tranquilla e rivedere la situazione… o forse il fatto è che non voglio ammetterlo.

“Ok, va bene…” sospiro forte esasperata “Ho preso l’agenda…stavo cercando degli appunti e ho trovato questo…” le passo l’agenda in mano e lei con l’aria corrucciata mi osserva prima di prenderla e leggere.

“Che cosa dovrei vedere?”

“Segno ogni cosa, in quell’agenda…”

“Eh si e allor…” rimane a fissare la pagina ed ora alza lo sguardo verso di me…

“Quella nota è segnata ben dieci giorni fa…capisci?che significa?”

“Eve…può esserci un errore…”

“No, io sono sempre regolare..spacco il secondo…” rimaniamo a fissarci per un bel po’ fino a quando non crollo sul divano sconsolata.

“Ci mancava solo questo Vic, ci mancava solo questo…ma ti rendi conto? Non solo devo fingere di essere chi non sono ma devo anche vedere l’uomo che amo stare male e cercare di ricordare qualcosa che non è mai successo e devo anche tenere nascosta questa cosa…”

“Ehi…” alzo lo sguardo e Vic sta sorridendo “Lo hai appena detto lo sai?...” la osservo per un po’ ed ora mi rendo conto di ciò che ho detto…e lo penso davvero, lo sento dentro di me e Vic lo sa.

Mi sorride gentile e dolce come sempre ed ora afferra le chiavi della macchina dal cruscotto e mi fa cenno di seguirla ed io lo faccio senza remore.

La campanella del negozietto trilla al nostro ingresso e ci rallegra al punto che sembra quasi di esser tornate ragazzine, tanto che ridiamo a crepapelle mentre Vic corre al reparto snack per scegliere un po’ di schifezze e gelato.

Il mio passo è lento, anzi credo di non aver mai camminato così lentamente in vita mia, mi avvicino al banco e una signora di mezza età mi sorride.

“Buonasera, posso esserle utile?”

“Si, buonasera…vorrei della panna per il gelato e poi delle caramelle alla liquirizia…” so benissimo di perdere tempo e fortunatamente arriva Vic a darmi una mano.

Posa tutto sul bancone ed ora sorride facendo illuminare il volto con la sua solarità e sicurezza.

“Prendiamo questi e un test di gravidanza!” la dolce signora sorride e ci passa tutto dentro una busta.

“Ecco il resto e buona fortuna per chiunque sia…” la guardammo e sorridemmo di ricambio.

 

 

** **

 

Joseph è un buon compagno di pesca, di certo non ha mai visto pescare così tanto in così poco tempo ed io… la realtà è che sono distratto, la mia mente è altrove un po’ per i pensieri e un po’ per la mia mente che non vuole ricordare.

Quanto tempo ancora deve passare? Quanto ancora devo dover sentire il vuoto dentro di me?

“Ehi…tutto bene?”

“Si, Jos, va tutto bene…stavo pensando!”

“Beh lo vedevo…”

“Scusami non sono di compagnia…”

“Ehi non scusarti, la pesca va fatta in silenzio…”

“Lo so…”

“Senti, io vorrei andare a controllare alcune cose, ti dispiace se vado e torno?”

“Certo vai pure io sto ancora un po’ qui e ti raggiungo…”

“Bene…!” non lo guardo ma so che ha raccolto tutto e so che lo ha fatto in parte per farmi rimanere da solo con i miei pensieri… certamente pensieri vuoti ma sempre pensieri.

Non so esattamente quanto tempo passa ma sento dei passi e poi li sento fermarsi dietro di me.

“Hai cambiato idea?”

“Io no Ray e tu?” una voce maschile mi irrita e mi volto di scatto osservando il biondo davanti a me.

“Che cosa vuole?non le avevo detto di andarsene?”

“E invece sono ancora qui…”

“Spero per poco… che cosa vuole?”

“Vorrei… vorrei poter parlare con te Ray, posso chiamarti Ray vero?”

“Veloce non gradisco né la tua presenza né il suono della sua voce…”

“Bene… posso capire che non ti fidi ma se ti dicessi che ti fidi delle persone sbagliate?”

“Che cosa vuoi dire?”

“Che stai subendo un torto e che io non posso assistervi così impotente…”

“Vuoi fare il buon samaritano?”

“No, voglio solo aprirti gli occhi… e farti capire che ti stanno prendendo in giro…”

“Chi?”

“Quella donna che tu chiami moglie e i suoi amici…”

“Ti ho detto che non devi nominare o fare un solo passo falso verso mia moglie…”

“E infatti io sto mantenendo la parola… lei non è tua moglie!”

“Che cosa stai dicendo?”

“Ecco… i documenti…!” afferro quei fogli di carta e quasi li strappo dalle sua mani e leggo ciò che è scritto…il mondo mi crolla addosso.

 

 

** **

 

Chiuse dentro la mia stanza attendiamo silenziosa buttate nel letto, sento caldo e un minuto dopo freddo e la cosa mi infastidisce e mi rende nervosa…qualsiasi sia il risultato io sono comunque una donna orribile, non sto tenendo conto né dei miei sentimenti e neanche quelli di Ray che crede in me ciecamente.

“Vuoi?” una caramella gommosa alla frutta a forma di porcellino mi viene avvicinata alla faccia e io l’afferro esasperata per masticarla con ardore.

“Ecco brava!” mormora Vic mentre mastica la sua liquirizia e attende con me. Rimaniamo in silenzio, come in tacito accordo fino a quando non sento un rumorino e Vic si solleva guardandomi.

“Vai…”

“Eh?”

“Eve è il momento…” mi sollevo e guardo verso il bagno quasi vedessi spuntare da quello un mostro terrificante.

“Si…” mi alzo e vado verso questo, sul lavandino il test di gravidanza ma non lo guardo, mi osservo allo specchio e poco dopo abbasso lo sguardo per leggere la risposta.

Rimango un po’ li, immobile non so dire se sollevata o spaventata e prendo tra le mani il test e mi volto verso la stanza da letto dove vedo Vic che mi aspetta… ma lei capisce dal mio sguardo e mi viene incontro per abbracciarmi.

“Ehi… dai su, ce la faremo…possiamo fare tutto se solo lo vogliamo!” non mi sono neanche resa conto che le lacrime mi scendono sul viso… ma contrastante è il sorriso che non riesco a trattenere, aspetto un bambino da Ray…

 

** **

 

Torno verso casa, frastornato con il foglio nel jeans dietro la schiena e ora noto che Charlie è li ad attendermi, mio unico vero amico.

Quell’uomo mi ha dimostrato che la donna che dice di essere mia moglie in realtà non lo è e che da quando sono stato ricoverato ha preso possesso di tutte le mie cose e le gestisce senza dare respiro a chi come il Signor Woods mi vuole aiutare.

Salgo le scale e entro in casa lasciando che Charlie entri con me, poso tutto all’ingresso ed ora vedo che tutti e tre sono nel salotto a ridere fra loro e lei… è così bella e solare anche se ha lo sguardo stanco, come se avesse pianto.

“Ehi Ray… eccoti qui…!” la vedo irrigidirsi e osservarmi dritto negli occhi e dentro di me c’è solo una delusione immensa.

“Vuoi da bere?”

“No, vorrei parlare con mia moglie…!”

“Si, certo anche lei!” Vic sta sorridendo come un ebete mentre si tira dietro suo marito che ridacchia facendo spallucce verso la mia direzione. Una volta soli mi siedo davanti a lei sul tavoli nodi fronte.

“Che cosa vuoi dirmi?”domando scrutandola negli occhi mentre vorrei tanto che dicesse la verità.

“No, comincia tu…!”

“Eve, che cosa ti ha portato qui in Irlanda?” la vedo che boccheggia stranita ma fa spallucce.

“Beh, dopo che ci siamo sposati abbiamo deciso di venire qui…”

“E tu hai fatto tutto questo per rimanere con me?”

“Certo…”

“Hai fatto sacrifici…”

“Si, è vero ma ne valeva la pena!” sorride e dentro di me cade un macigno.

“Io… non so come… tu possa aver fatto una cosa simile…”

“Beh, è semplice potevo lasciare mio marito da solo?”

“Eve…smettila!”rimane un momento frastornata ed ora mi fissa in volto come se fossi un estraneo.

“Che…”

“Zitta, hai già detto abbastanza…!” mi sollevo disgustato ed ora lascio cadere sulle sue gambe i fogli che Woods mi aveva consegnato e vedo nel suo volto un espressione di shock e di spavento.

“Che cosa mi dici?Eh?Mi pare chiaro questo documento…!”

“Ray… io…”

“Tu cosa?che cosa Eve?volevi aiutarmi? O prenderti tutto?”

“Che cosa stai dicendo non capisci… c’è una spiegazione per questo…”

“Ah si? C’è? Non credevo ci fosse visto che hai finto di essere mia moglie e mi hai fatto credere questo fino ad ora…”

“Ray…c’è un motivo…”

“No, non c’è… mi hai mentito…!”

“Ray ma…”

“Non voglio vederti mai più… va via da casa mia!” amareggiato scuoto la testa e vado ad afferrare le chiavi della mia macchina, guidare mi ha sempre fatto bene e adesso ne ho bisogno.

Credo di avere guidato fino a notte fonda, senza una meta ma solo guidando come se non avessi dimora, risetto, felicità… non ho nulla.

Quando sono tornato a casa, ho trovato la casa vuota, Vic e Jos se ne sono andati e con loro Evelyn. In cucina poche righe scritte di fretta e sbiadite da una macchia umida.

 

Ti prego Ray…Perdonami

Eve


   
 
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