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Autore: SimonQuestor    26/06/2010    5 recensioni
Cosa succederebbe se a Petunia fosse data la possibilità di tornare indietro nel tempo, e se quindi le fosse concesso di diventare un'alunna di Hogwarts?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Petunia Dursley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In casa tutto era buio, sprofondato nell’oscurità rischiarata soltanto dagli spilli di luce delle stelle. La luna quella notte era solo un sottile, candido vezzo del cielo scuro. Vernon non tollerava ci fossero luci accese mentre dormiva. Sarebbe stato da “spostati”.
Mi ci sono dovuta abituare col tempo. All’inizio ero terrorizzata dal dormire da sola. Mi affatico a fingere che non esistano davvero i fantasmi e i demoni, ma purtroppo vivo la sfortunata condizione di colei che sa che esistono ma non potrebbe fare nulla per difendersi. E così passo la vita a illudermi che quello che ho visto e sentito da bambina sia stato soltanto il frutto della più deprecabile delle immaginazioni.
Mi giro e rigiro tra le lenzuola, o per meglio dire lo farei se non avessi paura di svegliare Vernon. Dio solo sa quanto il mio dolce marito diventi burbero quando lo si sveglia di notte.
Non so perché l’ho sposato. Ancor meno so perché lo amo. In realtà questo flaccido tricheco che mi russa accanto senza ritegno mi ripugna. Fa parte degli uomini che sono la rovina di loro stessi. Oscurantisti, ottusi, arrivisti, avidi. La specie peggiore, e io lo so. Perché ho con lui scambiato le fedi invece di scaraventargli addosso la torta nuziale?

Ahimè. Perché nella sua bassezza è stato il mio baluardo contro il mio stesso dolore. Contro la mia stessa riprovevole e strabordante invidia, che da anni, da lunghi duri anni, travalica le pareti della mia mente invadendo anche il mio cuore.
C’è chi dice che il peggiore dei peccati capitali è la superbia. Nient’affatto.
L’invidia è la bestia più crudele e più feroce che ci sia. Nasce come un piccolo cucciolo d’idra, inizialmente acquattato, pigro, languido. Un sussurro che si zittisce facilmente. Ma come il mostro di Lernia, quanto più cerchi di sopprimerlo, più si ingrandisce. Più teste gli tagli più ne ricrescono. Una battaglia impari, che solo chi ha la ferrea volontà di vincere può avere successo. Ma chi, come me, non sa superare questo scoglio, non sa volare oltre come una rondine in primavera lascia l’inverno per raggiungere il calore, non può che rimanere assoggettata alla bestia verde.
La mia mente, il mio cuore, la mia anima, si sono corrotte col tempo, fino a produrre un guscio viscoso eppure solido come la roccia attorno a me. Sono diventata della stessa pasta di mio marito. Ho ripudiato mia sorella, e senza alcuna pietà ho finto che non esistesse anche dopo la sua morte. Non ho versato una lacrima.
Dio sa quanto il mio cuscino aspettava il mio pianto. Anche allora ho finto, anche allora ho recitato la mia sordida parte. E intanto l’Idra festeg…festeggiava, indolente e tronfio.


“Ahi quanto a dir qual era è cosa dura…”


La mia vergogna ora è intollerabile. Eppure piango e persevero nel male. Non so neanche perché ora mi abbia preso questa catena di ripensamenti. Sarà la notte.
Sarà che non riesco a dormire.
Sarà che il buio mi ha sempre fatto così paura.
Sarà che non c’è più mia sorella che venga ad abbracciarmi nel letto…
  
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