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Autore: ka_chan87    12/09/2005    6 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti gente!! Come state? Io… malissimoooooo!!! Oggi è stato il mio primo giorno di scuola…il mio ultimo anno di liceo è cominciato…che tristezza!
Ma non pensiamo alla scuola che mi terrà occupata per un anno… pensiamo alla ff! Innanzitutto il titolo del cap che segue non ha assolutamente alcun significato… è la stata la prima cosa che mi è venuta in mente e che non si è voluta schiodare dal mio contorto cervellino… perciò non fatevi chissà quale idea, ignoratelo (anche se, dicendo così, potevo fare a meno di metterlo…-_-‘’’’’).
In questo capitolo farà, finalmente, la sua comparsa un altro importante personaggio… che però non vi svelo – tanto dovete leggere.
Adesso passerei ai ringraziamenti, più che doverosi, a voi, cari lettori! Prima di tutto a coloro che hanno commentato:
- Fu- chan: ti ringrazio tantissimo per quello che è stato il tuo primo commento in assoluto visto che anche tu fai parte del popolo del leggere senza commentare – ai quali anche io sono appartenuta per i tuoi stessi problemi ma adesso sto migliorando… - . sei stata troppo gentile, mi hai riempito di complimenti! Grazie mille! Sono contenta che il mio modo di scrivere sia almeno leggibile e che, soprattutto, vi piaccia così tanto…! Non ci speravo davvero! Come mi hai suggerito, ho accolto la tua richiesta di scrivere più grande perché, in effetti, il carattere era veramente minuscolo…!
Comunque spero di rivedere un tuo commento e, come hai detto tu, cercherò di non preoccuparmi per le recensioni perché, è vero, chi tace acconsente… speriamo!
- Cri- chan: a te un doppio grazie visto che sei quella che ha commentato fin dal primo capitolo! Sono felice che la storia continui a piacerti e che le mie spiegazioni non siano troppo opprimenti! Ma ci tengo farvi conoscere quello che io ho nella mia mente…. Per quello che riguarda a Kagome e Inu-yasha se avranno dei Draghi…bè, è ancora tutto da scoprire!
- Cabiria: un salutone anche a te! Per quello che riguarda le capacità dei Draghi, le spiegherò andando avanti con la ff… ci sono talmente tante cose che ancora non ho detto che ci saranno molte occasioni! Ma non è bello svelare tutto subito, no? Sai che anche io sono una grandissima fan di Eragon??? Adoro quel libro ed infatti aspetto trepidante l’uscita di Eldest…!
- Mech: cavoli, raga mi farete arrossire! Anche te devo ringraziare moltissimo sia per gli apprezzamenti alla ff che al mio modo di scrivere! Anche per l’associazione Inu-yasha – fantasy mi trovi pienamente d’accordo!
- Alia- chan: a te dovrei dedicare una pagina intera sia per i ringraziamenti per i complimenti ma soprattutto per le mille domande! Come hai dedotto tu stessa per ora non posso risponderti, lo farà la ff!
- Arukochan<: ciao amoruccio mio! Grazie mille per il commento…sono davvero contenta che la ff ti piaccia! E non ti preoccupare quando dici che è più bella di The Ch’ange… anche perché sono due cose completamente differenti e questa storia è, diciamo, più ‘matura ’ rispetto all’altra… quindi è tutto ok!
- Hikari_Takaishi_87: mamma mia quanto mi fate arrossire! Ma non esagerare… non c’è alcun bisogno di inchinarsi! Anzi, credo proprio di essere una delle più scarse a scrivere… ho molto da imparare! Ma sono contentissima che la storia ti entusiasmi! In effetti i miei maestri di scrittura sono JRR Tolkien e Terry Brooks, a mio avviso dei veri e propri geni e maestri del genere fantasy. I capitoli, sì, sono lunghi – in molti me lo avete fatto notare e non riesco a capire se sia un bene o un male…! – ma non mi creano troppi problemi… il fatto è che scrivo tutto di getto, posso stare ore a pensare ad una scaletta che tanto so che verrà stravolta! Infatti la volta dopo che vado a rileggere cosa ho scritto mi sorprendo ed è come se leggessi il lavoro di qualcun altro perché non mi ricordo assolutamente niente! È come se andassi in trans… bè, non proprio ma…avete capito, no?
Sono sollevata dal fatto che, almeno per te – anche se ancora non ho ricevuto lamentele in merito - , i miei aggiornamenti non siano così distanti l’uno dall’altra (il motivo è scritto qui sotto).
Hai fatto bene a farmi notare che ci siano alcuni errori così le prossime volte starò più attenta! Quindi non fatevi scrupoli e se vedete qualcosa che non va ditemelo, eh??
- Elychan: sono contenta che tu ti sia ricreduta e che la ff ti piaccia! Comunque, no, non mi sono ispirata a “Cronache del mondo emerso”che ora dovrò cominciare a comprare perché tutti me ne stanno parlando benissimo! Io adoro i fantasy e quelli ero indecisa se prenderli o meno e adesso credo proprio che li comprerò!
Oltre a loro, i miei più sinceri ringraziamenti vanno anche coloro che hanno anche solo letto la ff… scusate se vi assillo con la richiesta di commenti ma, davvero, per uno scrittore sono veramente importanti perché, oltre a dargli la possibilità di migliorare, lo gratificano e lo spingono a dare il meglio di sé ancora di più e solo per voi. Ma vi capisco perché, come ho già detto, anche a me capita, ma senza cattiveria, di leggere e via, scordandomi di commentare… cosa che sto cercando di non fare più (non so con quanti mi sono scusata per questo…!).
Per quel che riguarda gli aggiornamenti… volevo dirvi che, per il momento, come ho fatto fin dal primo capitolo, pubblicherò un capitolo a settimana, ogni lunedì… questo perché con la ff sono in vantaggio di un solo capitolo e per non farvi aspettare più del dovuto – visto che poi, adesso, c’è pure la scuola… - ho pensato di non fare aggiornamenti troppo ravvicinati… ma una settimana passa in fretta, no?
Cavoli è quasi più lunga questa parte che l’intero capitolo! Ok, adesso la pianto di blaterale e vi lascio alla lettura!

3° CAPITOLO “AFFARI DI CORTE”

“Miroku sono qui!”.
Piano terra, mensa del Palazzo Reale.
I nostri due amici, Kouga e Miroku, si erano dati appuntamento in quel luogo per cenare insieme… ma, puntualmente, il giovane dal codino era arrivato in ritardo.
“Eccomi qui! Allora, andiamo a cercare un tavolo?” chiese tranquillamente Miroku, tralasciando volutamente il fatto di aver fatto aspettare come un idiota, per quasi mezz’ora, Kouga, che era alquanto alterato.
“Mi stai prendendo in giro?!? Mi fai aspettare qui da vanti come un cretino e la prima cosa che mi dici è questa?! Come minimo saresti dovuto venire davanti a me implorando perdono!”.
“Mmmh… ma come siamo irascibili! Per così poco?”.
“TUUU!!!...” ma si bloccò, paonazzo in volto, contando fino a dieci per cercare di far sbollire la rabbia.
“A- andiamo prima che cambi idea e ti spelli vivo…!” gli disse glaciale il Demone lupo che, precedentemente, aveva fatto spaventare Miroku che non credeva di essere ancora vivo.
“Eheh… vedo che stai imparando a controllarti…! Sei davvero migliorato! Tempo fa mi avresti già spellato vivo sul serio!”.
“Sta zitto prima che mi torni la voglia di farlo!” gli rispose, secco, Kouga mentre si stava dirigendo verso il fondo della mensa dove aveva puntato un tavolo libero.
Infatti, ovviamente per colpa di Miroku, durante il tempo in cui aveva dovuto aspettarlo, la stanza si era notevolmente affollata ed erano rimasti pochi tavoli disponibili.
Si fecero strada tra il labirinto di sedie e tavoli mentre l’allegro vociare dei commensali andava in crescendo e le risate suscitate dall’alcool della birra riempivano la sala.
“Ecco, qui può andare” disse l’ ookami Youkai fermandosi davanti ad un grosso tavolo di legno di frassino logorato dal tempo, nei pressi del grande camino nel quale una voluminosa quantità di legna ardeva, riscaldando tutti i presenti.
Si sedettero, aspettando che qualcuno li raggiungesse per prendere le ordinazioni.
“Allora, com’è andata con Varandir? Spero ti abbia fatto una bella lavata di capo!” chiese Kouga ghignando.
“Non c’è da scherzare, me l’ha fatta sul serio! Ma ormai ci sono abituato… e poi è così bella quando si arrabbia!” rispose Miroku con lo sguardo luccicante
“Ma tu sei fissato! Ma sorvoliamo… le hai raccontato della missione?”.
“Sì e devo dire che, con mio stupore, ne è quasi entusiasta! Ha detto che è curiosa di vedere com’è il Nord…. Mah, le donne!”.
“Eheh! Comprendo la sua curiosità… a parte i commercianti e pochi altri, non capita spesso per qualcuno della Terra Centrale andare a visitare il Regno del Nord”.
“Già, anche se negli ultimi anni il traffico di merci con questo Paese è molto aumentato… il contrario invece è capitato col Sud che si è quasi totalmente chiuso nei confronti dei nostri due Paesi”.
“E tutto per colpa di Naraku…”
“Esatto”.
“Posso sedere con voi, ragazzi?” li interruppe, improvvisamente, una voce.
“Oh! Buonasera Governatore! Prego, si accomodi”.
“Grazie, Kouga. Ti spiace Miroku?” chiese ironico Takehiko di Eldoras al figlio.
“Ma ti pare…” rispose un po’ scocciato quello.
“Non ti vedo molto entusiasta!” insistette l’uomo con lo stesso tono.
“Sempre a bisticciare, eh?” si aggiunse una terza voce: quella del Ministro Mendion.
“Ma cos’è, lo fate apposta?!?” chiese, irritato Miroku.
“Buonasera anche a te, Miroku! Ti vedo di buon umore…!” lo prese in giro il possente uomo.
“Sì, sì…! Sedetevi tutti e due che è meglio e finiamola con queste cavolate!”.
“Ti sei fatto fare la ramanzina da Varandir, eh?” chiese il padre al figlio, andando a colpire nel segno… tutte le volte che Miroku si comportava così era perché la sua cara dragonessa aveva provveduto a fargli una sana lavata di capo.
“Lasciamo perdere…” rispose semplicemente, irritato, il ragazzo.
“Aaaahhh… per fortuna che c’è anche lei che si preoccupa di metterti in riga!” continuò il Governatore
“Ho capito, ho capito!! Possiamo cambiare argomento, per piacere?!?” sbottò Miroku, rosso in viso per la rabbia.
“Allora è possibile farti irritare, eh? Bene, così non sei solo tu a divertirti, ihihih!”
“Kouga, non ti ci mettere pure tu!”.
“Ahahah! Bene, la serata comincia proprio nel modo giusto!” disse ridendo il Ministro.
“Posso prendere le ordinazioni?” intervenne, poi, la cameriera che si occupava di prendere le ordinazioni dei commensali.
“Sì, mia bella signorina! Per cominciare vorrei sapere dove allogg- ahi!!”.
“Sei sempre il solito cretino! Fino a un momento fa stavi sbraitando, poi vedi una ragazza e ti passa tutto!! Non so come ho potuto avere un figlio degenere come te!” sbraitò Takehiko contro il figlio dopo avergli piazzato un bel pugno su quella dannata capoccia, facendolo zittire.
“Ci scusi per la confusione – intervenì Mendion – ora le diamo le ordinazioni” e, anche se con un po’ di fatica, i quattro riuscirono ad ordinare senza creare troppi problemi.
“Tu sei pazzo! Colpire a quel modo il tuo unico e adoratissimo figlio!” sbottò Miroku mentre si massaggiava il bernoccolo sulla testa.
“Unico di sicuro, adoratissimo non so…!” rispose Takehiko guardandolo di traverso.
“Siete proprio un bel quadretto!” li prese in giro Kouga
“Concordo!” si aggiunse Mendion mentre sorseggiava tranquillamente il suo boccale di birra che avevano appena portato loro.
“A proposito…” cominciò Miroku avvicinandosi al padre con uno sguardo di chi la sa lunga.
“Oggi io e Kouga siamo andati alla taverna a trovare Doroty e il vecchio Glen e mi hanno raccontato una cosa molto interessante…”.
“Oddio… lo fa sul serio…” si disse shockato Kouga avendo già capito a cosa l’amico si riferisse.
“E sarebbe?” chiese Takehiko mentre cominciava a sudare freddo vedendo quell’espressione ben conosciuta del figlio.
“Mi hanno detto che eri un vorace tracannatore di sidro di more anni fa… è la verità?”.
Il Governatore si ammutolì mentre Mendion sbottava in una fragorosa risata
“Ahahah!! Questa è bella! Quindi non è stata completamente dimenticata la fama di tuo padre! È tutto vero… anni fa era il più grande goloso di sidro di more in tutta la Terra Centrale se non in tutto il Continente!” disse ridendo Mendion mentre gli rivenivano alla mente i ricordi di quegli anni spensierati.
“Taci Mendion! Quello era tanto tempo fa, e poi non è vero che ero un ‘vorace tracannatore ’ !!” sbottò, rosso in viso, il Governatore provocando l’ilarità degli altri tre commensali.
“Su, su, non prendertela paparino! È consolante sapere che non eri un mostro di serietà anche quando eri più giovane! La cosa mi rende molto felice!” gli disse, sempre ridendo, Miroku mentre gli circondava le spalle con un braccio.
“Tzè! Ma guarda che mi tocca sentire!” disse, invece, irritato Takehiko.
“Guarda, per consolarti… - cominciò Miroku – ti offro questo!” concluse, mostrandogli il fiaschetto della bevanda in questione
“Che ci dovrei fare, scusa?” domandò invece scettico il padre.
“Ma come? Lo devi bere! È il sidro di more! Non mi dirai che non ti piace più!”.
Il Governatore rimase immobile qualche istante con lo sguardo torvo mentre i suoi occhi andavano dal viso del figlio al fiaschetto fermandosi, poi, più insistentemente su quest’ultimo.
“Bha, al diavolo! Dà qua!!” disse infine Takehiko strappandogli dalle mani la bottiglia.
“Era ora che ti decidessi! Forza, facciamo un bel brindisi!” disse Miroku e tutti bevvero allegri.
Poco dopo arrivarono anche le pietanze da loro ordinate e Miroku si ritrovò nuovamente disgustato dalla famosa ingordigia dell’amico Kouga che, come al solito, si era abbuffato.
“Accidenti che mangiata! Non toccherò cibo per almeno un mese!” disse l’ ookami Youkai.
“Sì, come no! Ti abbufferai di frittelle già domani mattina!! Mi chiedo come faccia a portarti in volo Slyfer con tutta la roba che ti mangi!” gli rispose di rimando Miroku.
“Già, Slyfer! – intervenne il Governatore – Come sta il tuo Drago? Mentre eri via, ho sentito da alcuni ragazzi della Milizia che era più nervoso del solito…”.
“Eheh, immagino! È che odia stare rinchiuso… in più non c’ero nemmeno io a tenergli compagnia quindi sarà stato sicuramente più che intrattabile! Spero solo che non abbia creato fastidi o problemi… non sarebbe la prima volta che si azzuffa con qualche altro Drago” disse, mortificato, il Cavaliere.
“No, non ti preoccupare, Kouga. Non c’è stato alcun problema, te lo assicuro!” gli rispose con un sorriso il Governatore, tranquillizzandolo.
“Ora… - continuò – Parlando di faccende più serie… penso tu sia a conoscenza, Kouga, della missione che ho affidato a mio figlio…” i due amici sobbalzarono leggermente, non sapendo se era un bene o no che anche l’ ookami Youkai fosse stato informato dei vari progetti decisi il giorno dell’assemblea nella Sala del Parlamento.
“Cosa sono quelle facce, ragazzi? Ah, non preoccupatevi, tanto sapevo benissimo che tu, Miroku, gli avresti raccontato tutto… ma non è un problema, anzi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi, Kouga”.
“Io… la ringrazio per la fiducia Signore – gli disse, grato, il Demone lupo – Comunque… credo che sia una missione alquanto ardita…”.
“Ahah! Lo so, io stesso mi sono meravigliato di quello che la mia mente aveva pensato!”.
“Ma sono più che sicuro che sia un’ottima idea quella di ricostituire il Consiglio delle Tre Terre. Da quello che mi ha detto Miroku, nella situazione in cui ci troviamo non può essere che utile un simile organo di governo…”.
“Bè se sai tutte queste cose, vuol dire che il mio caro figliolo è stato un bravo scolaro!” disse Takehiko prendendo in giro il figlio.
“Caro padre, credo di non aver mai dato problemi per quello che riguardava lo studio!” rispose, secco, il giovane.
“Già, ma davi problemi quando importunavi alcune delle tue insegnati con le tue disgustose avance!” ribatté il Governatore, sta volta con voce più irritata.
“Quelle non erano avance…! – tentò di difendersi Miroku – Erano dei semplici complimenti! Io-” ma venne interrotto dal padre che sapeva che, se non lo avesse fermato in tempo, il figlio sarebbe potuto andare avanti per ore.
“Sì, sì, abbiamo capito Miroku! Comunque, Kouga, sono contento che la pensi come me. Dopo la Grande Guerra, quella di istituire il Consiglio fu di certo l’idea migliore che le Tre Terre, insieme, avessero mai preso… purtroppo solo dopo aver visto quanto quella guerra avesse portato solo morte e distruzione per tutti quanti. Ma almeno servì per sventare la minaccia di altre lotte nel futuro… per questo ora, con l’incombente minaccia di Naraku, mi sembra indispensabile riformare il Consiglio… noi della Terra Centrale, da soli, non potremmo fare molto…”.
“Già…” ammise anche Mendion rendendosi conto di quanto fosse vera quella spietata realtà. Ora sperava solo che l’idea del Consiglio avrebbe portato veramente a qualche efficace soluzione.
“Cavolo, quanto è tardi! –sbottò Kouga – Scusatemi, ma avevo promesso a Slyfer che sarei tornato presto, questa sera. E sono già in ritardo di un bel pò! È stata una splendida serata, grazie della compagnia!” concluse allegro.
“Il piacere è stato nostro, e grazie dell’ospitalità” rispose cordiale Takehiko, compiacendosi nel vedere quanto quel ragazzo fosse affezionato al suo Drago.
“Noi ci vediamo domani, Kouga?” chiese Miroku
“Mmmh… fammi pensare… è che sta notte rimango a dormire nell’appartamento di Slyfer e poi domani mattina volevamo andare un po’ in palestra per sgranchirci e fare qualche esercizio…. Magari ci vediamo là, così porti anche Varandir, ti va?”.
“Certo! Allora ci troviamo direttamente là… e se arrivo in ritardo anche questa volta cominciate senza di noi!”.
“Aha! Allora lo ammetti di essere u ritardatario patentato?! Bè, ora vi lascio, buonanotte!”.
“Buonanotte!” risposero, quasi in coro, gli altri tre mentre lo vedevano allontanarsi e dirigersi verso il tunnel per il secondo piano sotterraneo.
“Aaah, che bravo ragazzo, quel Kouga! Dovresti imparare da lui Miroku!” disse Takehiko al figlio.
“Ehi! Guarda che anche io sono un bravo Cavaliere, che ti credi?!? Sono o non sono forse il più abile esperto di arti magiche in tutta…” ma venne interrotto dal padre che continuò per lui
“In tutta la Terra Centrale? È questo che volevi dire, no? Lo ripeti quasi ogni santo giorno!”.
“Ahah! Però devi ammettere che ha ragione, Takehiko” intervenne Mendion “Grazie del sostegno senpai” lo ringraziò Miroku mentre lui e il padre si lanciavano sguardi biechi. “Comunque, Miroku… - riprese il Governatore – quando sarà cessato il periodo delle Grandi Nevi dovrai partire per il Nord, intesi?”.
“Non gli fai aspettare il disgelo prima di farlo partire?”.
“No, Mendion… non c’è tempo da perdere. Se partirà con Varandir sono sicuro che riusciranno a volare tranquillamente fino al Nord dove, quasi sicuramente, l’inverno è già finito…”.
“Non c’è problema. Io e Varandir ce la caveremo senz’altro” constatò sicuro Miroku, fiducioso nella propria resistenza nonché in quella del proprio Drago.
“Ora, con il vostro permesso, mi ritiro. Prima di andare nelle mie stanze devo anche passare prima dalla mia principessa quindi…”.
“Certo, va pure figliolo. E salutaci Varandir… dille che uno di questi giorni la vado a trovare…”.
“Senz’altro. Vi vedremo domani mattina nella palestra senpai?” chiese Miroku al Ministro.
“Bè, se non ho troppe scartoffie a cui pensare, credo di sì. Devo parlare con alcuni soldati della Milizia e, inoltre, vorrei far sgranchire il mio Zhark…”.
“Bene, allora a domani… anche se non vi vedrò in palestra, immagino per il pranzo… vero?” chiese, guardando con sguardo ovvio il padre.
“Sì… però domani si va a pranzare alla taverna!”.
“Ohooo… vedo che il sidro di more di Glen ha avuto il suo effetto! In effetti lo aveva detto che era venuto particolarmente bene quest’anno! Allora dopo che avrò finito gli allenamenti vi aspetto al primo piano sotterraneo…. Buonanotte signori!”.
“Sì, va che è meglio!” gli disse, irritato Takehiko
“Ah, papà…”
“Che c’è ancora?”
“Non bere troppo, mi raccomando! Non vorrei che poi facessi scomodare il senpai Mendion a portarti in braccio fino al secondo piano! Bè, io te l’ho ricordato, va bene? Ciao ciao!” e se ne scappò di corsa, prima che lo raggiungesse un secondo colpo del padre che intanto sbraitava furioso.
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“Hiraikotsu!”.
Regno del Nord, Foresta della Cento Rocce *, nei pressi della capitale, Mendeon.
Una ragazza aveva appena abbattuto un Demone che, già da qualche tempo, si aggirava per quei luoghi andando ad importunare la gente dei piccoli villaggi situati nelle estremità della Foresta.
“Ottimo colpo signorina Sango! Le siamo debitori!” le disse il capo del piccolo villaggio situato all’estremità nord della Foresta.
“Non c’è di che…. È sempre un piacere dare una mano, quando è possibile” rispose la ragazza con un sincero sorriso sulle labbra.
La fanciulla in questione era Sango di Mend, primogenita del sovrano Fersen di Mend, la cui famiglia fondò la capitale.
Diciottenne, era una delle ragazze più abili nell’arte del combattimento, ma, soprattutto, nel cacciare Youkai.
Era molto più alta rispetto le altre ragazze della sua età, con un fisico slanciato e agile e, allo stesso tempo, formoso e ben proporzionato; aveva dei lunghi capelli castano scuro che, durante i combattimenti, teneva legati in una coda alta, lasciandoli liberi alle carezze del vento.
I lineamenti del viso erano marcati ed affilati, facendola sembrare più matura della sua età; gli occhi, di un caldo ed intenso color marrone, erano leggermente coperti dalla frangia sbarazzina, unico elemento che caratterizzasse ancora la sua reale adolescenza.
“La ringraziamo ancora per la sua disponibilità ad essere venuta fin qui… ormai era da un mese che quel dannato Youkai devastava i nostri campi!”.
“Non è stato affatto un problema anche perché il vostro villaggio non è poi così lontano dalla città…. Comunque vi consiglio di stare attenti… potrebbero esserci altri Demoni nei paraggi e se così fosse, questa volta, non esitate a chiamarmi. Se non avrò la possibilità di venire io di persona manderemo sicuramente qualcun altro ad occuparsene…. Ora devo proprio andare così riuscirò ad arrivare a Mendeon prima di sera”.
“Certamente e porti i nostri ringraziamenti e saluti a vostro padre!”.
“Senz’altro, addio” e si girò verso il sentiero che l’avrebbe condotta al di fuori della Foresta.
Amava passeggiare per quei misteriosi boschi anche se, negli ultimi anni, per aggirarsi in quei luoghi bisognava portare con sé almeno un’arma se non si voleva finire in pasto ai Demoni.
Cosa assurda visto che il Nord era o, meglio, doveva essere abitato solo dagli Uomini… ma ultimamente le cose erano un po’ cambiate.
Erano infatti sempre più frequenti gli Youkai che arrivavano fin lì e che si stabilivano nei luoghi più riparati e remoti, sopravvivendo di stenti, rubacchiando nei diversi piccoli villaggi, importunando o, peggio, uccidendo gli abitanti.
Perciò, per far fronte a questi ‘molestatori ’ chiamavano lei o chiunque fosse abbastanza esperto e abile nell’affrontare un Demone.
Cosa in cui erano veramente dei gran esperti i discendenti e gli appartenenti alla famiglia Mend.
Infatti, secoli fa, erano veramente in pochi quelli capaci di affrontare gli Youkai, ma col trascorrere degli anni questa specie di disciplina si era diffusa arrivando fino ad oggi con la formazione di un vero e proprio corpo militare specializzato nel combattere quelle spregevoli creature, gli Syuryouka (= cacciatore, in giapponese, Nda).
E lei faceva parte di questo corpo… o, almeno, ne aveva fatto parte visto che aveva deciso di abbandonarlo.
Ma viste le sue strabilianti capacità, anche se non faceva ufficialmente parte dei Syuryouka, veniva ‘utilizzata ’ in questo tipo di missioni. Ed era contenta così anche se suo padre, dopo due anni che se ne era andata da quel corpo militare, continuava ad insistere perché vi ci si reinserisse.
Camminando con questi pensieri nella mente, non si era accorta di aver compiuto quasi interamente il suo tragitto ed ora poteva vedere in lontananza l’alta torre di vedetta della città mentre la roccia color ocra chiaro di cui era composta risplendeva alla debole luce del tramonto. Dietro di essa, le alte e maestose montagne sovrastavano l’intera città, riparandola nel loro naturale abbraccio.
Amava la sua città perché sommersa nella natura che, nonostante la sua costruzione, non era stata deturpata della sua innaturale bellezza. Innaturale, quella era la parola giusta per descrivere quel magico paesaggio che, nella luce del tramonto, sembrava risplendere ancora di più.
Col sorriso sulle labbra, si diresse verso le alte mura, dello stesso coloro della torre, che circondavano l’intera capitale andando a congiungersi con la montagna, facendo sembrare che fosse quest’ultima a circondare la città, difendendola dal resto del mondo.
Attraversò il grande ponte levatoio, già calato, fermandosi davanti all’alta inferriata di spesso metallo, che bloccava l’entrata.
Una delle sentinelle posizionate sulla piccola torre di vedetta posta al lato destro dell’inferriata la riconobbe e, subito dopo, la stessa sentinella urlò ad una di quelle sulla torre di sinistra di alzare l’inferriata per farla passare.
Il forte cigolare di quest’ultima le riempì le orecchie mentre cominciava ad avanzare, entrando, finalmente, in città.
“Bentornata signorina Sango” le disse la sentinella che l’aveva riconosciuta.
“Grazie, è bello essere a casa”.

“Vostra figlia è tornata dalla sua missione, Signore”.
“Bene, fatela entrare”.
Mendeon, Residenza della famiglia Mend.
“Eccomi di ritorno dalla missione, padre” disse Sango mentre faceva il suo ingresso nello studio del padre.
Quest’ultimo era un uomo sulla quarantina, alto e robusto ma con un viso ancora estremamente giovanile. Aveva capelli castano scuro ed occhi dello stesso colore che emettevano una grande forza e vitalità. La bocca, sottile ed espressiva, era contornata da una sottile e ben curata barbetta che dava al volto un’aria severa, nonostante il suo carattere non lo fosse particolarmente… quel giusto che si confaceva ad uno avente la sua carica.
“Bentornata figliola! – le disse mentre si alzava dalla sua poltrona, andandola ad abbracciare - È andato tutto bene, vero?” le chiese, senza eccessiva apprensione nella voce sapendo che, solitamente, la figlia sapeva ben cavarsela in tutte le situazioni. Ma, essendo suo padre, non poteva fare a meno di preoccuparsi.
Sango sorrise, contenta che il genitore si preoccupasse per lei, seppur senza motivo. Voleva un gran bene al padre, lo considerava l’uomo migliore sulla faccia della terra. “Sì, è andata tutto benissimo, non preoccuparti. Era un solo Demone… è stato facile”.
“Non avevo dubbi! La sua unica sfortuna è stata quella di combattere proprio contro di te!” le disse sorridendo.
“Grazie per il complimento…”.
“Bè, è la verità, no?” le disse, mentre entrambi si sedevano… lui dietro alla scrivania sulla sua poltrona mentre lei si era accomodata sul piccolo divanetto vicino al caminetto finemente lavorato da cui proveniva un confortevole calore.
“Mi ha aiutato anche il fatto che l’inverno sia quasi finito…. Fino a poche settimane fa la temperatura era quasi perennemente sotto lo zero e lo sai quanto odio il freddo… sarei stata notevolmente svantaggiata se mi avessero chiamato allora…”.
“Già… quest’anno è stata davvero dura… l’inverno è stato particolarmente rigido ma per fortuna sta finendo… almeno non saremo più quasi totalmente isolati dal resto del Continente… cosa che non è affatto sicura, di questi tempi”.
“Sono arrivate altre notizie su Naraku?” chiese cauta Sango.
“Purtroppo no…- disse sospirando Fersen – Notizie dirette su di lui non ne abbiamo più ricevute… sappiamo però che anche la Terra Centrale si è messa ad indagare sulle sue mosse… speriamo che almeno loro ci mandino qualche notizia…”.
“Credo che per ora gli sarà impossibile… lì dovrebbero ancora finire le Grandi Nevi… ho paura che dovremo aspettare ancora qualche mese…”.
“Già… anche se non ci sarebbe tempo da perdere…. Non so cosa potrebbe fare quel Naraku, ma ho una brutta sensazione”.
La ragazza stette in silenzio guardando il volto del padre tirato in un’espressione preoccupata… e come poteva non esserlo? Era naturale temere una possibile minaccia di quel Naraku, artefice di tante e orribili stragi.
“Ma non è il caso di parlare di queste cose – riprese l’uomo – Sei appena tornata… perché non vai un po’ a riposarti? Manca ancora un po’ per la cena… magari vuoi farti un bagno…”.
“Sì, credo proprio che andrò a farmelo! Sono ancora un po’ intirizzita dal freddo…”.
“Bene, allora ci vediamo dopo nella sala da pranzo… io devo finire di sistemare alcuni documenti…”.
“Bene… Kohaku?”.
“Eh? Ah, tuo fratello, a quanto ne so, era in palestra con il maestro Seiishiro… lo sta proprio spremendo come un limone, che ne dici?”.
“Già… ma è per il suo bene…. Sta migliorando a vista d’occhio! Se continua così non ci metterà molto a diventare più abile di me!” disse affettuosamente Sango, pensando al fratellino.
“Sì, in effetti per aver solo undici anni è molto più in gamba di altri più grandi di lui… si vede che è mio figlio eheheh!” si vantò Fersen mentre la figlia lo guardava divertita.
“Allora passerò a salutarlo… e poi è da tanto che non vedo il senpai Seiishiro…”.
“Mh… allora, senti, fa una cosa…. Chiedigli se sta sera vuole cenare insieme a noi… è da tanto che anche noi non ci facciamo una bella chiacchierata…”.
“Certo… a dopo allora”.
“A dopo, cara”.
E la ragazza si diresse verso la porta per andare verso la grande palestra che si trovava nell’ala sud della Residenza.
Quest’ultima si trovava quasi al centro della capitale visto che al centro vi era il Parlamento. Era composta da due piani: al piano terra vi erano l’ingresso, la grande sala da pranzo, lo studio del padre, una grande sala da ricevimenti, una stanza adibita per i congressi e per le discussioni con i membri del Parlamento ed altri, le cucine e un piccolo dormitorio per la servitù.
Al piano superiore vi erano le stanze dei membri della famiglia ed altre destinate agli ospiti… diversi e grandi bagni ed altre stanze ancora.
Dietro la Residenza, direttamente collegata ad essa, vi era la grande palestra nella quale anche lei, spesso, si andava ad allenare.
Per essere la dimora di una famiglia di nobili discendenze come la loro era molto più piccola e modesta di molte altre… ma il capostipite della famiglia era stato un uomo al quale non aveva premuto dimostrare la sua origine in quel modo… aveva perciò preferito spendere le proprie ricchezze per finanziare la costruzione della maestosa capitale e garantire al proprio popolo le migliori condizioni di vita.
Sango, percorrendo il corridoio coperto esterno alla Residenza, arrivò fino all’entrata della palestra rimanendo qualche istante sulla soglia a vedere gli esercizi del fratello.
“Forza! Devi usarle quelle gambe se vuoi muoverti più velocemente!” ruggì una voce di uomo.
“Aaargh!” fu invece la risposta ruggita del giovane verso il quale erano state rivolte quelle parole.
I due si stavano affrontando in un faticoso duello nel quale, però, era in vantaggio l’uomo: il senpai Seiishiro Magami, capitano degli Syuryouka.
Il più giovane, invece, stava soccombendo al susseguirsi dei potenti attacchi dell’uomo che non gli stava dando un attimo di tregua.
“Avanti! Stai combattendo come una femminuccia!” insistette Seiishiro, suscitando la rabbia nel ragazzo che altri non era che il fratello minore di Sango, Kohaku. Aveva appena raggiunto gli undici anni… il periodo migliore per entrare a far parte degli Syuryouka.
Per questo motivo gli allenamenti si erano intensificati sia per la frequenza sia per la maggior difficoltà degli esercizi.
Animato da un ultimo scatto di furore misto a stanchezza, il ragazzo si gettò in modo avventato contro il suo avversario che, però, non ebbe difficoltà a stenderlo a terra in meno di un secondo.
“Anf, anf! Accidenti!” ruggì Kohaku mentre veniva schiacciato dal peso del maestro.
“Eheh… te l’ho sempre detto che attacchi di questo tipo servono a poco… se non stai attento sarà la tua stessa forza a buttarti a terra! Forza, in piedi!” gli disse mentre, porgendogli la mano, l’aiutava ad alzarsi.
“Comunque, stai migliorando a vista d’occhio, lo devo ammettere! Se continui ad impegnarti così l’esame di ammissione per entrare negli Syuryouka sarà un gioco da ragazzi!” cercò di incoraggiarlo ed ottenne il risultato sperato… Kohaku, infatti, sentendo quelle parole, dimenticò istantaneamente la sconfitta appena ricevuta, sorridendo felice.
Improvvisamente sentirono un battere di mani ed una ragazza ben conosciuta farsi avanti
“Bravi, i miei complimenti! È stato davvero un bello scontro!”.
“Sorella!” esclamò raggiante Kohaku, andando incontro alla sorella maggiore e salutandola affettuosamente
“Sei tornata presto… immagino sia stato un gioco da ragazzi abbattere quel Demone!” gli disse lui pieno di ammirazione.
Lei gli sorrise, appoggiandogli una mano sulla testa in gesto di affetto
“Sì, è stato facile… comunque ti ho visto combattere… stai diventando davvero bravo!”.
“Davvero?!?”
“Sì, certo! Anche papà la pensa come me!”.
“Ed ha ragione! Se continua così, Kohaku diventerà la nuova stella dei Syuryouka!” intervenne Seiishiro avvicinandosi a loro.
“È un piacere rivederti Sango…” la salutò, guardandola intensamente negli occhi.
“A… anche per me, senpai” disse lei, leggermente rossa in volto.
“Ahahah! Mi chiami ancora ‘senpai ’? Ma ormai non sono più il tuo maestro!”.
“Lo… lo so! È l’abitudine” gli rispose lei, leggermente imbarazzata guardandolo di sottecchi.
Il senpai Seiishiro era il capitano del corpo speciale di Mendeon ed era stato il suo primo maestro… fu grazie ai suoi allenamenti se era riuscita a superare l’esame di ammissione per entrare a far parte degli Syuryouka con estrema facilità. Però ai quei tempi lui non era ancora capitano né tanto meno insegnante di professione… era stato il padre di Sango a chiedergli il favore di aiutarla a prepararsi per l’esame perché, a quel tempo, Seiishiro era il più in vista e il più abile di tutti gli Syuryouka.
Aveva appena trent’anni ed era per questo che era così rispettato da tutti… essere già capitano dei Cacciatori a quell’età era notevole.
Uomo dall’estremo fascino e bellezza, era più alto della media, muscoloso, ma non troppo, e con un fisico estremamente agile.
Aveva dei capelli corti, neri come la notte e due occhi quasi dello stesso intenso colore…. Sango adorava perdersi in quegli occhi che in quel momento la stavano scrutando con affetto… erano talmente intensi che, spesso, al solo guardarli, aveva paura che le leggessero dentro. In quel momento emettevano tenerezza, ma sapeva bene come si trasformassero nelle battaglie, quando in essi non vi si poteva leggere che furia ed una spietata crudeltà per i propri nemici.
“Bè, direi allora che abbiamo terminato, per oggi, Kohaku! – riprese il senpai allegramente – Però domani dovrò essere io quello sconfitto, eh?!”.
“Ma… ma senpai Seiishiro è impossibile battervi!” constatò amaramente Kohaku.
“Ahahah! No, non è affatto impossibile! Tua sorella ci è riuscita!”.
“Davvero?!” esclamò incredulo il ragazzino.
“Già… non dimenticherò mai quel giorno…” e nuovamente gli occhi dei due si incrociarono fino a quando Sango, imbarazzata, non distolse lo sguardo.
“Sorella, non me lo avevi mai detto!” sbottò di nuovo Kohaku meravigliato
“Bè, è successo tanto tempo fa…. Comunque, è quasi ora di cena… sarà meglio che ci andiamo a preparare, vero?” gli disse guardandolo dolcemente
“Sì, andiamo… senpai viene con noi?”.
“Sì, tanto per oggi anche io ho finito”.
“Ah! Senpai, mio padre si chiedeva se sta sera avreste piacere di cenare con noi…” gli chiese, timidamente, la ragazza.
“Certo, volentieri! È da un po’ che io e tuo padre non ci facciamo una bella chiacchierata!”.
“È la stessa cosa che mi ha detto lui”.
“Bene… allora adesso anch’io vado a darmi una rinfrescata poi vi raggiungo nella sala da pranzo…” disse Seiishiro mentre uscivano dalla palestra e imboccavano il corridoio coperto
“Sì, l’aspettiamo là…”.
“A dopo allora!” e i due fratelli videro il loro senpai sparire dietro ad uno dei corridoi secondari che portavano all’esterno della Residenza… infatti quasi tutti i soldati dell’esercito e i membri dei Syuryouka, per comodità, soggiornavano nella grande caserma, costruita a qualche metro dalla Residenza e dal Parlamento.
Invece, Sango e Kohaku, continuarono a percorrere il corridoio per poi dirigersi verso il secondo piano, nelle loro stanze.
“Allora, adesso io mi vado a fare un bel bagno… ci troviamo giù, va bene?” chiese Sango al fratello
“Sì” rispose lui tranquillo
“Mi raccomando arriva in orario! Sai sennò come si arrabbia papà!” disse ridendo la ragazza
“Lo so, lo so… anche se, alla fine, è sempre lui quello che ci fa aspettare!” le ricordò Kohaku.
“Eeeh… che ci vuoi fare! Forza ora… andiamo a prepararci” e i due si separarono, entrambi andandosi a preparare per la cena di quella sera.

“Ecco, direi che sono pronta” si disse Sango, guardandosi allo specchio.
Per quella sera si era preoccupata più del solito di mostrarsi presentabile e quella sera… era più che presentabile!
Aveva indossato un abito lungo di un celeste pastello che le ricadeva morbidamente sul corpo come una seconda pelle.
I capelli, lasciati sciolti, le ricadevano sul corpo in modo ribelle, coprendole l’esile schiena fin quasi il fondoschiena.
Attorno alla vita portava una sottile cintura di oro bianco, più ornamento che cintura vera e propria, le cui maglie, intrecciate una all’altra, costituivano, insieme, un raffinato e pregiato lavoro di oreficeria.
Sul capo portava un oggetto simile che le circondava finemente la fronte e che, allo stesso tempo, le serviva per domare i lunghi capelli, in modo tale che non le ricadessero sul viso.
Insomma… perfetta. E sapeva bene, anche se non lo voleva ammettere, perché si era agghindata in quel modo… per il senpai Seiishiro…. Ogni volta che c’era lui, voleva apparire perfetta.
Toc, toc.
Qualcuno la distrasse dai suo pensieri, bussando lievemente.
“Kohaku!” esclamò lei, aprendo la porta
“Accidenti! Sorellina sei bellissima!” le disse, invece, lui, non aspettandosi di vederla vestita in quel modo che, doveva ammetterlo, le donava molto.
“Bè, grazie!... Ma che ci fai qui? Non dovevamo vederci di sotto?”
“Sì, ma intanto che c’ero volevo vedere se eri pronta così scendevamo insieme… ti ho disturbata?” chiese lui con espressione dispiaciuta. Lei sorrise e gli rispose dolcemente
“No,no… hai fatto bene a passare, stavo giusto per scendere” e vide l’espressione del fratello risollevarsi e sorridere felice.
“Allora andiamo?” le chiese, infine.
Lei annuì semplicemente uscendo e chiudendosi la porta alle spalle avviandosi, con al fianco Kohaku, al piano terra, nella sala da pranzo.
E mentre scendevano lungo le scale videro il padre e Seiishiro, evidentemente appena arrivato visto che indossava ancora il pesante mantello invernale, di spalle, mentre parlavano allegramente.
Ma, accorgendosi della loro presenza, Fersen li salutò
“Oh, siete arrivati ragazzi! Sango, tesoro, sei stupenda!” le disse, realmente sorpreso il padre, facendola lievemente arrossire…. Ma in quel momento il commento del padre la raggiunse appena visto che la sua attenzione era stata catturata dall’intenso e indecifrabile sguardo di Seiishiro il quale, a sua volta, era rimasto ammaliato dalla bellezza della ragazza.
Quest’ultima scese gli ultimi gradini e andò verso di loro, raggiungendo il fianco del padre.
“Aaaah… se solo tua madre potesse vederti! Sarebbe così orgogliosa di te!” le disse, quasi sognante, il padre, facendola nuovamente arrossire.
“Devo convenire con tuo padre… sei incantevole Sango…” le disse Seiishiro facendole il baciamano…. Sango venne attraversata da un brivido a quel contatto guardando nei profondi occhi dell’uomo che, fin da bambina, lo aveva sempre affascinata.
“Oh, che imperdonabile mancanza! – sbottò Fersen – Non ti ho nemmeno permesso di toglierti il mantello, Seiishiro!”.
“Ahah, non c’è problema”.
“Faccio io padre – intervenì Sango – Date a me senpai”
“Molto gentile, ti ringrazio” le disse sorridendo quest’ultimo mentre le porgeva il mantello. Lei si limitò ad annuire e a dirigersi verso il massiccio attaccapanni in bronzo lucido che si trovava poco più in là.
Nel frattempo gli altri tre continuarono a conversare allegramente aspettando il ritorno della ragazza che non si fece attendere più del dovuto.
“Oh, bene! Adesso possiamo accomodarci per la cena” disse Fersen facendo strada verso la sala da pranzo con accanto Seiishiro.
Si accomodarono, con il padre dei due fratelli a capotavola, il senpai alla sua destra e alla sua sinistra Sango seguita da Kohaku.
“Era da tanto che non passavi una serata con noi, vero Seiishiro?” cominciò Fersen
“Già… ma sai com’è… gli allenamenti e, adesso, la carica di capitano mi assorbono quasi interamente… mi capita raramente di avere un po’ di respiro”
“Sì, comprendo benissimo. Sono tempi duri un po’ per tutti, questi. Con la possibile imminente minaccia di Naraku ci dobbiamo attrezzare per fare in modo di non essere presi alla sprovvista… perciò è necessario mantenere il più allenato possibile sia l’esercito ma, soprattutto, i Syuryouka”
“Certamente… ma i nostri ragazzi sono forti e sopporteranno qualche esercizio in più!” disse, in modo ironico Seiishiro che continuò
“E se il corpo dei Cacciatori potrà contare su ragazzi promettenti come Kohaku non sarà troppo difficoltoso affrontare Naraku!”.
“Allora il mio ragazzo ha qualche possibilità di entrare nei Syuryouka, eh? Bene, sono davvero fiero di te, Kohaku! Sapevo che non mi avresti deluso!” disse soddisfatto il padre al figlio
“Grazie padre! Vedrai che supererò l’esame!” disse, risoluto, Kohaku
“Ahah! Certo, certo, ne sono più che convinto!” disse per poi fare una pausa
“… Se anche tua sorella decidesse di ritornare nei Syuryouka poi…”
“No! – lo interruppe bruscamente Sango – Padre abbiamo già affrontato questo argomento migliaia di volte! Non roviniamo anche questa serata con inutili discorsi…!” lo pregò lei
“Non sono inutili! Comunque hai ragione… non è questo il momento per parlarne…” e tutti momentaneamente tacquero, mentre Seiishiro guardava Sango sapendo bene come la ragazza odiasse parlare di quell’argomento.
Per fortuna, ad interrompere quel teso silenzio furono i servitori che cominciarono a servire la cena.
La serata continuò tranquillamente, parlando del più e del meno come non facevano da tanto tempo….
Conclusa la cena, i quattro si spostarono in un piccolo salottino adiacente alla sala da pranzo, meno illuminato di quest’ultima, ma ugualmente confortevole.
Il focolare all’interno del camino, già precedentemente acceso da qualcuno della servitù, diffondeva nell’aria un confortevole calore accompagnato dal particolare e rilassante odore del legno di pino che ardeva.
Si sedettero sulle diverse poltrone rivestite di morbida pelle color mattone posizionate nella stanza, mentre Fersen offriva a Seiishiro un bicchiere dell’ottimo whisky che veniva prodotto proprio in uno dei laboratori della loro città.
Il padre dei due fratelli si azzardò anche ad accendersi un sigaro sotto lo sguardo ammonitore della primogenita
“Sai bene che non dovresti fumare, papà…” gli disse, quasi rimproverandolo.
“Ti tiene in riga, eh Fersen?” gli disse, ridendo, il senpai.
“Già… ma non posso farci niente… ogni tanto non posso negarmi il piacere di un bel sigaro!” disse mentre ne aspirava una boccata.
Presto nella stanza si alzò un specie di nebbiolina grigiastra mentre l’acre odore del sigaro si diffondeva nell’aria quasi disgustando Sango.
“Seiishiro, scusa se ti faccio questa domanda improvvisa… ma hai ricevuto qualche notizia su Naraku?”.
Fersen sospirò
“No, purtroppo non ancora. Credo che per sapere qualcosa dovremo aspettare quelli della Terra Centrale che, sicuramente, avranno avuto più successo di noi nel raccogliere informazioni…”.
“Capisco” disse semplicemente l’altro capendo le difficoltà nel raccogliere informazioni per gente come loro… non era di certo una passeggiata per uno del Nord, quindi per forza Umano, andare fino nel Regno del Sud e raccogliere notizie… di certo non sarebbe passato inosservato tra soli Demoni!
Invece, come aveva detto lo stesso Fersen, era quasi sicuro che la Terra Centrale avesse notizie dal momento che la popolazione era anche composta da Youkai e che quindi c’erano maggiori possibilità di poter penetrare nel Sud senza destare sospetti.
Continuarono a parlare di questi argomenti, facendo così annoiare Kohaku che ancora di quelle cose non ci capiva molto, e che, quindi, decise di ritirarsi in camera dicendo che era stanco e che voleva riposarsi bene per l’allenamento di domani.
Sango, invece, che di quegli argomenti si interessava, rimase lì con loro ascoltandoli attentamente ed intervenendo raramente.
Come primogenita del sovrano sapeva che doveva essere a conoscenza di ciò che accadeva, sia nel suo Pese che nel restante Continente.
L’argomento principale, comunque, restava Naraku, nuova minaccia per la già relativa pace che regnava nel Continente.
Naraku. Conosceva bene questo personaggio che, qualche anno prima – precisamente otto - , aveva colpito anche la sua famiglia.
Infatti, in quel periodo, da quello che avevano saputo, Naraku aveva ordinato ad alcuni gruppi di suoi sicari di andare sulle isole che circondano il Continente con l’ordine di distruggere i vari villaggi… insieme ai loro abitanti, ovviamente.
Sfortunatamente, in quello stesso periodo, sua madre era partita per un piccolo isolotto a nord- ovest del Regno del Nord per andare a trovare sua zia, che, anni prima, essendosi sposata con uno del posto, si era trasferita là. I sicari arrivarono fin lì, attaccando la cittadina in cui erano anche sua madre e sua zia, che rimasero vittime di quell’improvviso attacco.
Non seppero mai di preciso per quale motivo Naraku avesse interesse nel sterminare tutta quella gente, ma il solo fatto di aver ucciso sua madre le bastava e avanzava per reclamare vendetta.
Ma non solo la sua famiglia era rimasta coinvolta nella malvagità di quell’essere… vi furono, infatti, anni prima, tante altri stragi sempre da lui provocate… ovvero quella degli Yasha, regnanti del Sud, e quella della Famiglia Reale, regnanti della Terra Centrale.
I due uomini, vedendola così assorta nei suoi pensieri e con un’espressione di dolore sul volto si preoccuparono
“Sango, c’è qualcosa che non va?” le chiese, apprensivo, il padre
“Eh? Ah, no, scusatemi, mi ero un attimo distratta…” mentì lei, mentre il dolore per la perdita della madre le bruciava ancora dentro…. Ma Seiishiro capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava, ma non volle indagare su quello che turbava la giovane… almeno non in quel momento.
“Capisco – disse il padre – in effetti si è fatto abbastanza tardi, sarai stanca” le disse mentre la guardava con affetto.
“In effetti è tardi…” constatò Seiishiro guardando sul muro l’orologio a pendolo che segnava le due e tre quarti.
“Sarà meglio che mi ritiri anche io… anche domani mi aspetta una dura giornata di lavoro!” disse, allegro, nonostante il pensiero della dura giornata che lo aspettava l’indomani.
“Sì… anche io sarà meglio che vada a riposare… c’è un’importante assemblea domani in Parlamento e non vorrei addormentarmi nel corso di una discussione!” disse ridendo Fersen.
“Allora buonanotte e grazie dell’ospitalità! Mi ha fatto davvero piacere trascorrere questa serata in vostra compagnia”
“Anche a noi Seiishiro! Sai che sei sempre il benvenuto qui” e si diressero verso l’ingresso dove, ancora, si salutarono, promettendo di trascorrere un’altra serata del genere al più presto.
“Se non vi crea disturbo vorrei passare dall’entrata sul retro così faccio prima ad arrivare alla caserma…” chiese timidamente il senpai.
“Ma quale disturbo! Perché non gli fai strada tu, Sango?”.
“Certo, volentieri” rispose sorridendo la ragazza “Nel frattempo vado a prendere anche il vostro mantello senpai” e scomparì momentaneamente alla loro vista, tornando, dopo poco, reggendo in mano il pesante mantello, finemente ricamato, del capitano porgendoglielo.
“Bene, allora ci vediamo presto Seiishiro”.
“Certamente e grazie ancora per la bella serata” e si strinsero la mano dandosi nuovamente la buonanotte.
Poi, il senpai, insieme all’ex allieva, si avviarono per il corridoio coperto dove poi avrebbero raggiunto una della uscite laterali, la quale portava direttamente sulla strada a pochi metri dalla caserma.
Stettero diverso tempo in silenzio, ognuno immerso nei proprio pensieri quando poi Seiishiro, fermandosi, lo interruppe
“Ti sembrerò forse inopportuno Sango ma… prima, quando eravamo in salotto, ti ho visto assorta con quello sguardo… sicura che andasse tutto bene?” le chiese guardandola negli occhi, cercando quasi di leggervi una risposta.
Lei, quasi subito cercò di distogliere lo sguardo, girandosi leggermente di lato per non far vedere la sua espressione tesa
“Pe… perché mi fate questa domanda? Certo che andava tutto bene! Mi ero semplicemente distratta…” mentì lei, sperando di convincere il capitano che, però, non si fece ingannare.
“Sango, guardami…” le disse lievemente aspettando che la ragazza si girasse, cosa che non fece. Perciò le si avvicinò e delicatamente le sfiorò un braccio con una mano mentre le posava l’altra sotto al mento per sollevarle il viso e guardarla, finalmente, negli occhi.
“Perché non mi dici la verità?” le chiese dolcemente mentre ancora la teneva vicino a sé tramite quella dolce presa sul suo braccio.
Lei rimase qualche momento a fissarlo negli occhi senza parlare mentre si sentiva quasi scrutata nell’anima.
Si ritrovò poco dopo con le lacrime agli occhi mentre si lasciava andare ad un pianto liberatorio contro il petto di Seiishiro che, nel frattempo, l’aveva abbracciata.
“Non… non volevo mentirti! – singhiozzò - È che mi era tornato alla mente l’indimenticabile dolore della perdita di mia madre! E visto che c’era anche mio padre non volevo rattristarlo…!” disse tutto d’un fiato mentre forti singhiozzi la scuotevano.
Continuò a piangere ancora per lunghi minuti mentre sentiva Seiishiro accarezzarle dolcemente la schiena per confortarla… quando, ripreso il controllo, si rese conto di quello che aveva fatto, si staccò improvvisamente dall’uomo, rossa in volto per la vergogna di essersi lasciata andare in quel modo.
“Io… tu… ecco… ecco… scusami…!” balbettò, confusa, più imbarazzata che mai sotto lo sguardo intenerito di Seiishiro che le posò una mano sulla testa, accarezzandole i morbidi capelli.
“Non devi scusarti… sono contento che tu ti sia sfogata con me…” le disse dolcemente mentre lei posava nuovamente i suoi magnifici occhi su di lui, ammaliandolo. Era sempre rimasto affascinato dalla bellezza e dai modi di quella ragazza e solo ora si rendeva conto di quanto fosse cresciuta e di che splendida donna fosse diventata. E forse solo adesso si rendeva conto che l’affetto che provava per lei andava ben oltre l’affetto solito che si prova per un’ex allieva.
“Si è fatto tardi – disse infine lui, tralasciando, per il momento, quei sentimenti - È meglio che vada…”.
“Sì… scusa ancora… per prima intendo…” disse lei timidamente mentre gli apriva la porta - precedentemente raggiunta prima di quello sfogo - che dava sulla strada deserta.
Lui le sorrise e si girò muovendosi verso la porta, per poi fermarsi sulla soglia di quest’ultima e girarsi verso la ragazza
“Ehi…” la richiamò facendola girare “Non so se te ne sei accorta… ma finalmente mi hai dato del tu…! Spero continuerai a farlo.... ‘Notte!” e si rigirò e si diresse con passo spedito verso la caserma lasciando una Sango impalata sulla soglia completamente rossa in viso.

FINE 3° CAPITOLO.

Ecco! Anche il terzo capitolo è andato… finalmente ha fatto la sua comparsa anche la nostra Sango… sicuramente ci sarà un’esplosione di commenti su questo ‘strano ’ – che tanto strano poi non è – rapporto tra lei e l’affascinante Seiishiro… eheheh… io non voglio anticiparvi nulla ma… bè insomma, lo vedrete continuando a leggere la ff!
Devo invece, come al solito, aggiungere o definire un paio di cosette… prima di tutto, se vi siete domandati del perché Sango abbia abbandonato gli Syuryouka… bè, questo verrà svelato più avanti… non posso mica dire tutto adesso, no?
Poi… mmmh… non mi viene più in mente nient’altro… se ho tralasciato qualcosa che non vi è chiaro, come sempre… domandate!

CURIOSITÀ:
*Foresta della Cento Rocce: così denominata perché delimitata interamente, in circolo, da cento rocce. (Inu: decisamente banale! Me: sarà banale, ma non si vede tutti i giorni una cosa del genere, no? Inu: bha…).

Ecco direi che è tutto… come sempre aspetto vostri commenti!
Ci vediamo al prossimo capitolo ragazzi! Bye bye!!

  
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