Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: kagome123    27/06/2010    5 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo nove

 Capitolo nove: Una fastidiosa maledizione 

 

Era da poco sorto il sole quando Kaori aprì gli occhi.

‘Buongiorno mondo!’ Pensò mentre, messasi seduta sul grande futon, si stiracchiava e sbadigliava.

Mentre si guardava intorno, con occhi assonnati, notò che Sango, Ikkuko e la piccola Kagome mancavano già all’appello, diversamente dai bambini, che ancora dormivano nel secondo futon poco distante.

‘Non credevo che esistesse al mondo qualcuno in grado di svegliarsi prima di me…’ Pensò la ragazza, ridacchiando tra sé e sé, mentre si spogliava del kimono da notte prestatole da Sango e si rimetteva la sua divisa scolastica.

Dopo aver rimboccato le coperte al piccolo Yuichi, che si era mosso nel sonno, Kaori iniziò silenziosamente a muoversi nella stanza, con la speranza di non svegliare nessuno. Quando arrivò nella stanza principale, non fu per niente sorpresa di trovare suo fratello ancora addormentato nel grande futon dove aveva dormito insieme a Miroku e Shiro, i quali ora mancavano all’appello.

‘Beato lui. Riesce sempre a dormire in qualsiasi situazione.’ Pensò mentre, con un sorriso in volto, gli accarezzava un orecchio.

La ragazza rimase in silenzio a fissarlo per un paio di minuti poi, dopo aver fatto un profondo sospiro, si mise in piedi e riprese ad avanzare in direzione della porta, poco distante. Era quasi arrivata quando il suo sguardo cadde nuovamente sulla figura del fratello addormentato.

“Per questa volta credo che ti lascerò dormire, fratellino.” Sussurrò, per poi uscire dall’abitazione con un ghigno stampato in volto.



Aveva fatto solo pochi passi quando Kaori si accorse che, seduta vicino ad un albero di ciliegio, vi era la piccola Kagome, completamente assorta in un particolare esercizio di meditazione. Mentre l’osservava e si avvicinava lentamente a lei, a Kaori tornò in mente ciò che la sera prima aveva appreso da Sango e Ikkuko sulla bambina. Dal giorno in cui era venuta al mondo, Kagome aveva dimostrato un’eccellente capacità nel controllare e interagire con i grandi poteri spirituali di cui era dotata e perciò, fin dalla più tenera età, si allenava duramente per imparare a controllarli ma soprattutto per accrescerli con la speranza che, un giorno, sarebbe diventata una grande e potente sacerdotessa.

‘Una sacerdotessa eh?’ Si ritrovò a pensare Kaori ricordando gli allenamenti che, insieme al fratello e alla madre, aveva sostenuto anni prima ma che, purtroppo, per lei si erano rivelati inutili. Infatti, sebbene fino all’età di 2 anni, dentro di lei, la forza spirituale e quella demoniaca si eguagliassero, con l’avanzare degli anni questa uguaglianza si era radicalmente cancellata: ormai la forza demoniaca superava di gran lunga quella spirituale e questo aveva da sempre preoccupato suo padre, sebbene Kaori non ne avesse mai capito il motivo.

“Buongiorno Kagome-chan. Ti disturbo?” Chiese Kaori, fermandosi davanti alla bambina.

“Buongiorno Kaori-san. No, non mi disturbi affatto. Ho percepito chiaramente la tua presenza dal momento in cui sei uscita dalla capanna. Pensavo che tu e tuo fratello avreste dormito ancora un po’…”

“No, io mi alzo sempre presto la mattina, diversamente da mio fratello. Anzi, se devo essere sincera, quando ho aperto gli occhi non mi aspettavo che tutti fossero già svegli…”

“Il motivo è che ognuno di noi ha gli allenamenti mattutini da svolgere: io e Shiro-nii ci dedichiamo alla meditazione insieme a Chichi-ue; invece Ikkuko-nee si allena con la katana e la lotta insieme ad Okaa-san in un campo non molto distante da qui. Quest’oggi però sono sola, dato che Chichi-ue è partito presto con Kirara.”

“Capisco. E tuo fratello?”

“Credo che si stia allenando con Ikkuko-nee.”

“Ora mi è tutto chiaro. Vi allenate davvero duramente voi tre...”

“Dobbiamo farlo, così che possiamo difendere al meglio il nostro villaggio e noi stessi in modo autonomo. E così sarà anche per Aya, Maya, Yuichi e il nuovo fratellino quando saranno più grandi.”

Kaori rimase del tutto sorpresa dalla maturità dimostrata dalla bambina. Sebbene fosse ancora così piccola, non aveva nulla da invidiare ad una persona adulta. In quel momento Kaori si trovò a comparare Kagome con le bambine della sua stessa età che vivevano nel suo tempo, le quali potevano vivere la loro infanzia gioiosamente e senza problemi, diversamente da coloro che vivevano in quell’era e, per un attimo, la giovane mezzo demone provò un profondo dispiacere per quella bambina, costretta a crescere in fretta per sopravvivere.

‘Siamo nell’Era Sengoku, Kaori… Qui è normale crescere in fretta…’ Pensò tra sé e sé e, per un attimo, si sentì quasi fortunata di essere cresciuta nel futuro.

“Beh, ti lascio ai tuoi allenamenti, allora. Continuo la mia passeggiata. A dopo, Kagome-chan!”

“A dopo, Kaori-san.”



Kaori continuò a camminare lentamente per tutto il villaggio, osservando in silenzio e con curiosità gli abitanti già al lavoro nelle risaie o nei campi attigui al sentiero che percorreva.

Dalla sera prima la voce dell’arrivo di lei e del fratello si era sparsa velocemente per tutto il piccolo villaggio e, durante tutto il tragitto, la povera Kaori, imbarazzata e confusa, fu costretta a rispondere a tutti gli inchini o ai saluti che le venivano fatti. Solo una volta uscita dal villaggio la ragazza poté tirare un sospiro di sollievo.



Appena fuori dal villaggio, Kaori giunse nei pressi di un grande spiazzo, che ricordava molto uno di quegli anfiteatri del mondo Ellenico. Tutt’intorno vi erano molti giovani e, non comprendendo il motivo di ciò, Kaori avanzò di più, facendosi largo tra il gruppo di ragazzi e lo spettacolo che le si presentò davanti la lasciò del tutto senza parole.

Al centro esatto del campo c’era Ikkuko che combatteva magistralmente contro un ragazzo e, sebbene questo fosse il doppio, o forse il triplo di lei, la ragazza era riuscita facilmente ad atterrarlo senza alcun sforzo apparente.

‘Wow! Che forza!’ Pensò Kaori, sorpresa per quello che aveva appena visto.

“Oh, ben svegliata, Kaori. Credevo che stessi ancora dormendo. Spero che i bambini non ti abbiano disturbato.”

La voce di Sango, seduta poco distante da lei, attirò l’attenzione della ragazza.

“Oh, zia Sango, buongiorno. No, non preoccuparti, mi sveglio sempre presto la mattina, anche se questa volta devo ammettere che voi tutti superate di gran lunga il mio primato. Che succede qui?”

“Ogni mattina Ikkuko si allena qui e molto spesso i giovani del villaggio si associano, venendosi a creare degli ‘incontri’, se così possiamo chiamarli, come quello a cui hai appena assistito.”

“Incontri?” Ripeté, confusa, la giovane mezzo demone.

“In verità le cose stanno un po’... diversamente.” Disse Ikkuko, entrando nel discorso ed avvicinandosi alle due.

“Oh, ciao Ikkuko. Che forza! Sei stata davvero grande, lo sai? Ora capisco come sei riuscita a mettere al tappeto mio fratello ieri!”

“Ciao Kaori. Ti ringrazio ma non è stato molto difficile, con tutto l’allenamento che faccio ogni giorno qui…”

“Non dovresti dire così, Ikkuko-chan. Se Inuki fosse qui si potrebbe offendere, lo sai?” Disse Shiro, sbucando improvvisamente dal nulla. “È cattiva educazione parlare male di qualcuno che non è presente.” Continuò.

“Naaa, non preoccuparti. Fin da piccolo, Inuki non è stato mai molto abile nei combattimenti corpo a corpo. Quindi non dare peso a quello che ha detto tuo fratello, Ikkuko.” Disse Kaori, rassicurando la ragazza.

“Io l’ho detto solo per educazione. Comunque buongiorno a te, Kaori.”

“Ciao Shiro.”

“Sei qui per allenarti con noi? Vuoi provare anche tu a sconfiggere la mia onee-chan?”

“Mah... non so se è il caso. Questi ragazzi qui sembrano molto ansiosi di farlo. È come se stessero attendendo il loro turno per combattere…”

“Diciamo che è così.”

“E come mai?”

A quelle parole Ikkuko sospirò.

È per una scommessa che anni fa fece un ragazzo del villaggio.” Disse Shiro.

“Una scommessa?!”

Ikkuko annuì.

È successo tutto circa tre anni fa. Un ragazzo del villaggio, geloso della mia forza e bravura con le armi, non riusciva ad accettare il fatto che una donna potesse prevalere così facilmente sugli uomini. Un giorno si presentò a casa con una lettera di sfida per poter dimostrare a tutto il villaggio chi era veramente il più forte tra i due. Ma sfortunatamente per lui, le cose non andarono come aveva progettato. La mia vittoria fu schiacciante e lui perdette tutto il rispetto della gente del villaggio. E così, sconfitto e privato del suo orgoglio, il giovane decise di arruolarsi nell’esercito ma, il giorno prima di partire per il fronte, proclamò, davanti a tutti, che io avrei dovuto sposare solo colui che fosse riuscito a sconfiggermi in combattimento e che, solo in questo modo, lui si sarebbe potuto mettere l’anima in pace.”

“Tipo ostinato, vero?” disse Kaori, ridacchiando.

“Già. Durante i primi tempi, però, nessuno diede ascolto alle sue parole ma poi, l’inverno successivo, quando venimmo a sapere della sua morte in guerra…”

“… i ragazzi, temendo una maledizione da parte sua, hanno iniziato a sfidarla tutte le mattine.” Completò Shiro.

“Oh, merda! Che fregatura!”

“Puoi ben dirlo… Che cosa ho fatto di male io per meritarmi tutto questo?!” Domandò Ikkuko, sconsolata.

“Beh, guarda anche i lati positivi della cosa. Ora grazie a questi allenamenti forzati sei forte ed agile come non mai!” Disse Shiro sorridendo.

“Vorrei vedere te al suo posto…” Commentò Kaori con un enorme gocciolone sulla fronte.

“Me? Io sarei ben lieto di accettare i delicati sentimenti d’amore di ogni fanciulla mi si facesse avanti! Sarebbe il Nirvana!” Disse con tono solenne e con gli occhi che gli brillavano.

‘... e stupida io che gliel'ho pure chiesto…’ Pensò Kaori mentre si portava una mano alla fronte, sconsolata.

“Lasciamo perdere! Sei sola Kaori? E tuo fratello? Come mai non è con te?” Domandò Ikkuko.

“Oh, quando sono uscita stava ancora dormendo. È un gran dormiglione, sapete?”

A quella risposta Ikkuko assunse un'espressione dispiaciuta che non passò inosservata all’occhio attento del giovane monaco.

“Cosa c’è, Ikkuko-chan?” Chiese con chiaro tono malizioso.

“Io? Niente. Davvero.” Disse, confusa e non comprendendo appieno dove volesse andare a parare il fratello.

“E dai su, non mentirmi. Ho capito benissimo le tue intenzioni, sorellina.”

“Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.” Disse, braccia conserte e con espressione corrucciata.

Shiro fece un profondo sospiro.

“Ah... sei senza speranza, sorellina.”

“Awww! Buongiorno ragazzi...”

Improvvisamente, la voce assonnata del giovane mezzo demone risuonò nelle orecchie dei tre ragazzi.

“Oh, Inuki! Buongiorno.” Disse Shiro, seguito dalla sorella.

“Buongiorno, fratellino! Come mai sei già sveglio? Ti hanno buttato giù dal letto, per caso?” Domandò Kaori, mettendo un braccio intorno al collo del fratello e spettinandogli scherzosamente i folti capelli.

“Quasi…” Rispose, dopo essersi liberato dalla presa della sorella e aver fatto lo stesso con lei.

“Non mi dirai che i bambini… oh, mi dispiace Inuki.” Disse Sango, entrando nel discorso.

“No, non preoccuparti, zia. Non è colpa loro. Beh, in realtà… una delle gemelline deve essersi svegliata per prima e poi di conseguenza avrà svegliato anche gli altri. Quando ho aperto gli occhi tutti e tre stavano giocando con le mie povere orecchie…” Disse con un enorme gocciolone in fronte, mentre si massaggiava un orecchio indolenzito.

A quella risposta Shiro e Ikkuko scoppiarono a ridere come matti.

“Mi sorprende solo il fatto che non siano saltati addosso a Kaori prima, visto che hanno dormito nella stessa stanza.” Disse Sango, ridendo anche lei.

“Chissà che sforzo sarà stato per loro trattenersi!” Disse Shiro, continuando a ridere.

“Beh, se solo me lo avessero chiesto, io di certo non mi sarei tirato indietro.” Commentò Inuki.

“Se avessi fatto così, credo che non saresti più riuscito a liberarti di loro. Sai come sono i bambini.” Disse Kaori, anche lei con un enorme gocciolone sulla fronte.

“Credi che non mi ricordi cosa successe a nostro padre quando quel giorno di tanti anni fa, durante una passeggiata al parco, perse il suo berretto a causa del vento improvviso? Mi fanno male le orecchie al solo ricordo!”

“Hehe… a chi lo dici!”

“Ma parlando d’altro, cosa succede qui? Perché c’è così tanta gente?”

A quella domanda Shiro, Ikkuko e Kaori spiegarono nuovamente la situazione al nuovo arrivato.

“Ė proprio una situazione complicata.”

“Già… e ogni mattina che passa è sempre peggio.” Disse Ikkuko, sconsolata.

Inuki rimase per alcuni minuti in silenzio, assorto nel sui pensieri. Poi riprese nuovamente la parola.

“Senti ma… hai mai provato a rifiutarti di combattere?”

“Rifiutarsi di combattere? Impossibile! Se lo facesse, si scatenerebbe il finimondo qui!” Rispose Shiro.

“E poi diventerebbero ancora più insistenti.” Continuò Ikkuko.

Il giovane mezzo demone si abbandonò nuovamente ai suoi pensieri. Kaori, che aveva osservato il fratello per tutto il tempo, non poté che notare la strana espressione sul suo viso, espressione che molte volte aveva già visto e che conosceva benissimo.

‘Cosa diavolo ha in mente di fare?’ Pensò Kaori preoccupata ma, al tempo stesso, anche impaziente e curiosa.

“E se… combattesse un altro al tuo posto?”

A quella risposta i tre ragazzi sgranarono gli occhi.

“C-cosa intendi dire?” Domandò Ikkuko con un filo di voce, quasi timorosa di udire la sua risposta.

“Beh... se, per esempio, io li sconfiggessi tutti uno per uno ed una volte per tutte, tu saresti finalmente libera da questa maledizione.”

“TU? TU?! Ma dico, INUKI! SEI ANDATO FUORI DI TESTA, PER CASO?” Urlò isterica Kaori, non aspettandosi minimamente una cosa del genere.

“Dovresti ascoltare tua sorella, Inuki. Questi ragazzi sono tutti lottatori esperti e poi non dobbiamo dimenticare che tu sei un mezzo demone! Un incontro uno contro uno non potrebbe essere considerato alla pari.”

“Allora vorrà dire che li combatterò tutti insieme!” Disse, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.

Ikkuko e Shiro osservavano sconvolti il giovane mezzo demone, insicuri su come comportarsi.

Kaori, invece, tremava per la rabbia.

“Senti un po’, fratellino. Vorrei ricordarti che tu sei completamente a digiuno di tutto ciò che riguarda la lotta a corpo a corpo e le arti marziali e, se questo vuole essere un modo per attirare su di te l’adorazione di Ikkuko, dovresti fermarti un attimo ed iniziare VERAMENTE a riflettere su ciò che hai intenzione di fare. Si tratta di un vero e proprio suicidio, te ne rendi conto?! Non è così che si conquista una ragazza, scemo!” Disse usando il linguaggio inuyoukai e prendendo per il collo il fratello .

“Ne sono consapevole, sorellina. Ma non devi preoccuparti, il mio intento è solo quello di aiutarla. Se non dovessi farcela, sei libera di darmi il cambio quando vuoi!” Rispose sorridendole.

Poi iniziò ad avanzare verso il centro del campo e, assunta una posizione di difesa, disse:

“Io sono pronto. Fatevi sotto, ragazzi! Potete attaccarmi anche tutti insieme!”

“Oh Kami! È impazzito!” Urlò Kaori, mettendosi le mani nei capelli e iniziando a sudare freddo.

Inizialmente il gruppo di ragazzi rimase immobile e insicuro su come comportarsi ma poi, notando l’effettiva serietà del giovane mezzo demone, prima tre, poi altri due ragazzi diedero inizio al combattimento, attaccandolo duramente da un lato e dall’alto. Kaori era già pronta ad intervenire quando, con sua grande sorpresa, vide il fratello liberarsi agilmente dei cinque con tre mosse veloci.

‘Dove DIAVOLO ha imparato quelle mosse?!’ Si ritrovò a pensare la povera Kaori che, tra l’agitazione e l'ansia , rischiava seriamente di avere un attacco cardiaco.

“Se ti stai domandando dove ho imparato a muovermi così, devo tutto ad un libro che ho trovato in biblioteca tempo fa. Ero solo curioso di applicare quello che ho imparato!” Disse Inuki rivolgendosi alla sorella e mandando al tappeto altri tre ragazzi.

‘Solo lui poteva imparare a combattere da un libro!’ Pensò mentre, sconsolata ma anche un po’ sollevata, si portava una mano sulla fronte sudata.

E così facendo, dopo circa una ventina di minuti, Inuki sconfisse tutti i ragazzi presenti, per poi cadere anche lui a terra, stremato. Velocissima, Kaori gli si portò vicino, aiutandolo ad alzarsi.

“Cavolo… non ce la... faccio..più…” Disse con il fiatone.

“E ci credo! Hai combattuto con quasi sessanta persone! E per di più senza essere allenato per questo! Se proprio uno stupido, fratellino…”

“Già, ma ne è valsa la pena.” Disse il ragazzo con un filo di voce, mentre il suo sguardo si spostava sulla figura tremante di Ikkuko, la quale, imbarazzata e confusa per ciò che stava provando in quel momento, abbassò veloce il capo, incapace di sostenere la fierezza dello sguardo di lui.



Più tardi sulla via del ritorno, Inuki, Shiro e Kaori camminavano veloci, discutendo animatamente, mentre Ikkuko se ne rimaneva in silenzio e in disparte, camminando leggermente più indietro rispetto al resto del gruppo, insieme alla madre. Sango si limitava ad osservare la figlia in silenzio, con un sorriso stampato in volto.

Erano appena arrivati nelle vicinanze della casa quando Sango prese improvvisamente la parola.

“Va' da lui e occupati delle sue ferite, Ikkuko.”

A quelle parole, Ikkuko si voltò di scatto verso la madre.

“Ma-madre?!”

“Quel ragazzo ti ha liberato da una schiavitù che ormai era diventata asfissiante, è il minimo che tu possa fare per ringraziarlo adeguatamente. Ora va'! Su!” Disse la donna, esortandola e spingendola lievemente.

“Ma... ma… madre! Io non… non posso! Non ci riesco! È troppo imbarazzante!” Balbettò imbarazzata e con il volto in fiamme.

“Non pensarci, ora. Su, veloce, altrimenti perderai la tua occasione!” Disse spingendola più forte e facendole l’occhiolino.

La povera Ikkuko sospirò, sconfitta, per poi avviarsi, a passo veloce, verso il resto del gruppo.



“Non c’è bisogno che tu faccia questo, Ikkuko. Sono solo dei graffi. Guariranno da soli in poche ore…” Disse Inuki, imbarazzato, mentre cercava di far ragionare la ragazza seduta accanto a lui.

Ikkuko ignorò i commenti del giovane, continuando ad armeggiare con le varie bende e i diversi impacchi di erbe curative.

“In questo modo guariranno anche prima. Ora sta fermo e fatti medicare.” Disse poi la ragazza, con tono un po’ brusco e osservandolo con sguardo serio, mentre bagnava un pezzo di stoffa in uno strano liquido verdognolo.

Inuki si abbandonò ad un sonoro sospiro e si fece più vicino alla ragazza, così da facilitarle le cose.

Veloci, le mani ma anche gli occhi della ragazza furono sul suo volto, scrutando e studiando minuziosamente ogni ferita o livido, e per un attimo il ragazzo si sentì sopraffatto di fronte allo sguardo di lei, così attento e serio, tanto da non riuscire a sostenerlo.

Ikkuko, notando che il ragazzo aveva di colpo abbassato lo sguardo, allontanò titubante la mano.

“Oh, scusami. Ti fa male? Immagino debba bruciare molto...” Domandò, insicura.

A quelle parole, Inuki aprì velocemente gli occhi.

“Bruciare? Oh no, no… non temere. Non sento praticamente nulla. E non lo sto dicendo solo perché la mia percezione del dolore è molto più bassa rispetto ad una comune persona umana. Fidati. Sei un'ottima infermiera.” Balbettò, imbarazzato.

La ragazza, rassicurata da tale affermazione, riprese a pulirgli le ferite e a disinfettare il lungo taglio che aveva sulla guancia, coprendolo poi con un pezzo di stoffa a mò di cerotto.

“Ecco. Così può andare.” Disse poi, sistemando meglio il cerotto.

“Sei stata velocissima, Ikkuko. Ti ringrazio.”

“Hehe. Ormai sono un’esperta. Fin da quando ero bambina ho sempre assistito mia madre e così… ho imparato molte cose anche sulla medicazione.” Disse, imbarazzata, portandosi una mano dietro la nuca.

Inuki le sorrise in risposta.

“Bene. Ma ora credo sia saggio badare anche alle TUE di ferite…” Disse poi il ragazzo, assumendo tutto d’un tratto uno sguardo serio.

“Le mie... ferite?” Domandò incerta Ikkuko, non comprendendo subito la frase del ragazzo.

Inuki le afferrò velocemente il braccio sinistro e la ragazza gemette di dolore.

“Sentivo l’odore del tuo sangue già da prima di uscire dal villaggio.” Disse, mentre delicatamente sfilava il morbido guanto purpureo e scopriva una profonda ferita, che andava dal polso a metà avambraccio.

“Ma… quando...?!”

“Non dirmi che non te ne sei nemmeno accorta.”

Ikkuko fece di no con la testa.

“In verità non ci faccio nemmeno più caso. Per la vita che conduco, ferite come questa sono all’ordine del giorno. Sarà successo mentre combattevo contro quel demone gatto, due o tre giorni fa. Avrei dovuto medicarla ma… deve essermi passato di mente.” Disse, imbarazzata.

Stava per ritrarre il braccio quando Inuki la bloccò.

“Ci penserò io allora.” Disse iniziando a bagnare una nuova benda nell’acqua.

“Ma… ma NO! Inuki! Non... non c’è bisogno! Ormai sarà guarita da sola.” Balbettò, cercando di liberarsi dalla presa decisa di lui.

Inuki ignorò il commento della ragazza, studiando attentamente la ferita. Anche se lui non era mai stato un esperto delle arti mediche, poteva intravedere benissimo un po’ di pus all’interno della profonda ferita, chiaro segno che si stava creando velocemente un' infezione.

“Non preoccuparti. Ci vorranno solo pochi minuti. E poi, in questo modo, posso ricambiare il favore.”

Così, cancellando senza alcuno sforzo ogni resistenza di lei, Inuki iniziò a pulire la ferita nel modo più delicato possibile.

Ikkuko si morse le labbra per evitare di urlare per il dolore. Sebbene stesse usando solo dell’acqua, il bruciore, che dal braccio stava invadendo tutto il resto del suo corpo, era così intenso che, per un momento, pensò che avrebbe perso i sensi di lì a poco.

Inuki continuò nelle sue azioni, ignaro del dolore che stava provocando alla ragazza, poi, quando al suo sensibilissimo naso giunse l’odore delle lacrime, allontanò velocemente la mano dal braccio di lei.

“Perdonami. Ti ho fatto male, vero?” Chiese, tra l’imbarazzato e il preoccupato, mentre il suo volto si riempiva di numerosissime gocce di sudore e le piccole orecchie iniziavano a muoversi senza sosta.

“Che vergogna. Pensavo di essere abituata al dolore ed invece ora sto piangendo per un graffio...” Disse singhiozzando, con le gote rosse per le lacrime, mentre abbozzava un sorriso.

“Non dovresti sottovalutare così le tue ferite. Anche un solo graffio può essere fatale se non viene curato in tempo. E tu Ikkuko, essendo una taijiya, dovresti saperlo più che bene.”

“Hai ragione…. Hai proprio ragione, Inuki.” Disse la ragazza mentre passava una mano sugli occhi per bloccare le lacrime.

Il ragazzo sorrise e, presa la fascia imbevuta di disinfettante, iniziò a fasciare delicatamente il braccio della ragazza, stando attento a non stringere troppo forte le bende.

Aveva quasi terminato quando la ragazza prese nuovamente la parola.

“Sai, ora capisco perché hai fatto di tutto per aiutarmi poco fa…”

“Eh?”

“Sapevi che ero ferita e che se avessi continuato a combattere nelle mie condizioni, presto o tardi, avrei avuto la peggio.”

“Eh?! No... cioè... Ecco, io... questo non vuol dire che, anche se ferita, non avresti potuto combattere tranquillamente contro tutti quei ragazzi.. Anzi, secondo me saresti riuscita a destreggiarti senza pro...”

“Grazie, Inuki.” Disse la ragazza con un dolce sorriso stampato in volto, interrompendo improvvisamente il discorso dell’imbarazzato e farneticante hanyou, il quale non poté fare altro che arrossire vistosamente e abbassare il capo.

In quel momento diverse emozioni attraversarono l’animo del giovane hanyou, confondendolo come mai gli era capitato nella sua giovane vita. E così, mentre osservava con la coda dell’occhio la giovane taijiya davanti a lui, si rese conto di quanto fosse bella quando sorrideva.

“D-di nulla, Ikkuko...”

Fu tutto quello che riuscì a dire mentre il battito impazzito del suo cuore risuonava insistentemente nelle sue orecchie.

Nello stesso momento Kaori, la quale era seduta ai piedi di un grande albero non molto distante dall’abitazione, mosse più volte le piccole orecchie argentate ed emise un verso di soddisfazione.

“Cosa c’è Kaori? Hai captato qualcosa di interessante?” Domandò Shiro, interrompendo per un attimo i giochi con i suoi fratelli più piccoli e notando la strana espressione che aveva assunto la ragazza.

“Beh... si. Diciamo di si…” Sussurrò, prima che un sorriso si formasse sulle sue labbra.


EDIT 02/04/11

Capitolo modificato grazie a moira78



   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: kagome123