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Autore: Shizue Asahi    27/06/2010    1 recensioni
L’uomo si voltò e, con voce aspra gli intimò di tacere e loro obbedirono.
Non ci fece caso, cercando di coprire le loro parole con quelle di quei personaggi immaginari, dai volti non ben definiti, ma dalle voci calde e rasserenanti.

Questo ha rischiato di essere l’epilogo delle mie vacanze, per fortuna non è stato così
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16/06/10 Roma

 

 

 

L’auto sfrecciava veloce sull’asfalto nero della lunga strada.

La luna, tonda e gialla, splendeva alta nel cielo e, di tanto in tanto, veniva coperta da qualche nuvolone portato dal vento.

Il giallo acceso della vettura diventava più chiaro ogni qualvolta essa passasse sotto uno dei lampioni della luce che si trovavano agli argini della strada, a una ventina di metri l’uno dall’altro.

La voce accorata e allo stesso tempo indignata del cronista rompeva il silenzio dell’abitacolo, mentre un vento freddo entrava attraverso i finestrini spalancati, facendo rabbrividire i suoi passeggeri, ma questi non se ne curarono.

Al posto del guidatore un uomo tarchiato stringeva tra le mani grandi e callose il volante. Il viso tondo era solcato da leggere rughe, la bocca larga e sottile era piegata all’ingiù, i capelli grigi gli ricoprivano quasi completamente il capo, lasciando nuda una porzione di fronte e le tempie; dal naso tondo e dalle grandi narici spuntavano peli ispidi e neri, mentre gli occhi porcini erano ben nascosti dietro spesse lenti.

Seduta al posto del passeggero una donna dalle forme generose sfogliava una rivista malconcia e dagli angoli spiegazzati. Il viso tondo iniziava a mostrare i segni della vecchiaia, una sottile ragnatela di rughe le ornava gli occhi nocciola e la bocca piena. I capelli corti e, un tempo, castani erano opachi e legati in una coda bassa. Alcune ciocche, a causa del vento,  le frustavano il viso facendole assumere un’espressione crucciata e poco serena.

Sui sedili posteriori tre figure venivo illuminate dalla luce di un lampione. La più piccola era quella di un bambino mingherlino e pallido. Sul viso smunto e dai contorni insolitamente marcati per un bambino che non dimostrava più di otto anni,  spiccavano due occhi scuri e arrossati, contornati da occhiaie. La fronte alta e larga era crucciata e la bocca piccola e sottile piegata all’ingiù in un broncio.

Alla sua destra c’era bambina dalle spalle larghe e il ventre gonfio. I capelli lunghi e ispidi le coprivano il viso paffuto, olivastro e dagli zigomi alti.  Gli occhi piccoli e neri si muovevano frenetici nell’abitacolo, mentre le dita tozze e grassocce si intrecciavano per sopperire alla noia.

Alla sinistra del piccolo una ragazza dai fianchi larghi e gli occhi verdi osservava con poco interesse il paesaggio, i cui contorni, a causa della velocità, risultavano sfuocati e indistinti. I capelli ricci e castani, stretti in un’alta coda svolazzavano e alcune ciocche le ricadevano disordinate sul viso tondo e le coprivano gli occhi solcati da umbre nere.

Immersa nei suoi pensieri, intenta a immaginare mondi fantastici popolati da creature buffe e surreali si accorse a malapena del brusio che proveniva dal suo fianco.

I due bambini avevano preso a litigare e il più piccolo aveva dato uno schiaffo alla sorella che aveva iniziato a urlare.

L’uomo si voltò e, con voce aspra gli intimò di tacere e loro obbedirono.

Non ci fece caso, cercando di coprire le loro parole con quelle di quei personaggi immaginari, dai volti non ben definiti, ma dalle voci calde e rasserenanti.

Poi il grido della donna la costrinse a tornare alla realtà e mentre l’auto sbandava vide un’accesa luce gialla avvicinarsi e scontrarsi con la vettura.

Il silenzio si ruppe, mentre le lamiere si scontravano e si accartocciavano.

Poi, il rumore, così come era venuto se ne andò e tutto tornò silenzioso.

 

 

Questo ha rischiato di  essere l’epilogo delle mie vacanze, per fortuna non è stato così.

Ne cono rimasta, per ovvi motivi, molto colpita e ho deciso di scriverlo per non dimenticarlo.

Non credo di aver reso molto bene la vicenda, ma aggiungere altri particolari non gioverebbe.

Spero sia leggibile ^_______^

   
 
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