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Autore: Suomi    27/06/2010    2 recensioni
Elena Gilbert diede un ultimo sguardo distratto allo specchio, ancora immersa nei suoi pensieri, prima di uscire di casa, mentre a qualche metro di distanza un corvo svolazzava vegliando sulla ragazza come faceva – a sua insaputa – ogni notte e ogni mattina.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Spazio Autrice:

dreamer_: Grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia e grazie anche per l'incoraggiamento a continuarla. Volevo scrivere una ff un po' diversa (a tratti magari sarà un po'... stupida xD) ma mi piaceva l'idea iniziale.

Kaicchan: Grazie mille anche a te! Per quanto riguarda Stefan ti posso dire che, salvo cambiamenti repentini (e non si sa mai, visto che ancora non so perfettamente che piega prenderà la ff) non dovrebbe apparire, spero che la cosa ti faccia piacere. xD

Ringrazio anche chi ha messo la ff tra le seguite. :)

Eccovi il secondo capitolo, spero vi piacerà, ma ovviamente e ben accetta qualsiasi critica!

 

Capitolo 2.

Elena bussò leggermente alla porta della pensione Salvatore. Pregò che Stefan non ci fosse, anche se per fortuna dopo la loro rottura, non si era più fatto vedere, come lei gli aveva pregato di fare.

Bussò ancora, neanche Damon pareva essere in casa e inaspettatamente tirò un sospiro di sollievo. Doveva vedere il vampiro dagli occhi di ghiaccio, ma si sentiva terribilmente a disagio e si sentì anche tremendamente stupida quando ne capì la causa. Era ancora per quello stramaledetto sogno. Dannazione a lei! Era vero che Damon era particolarmente perspicace, soprattutto quando si trattava di lei, ma era anche vero che – grazie al cielo – non aveva il potere di leggerle la mente, non avrebbe mai saputo di quel sogno e non l’avrebbe derisa fino alla fine dei suoi giorni per quello e per il suo imbarazzo. Sospirò, andava tutto bene si convinse infine. Provò a spingere la porta che trovò – come capitava di sovente – aperta, così entrò.

“Damon?!” chiamò, trovando il salotto della pensione Salvatore completamente deserto.

Nessuno risposta, probabilmente era andato a fare riserva di qualche sacca di sangue umano, si disse arricciando leggermente il naso a quel pensiero, ormai doveva riconoscere che i vampiri facessero parte del suo mondo, ma certe abitudini gli erano ancora difficili da accettare, ma in fondo doveva apprezzare lo sforzo di Damon di non dissanguare direttamente le persone per nutrirsi.

Buttò distrattamente la borsa sul pavimento e si abbandonò sul divano. I suoi occhi si posarono sulle innumerevoli bottiglie di alcolici nel tavolino non lontano, spostò immediatamente lo sguardo su un punto imprecisato del soffitto. Ci mancava solo l’alcolismo da aggiungere alla mole sempre maggiore di problemi che sembravano perseguitarla. Ma in fondo, anche se non era sua abitudine bere, un bicchierino non l’avrebbe uccisa di certo e alleggerire la tensione – in un modo qualsiasi – non sarebbe stato che positivo. In un momento fu in piedi, prese una bottiglia di… qualcosa – era whisky,  forse bourbon? – e ne versò un po’ in un bicchiere, poi tornò al divano. Giocherellò, roteando l’oggetto che stringeva tra le mani, osservando il liquido ambrato che si muoveva al suo interno e infine si decise a berlo in un unico sorso. Il liquido le bruciò immediatamente la gola, strinse gli occhi a quella sensazione. Elena sorrise, forse l’alcool non avrebbe risolto alcun problemi, ma in quel momento decisamente aiutava.

 

Sospirò, avvicinandosi al pensionato, sapeva l’avrebbe trovato deserto. Non vedeva Stefan da quando? Cinque, sei giorni. Era chissà dove ad affrontare chissà quale crisi per chissà quale motivo. Dio, se esisteva uno psicanalista per vampiri avrebbe fatto la sua fortuna con quel ragazzo. Non che gli mancasse ovviamente, ma non c’era nessuno che era così divertente da stuzzicare nei dintorni.

Entrò e inaspettatamente qualcuno era lì.

Lei.

Un sorrisetto gli si dipinse in volto.

 Elena Gilbert.

Seduta comodamente nel suo divano. Una volta le aveva detto di comportarsi come se fosse casa sua, bhè a quanto pare era stato preso alla lettera.

In un attimo fu seduto al fianco alla ragazza, che sussultò per la sorpresa.

“Damon! Quante volte ti devo dire di non apparire così all’improvviso?!” esclamò.

Circa un centinaio di volte, pensò il vampiro. Ma adorava vedere quell’espressione a metà tra l’offeso e l’arrabbiato che gli riservava ogni volta.

Tutto d’un tratto, la sua espressione beffarda si trasformò in una faccia sorpresa. Aggrottò le sopracciglia.

“Puzzi” uscì fuori dalle sua labbra.

La ragazza si imbronciò, incrociando le braccia al petto “Grazie tante!”

Damon roteò gli occhi, sospirando. “Puzzi d’alcool” precisò, indicando il bicchiere sporco poggiato sul tavolino con di fianco una bottiglia che il ragazzo ricordava piena, invece era a metà.

Elena rise “Emh, ho solo preso qualcosa da bere, spero non ti dispiaccia”

Non sembrava esattamente lucida. “Affrontare i problemi bevendo, non è un comportamento da… Elena Gilbert” constatò il vampiro, con un sorriso compiaciuto.

“Ma da… Damon Salvatore?” concluse la ragazza.

“Touchè” rispose Damon sogghignando.

 

Poco dopo stavano entrambi bevendo bourbon.

Elena gliene aveva chiesto un altro bicchiere, per tutta risposta lui avrebbe dovuta toglierle la bottiglia e cercare di farle passare la sbronza che se non aveva già preso, sicuramente avrebbe avuto da lì a poco. Ma lui era Damon Salvatore – non Stefan faccio-sempre-la-cosa-giusta Salvatore – chi era lui per giudicare? O per dire cosa non fare? E soprattutto aveva anche lui una gran voglia di ingurgitare quanto più alcool poteva. Era stata una giornata snervante, in cui non era riuscito a concludere nulla, non sapeva cosa diavolo volesse Katherine, non sapeva cosa poteva dire al Consiglio o meno e se sarebbero stati di un qualche aiuto e in più c’erano state altri strani casi di persone aggredite di un animale, ma questa volta non erano animali con due canini particolarmente affilati e occhi neri come le tenebre circondati da venature, sembrava fossero stati colpiti da qualcosa che alla sua mente riportava un unico parola: licantropi. E non aveva tempo, né voglia di occuparsi anche di loro.

“Hai visto Stefan ultimamente?” chiese Elena d’un tratto, fissando il suo bicchiere.

A quanto pare, l’alcool era riuscito nell’impresa di farla andare direttamente all’argomento tabù, si disse Damon, ricordando come la ragazza cercasse sempre di evitare di parlare del vampiro dagli occhi verdi.

“Se con ultimamente intendi l’ultima settimana… no” rispose Damon, bevendo dell’altro bourbon.

“Ah” sussurrò semplicemente Elena con gli occhi lucidi.

Damon sospirò, odiava la sensazione che sentiva alla bocca dello stomaco ogni volta che la vedeva così. Indifesa e assolutamente umana, così diversa da Katherine, anche se era la sua copia esatta. Che fosse maledetto Stefan, per aver fatto sì che Elena dovesse sentirsi in questo modo e che fosse maledetto anche lui stesso per sentire quei dannati e deleteri sentimenti!

“Lei è davvero così speciale?” sospirò la ragazza, se non avesse avuto un vampiro accanto, sicuramente le sue parole si sarebbero perse nel vuoto, da quando piano erano state dette. Damon non sapeva se doveva rispondere e cosa, se glielo avessero chiesto solo sei mesi prima, avrebbe potuto stilare una lista di cose che rendevano Katherine la donna più meravigliosa e unica che avesse mai messo piede sulla Terra, ma adesso cosa poteva dire di lei? E’ una dannata menefreghista a cui aveva dedicato 145 anni – praticamente la sua intera esistenza – e da cui aveva ricevuto un pugno di mosche e il cuore in mille pezzi? Katherine non gli era di certo indifferente, l’aveva prima amata e poi odiata con tutto sé stesso, ma adesso non avrebbe saputo dire con certezza cosa provava per lei. Sapeva solo che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per proteggere Elena Gilbert da chiunque e la cosa lo terrorizzava.

Le poggiò una mano sulla spalla, sperando che quel contatto potesse darle un minimo di sollievo, anche se sapeva bene che sarebbe stato  qualcun altro che avrebbe voluto accanto.

Elena sollevò lo sguardo alla mano del vampiro, sembrò quasi sorpresa, poi fissò Damon negli occhi e gli sorrise.

“Se lo stai facendo per lui” iniziò il ragazzo poco dopo, versandosi dell’altro bourbon, indicando con un cenno del capo bottiglie e bicchieri “non dovresti, perché sai…” si avvicinò al suo orecchio e le rivelò con tono cospiratore “Stefan è un idiota”. E lo pensava davvero, lasciare Elena, farla soffrire solo perché Katherine era a Mystic Fall, era da idioti. Completi idioti.

Elena sentì le sue parole, in passato si sarebbe indignata - o almeno avrebbe finto di esserlo - ma in quel momento con l’alcool in circolo e Damon che tentava di consolarla, non si trattenne dal ridere e il vampiro non poté non sorridere di rimando.

  
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