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Autore: Mrcctld    29/06/2010    3 recensioni
Questo è il primo capitolo della mia brutta storia. Benchè sia ambientata a Londra durante il periodo vittoriano, inizia in Africa. Qui si svolge l'infanzia dell'inquietante protagonista: il Bamboliere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Joseph si rivestì e si sedette soddisfatto ad aspettare il termine delle tre ore. Era stata una conquista semplice ma tuttavia appagante. Era riuscita ad alienarla e a sottometterla al suo potere semplicemente spogliandosi. Non aveva fatto domande e non si era lamentata e così, adesso, si ritrovava in una vasca piena di cera, deceduta ma immortalata per sempre nella sua belllezza.
"Mica male!" - pensò Joseph.
Nell'attesa, i suoi pensieri iniziarono a vertere sul passato, come se cercassero prepotentemente di riempire il vuoto mentale che ora l'uomo provava.

Era stato anche lui una bambola. Una bambola uguale a tante altre stipate su una nave diretta verso l'ignoto. In quei giorni non si sentiva un essere umano, nono pensava, non respirava, non si muoveva. I primi giorni aveva pregato incessantemente, ma poi, nono vedendo nessun cambiamento, era caduto in una sorta di stato vegetativo durato un limbo infinito di tempo.
Quando sbarcò in una landa fredda e nuvolosa, si svegliò improvvisamente e si ritrovò in una piazza gremita di gente bianca che gesticolava e urlava fragorosamente davanti a file di uomini simili a lui incatenati fra loro. 
Iniziò a sentire numerose voci indirizzate a lui.
"Perfetto, centomila sterline vanno bene, lo compro." Furono quelle le prime parole, di significato oscuro, ma di grande impatto emotivo per il piccolo Joseph, che pronunciò Sir Mortimer Bradlaugh, conte di Cambridge. Questo vecchio lo prese con gentilezza e lo portò con sè su una carrozza. Durante il viaggio Joseph non proferì parola, rimanendo a scrutare quell'eccentrico signore che considerava già il suo salvatore.
Era alto, allampanato, dimostrava una sessantina d'anni. I suoi capelli grigi cadevano sul viso in morbidi boccoli in una capigliatura vagamente femminile. Aveva un naso con la punta innaturalmente all'insù e le sue labbra erano piegate perennamente in una smorfia altezzosa. Indossava una giacca di velluto rosa e una calzamaglia di foggia settecentesca di seta gialla. Fra i capelli, nelle tasche e nelle asole erano collocati fiori freschi di ogni colore e specie che emanavano un dolce profumo. Sembrò subito un personaggio particolare anche al piccolo Joseph, che di uomini bianchi non aveva molta esperienza.
Nel tragitto Sir Mortimer offrì al bambino dolcetti e tazze di thè, che portava sempre con sè in un vezzoso cestino di paglia, e gli chiese il nome, Joseph riuscì a capirlo dopo un pò che mimava la domanda e rispose, poi iniziò a divorare la merenda con rinnovato appetito.

Giunsero ad una villa settecentesca immersa in un enorme parco, dove scorazzavano allegramente una decina di bambini, che, dal colore della pelle, sembravano provenire da ogni parte del mondo. La carrozza si fermò davanti all'ingresso, l'uomo scese e prendedogli la mano con un gesto cavalleresco, fece saltare giù Joseph.
"Benvenuto a Bradlaugh Manor!" - esclamò con gioia.
Il vecchio poi aprì il portone della villa e lo accompagnò, passando fra saloni e gallerie di lusso mai visto prima dal bimbo, verso la sua camera da letto.
"Dormirai qui d'ora in poi" - disse e li mostrò la stanza. Era luminosa, elegante e aveva cinque letti disposti in fila - "Starai con i bambini più grandi."
Joseph non aveva capito nulla ma fece cenno di comprensione con la testa.
"Ecco i tuoi nuovi abiti" - aprì un armadio e tirò fuori un completo di velluto blu - "Mettitelo, devi essere elegante per la cena di presentazione".

La sala da pranzo era pronta per la cena. Joseph aveva visto apparecchiare la tavola rotonda da due giovani mulatti, che dimostravano una quindicina d'anni e avevano il viso triste e rassegnato che contrastava con quello ridente dei bambini del parco. Pensò spaventato se quello avrebbe dovuto essere il suo destino. Fu soltanto un attimo, poi si tranquillizzò.
Al tavolo erano sedute dodici persone. Joseph era affiancato da Sir Mortimer e da una coppia di gemelli, un maschio e una femmina. Avevano dieci anni ed erano i più grandi, ma si differenziavano anche per l'aspetto fisico. Infatti erano nordici, con la pelle bianca, i capelli biondi e gli occhi azzurri. Lo fissavano con curiosità come tutti gli altri, che invece erano neri o mulatti.
"Presentatevi a Joseph, il nuovo arrivato" - esclamò Sir Mortimer.
Ognuno si alzò in piedi e indicandosi con la mano disse il proprio nome.
"Sasha" - disse il maschio dei gemelli.
"Irina" - fece la femmina. Poi tutti gli altri.
"Maria", "Pablo", "Robert", "Francis", "Brigitte", "Carl", "Juanito", "Ester".
Sorridevano tutti e sembravano aver accolto Joseph, che ricambiò il sorriso.
Cenarono abbondatemente serviti in silenzio dai due ragazzi misteriosi, che non sembravano turbare gli altri bambini. Joseph voleva chiedere chi fossero, ma non sapeva come esprimersi e quindi lasciò perdere.
Sir Mortimer fu molto gentile e cordiale per tutta la durata della cena. Si congedò per primo, dicendo ai bambini di tornare nelle proprie stanze. Obbedirono e Joseph scoprì di essere in camera insieme ai gemelli, per i quali nutriva molta simpatia, anche se non sapeva il motivo. Si addormentò subito, veramente felice dopo tanto tempo.

Nei mesi che seguirono Joseph comprese di trovarsi in una sorta di scuola, benchè sembrasse di essere in una grande famiglia allargata. Ogni giorno frequentava assieme agli altri bambini corsi di galateo, cucito, cucina e di altre numerose materie, tenuti da Sir Mortimer, il quale però non dava voti e non interrogava. In questo modo imparava in fretta e aveva stretto amicizia con tutti, favorito anche dalle lezioni di inglese del vecchio. Ogni giorno andava nel suo studio tappezzato di libri di ogni genere, dal greco antico all'ayurveda, e imparava la lingua, acquisendo un accento da vero lord e un lessico forbito ed elegante, che non contemplava i termini più comuni del linguaggio.
Tutti i pomeriggi invece giocava nel parco con gli altri e nascevano rivalità, invidie, ma anche simpatie e teneri amori. Joseph baciò Irina a nove anni, l'unica donna per la quale provò tale sentimento. Anche con suo fratello nacque un forte legame di amicizia.
Ogni tanto Sir Mortimer scompariva per qualche giorno, ma ritornava portando con sè dei peluche talmente morbidi da sembrare veri. Raffiguravano animali particolari, quali coniglietti, canarini e altri esseri di piccola taglia. Joseph ne era affascinato e voleva sapere da dove provenissero, il vecchio rispose sempre evasivamente, lasciando che la sua curiosità crescesse.

Alla gioia collettiva però non partecipavano i due ragazzi mulatti, che lavoravano come domestici nella casa e spesso si appartavano nello studio di Mortimer, uscendone affaticati e ancora più tristi.
Quando Joseph compì dieci anni, essi scomparvero e non si fecero più vedere. Sir Mortimer disse che li aveva mandati via perchè ormai erano troppo grandi...

  
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