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Autore: Diana924    29/06/2010    0 recensioni
Anna de Pisseleu, prima maitresse en titre di Francia, chiusa nel castello di Hardouinaye, ripensa al suo passato, alla sua gioventù, e a quando fece innamorare il re di Francia...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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Quando ero giovane.

Quando ero giovane ero bella.

Quando ero giovane ero potente.

Quando ero giovane ero influente.

Quando ero giovane fui amata da un re. No, fui amata dal re. Francesco I, il mio re, il mio magnifico amante. Fin da piccola ero cresciuta con l’idea che una donna era realizzata se diveniva l’amante del re. Nella mia mente un solo pensiero: farsi notare dal re. Ma Luigi XII non era bello, anzi, era ripugnante. Ma suo nipote, Francesco d’Angoulême, era bellissimo. Non c’erano molte possibilità che la regina Anna di Bretagna avesse altri figli dopo due femmine, così Francesco crebbe come un re.

Ad appena diciotto anni divenni damigella di compagnia di Luisa di Savoia, la madre del nuovo re, Francesco I, il mio re.

Anche se non sembrava, era la regina madre a comandare la Francia, Francesco regnava soltanto. Ma era bravissimo in quello, sempre regale, sempre magnifico. Lui aveva sposato nel frattempo sua cugina, Claudia di Francia, ma era evidente che non l’amava. La tradiva con tutte le dame e damigelle. E alla povera regina non restava che la religione come unico conforto. La regina ebbe 10 figli in 11 anni, un chiaro modo per farla rimanere occupata; peccato che la poverina ne morì, ad appena venticinque anni.

Ora la via era spianata per chiunque di noi avrebbe voluto catturare il cuore del re. Un anno dopo suo marito, il mio amato re, fu catturato dagli spagnoli e tenuto prigioniero. La regina madre assunse la reggenza e io mi disperavo, temendo che non avrei più rivisto il mio re, che amavo in silenzio.

Poi lui tornò, ma dovette inviare a Madrid i due figli più grandi, Francesco ed Enrico d’Orleans.

Passò i primi giorni del ritorno con la sua amante, Françoise de Foix, contessa di Chateaubriant.

Io aspettavo, sentivo che era solo questione di giorni, forse ore. E accadde, una sera.

Lui aveva mandato la contessa dal marito, perché era sicuro che Diana di Poitiers, la moglie del Gran Siniscalco, gli si sarebbe offerta. E invece la vecchia si limitò a chiedere la grazia per suo padre e a filarsela. Il re, oltremodo risentito andò da sua madre, dove mi trovavo io con le altre damigelle. Io ero confusa nel mucchio, eppure lui mi vide, e mi scelse. La duchessa madre Luisa di Savoia sorrise e mi permise di seguirlo.

Poi lui mi disse che erano stati i miei occhi disse che avevo gli occhi da cerbiatta, a sedurlo e farlo innamorare di me.

Passammo la notte insieme, mentre io ringraziavo per la mia fortuna, ero certa che sarei divenuta la sua amante.

E così fu, divenni la prima maitresse en titre di Francia, amata e onorata dal re.

Ma la Chataubriant mi detestava, io ero più giovane, più bella, più pericolosa di lei. Era aiutata dalla sua migliore amica, Diana de Poitiers. Ma io ormai ero intoccabile, loro no; e sapevo quel che dovevo fare. A seguito dell’epurazione ordinata dalla duchessa madre di tutti gli alleati del connestabile di Borbone si erano liberati molti incarichi a corte e nelle provincie. Fu la mia occasione.

Prima convinsi il re ad affidare al marito della Chateaubriant la provincia della Bretagna; e la sera dopo lo indussi a rendere governato della Normandia Luigi de Brèze, il marito della vecchia Diana.

   
 
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