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Autore: Antalya    01/07/2010    3 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti ritrovo in uno sguardo senza tempo inaspettato come uno schiaffo dopo un grazie o una carezza dopo un'ingiuria.
(Anonimo)

Sono appena entrata all’ultima settimana del sesto mese, mi guardo allo specchio e tutto ciò che vedo è la mia immagine riflessa in modo bizzarro…come se fossi al lunapark dentro la sala degli specchi. La mia pancia cresce a vista d’occhio e ogni giorno che passa sembra acquisire la propria indipendenza, tanto che a volte mi sento come l’appartamento vuoto preso in affitto tutto ad un tratto.

“Ehi Eve…che stai facendo?” sento la voce di Jos e la prima cosa che faccio è coprire la pancia e diventare rossa sulle guance.

“Niente, guardavo quanto cresce…”

“Cresce tanto…”

“Eh si…”

“Posso?” mi indica ed io sorrido avvicinandomi per poter prendere la sua grande mano e poggiarla sul mio ventre. Lo vedo sorridere e non posso fare a meno di farlo anche io con la sua stessa intensità.

“E’ grosso…”

“E’ normale Jos!”

“E…spetta ma ho sentito bene? S’è mosso?”

“Si…ogni tanto lo fa…credo che sogni…qualcosa…!”

“Che bella sensazione…” lo osservo per un po’ e noto che è vestito in modo impeccabile ed elegante.

“Ehi, ma dove stai andando?”

“Beh a lavoro no? C’è una riunione importante!”

“Ah allora buona giornata!” gli sorrido, Joseph è come un fratello per me e in questi mesi mi ha aiutato molto.

“Buona giornata anche a te…ma scusa esci un po’…vai in giro a passeggiare, per i negozi…in libreria..” come non volere bene a quest’uomo?sa cosa mi fa stare bene e cosa no ed ora mi incoraggia.

“Vedrò che cosa posso fare…sempre se non mi vengono i dolori…”

“Bene.. a dopo!” mormora baciandomi la fronte prima di sparire fuori dalla mia vista, lasciandoci soli.

Durante la mattinata, sono rimasta immobile nella mia sedia a dondolo vicino alla finestra a guardare la gente vivere mentre io mi ritrovo chiusa in casa. Il movimento della sedia fa stare più tranquillo il bambino che non si muove e mi lascia a riflettere su ciò che mi frulla per la testa.

“Che dici? Andiamo in giro?” domando e senza attendere risposta, che non sarebbe comunque arrivata, mi alzo e vado verso il bagno per truccarmi un po’, poi mi dirigo all’ingresso, prendo la giacca a vento e le chiavi e finalmente decido di andare in giro per NewYork con la compagnia e la complicità del mio bambino o bambina che sia.

La città è in fermento, è quasi mezzogiorno e sicuramente la gente esce dagli uffici per perdersi nei ristoranti o davanti alle file dei carretti degli Hotdog, il cielo è azzurro e la cosa mi mette allegria tanto che passando accanto ad un negozio che conosco bene, decido di entrare dentro per vedere qualcosa per il bambino e per me.

RyeTown è un negozio grandissimo, con circa venti negozi diversi che riempiono tutto l’edificio dall’abbigliamento, alla pasticceria ai libri la mia passione.

Entrando la prima cosa che faccio è salire al piano superiore dove so di trovare il reparto premaman, li qualche giorno prima con Vic avevamo visto un completino niente male per il bambino, una specie di tutina dai colori neutri e un passeggino multifunzionale che mi aveva colpito per la praticità.

La commessa si ricorda e non è difficile lasciare il recapito per il passeggino e afferrare la busta che contiene il mio vestitino, mi sento meglio perché ho fatto qualcosa di diverso e qualcosa per il mio bambino.

Cammino fra la folla, guardandomi intorno e poco dopo compro una ciambella calda da mangiare mentre cammino in piena contemplazione della gente che mi sta attorno che mi rendo conto sorride vedendomi camminare col pancione e la ciambella in mano... alle volte la gente pensa che una donna incinta stia meglio con del cibo fra le mani che con un sorriso.

Mentre cammino scorgo la vetrina della libreria e la prima cosa che faccio è entrare e subito l’odore dei libri mi investe, mi piace tantissimo tanto quanto lo sfogliare e leggere i libri.

Cammino fra gli scaffali guardandomi attorno. Afferro alcuni libri, li sfoglio e ne leggo le copertine assorta e felice.

 

** **

 

NewYork è grande, è immensa ma non mi interessa quello che può offrirmi, non adesso che ogni volta che mi giro penso di poterla incontrare e poterla vedere ancora una volta.

Scuoto la testa ed afferro uno dei libri sugli scaffali e comincio a sfogliarlo in attesa che Jeff possa sbrigarsi a chiamarmi così da fare questa benedetta conferenza così posso tornare a casa.

Alzo lo sguardo svogliato e per un momento penso di avere le allucinazioni, lei è qui… Evelyn sta due scaffali più sotto e guarda un libro sulla maternità con un attenzione meticolosa tanto da non rendersi conto che io sono qui.

Qualcosa mi stona in quell’immagine ma non so che cosa sia fino a quando non osservo meglio il maglione aderire alle sue forme, ciò che vedo non può che essere realtà…è incinta!

Rimango di sasso e non capisco nulla se non la confusione che sto provando nel vederla e nel vederla così triste in volto da sentirmi improvvisamente l’unico responsabile.

Mi sento afferrare al braccio e mi volto trovandomi davanti Joseph, rimango li a fissarlo per un po’ come impietrito.

“Capisci perché ti dicevo di dover venire a NewYork?” mi domanda ma ancora non riesco a parlar, lo osservo desideroso di sapere che cosa sta succedendo.

“Che cosa vuoi dire?”

“Non lo hai capito?”

“Che cosa?” mi guarda ma sorride in modo triste, come se non volesse fare questa parte ma è costretto per forza di causa.

“Evelyn…aspetta un figlio da te…”rimango fermo a fissarlo per un bel po’ prima di capire le sue parole.

“No, non può essere…”

“Si certo che può…non ha avuto storie prima e dopo di te… è tuo, ne siamo sicuri i calcoli tornano!” abbasso lo sguardo intontito da una simile notizia…lei aspetta un figlio da me.

“Perché non…”

“Perché ha paura…ha sofferto tanto, moltissimo!” aggiunge e la cosa non mi fa stare meglio.

“Joss…”

“No, ti prego ascoltami… lo so che non ricordi ma…lei ti è stata accanto, nel momento del bisogno e Worren è uno stronzo di prima categoria… vuole prendere le terre che appartenevano a tuo nonno e Eve ha fatto di tutto per poter proteggerti anche se in certe condizioni. Ha mentito è vero, ma non è stato fatto per male…ha voluto solo aiutare te…!”

Mi sento come una vittima di una valanga immensa caduta sulla mia testa ma ora non devo cedere, non posso cedere per nessun motivo.

“Io devo vederla e parlarle…” Joss sorride e mi da un biglietto con su scritto un indirizzo.

“Io e Vic staremo fuori per pranzo…solo non farla innervosire…non è nelle condizioni!” mi da una pacca sulla spalla e si allontana lasciandomi sconvolto e privo di ogni sicurezza.

Un bambino…

 

 

** **

 

Possibile che è quasi ora di pranzo ma di Vic e Joss non ho ancora notizie? Mi aggiro per casa cercando il cellulare per poter chiamare uno dei due ma la realtà dei fatti è che non arrivo a comporre il numero perché sento suonare alla porta e mi precipito borbottando fra me e me frasi divertita.

“Non ci posso credere che lasciate me, in queste condizioni ad aspettare voi per pranzare???” apro la porta e la sensazione che provo è bruttissima. Sento come una forte pressione nelle orecchie e alla pancia tanto che istintivamente porto la mano al ventre come a sorreggere mio figlio.

Davanti a me in tutta la sua interezza c’è Ray con uno sguardo strano e con gli occhi puntati su di me come se volesse fare una radiografia del mio corpo.

“Che cosa…” non riesco a terminare la frase e non riesco neanche a muovermi o a dire altro, lo fisso.

“Ciao, posso?” entra nella casa e improvvisamente mi sembra piccola e piena della sua presenza.

“Joseph e Victoria non torneranno a casa per pranzo!” mi informa mentre si guarda attorno, io chiudo la porta e il suo sguardo torna su di me.

“A quando il grande giorno?”

“Fra…nove settimane…”rispondo rimanendo ferma nella mia posizione.

“Sta bene?” annuisco e mi avvicino al divano per poggiarmi sullo schienale, più che altro per tenermi diritta.

“Ray…”

“Per favore Eve… non dire nulla…”

“Ma io…” si spazienta e un gesto esasperato viene fatto con la mano come a volermi dire di star zitta e di non dire altro.

“Evelyn, per favore non dire nulla è difficile già così…” si passa una mano sul volto ed ora domanda a bassa voce.

“E’ mio?” sento un tuffo al cuore e mi vengono le lacrime agli occhi, vorrei fosse una situazione diversa, dove padre e madre potessero gioire dell’arrivo di un nuovo bambino ma non è questo il momento.

“Si!”

“Perché non…” non so che cosa dire e mi si ferma il fiato. alzo lo sguardo verso Ray che mi guarda perplesso, svolto l’angolo e mi siedo sul divano.

“Perché Eve… non me lo hai detto?”

“Tu…”

“Io cosa? È mio figlio…devo saperlo non ti pare?!”

“Ma Ray, tu mi hai detto di sparire dalla tua vita…che cosa dovevo fare?tornare  dirti…ah guarda che l’impostora è incinta di te…”

“Tu non hai diritto di decidere per me…”

“E tu non puoi dirmi cosa devo e non devo fare….”

“Si che posso…tu ora torni in Irlanda con me e insieme provvediamo al bambino…”

“E se io dicessi di no?”

“Non puoi… mi hai tolto già sei mesi, non puoi togliermi il resto!” ha ragione, perfettamente ragione ma come posso dargli un altro peso del genere?

“Non voglio essere un peso…”

“Non lo sei…”

“Va bene verrò con te…” mormoro mentre lui sembra così arrabbiato.

   
 
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