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Autore: Mrcctld    01/07/2010    4 recensioni
Questo è il primo capitolo della mia brutta storia. Benchè sia ambientata a Londra durante il periodo vittoriano, inizia in Africa. Qui si svolge l'infanzia dell'inquietante protagonista: il Bamboliere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I due iniziarono a diventare sempre più irrequieti e nervosi, stavano per compiere dodici anni. Joseph una sera chiese al ragazzo il motivo della sua agitazione.
"Presto lo scoprirai anche tu" - rispose triste - "Quando sostituiremo i due mulatti nel ruolo di servitù." Joseph rimase sconcertato.
"Quando compirò dodici anni, Sir Mortimer ha detto che mi chiamerà nel suo studio insieme a mia sorella."
"Ma io ci vado sempre!"
"Dovremo fare una sorta di corso per diventare adulti, ha detto. Poi non potremo più parlarvi e vi serviremo come gli altri ragazzi prima di noi. Ha anche aggiunto che saremo obbligati ad andare da lui ogni volta che vuole, non ha detto però per cosa fare!"
Giunse il giorno fatidico. Irina e Sasha entrarono nello studio rassegnati. Le porte si chiusero e si aprirono soltanto tre ore dopo. Tutti e due piangevano copiosamente e il loro viso era affaticato e rosso. Avevano anche il collo macchiato da una strana sostanza bianca.

Quella stessa sera i due gemelli vennero nella stanza di Joseph per prendere le proprie cose. Poi si sarebbero trasferiti negli appartamenti di Sir Mortimer. L'incontro con il piccolo Joseph, a cui erano teneramente affezionati, fu drammatico.
"Cosa vi ha fatto Sir Mortimer?" - chiese il negretto con infantile ingenuità.
"Niente di che, davvero, ci ha soltanto parlato." - rispose Irina con voce incerta.
"Ma piangevate!" - replicò - "Sembravate così tristi!"
"Uffa, vuoi proprio saperlo! Sir Mortimer è un vecchio pedofilo bavoso!" - disse piangendo il ragazzo - "Ha violentato me e Irina, ma non è finita. Dovremo soddisfarlo ogni volta che vuole, altrimenti ci butta fuori di casa!"
Joseph ammutolì, colpito dalla forza di quelle parole. I ricordi del suo passato riaffiorarono violentemente, che si stavano lentamente dissolvendo nella memoria. Già un'altra volta delle persone avevano fatto del male ai suoi cari e glieli avevano portati via. Rivide la testa di sua madre usata come palla e immaginò anche quella dei due gemelli. Avrebbe voluto reagire, salvarli, vendicarsi, ma era soltanto un bambino e non poteva fare nulla.
Si limitò ad abbracciarli il più forte possibile, mentre il loro viso era rigato dalle lacrime.

Joseph passò i giorni seguenti in silenzio. Irina e Sasha avevano iniziato a lavorare come domestici. Gli altri bambini però non si erano stupiti e non avevano detto nulla nemmeno della scomparsa dei due mulatti. Sembrava che se ne fossero abituati e sapessero già che sarebbe stato il loro destino. Joseph però si commuoveva quando i due gemelli gli lanciavano sguardi supplicanti, sapendo che non potevano avere risposta perchè Sir Mortimer li vigilava con occhio discreto ma sempre fisso.
Lo stesso vecchio si accorse del cambiamento del carattere di Joseph.

Un giorno lo invitò nel suo sudio, rivolgendogli parola con la sua calda cortesia che ora il bambino non sopportava più. Lo seguì silenziosamente all'interno della stanza e si sedette di fronte a lui. Sir Mortimer sospirò e iniziò a parlare.
"Avevo notato la simpatia nata fra te e i due gemelli, hai anche baciato Irina" - sorrise amabilmente, mentre Joseph lo fissava con espressione vacua - "Hai davvero buon gusto. Quei due ragazzi sono il mio orgoglio. LI avevo incontrati durante un mio viaggio in Russia. Ero fra le campagne a passeggiare e mi ero fermato da una coppia di contadini per riposarmi. Avevano ben sei figli e loro non potevano mantenerli tutti. Così in lacrime mi supplicarono di prendere meco i due più piccoli. Io accettai e li offrii anche del denaro!
Quei gemelli li ho cresciuti io, da quando avevano sei anni ad adesso. Ho insegnato loro l'inglese, ma anche a come comportarsi nel mondo. Io li ho sempre solo aiutati!" - disse in un solo fiato.
Joseph però lo fissava sempre con durezza.
"Vorrei farti capire, mio caro Joseph, che io agisco nel vostro interesse. Da quando avevo tren'anni, momento in cui ho ereditato questa villa, ad adesso ho adottato un centinaio di bambini e li ho allevati con tanto amore. Adesso molti di loro hanno fatto fortuna e sono ricchissimi. I due mulatti, per esempio, hanno aperto un'attività di successo a Londra e tra un pò anche tu potrai diventare come loro. Non ti piace l'idea?"
"Allora perchè hai violentato i miei due amici! Brutto porco!" - urlò Joseph con rabbia - "Perchè li sfrutti per soddisfare i tuoi impulsi animali? Non è vero che tu li vuoi bene, per te sono solo oggetti! Semplici buchi dove infilare il tuo cazzo malato!"
Il vecchio trasalì, poi con calma rispose.
"Devi capire che io, per loro, provo più che affetto. Io li amo con tutto il mio cuore. Lo so che certe cose potrebbero essere considerate perverse dalla gente, ma io faccio di tutto per ripagare questa mia passione a cui non posso resistere. Se vuoi consideralo un piccolo prezzo da pagare, la prospettiva di un futuro roseo è certamente una consolazione."
"Io non mi farò mai inculare da te!"
Joseph tacque mentre fra i due alleggiava una forte tensione.
"Direi che puoi andare" - si decise a dire dopo un pò Sir Mortimer - "Spero che tu abbia capito."
Joseph uscì di corsa dallo studio e andò nella sua camera, dove pianse a lungo sui letti lasciati vuoti dai gemelli.

Joseph nei giorni seguenti pensò a molto alle parole di Sir Mortimer e giunse ad una conclusione diversa da quella iniziale. Quel vecchio pervertito in fondo non era cattivo. Era conscio che la sua attrazione per gli adolescenti fosse insana e malata, e, proprio per questo, cercava di espiare questo suo peccato allevando e istruendo le sue vittime. Il bambino non riusciva ad odiarlo, perchè, in fondo, lo aveva salvato da un destino peggiore. D'ora in poi avrebbe accettato tutto ciò che gli sarebbe successo con fatalismo.
I mesi seguenti passarono nella reciproca indifferenza fra Joseph, Sir Mortimer e i due gemelli russi. Questi ultimi tra poco se ne sarebbero andati e Joseph avrebbe preso il loro posto.

Arrivò il dodicesimo compleanno di Joseph. Durante la notte, il ragazzino aveva sentito Irina e Sasha che partivano via con una carrozza. Non li aveva salutati, ma aveva pregato che avessero fortuna nella loro vita. Non versò nessuna lacrima.
Sir Mortimer lo venne a prendere in camera la mattina presto e in silenzio lo accompagnò nello studio. Una volta chiuse le porte, lo baciò in bocca con tanta passione e iniziò a spogliarlo. Poi si sfilò anche lui gli abiti.
Joseph si era preparato psicologicamente a quest'evento. Sarebbe rimasto passivo e inerme, con la mente altrove per non pensare al disgusto di tutto ciò.
Tuttavia la saliva calda di Sir Mortimer sulla sua pelle lo riportò alla realtà o, meglio, nell'incubo. Era troppo tardi per fuggire via. Era bloccato in quella stanza, leccato da un vecchio che presto lo avrebbe penetrato. Urlò di spavento, ma una mano rugosa lo bloccò mentre l'altra lo spinse a terra con il sedere all'insù.
Sentì all'improvviso una fitta di dolore fra le gambe e girò la testa.
Ormai l'uomo si muoveva dentro di lui con spinte forti e regolari. Non pensava avrebbe pianto, ma il dolore lo costrinse a farlo.
Al termine del rapporto, Sir Mortimer si complimentò con Joseph e gli disse di ritornare domani...




  
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