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Autore: braver than nana    01/07/2010    5 recensioni
Era stato male. Aveva trascorso quelle ultime settimane d’estate come se il tempo si fosse fermato in un lugubre dicembre permanente, con la neve che scendeva lenta e ghiacciata nel suo cervello e nel suo cuore.
Tratteneva Akamaru che sembrava molto intenzionato a staccargli una gamba quando in realtà gliela avrebbe staccata volentieri lui a morsi. ShikaKiba.
Dedicata a slice, per il suo compleanno, anche se in ritardo!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Permanent December.

Cause baby now I realize that I was wrong
When I said I didn't need you, so
Miss you bad so now I'm coming home
So you better leave a light on
Wait for me and just leave the light on

Era una giornata grigia e il cielo coperto non lasciava spazio al sole autunnale che ogni tanto spuntava da qualche nuvola e pareva stanco tanto era soffocato.
Il vento forte e veloce spazzava via qualsiasi cosa si trovasse nella sua direzione piegando gli alberi e facendo alzare polveroni intossicanti. Era la giornata adatta per rimanere dentro casa a godersi le prime braci e i primi calori artificiali della stagione.
Accanto alla finestra un ragazzo dai capelli spettinati cercava di tenere a bada il suo grosso cane bianco, impaziente come sempre di uscire a fare due passi. 

« Akamaru! Come te lo devo dire? Oggi dovrai accontentarti del nostro giardino… » 

Lui però continuava a saltare da una parte all’altra della stanza troppo piccola per certi movimenti, urtando alcuni mobili e facendo cadere a terra diverse carte poggiate su di una scrivania vicina.
La camera era più disordinata del solito e Kiba ne dava tutta la colpa al cane obbligato a rimanere con lui, dal momento che da poco si era rotta la cuccia dell’animale, anche se lui ultimamente non aveva fatto nulla per riportare un po’ di ordine. Nella stanza e nella sua vita.
Sbuffò guardando l’ennesimo disastro. Quelli erano i fogli con il resoconto dell’ultima missione che doveva portare all’Hokage, proprio quei fogli che ora erano pieni di grosse zampate di fango. 

« Ora basta! Vai fuori di qui! » 

L’abbaiare festoso si interruppe subito dopo quelle grida arrabbiate del padrone e il cane si sedette mollemente nascondendo la coda tra le gambe. Un verso strozzato uscì dalla gola di entrambi, ma se il cucciolo lo aveva emesso per dispiacere l’altro si era ritrovato a ringhiare dalla frustrazione.
Guardò di sfuggita il suo animale che lo fissava triste e lo accarezzò sulla testa abbassandosi per guardarlo negli occhi. 

« Scusa amico, lo sai che non mi piace litigare con te. Ora prendo una giacca e ci facciamo questo giro, così ci perdoniamo a vicenda. » 

Akamaru però lo guardava ancora con la stessa espressione da cane bastonato e con il muso indicò colpevole i fogli ormai rovinati che ancora facevano bella mostra da sotto una sedia ribaltata.
Il più grande capì e si avvicinò al corpo del reato raccogliendo quello che era rimasto del suo rapporto. Non si leggeva praticamente nulla.
Sospirò rassegnato mentre strappava il lavoro di un paio di giorni, ma quando si girò verso l’amico cercò di fargli capire con lo guardo che andava tutto bene. Lui lo guardava scettico sapendo che invece non c’era nulla che andasse bene.
Si sa che i cani sono animali intelligenti e se possibile quelli degli Inuzuka lo erano anche di più di qualsiasi altra razza e Akamaru aveva colto lo stato d'animo del padrone.
Gli occhi piccoli e marroni lo seguirono per tutto quanto il tragitto, dalla scrivania all’armadio, dall’armadio alla porta, fino a quando Kiba non gli chiese di seguirlo aprendo quest'ultima così che lui trotterellò al suo fianco. 

Fuori il tempo non accennava a rasserenarsi, anzi sembrava che mancasse poco a un bel temporale coi fiocchi. Il cane aveva alzato il muso al cielo e si era rabbuiato rendendosene conto. 

« Facciamo un giro veloce e poi torniamo a casa a mettere a posto. Non voglio trovarmi nel mezzo della tempesta. » 

Neanche l’avesse detto di proposito, una volta finita la frase, una goccia gli cadde sul naso irritandolo più di quanto non lo fosse già. Forse stava passando troppo tempo con Shino visto che ultimamente si sentiva insopportabile almeno quanto lui.
Corsero per un paio di metri prima di trovare un riparo alla pioggia che iniziava ad aumentare di intensità. Un lampo squarciò il cielo  e il cane guaì quando il silenzio venne rotto da un tuono abbastanza potente.
L’Inuzuka scese dal dorso del suo animale e lo prese ad accarezzare dietro le orecchie. Sapeva che non gli piacevano i temporali e quel gesto lo faceva stare meglio. Si sedette sul ciglio della strada sotto una tettoia che apparteneva a un negozio di frutta, quel giorno era rimasto chiuso come la maggior parte delle attività commerciali di Konoha. Quando arrivava il primo freddo tutti si rinchiudevano nelle loro case cercando di abituarsi.
Appoggiò la schiena al muro continuando a tranquillizzare il cane che tremava impercettibilmente.
Povero animale, perché era voluto uscire tanto insistentemente se sapeva che il tempo si sarebbe voltato in quella maniera? 

Il rumore della pioggia era martellante. Aveva pensato che sarebbe stata una buona idea aspettare che scemasse per tornare a casa ma in realtà sembrava non averne intenzione, anzi aumentava la velocità e la quantità della pioggia ogni minuto che passava.
I temporali non piacevano neanche a lui perché con tutta quell’acqua il suo fiuto e il suo udito sviluppati più del normale venivano messi fuori gioco e quindi si sentiva indifeso. Probabilmente anche il suo cane odiava quella situazione, oltre al fatto che la sua pelliccia diventava puzzolente e pesante. 

Un altro tuono rimbombò all’improvviso facendolo sobbalzare. 

« Akamaru, che ne dici se torniamo a casa? » 

Una luce abbagliante li accecò per qualche istante. Il cane si accucciò ancora di più accanto al suo padrone guaendo triste e spaventato. Sembrava totalmente contrariato ad alzarsi da quella  posizione comoda e sicura eppure ad un certo punto alzò leggermente la testa, come se stesse puntando qualcosa.
Anche Kiba guardò nella stessa direzione ma la pioggia era così fitta da non riuscire a vedere nulla.
Le orecchie dell’animale si tesero e si alzò in piedi cercando di fare qualche passo nella pioggia. Anche lui era certo di aver sentito qualcosa questa volta e lo seguì un po’ intimorito. 

« Kiba? Kiba sei tu? » La voce di Shikamaru arrivò lontana anche se in realtà era a pochi metri da lui.
« Shika? Che ci fai qua? Vieni sotto la tettoia o ti beccherai un malanno. » 

La figura alta e slanciata dell’amico che gli camminava incontro si distinse tra le gocce –era un vero e proprio temporale ormai, sembrava cadesse l’acqua a secchiate ogni secondo più forti- fino a quando non si riparò anche lui. Uno sternuto gli confermò che era da parecchio che girava sotto l’acqua ghiacciata. 

« Ero passato di casa tua prima che scoppiasse il Diluvio Universale. Tua madre mi aveva detto che venivi da queste parti. »
« Perché sei andato a casa mia? »
« Dovevo parlarti, Kiba. » 

La voce non era più sfocata e arrivava dritta al petto del ragazzo che artigliava con la pelliccia del suo cane che non si lamentava ma che anzi, guardava guardingo il nuovo arrivato tentando di ringhiargli contro.
Il ragazzo cane aveva le orecchie tappate come se stesse ad alta quota eppure riusciva a sentire entrambi benissimo.  Abbassò un attimo lo sguardo cercando di rassicurare l’animale.
Sapeva perché faceva così: associava la figura del Nara a qualcosa che faceva stare male il suo padrone e questo non poteva tollerarlo. 

« Di cosa vorresti parlarmi? » parlò ancora guardando il muso arrabbiato dell’cane. Sembrava ancora più grosso se faceva quell’espressione.
« Il tuo cane fa paura. »
« Era di questo che dovevi dirmi? »
« Ovvio che no. Io ci ho ragionato molto bene e beh, io mi sono sbagliato, Kiba. » 

A quelle parole l’Inuzuka alzò automaticamente lo sguardo incatenandolo con il suo. 

« Ho sbagliato, lo so. Non so cosa stessi pensando mentre ti dicevo di non aver bisogno di te. Mi sei mancato. » 

Aveva parlato guardandolo dritto negli occhi e Kiba poteva giurare di averlo visto arrossire. Lo aveva creduto subito, non c’era dubbi, eppure tutto quello non lo faceva stare meglio.
Era stato male. Aveva trascorso quelle ultime settimane d’estate come se il tempo si fosse fermato in un lugubre dicembre permanente, con la neve che scendeva lenta e ghiacciata nel suo cervello e nel suo cuore.
Tratteneva Akamaru che sembrava molto intenzionato a staccargli una gamba quando in realtà gliela avrebbe staccata volentieri lui a morsi.
Lo aveva già perdonato, proprio nel momento in cui si erano guardati in faccia, e questo era parecchio frustrante. Non doveva passarla liscia, quindi magari poteva far sfogare un po’ il suo cane. Lo avrebbe fermato giusto prima che gli facesse male sul serio… 

Rise all’idea di Shikamaru con Akamaru attaccato a qualche suo arto ma sapeva che non l’avrebbe mai potuto fare e con la stessa risata ricercò gli occhi neri del Nara. 

« Sei uno stronzo e non mi meriti. »
« Cercherò di essere all’altezza. » 

Un altro fulmine rischiarò il cielo illuminandoli mentre si sorridevano. Poi tutto tornò scuro, nascondendo il loro ennesimo bacio.
 

Fine.

Lo so, è parecchio banale e credo di essere caduta in un OOC pauroso per entrambi i personaggi. Me ne vergogno un po', ma l'ho scritta con il cuore per ringraziare da parte mia e di Sacchan una grande scrittrice di questo sito ovvero slice che ieri ha compiuto gli anni. Scusa per il ritardo e per la schifezzuola che ti ritrovi come regalo ma spero apprezzerai visto che ti piace questa coppia almeno quanto me! :smile:
Un grazie anche a Sacchan, che ha cambiato nick con uno bellissimo ovvero May Be, che mi supporta sempre -e che mi beta U.U-.
La canzone alla quale ho rubato un po' d'ispirazione dà il titolo a questa fic ed è di Miley Cyrus.

Un bacio, Nacchan.

   
 
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