Arrivarono alla Casa sul fiume dove trovarono i coniugi
Wright, Katherine e Julia sul piazzale antistante la casa con i bagagli, pronti
per essere caricati sul carro.
“Sei arrivata finalmente! Pensavo che ieri non ti fosse
arrivato il messaggio!” disse Julia preoccupata avvicinandosi al calesse.
La sera prima, il fattore dei Wright, era passato a casa
Barry ed aveva consegnato un biglietto per Diana. Il biglietto diceva
semplicemente che la partenza era stata anticipata alla mattina. Diana non si
era preoccupata, perché aveva già preparato i bagagli.
“Scusami se non sono venuta con Fred a prenderti…” iniziò
Julia abbracciando Diana “ma ieri sera non ho preparato i bagagli e l’ho dovuto
fare stamattina…” concluse la bionda.
“Sai…” le sussurrò “Alice, Martin, James e Janet sono già
partiti alla volta di Charlottetown” le disse Julia con aria da cospiratrice
sciogliendo l’abbraccio.
“Ma Janet è al corrente della mia presenza al matrimonio
della sorella?” chiese titubante Diana.
“Io non gliel’ho detto…” ammise Julia riluttante “e non
penso l’abbia fatto nessuno” aggiunse con aria leggermente colpevole.
Julia provava un sincero affetto per Diana e le dispiaceva
vederla triste per colpa di Janet.
Si ricordava di quando Janet non era così… Ma questo era
accaduto anni prima…
“Forse è meglio che io non venga… Non vorrei rovinare la
festa a nessuno…” disse Diana.
Sapeva di non essere simpatica a Janet, specie dopo il loro
ultimo incontro, ma non le sembrava giusto rovinare la festa di matrimonio
della sorella con la sua presenza.
“Ti hanno invitato gli sposi! Janet se ne farà una ragione!
E poi… se ci sarai tu… Janet mi starà lontano!” disse Fred, con aria furba,
guardando Diana che, colta alla sprovvista, arrossì come un pomodoro maturo.
“Diana… sei sicura di star bene?” chiese Julia apprensiva
guardando ora la sua amica ora suo fratello.
“Certamente… Mai stata meglio! Cioè… sì… sto bene” disse
confusa l’interpellata arrossendo ancor di più, se mai fosse stato possibile.
Fred, che l’aveva osservata durante il loro breve scambio
di battute, non riuscì a trattenere un sorriso rivolto alla sua amata.
Diana è strana e Fred è più felice del solito… Troppo
felice oserei dire… pensava Julia osservando i due ragazzi.
Della stessa opinione era la signora Wright.
Chissà cos’è successo tra quei due durante il tragitto per
arrivare fin qua… pensava la donna.
“Se siamo tutti pronti, proporrei di partire dato che, per
arrivare a Charlottetown, ci vogliono quattro ore…” disse il signor Wright
guardando i presenti.
“Allora… il carro ha quattro posti ed il calesse due… Chi
va con il calesse?” chiese l’uomo aspettando una risposta.
“Siccome sopra ci sono già i bagagli di Diana… beh… penso
che sia lei a dover salire sul calesse…” propose Fred.
“Diana cosa ne pensi?” chiese la signora Wright apprensiva.
“Va benissimo” disse l’interpellata non senza arrossire.
“Fred… comportati bene, mi raccomando…” disse il signor
Wright all’indirizzo del figlio accompagnando la frase con un occhiataccia
alquanto eloquente.
“Come sempre papà…” gli rispose il figlio.
“Bene allora… possiamo partire…” disse la signora Wright
invitando tutti a prender posto.
Il viaggio verso Charlottetown si svolse tranquillamente
per Diana e Fred che parlarono di molte cose tra cui i rispettivi lavori, le
ambizioni per il futuro ed i loro desideri.
Diana riuscì a vincere la sua abituale timidezza, che era
tornata prepotentemente dopo il bacio che si erano scambiati, si ritrovò spesso
a ridere e scherzare con il ragazzo che si accorgeva, chilometro dopo
chilometro d’amare sempre di più.
Le era capitato di parlare con altri suoi coetanei di
Avonlea o con degli amici dei suoi cugini di Carmody: nessuno le aveva prestato
mai la stessa attenzione che le riservava Fred.
Lui sembrava sempre interessato a quello che diceva e,
soprattutto, a come lo diceva, in un’unica parola la faceva sentire speciale.
Ed anche lei aveva imparato a riservare al ragazzo la
stessa attenzione e premura.
Arrivarono a Charlottetown poco dopo le tredici.
La casa, situata poco fuori dalla cittadina, era meravigliosa
nella sua semplicità e Diana si trovò a contemplarla.
Era un’adorabile casa su tre piani con un giardino curato e
pieno di aiuole di varie forme. Una siepe circondava la casa mostrando il
sentiero costeggiato da alcuni pioppi purtroppo spogli, vista la stagione.
Una deliziosa fontana sormontata da un delfino guizzante
era stata posta sulla destra rispetto alla casa ed i suoi zampilli
scintillavano alla luce del sole.
La casa era di mattoncini rossi ed un piccolo colonnato
bianco accompagnava gli ospiti ai gradini ed alla porta di casa. Ampie finestre
permettevano, a chi stava dentro casa, di ammirare l’esterno.
Diana si fece aiutare a scendere dato che era completamente
rapita dalla casa dei Wright.
“Se vuoi dopo te la mostro…” propose Fred osservando il
viso rapito di Diana.
“E’ bellissima…” disse soltanto la giovane cercando di
memorizzare quanti più dettagli potesse della splendida costruzione.
Entrarono in casa. La signora Wright si scusò e corse
subito ai fornelli per preparare un pranzo improvvisato, mentre gli altri
aiutarono a portar dentro i bagagli.
Se l’esterno l’aveva conquistata, l’interno l’avrebbe
lasciata senza fiato, pensava Fred osservando di sottecchi Diana.
L’ingresso era un corridoio avente uno spesso e lungo
tappeto color ocra, mentre le pareti erano bianche con delle linee blu, dalle
quali ogni tanto si “arrampicava” un delicato fiore azzurro. Sulla sinistra un
appendiabiti in mogano occupava la parete, al centro del quale c’era uno
specchio molto ampio e deliziosamente intarsiato. Superato l’ingresso si
arrivava in una saletta dove si poteva ammirare due ampie scalinate in noce
scuro che s’incontravano in un ballatoio in cima al primo piano, mentre a
destra ed a sinistra c’erano due corridoi che presumibilmente portavano al salotto
ed alla biblioteca.
“Saliamo?” propose Julia vedendo Diana guardarsi attorno
frastornata.
“Sì…” disse semplicemente l’ospite cercando punti di
riferimenti, alquanto difficili da trovare viste le meraviglie che le capitava
di guardare.
Di sicuro stasera mi sarò persa… Questa casa è immensa e
siamo solo al piano terra! pensava Diana osservando tutto con ammirazione.
Salirono lentamente le scale dove, lungo il muro, era
possibile ammirare splendidi quadri che raffiguravano paesaggi marini e
montagne innevate.
Diana era alquanto stupita per quei quadri, però non osava
chiedere nulla a Julia, dopotutto lei era loro ospite e non era educato fare
domande.
Julia, avendo notato lo sguardo sorpreso della sua amica,
decise di darle una spiegazione.
“Questa era la casa dei miei nonni. Loro non approvavano la
scelta di mio padre di sposare mia madre e così mio nonno disse a mio padre solo
quando il mare e la neve s’incontreranno in una stanza noi daremo il nostro
consenso a queste nozze! ” disse Jullia cercando di imitare il tono del
burbero avo.
“Capirai quindi che mio padre acquistò questi quadri e li
mise in bella mostra, chiamò i miei nonni e mia madre e disse il mare e la
neve si sono incontrati… Posso ora avere la vostra benedizione? Mio nonno
disse molto semplicemente fa come vuoi, non venire a piangere da me poi…”
disse Julia sorridendo.
“Riesco ad immaginarmi la scena… Dev’essere stato
romantico…” disse Diana con gli occhi rapiti.
“Gli uomini Wright sono capaci di fare grandi pazzie per le
donne che amano…” disse Julia guardando Diana seriamente.
Diana preferì non rispondere, anche se il soffuso rossore
che le aveva imporporato il viso parlava da sé.
Mentre parlavano, erano salite al secondo piano. Si
fermarono dinnanzi ad una porta in noce scuro.
“Questa è la tua camera. Per ogni necessità io sono nella
camera di fronte a te” disse Julia aprendo la porta.
“Grazie mille Julia” disse semplicemente Diana.
“Figurati, per così poco!” disse Julia con naturalezza,
andando in camera sua.
Appena Diana entrò nella stanza vide subito la sua valigia,
decise di ammirare prima la camera e poi avrebbe sistemato i suoi vestiti.
Era una camera molto ampia color pesca, i mobili di
squisita fattura, erano bianchi con intarsi dorati. I pomelli della ante erano
color perla e raffiguravano dei mazzetti di fiori, mentre il letto era ampio e
sembrava soffice ed invitante con il suo copriletto color crema. Vicino alla
testata del letto c’erano tre cuscini ricamati con motivi floreali. A destra,
rispetto la letto, c’era una specchiera, con alcune boccette ed una spazzola,
ed un comò. Di fronte alla specchiera c’era una porta-finestra che dava su di
una terrazza dalla quale si poteva ammirare lo splendido paesaggio. Un ampio
armadio occupava la parete libera della stanza.
Che splendida camera! pensò Diana ruotando su se stessa
ammirando l’insieme.
“Forza Diana, è ora di disfare i bagagli!” si disse
risoluta la ragazza appoggiando la valigia sul piccolo mobiletto accanto al
letto.
Con cura, la ragazza aprì la valigia e tirò fuori, uno alla
volta i vestiti che si era portata.
Aprì l’armadio e ci mise gli abiti. Svuotata la valigia, la
ripose anch’essa con cura nell’armadio. Aprì le altre ante dell’armadio e vide
che c’erano degli abiti meravigliosi appesi alle grucce.
“Di chi saranno?” si chiese la ragazza accarezzandoli
dolcemente con la mano. Le stoffe erano morbide contro la mano della ragazza.
Un leggero bussare alla porta la riscosse dai suoi
pensieri.
“Avanti…” disse chiudendo le ante dell’armadio e sentendosi
colpevole per aver curiosato troppo.
“Ti disturbo? Sai la mamma ha preparato il pranzo, anche se
ormai è quasi ora di merenda… E poi stasera c’è una piccola festicciola con dei
nostri parenti… A ti avviso subito… Ci sarà anche Janet…” disse Julia entrando
nella camera “allora… la camera ti piace?” chiese provando a guardare la stanza
con gli occhi della ragazza.
“E’ una camera semplicemente meravigliosa!” disse Diana
evitando di pensare alla festa ed al prossimo incontro con Janet.
“Non ti preoccupare, non sarai sola stasera.” disse Julia
avendo compreso lo stato d’animo di Diana.
“Ora però scendiamo, altrimenti chi la sente la mamma!”
disse Julia ridacchiando, riuscendo a far ridere Diana.
Scesero al pian terreno e girarono nel corridoio a destra
Diana si guardava intorno ammirata.
La sala da pranzo era bellissima nella sua semplicità.
Questa era tinteggiata color crema, il pavimento era in noce chiaro e due ampie
finestre la illuminavano. Un ampio tavolo in mogano era posto al centro della
sala, mentre un caminetto bianco occupava la parete senza finestre, riscaldando
l’ambiente. Una credenza in mogano con delle vetrinette occupava lo spazio
vuoto tra le due finestre.
La sala era vuota solo un rumore di passi in avvicinamento
fece capire alle due ragazze l’arrivo imminente dei commensali.
“Bene! Ci siamo tutti. Ora possiamo metterci a tavola”
disse la signora Wright guardando i presenti.
Avvicinò al tavolo un carrellino sopra il quale erano
posati dei piatti lisci e fondi ed una zuppiera. Julia e Katherine si alzarono
subito per aiutare la madre.
Tutti fecero onore al pranzo, facendo numerosi complimenti
alla padrona di casa.
Dopo pranzato, come promesso al loro arrivo, Fred chiese a
Diana se le andava di fare un giretto per vedere la casa.
“Guarda che stasera alle otto ci sarà la festa…” ricordò
gentilmente la signora Wright al figlio ed alla loro ospite.
“Va bene mamma… Te la riporto sana e salva tra un’oretta…?”
disse il ragazzo portando Diana in giardino.
“Avete una casa bellissima!” disse Diana appena furono
soli.
“A me piace di più la Casa sul Fiume… E’ grazie a lei se ho
potuto conoscerti…” disse prendendole dolcemente la mano.
La ragazza arrossì, compiaciuta del complimento inatteso
appena ricevuto.
“Quando ci siamo visti la prima volta non so se la pensavi
così però…” disse la ragazza guardandolo di sottecchi.
“E già… Però neppure tu mi hai reso le cose facili…
Ragazzina…” disse Fred sempre più divertito dalla piega che stava prendendo la
conversazione.
“Io però il signor Wright lo conoscevo…” ribattè
prontamente Diana.
“Anch’io…” disse il ragazzo scoppiando a ridere. Anche
Diana si fece contagiare dalla risata calda e profonda del ragazzo che le stava
accanto, scoppiando a ridere.
Erano arrivati sul retro della casa, vicino ad un boschetto
di pini.
“Lo sai… Quando ridi diventi ancor più bella…” disse il
ragazzo fattosi improvvisamente serio.
“Grazie…” disse Diana non sapendo cos’altro aggiungere.
“Tu sei sempre bella…” continuò baciandole dolcemente la
mano che ancora teneva tra le sue.
“Mi fai arrossire…” disse la ragazza già paonazza in viso.
“E’ la verità…” disse Fred serio passandole delicatamente
una mano sulla guancia.
“Fred io…” cercò di dire lei.
“Ti prego Diana, lo so… Dovrei chiederlo ai tuoi genitori
prima ma… Vuoi essere la mia fidanzata?” chiese il ragazzo guardandola
teneramente negli occhi.
“Io… Sì…” disse in un soffio guardando il ragazzo con tutto
l’amore che provava dentro di sé.
Poi non ci furono altre parole, ma solo un dolcissimo bacio
che suggellò il loro amore e che li rese dimentichi di tutto e di tutti.
Rientrarono in casa poco dopo, entrambi avevano gli occhi
scintillanti.
Consumarono un piccolo spuntino, poi le ragazze salirono
nelle loro camere per prepararsi.
Diana e Julia salirono le scale parlando della festa e dei
loro vestiti e di altre frivolezze femminili. Sulla porta si salutarono dandosi
appuntamento di lì ad un ora.
Diana si chiuse la porta alle spalle e sorrise felice
buttandosi sul letto “non ci credo! Fred mi ama… Ora sono la sua fidanzata!”
Si alzò felice ed andò ad aprire le ante dell’armadio.
Guardò i suoi vestiti: per fortuna che mamma ha insistito
affinché portassi anche un vestito da sera oltre ai due vestiti per la
cerimonia di domani! pensò felice la ragazza.
Tirò fuori il vestito da sera ed andò a rinfrescarsi un
po’. Dopo essersi sistemata indossò l’abito.
Era uno splendido vestito azzurro cielo, leggermente
scollato con due fiocchi ai lati delle spalle ed un fiocco leggermente più
grande sul petto di un azzurro più scuro. Le maniche del vestito scendevano
fino al gomiti mentre la gonna scendeva lunga e svasata fino ai piedi.
All’altezza del ginocchio sinistro la gonna era fermata da un fiocco, dello
stesso colore dei precedenti, che
faceva vedere la seconda parte della gonna di colore blu.
Indossò una fascetta di raso dello stesso colore del
vestito sul collo.
Mentre si pettinava i lunghi capelli neri pensava alla
pettinatura.
“Peccato! Un raccolto ci stava benissimo!” disse provando
varie pettinature.
“Ok, Diana! Qua ci vuole fantasia!” pensò la ragazza
iniziando ad acconciarsi i capelli.
Finalmente dopo quasi un’ora si guardò soddisfatta allo
specchio: perfetta!
I capelli erano stati divisi in quattro trecce, due
componevano la sua solita pettinatura, mentre l’altre due si attorcigliavano
alle altre due dando uno strano effetto. Effetto accentuato dal nastro blu che
univa le due trecce da entrambi i lati.
Dopo un ultimo sguardo allo specchio uscì.
Di fronte a Diana c’era Julia che stava chiudendo la porta
della sua camera.
Si guardarono “che tempismo!” dissero e poi scoppiarono a
ridere.
Quando le risate si spensero un po’ si osservarono.
Julia indossava un vestito scarlatto con una scollatura
rotonda. I capelli erano legati in una morbida treccia appoggiata alla spalla
sinistra della ragazza.
“Il rosso è proprio il tuo colore Julia!” disse Diana
guardando l’amica.
“Grazie, però tutti non avranno occhi che per te!” disse la
bionda ridendo felice.
Scesero le scale parlando dell’imminente inizio della
festa.
Diana era talmente felice per gli sviluppi accaduti quel
pomeriggio che neppure il rivedere Janet l’avrebbe resa triste… Se c’è Fred con
me posso affrontare tutti! pensò la ragazza ottimista.
Arrivarono al piano terra dove trovarono gli uomini Wright
ad attenderle.
Fred era semplicemente divino, indossava un completo giacca
e pantaloni neri ed una camicia bianca. Un papillon nero completava l’opera.
Fred dal canto suo era ammaliato dalla bellezza di Diana,
ora intenta a parlare con James.
Diana sei bellissima… E non te ne accorgi nemmeno…
Poco dopo scese anche la padrona di casa.
Katherine non partecipava, perché troppo piccola.
Alle otto la sala delle feste era gremita di persone. Diana
si guardava intorno spaesata.
“Mi concede l’onore di questo ballo, mia principessa?”
chiese Fred alle spalle di Diana.
“Certamente, o mio nobile principe!” disse sorridendo al
ragazzo che tanto amava.
Iniziarono a ballare il primo di una lunga serie di balli.
Molti iniziarono ad ammirare la bella coppia che
volteggiava sicura sulla pista da ballo.
L’arrivo di Janet non si fece attendere ma si fece notare,
soprattutto grazie al vestito ed al suo accompagnatore.
La ragazza per l’occasione aveva indossato un vestito da
sera color crema molto scollato che scendeva morbidamente fino ai piedi. I
capelli erano spostati a sinistra e lasciati sciolti in morbide onde. Sul lato
destro del viso una rosa bianca completava l’acconciatura.
Il suo accompagnatore era alto quasi quanto Fred, era
biondo ed un leggero pizzetto gli incorniciava il viso. Era vestito con un
completo blu scuro ed una camicia bianca. Un papillon blu completava il suo
abbigliamento.
Appena Janet vide Fred e Diana ballare la sua espressione
cambiò: cosa diavolo ci faceva quella contadina in casa Wright! pensava
stizzita la ragazza.
“Viktor? Andiamo a ballare…” disse la ragazza avanzando
verso la pista da ballo.
Viktor Poldfiel accennò un sì con la testa ed accompagnò la
ragazza.
Conosceva Janet da dieci anni e da nove ne era innamorato.
Sapeva che Janet non lo amava ma, era convinto che, non appena il grande
amore di Janet Fred Wright si fosse sposato, lei lo avrebbe notato e si
sarebbe innamorata di lui.
E’ solo questione di tempo, si ripeteva il giovane Viktor.
Questa convinzione gli era data dai nonni della ragazza
alla quale lui aveva già espresso i suoi sentimenti, ottenendo il consenso di
entrambi.
Fu molto felice di vedere il suo rivale ballare con una
ragazza, pensava che questo convincesse Janet.
Fred e Diana, troppo presi nella danza, non notarono Janet
se non al buffet.
Diana appena vide Janet avvicinarsi s’irrigidì e si avvicinò
inconsapevolmente di più a Fred che, prontamente la strinse a sé.
“Diana Barry! Sei venuta in città!” disse Janet affabile
come un ghiacciolo.
“Già…” disse Diana vittima della sua timidezza che l’aveva
assalita non appena Janet aveva parlato.
“Conoscete già il mio accompagnatore…? No? Rimediamo
subito… Viktor? Loro sono Fred Wright e Diana Barry di Avonlea… Fred, Diana…
Lui è Viktor Poldfiel…” disse Janet melliflua.
“Lieta di conoscerla signor Poldfield” disse Diana compita.
“Piacere” disse Fred ricambiato dall’altro.
“Su, su Diana! Quante formalità!” disse poco dopo
allungando la mano verso quella di Diana che aveva in mano un bicchiere con del
succo di lampone.
Fu un attimo: il bicchiere si rovesciò ma anziché macchiare
il vestito di Diana rovinò su quello di Janet.
Questa furibonda e dimentica di trovarsi ad una festa urlò
“Mi hai rovinato il vestito! Ma… Ti rendi conto di quanto l’ho pagato sciocca
campagnola?! Io mica mi faccio i vestiti da sola come te! Io li compro nelle
boutique!” le urlò inviperita Janet.
“Mi dispiace… Io… non volevo…” tentò di giustificarsi Diana
prossima alle lacrime.
“Tu l’hai fatto apposta!” continuò Janet “solo per
allontanarmi da Fred!” tuonò ancora Janet.
“Non vedo come ciò possa essere possibile, dato che io e
Diana siamo fidanzati!” rispose Fred stanco delle lamentele di Janet.
“Cosa?! Tu… lei… non è possibile! Tu ami me!” disse Janet.
“Non credo proprio. E poi… perché dovrei mentirti?” disse
Fred.
“Janet… Andiamo a casa…” disse Viktor vedendo la sua amata
distrutta.
Questa non disse nulla e si fece accompagnare verso la
porta di casa.
Solo quando sentirono chiudersi la porta di casa si
accorsero che nella sala era calato il silenzio.
“Bene. Signore e Signori vi presento la mia fidanzata,
Diana Barry” disse Fred guardando dolcemente Diana.
Un applauso ruppe il silenzio che aveva accolto la notizia.
Tutti si avvicinarono alla coppia per congratularsi con i due e la musica
finalmente riprese a suonare.
La festa terminò due ore dopo. I coniugi Wright decisero di
attendere l’indomani per le spiegazioni, meglio se dopo il matrimonio. Dopo
essersi augurati la buonanotte, ognuno salì nella propria stanza.
Un raggio di sole svegliò Diana che, dopo aver abituato gli
occhi alla luce, cercò di ricordare gli eventi della sera precedente.
“Oh mio Dio!” disse solo la ragazza chiudendo gli occhi,
quasi fosse un sogno dal quale potersi risvegliare.
“Stare a letto non migliorerà la situazione. Direi che è
ora di prepararsi” disse alzandosi dal letto.
Mezz’ora dopo era pronta. Scese al pian terreno ed andò in
sala da pranzo.
“Buongiorno Diana, ti sei alzata. Hai dormito bene?” chiese
dolcemente la signora Wright.
“Buongiorno signora Wright, ho dormito benissimo, grazie.
Posso darle una mano?” propose la ragazza volendo rendersi utile.
“No, stai tranquilla sei la prima. Cosa ti posso portare?”
chiese la padrona di casa.
“Quello che prende lei andrà benissimo” rispose Diana non
volendo disturbare.
Fecero colazione parlando del più e del meno, come se si
conoscessero da tempo.
“Buongiorno mamma, Diana…” dissero Fred e Julia entrando in
sala da pranzo.
“Buongiorno a voi” risposero le due donne in coro,
ridacchiando subito dopo.
Julia e Fred si guardarono sorpresi.
Poco dopo scesero il signor Wright, Martin, James e
Katherine.
Dopo colazione tutti tornarono nelle loro stanze per
prepararsi.
Diana indossò l’abito color oro. Si acconciò i capelli come
la sera precedente e, dopo essersi data un’ultima occhiata allo specchio, scese
al pian terreno.
Ad attenderla trovò Fred con indosso un completo nero con
camicia e papillon bianchi.
“Per ieri sera…” esordì il ragazzo guardando la ragazza che
tanto amava “spero di non averti messo in imbarazzo…” disse il giovane.
“Diciamo che non me l’aspettavo… Però… No, non mi hai messo
in imbarazzo” disse Diana sorridendo.
“Ne sono felice” disse abbracciandola.
“Se siamo tutti pronti…” esordì il signor Wright
all’indirizzo dei due piccioncini.
“Sembrerebbe di sì…” rispose Fred sorridendo.
Il matrimonio si svolse senza intoppi di alcun genere.
Janet, compita nel ruolo di damigella, nel suo abito lilla
ignorò Fred e Diana che, dal canto loro, erano ben felici di non dover
discutere con la ragazza.
Alice era splendida nel suo vestito d’organza bianco e con
Martin, vestito con un completo grigio, camicia bianca e papillon grigio,
formavano una coppia perfetta.
A metà rinfresco, Alice si avvicinò al cognato ed a Diana.
“Mi scuso per il comportamento di mia sorella…” disse
dispiaciuta per il comportamento della sorella.
“Tu non hai colpe Alice, non scusarti” disse Fred.
“Martin mi ha detto che vi siete fidanzati. Sono felice per
voi. Vi auguro tutta la mia gioia” disse la ragazza sorridendo al neomarito che
era venuto a chiamarla per il consueto lancio del bouquet.
“Non vai ad attendere il bouquet?” chiese Fred a Diana.
“Meglio di no…” rispose questa vedendo Janet prendere posto
accanto alla sorella che era prossima ad effettuare il lancio.
“Va bene…” disse il ragazzo stringendole la mano.
“Tre… due… uno… lancio!” disse Alice felice come una
ragazzina.
Quando tante persone vogliono qualcosa… la qualcosa va a
finire tra le mani di chi non la vuole…
Troppe mani si alzarono senza direzione ed il bouquet finì
nelle mani di… Diana.
Janet, livida di rabbia, preferì ritirarsi.
Il rinfresco era ufficialmente finito e tutti tornarono
alle proprie abitazioni.
Dopo essere passati a casa Wright a ritirare le valigie,
preparate quella mattina, i suoi occupanti uscirono per lasciare la casa nelle
mani dei nuovi coniugi Wright che di lì a poco l’avrebbero occupata.
Salve a tutti cari lettori, finalmente sono riuscita a scrivere il capitolo che già da un po’ mi ronzava in testa.
Allora, cosa ve ne pare? Come al solito vi chiedo di
lasciarmi un piccolo commentino, giusto per farmi capire se il capitolo vi
piace o no.
Veniamo ai ringraziamenti:
Daphne:
ciao stellina! Scusa se mi sono fatta attendere ma la mancanza di recensioni
aveva un po’ fiaccato la mia creatività. Ho cercato di accontentarti, Janet in
teoria è fuori… Vediamo cosa partorirà ancora la mia mente malata. Tu mi
raccomando fammi sapere.
Ringrazio anche tutti quelli che leggono ma non lasciano
recensioni.
Grazie a tutti, siete fantastici.
Ciao Kirby (alias Luana80)