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Autore: RosySmallCullen    02/07/2010    2 recensioni
Facevo parte di un mondo che avevo conosciuto solo attraverso libri e film.
Mi trovavo in una nuova realtà di cui avrei dovuto far parte comunque.
Vampiri e licantropi esistono veramente.
E io volevo essere una di loro…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAWN HANGING

 

 

Ross Josephine Bayd

-Non risponde ancora- Pensai.
Era già una settimana che non vedevo il mio migliore amico, Jacob, una settimana che provavo ininterrotamente a chiamargli, ma non aveva mai nessuna risposta. Qualche volta mi rispondeva suo padre, Billy, ma non mi dava nessuna spiegazione utile. Mio padre nella poltrona di fronte a me faceva finta di niente, ma in verità sapevo benissimo che per lui era inutile che io continuassi a chiamargli. Stava leggendo il giornale della finanza, campo in cui lavorava, ma ogni qualvolta credeva che io non lo guardassi alzava gli occhi e mi fissava. Sia lui che mia madre avevano perso le speranze nel dirmi che presto si sarebbe fatto lui vivo.
Tutta questa faccenda era accaduta a causa mia.
Da quasi una settimana mi ero trasferita a Forks e tra poco avrei anche frequentato il secondo anno del liceo della città. A Forks non faceva altro che piovere per tutto il giorno, da quando ero qui non avevo visto nemmeno un raggio di sole e questo non faceva altro che aumentare il mio malumore.
Il giorno del mio arrivo Jacob si era fatto trovare davanti la mia nuova casa, si trovava in periferia ed aveva un grande giardino che avrebbe occupato i pomeriggi domenicali di mia madre, per aiutare a sistemarci. Io e Jake ci conosciamo fin da piccoli perchè passavamo ogni estate insieme ed io poi me ne tornavo a Phoenix, nelle sue spiagge soleggiate. Jake era da sempre stato il mio unico amico, l'unico a cui confidassi le mie paure e i miei segreti. L'unico che era in grado di sopportare il mio carattere introverso e timido.
Quel giorno litigammo perchè non faceva altro che dirmi che di li a poco avrei trovato subito un ragazzo e mi sarei dimenticata di lui. All'inizio presi l'argomento alla leggera ma poi le sue domande si fecero più insistenti, quasi insopportabili e arrabbiata gli urlai contro che forse liberarmi di lui sarebbe stata una liberazione. Di contro lui mi guardò arrabbiato, i suoi occhi color della pece sembravano ardere, e come se fosse scosso da innumerevoli brividi di freddo prese a tremare, mi ero pentita immediatamente di avergli urlato contro e cercai di recuperare afferrandogli la mano che era bollente. Quando lo vidi di certo rimasi sorpresa del suo cambiamento, da ragazzo gracilino era diventato muscoloso e alto quasi 1.90. I capelli lunghi che comportava come tutti i membri della riserva, erano stati tagliati corti, l'unica cosa che con piacere notai che non cambio era stato il sorriso che mi aveva accolto.
Quel sorriso era in grado di bruciare qualunque cosa. Aveva una potenza disarmante.
Con un movimento brusco mi aveva costretto a lasciargli la mano ed era andato via.
"Pronto?"
"Ciao Billy, sono Ross. Volevo sapere di Jake e da un pò che non si fa sentire e sono preocc...."
"Ross, Jacob ha soltanto un pò di febbre, presto gli passerà"
"Posso venire a trovarlo?" Il mio cuore era pieno di speranza.
"No, non puoi" Quasi la cornetta del telefono mi cadde di mano per la sfacciattagine che Billy aveva usato.
"Anzi penso proprio che tu e Jacob dovreste smettere di essere amici"
"C-cosa? Billy ma cosa..."
"Ciao" Il telefono divenne muto.
Senza posare la cornetta al suo posto mi appoggiai al muro. Dovevo avere lo sguardo sconvolto, lo capii quando mia madre si avvicinò preoccupata e poggiò una mano nella mia fronte per controllare se avessi la febbre. Mi accarezzò il volto chiedendomi cosa fosse successo, ma io scossi la testa e cercai di sorridere. Al diavolo! Potevo essere pure introversa e timida, ma Billy non poteva dirmi se potevo o no essere amica di suo figlio. Se Jacob non avrebbe più voluto essere mio amico lo volevo sentire dire da lui, non da secondi. Mia madre, affatto rassicurata, ritornò in cucina e io salii di corsa in camera. Indossai un paio di jeans con una giacca verde a quadretti e sotto una maglia semplice bianca. Mi guardai allo specchio. Il viso era tondo con dei grandi occhi color cioccolato, le labbra carnose rovinate a causa del mio vizio di morderle presa dal nervosismo, i capelli scompigliati non si sarebbe notati sotto il cappuccio anche se i jeans si sarebbe riempiti di fango perchè mia madre non aveva avuto il tempo di adattarli alla mia altezza. Presi le chiavi del Pick Up rosso che apparteneva a mio padre e mi congedai dicendo che volevo andare a fare un giro. Conoscevo la strada per la riserva a memoria, l'avevo impressa nella mente la cartina e quindi partii sicura. Il motore si accese dopo un primo forte rombo e poi partii. C'era un pò di traffico in strada e passai davanti ad un parco dove c'erano molti ragazzi della mia età, forse qualcuno di loro sarebbe stato un mio compagno in qualche materia. Scossi la testa, quello che veramente mi interessava in quel momento era parlare con Jacob. Perchè io non potevo perderlo per queste stupidaggini e gli avrei chiesto scusa perfino in ginocchio se questo sarebbe servito a fare pace. Dopo circa un quarto d'ora di viaggio entrai nel vialetto della casa di Jake ma ciò che mi soprese fu trovare altre due macchine. Una grigio metalizzata tirata a lucido ed un Wolkswagen nera. Spensi il motore e rimasi per un pò in auto a fare dei profondi respiri per calmarmi. Scesi dall'auto con il cappuccio che mi copriva il viso e quando arrivai davanti alla porta di casa sentivo il brusio di alcune persone. Corrugai la fronte e bussai ma quando nessuno mi venne ad accogliere decisi di entrare lo stesso. Io volevo soltanto vedere Jacob. Con le scarpe che facevano una strano rumore andai verso il salotto e come se fossi entrata al centro della stanza urlando sorpresa tutti i presenti si voltarono verso la porta del salotto dove compariva soltanto il ciuffo dei miei capelli.
"Ross! Che ci fai qui? Ti avevo detto che non potevi venire.." La voce di Billy all'inizio era rude ma quando spuntai dalla porta interamente bagnata si fece più dolce e con la sedia a rotelle si avvicinò a me. Con lo sguardo mi supplicò di tornare indietro ma io scossi la testa e guardai i presenti. Il mio sguardo, come attirato da una calamita si posò su di un ragazzo dai capelli rossicci. Non credevo fosse un amico di famiglia dei Black semplicemente dallo sguardo ostile che Billy donava agli ospiti. Il ragazzo mi fissò per un istante e poi fece tre passi indietro come se avesse paura di me. La ragazza che sembrava un folletto accanto a lui gli si strinse nel braccio e vidi la sua bocca muoversi, ma non colsi le parole che gli disse. Il signore dall'area molto elegante invece era l'unico della stanza a sorridermi. L'unica cosa che accumunava quei tre era il colore degli occhi, dorati. Ma quelli del ragazzo incorniciato da lunghe ciglia era il più ammaliante.
"Vecchio che ci fa la macchina di Ross qui fuori? C'è Dean?"
Al suoco di quella voce roca che tanto mi mancava e che avevo voglia di sentire da una settimana mi voltai con un gran sorriso. Quello che non vidi però stampato nel volto del mio amico. Quando mi trovò nel suo salotto la bocca si piegò in un ghigno di rabbia e mi afferrò il braccio facendomi inciampare e tirandomi portandormi verso l'entrata.
"Che diavolo ci fai tu qui?" Mi sussurrò arrabbiato. Come quella mattina a casa mia aveva preso a tremare. Chiusi gli occhi per un interminabile minuto e quando li riaprii osservai il mio migliore amico come se lo vedessi per la prima volta. Aveva addosso soltanto un paio di pantaloncini a jeans. Al braccio aveva uno strano tatuaggio e i muscoli della braccia erano tesi.
"Jake che cos'hai fatto?" Chiesi impaurita.
"Va via Ross"
"C-cosa? Io sono venuta qui perchè..."
"Va via!" Urlò forte che rabbrivvidii tremando. Lo fissai con le lacrime agli occhi e senza dire nulla si voltò e andò verso il salotto. Di sicuro si aspettava che me ne andassi ma non potevo permettergli di trattarmi in quel modo. Con le mani strette a pugno lungo i fianchi e camminando sbattendo i piedi nel pavimento entrai nel salotto.
"Eh no Jake! Non funziona cosi mi dispiace!"
Sorpreso si voltò a fissarmi mentre la ragazza sorrise per la mia determinazione. A grandi passi si avvicinò a me e mi costrinse ad arretrare fin quando con la schiena non urtai il muro.
"Ross ma non riesci proprio a capire? Non possiamo più continuare a vederci" Sussurrò meno arrabbiato di prima.
"Perchè?" Chiesi tirando su con il naso. Dovevo sembrare una bambina.
"Perchè non è possibile. Mi dispiace..non ti posso dare spiegazioni" Abbassò lo sguardo ma ciò che mi diceva non mi lasciò soddisfatta. Confusa e arrabbiata per il modo in cui mi aveva tratta mi allontanai da lui e uscii fuori del portico bagnandomi i capelli. Rimasi li a fissare il nulla non so per quanto tempo fin quando il cielo non si fece buio e le gambe non si intorpidirono, sotto la pioggia battente mi diressi verso l'auto. Accesi il riscaldamento e rimasi ancora ferma li per un pò di tempo. Era tardi lo sapevo benissimo, rimanere li fuori non avrebbe risolto nulla, non sarebbe di certo caduta una soluzione dal cielo. Rimanere li avrebbe fatto soltanto preoccupare i miei genitori eppure aspettavo almeno che uno di quelle persone uscisse fuori. Perchè ne ero certa, la causa di questo cambiamento improvviso doveva essere dovuta a loro. Cosa gli avevano fatto? Forse avevano costretto Jake ad entrare in una specie di setta demoniaca? Forse avevano fatto il lavaggio del cervello a Billy e a Jacob? Io avevo bisogno di sapere. E mentre il mio cervello vagava alla ricerca di una risposta esaudiente nel portico vidi il ragazzo dai capelli castano ramati. Lasciai il riscaldamento acceso e corsi nel portico verso di lui. Quando le ebbi davanti notai che da vicino la sua bellezza era ancora più insopportabile. La bellezza degli occhi era inaudita, quell'oro fuso era attraente. I tratti del viso non erano spigolosi ma ben marcati. I capelli scompigliati stavano benissimo su di lui e non gli donavano affatto un'area malandata come sarebbe successo su qualcun'altro. Era molto più alto di me ma un pò più basso di Jake. Anche se c'era freddo indossava una semplice camicia. Mi guardava con diffidenza, il corpo rilassato e le mani nelle tasche dei jeans. Decisi di non farmi confondere da quella persona che somigliava ad un angelo.
"Tu! So bene che centri qualcosa con Jake. Che cosa gli è successo? Cosa gli avete fatto?"
"Sei proprio testarda eh?" La sua voce mi lasciò a bocca aperta. Era come sentire il suono di dolci campane. Era cristallina e riusciva a mandarmi dei brividi freddi lungo la schiena.
"Non hai sentito la mia domanda?" Chiesi con sfacciataggine. Ma lui non sembrava voler rispondere, anzi si avvicinò alla poltrona di legno e ci si sedette come se io non esistessi.
"Da quanto tu e Jake siete amici?" Continuai.
"Io e quello non siamo amici. Io e la mia famiglia siamo qui soltanto per affari. Senti dovresti seguire il consiglio del tuo ragazzo e andartene. Se non vuole essere più tuo amico te ne farai di nuovi"
E al suono di quelle parole non riuscii più a trattenere le lacrime. Era come se non riuscissi a fermarmi. Erano le lacrime che avevo trattenuto per circa una settimana. Jacob mi aveva promesso che saremmo andati insieme a scuola il primo giorno, che mi avrebbe aiutata a fare nuove amicizie, che mi sarebbe rimasto accanto sempre e comunque. Qualunque cosa fosse successa lui ci sarebbe stato. E invece in quel momento era lui la fonte di tutti i mali. Io volevo soltanto avere indietro il mio amico e ritornare a parlare di stupidaggini. Avevo accettato di abitare a Forks soltanto perchè ci sarebbe stato lui come appoggio. Ma forse...forse era stato proprio questo il mio errore. Mi ero adagiata sugli allori. Ero fin troppo sicura che Jacob ci sarebbe stato. Forse il peso dei miei problemi lo aveva fatto stancare. E adesso, come una stupida, piangevo davanti a quel sconosciuto. Mi voltai verso l'auto e ripresi a camminare sotto la pioggia. Salii in auto dove venni accolta dal calore del riscaldamento che non riusciva a riscaldare il freddo che provavo dentro di me. Poggiai la testa nel volante della macchina stando attenta a non colpire il clacson. Non volevo che nessuno, apparte quel ragazzo, sapesse che ero ancora li. Con la faccia poggiata nel volante girai la chiave ma il rombo che mi aspettavo non avvenne. Ero troppo triste perfino per arrabbiarmi. Avrei passato li la notte? Bè, quella era l'ultima cosa che volevo fare. Un lampo squaciò il cielo a metà, quella notte ci sarebbe stato un temporale.
Alzai gli occhi per fissare le luci di casa Black quando con la coda dell'occhio notai un'ombra vicino all'auto. Lo sportello si aprì di botto e repressi un urlo soltanto quando riuscii ad intravedere un ciuffo di capelli ramati.
"Spostati. In queste condizioni non sei in grado di guidare" La sua voce...era terribile come riusciva ad infondermi sicurezza.
"No. Io passerò qui la notte" Dissi con voce tremante. Lui sorrise e fu la cosa più bella che vidi nel corso di quella giornata. Le labbra si assottigliarono lasciando intravedere una fila di denti bianchi e perfetti.
"Spostati, per favore" Mi guardò dal basso verso l'alto dalle sue lunghe ciglia. Senza dire una parola mi spostai verso il sedile del passeggero, poggiai la testa contro il finestrino guardandolo mentre accendeva l'auto. Chissà perchè in qualche modo, con lui il rombo non fu cosi forte. Doveva avere delle mani fatate.
"Che ferraglia" Esclamò facendo marcia indietro.
"Ed è pure molto lento"
"Mi dispiace che non sia una super Ferrari, la prossima volta verrò con quella"
Rise. "Bene, quindi vuol dire che ci sarà una prossima volta che ci vedremo?"
Arrossii e sgranai gli occhi. Mandai giù il groppo che avevo in gola ma la gola continuava a sembrarmi secca.
"Forse..." Biascicai.
"Scusa per il modo in cui ti ho risposto prima. Non dovevo rispondere cosi ad un ragazza. Mi dispiace"
Alzai le spalle. "Non fa niente, scusami anche tu"
"Comunque sperando di rivederci presto" Eravamo poco lontani da casa di Jacob. Mise la freccia e si accosto in un lato della strada. Si voltò verso di me e continuando a sorridere mi porse la mano.
"Piacere, io sono Edward Cullen"

  
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