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Autore: SweetPandemonium    02/07/2010    5 recensioni
Seguito di I Will Never Give Up
Ritroveremo i nostri protagonisti, Brian e Jordi, a fare i conti con il passato, con il presente e con il futuro.
Problemi da risolvere, storie non dette da raccontare, paure da affrontare, gelosie da superare. Ma anche amore da dimostrare, da difendere con i denti e con le unghia,un futuro da costruire insieme. Un amore che gli farà capire, ancora una volta, che vale la pena continuare a tener duro. A non arrendersi mai.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Will Never Give Up'
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X – To Forget

 

 

La mattina dopo Brian si alzò dal letto senza muovere neanche l’aria e lasciando Jordi a dormire tranquillamente.

La sera prima non aveva accennato nulla al suo ragazzo di quello che avrebbe dovuto fare il giorno successivo, quindi preferì prepararsi ed uscire prima che si svegliasse, per evitare domande scomode.

Non sapeva perché non ne avesse parlato con Jordi.

Forse aveva semplicemente paura di spiegare perché si era piegato così facilmente alle parole: “…per esaudire un desiderio di Christian.”

Dalla stanza di Jordi era andato nella sua e si era vestito velocemente.

Quando era andato in cucina in cerca di una tazza di caffè però, si rese conto che i suoi genitori erano già in piedi.

Suo padre aveva mantenuto la promessa ed era in tenuta da camera, con il suo fedele giornale in mano e la tazza di caffè fumante davanti a lui.

- Buongiorno…- fece, con tono cavernoso, andando direttamente verso la caffettiera.

- Buongiorno…- risposero in coro Anthony e Helena.

La donna però continuò ad osservarlo mentre si versava il caffè.

- Dove vai? – chiese poi.

Brian prese un sorso prima di rispondere.

- Dai Davies.- rispose semplicemente.

Helena annuì e Anthony tirò su lo sguardo.

- Ci hai pensato bene? – chiese poi il padre – Insomma…non vorrei che dovessi pentirtene. –

Il ragazzo fece un profondo respiro. Il viso contratto dall’ansia e dal pensiero di quello che stava per fare.

Ritirò le labbra all’interno della bocca, prima di rilasciarle.

- Sono sicuro. E se me ne dovessi pentire…beh, me ne assumerò la responsabilità. – rispose, seriamente.

Anthony non trovò di che rispondere, preferendo annuire lentamente e allungare una mano verso il suo caffè.

Brian invece lo terminò velocemente.

- Io vado. Non so quanto ci metterò. Quando si sveglia Jordi ditegli che…- si fermò a pensare, beh sinceramente non aveva pensato a che scusa inventarsi per far giustificare la sua assenza.

- …ditegli che sono andato a fare la spesa, o qualcosa del genere. Non so, vedi tu mamma. Ci vediamo dopo. –

Helena era davvero sorpresa.

Quello voleva dire che non aveva parlato a Jordi di quell’incontro?

Perché?

Avrebbe voluto chiederlo, ma prima che potesse parlare Brian era già uscito di casa.

 

 

°°°

 

 

Quando, la sera precedente prima di addormentarsi, Brian aveva immaginato come sarebbe stato quell’incontro, aveva solo cercato di ricordare com’era casa di Christian.

C’era stato molte volte, anche se la maggior parte delle volte era casa sua il teatro della loro storia.

Ma non aveva immaginato che rifare la strada che lo avrebbe portato a quella casa, lo avrebbe fatto soffrire.

Era da quando andava ancora alle superiori che non la percorreva.

Fu preda di deja-vu continui mentre faceva quelle strade velocissimamente.

Lui e Chris che ridevano e si davano leggere spinte sul marciapiede, quelle volte in cui Chris lo aveva invitato a pranzo.

O quella volta che invece avevano litigato e se l’erano fatta completamente in silenzio da scuola.

Si fermò improvvisamente, incapace di camminare ancora così velocemente, davanti ad una casa molto simile alla sua, solo di un color pesca che pungeva gli occhi.

Li chiuse e rivide immediatamente e in modo chiarissimo se stesso e Chris al suo fianco, entrambi con il viso rivolto a terra.

Lui teneva le mani nelle tasche, aveva una sola cuffietta mentre l’altra penzolava inerte avanti a lui. Voleva accorgersene se, in una remota speranza, Chris gli avesse parlato.

Invece l’altro ragazzo sembrava concentrato a contare i sassolini sul marciapiede.

Sembrava che stesse camminando da solo per strada e che accanto a lui non ci fosse Brian che sperava, ad ogni passo, che lui gli rivolgesse una parola.

Cosa gli costava dire un piccolo “scusa”? Brian non avrebbe voluto niente di più.

Infondo lui, le sue scuse, gliele aveva già fatte!

Ricordò benissimo quando si decise a fermarsi e a togliersi con rabbia anche l’altra cuffietta, prendendo poi Christian per un braccio.

- La smetti di comportarti come un bambino? – gli aveva detto, con tono basso e nervoso.

Chris lo aveva guardato astioso – Non mi sto comportando come un bambino Brian.-

- Se vuoi che me ne torni a casa basta dirlo, okay? Non voglio passare un pomeriggio in queste condizioni! Avevo altri progetti per la giornata, ma tu devi rovinare sempre tutto! – aveva esclamato allora.

- Anche io avevo immaginato questa giornata andare in modo differente Brian! E mi dispiace deluderti, ma sei stato tu a rovinare tutto questa volta! – aveva risposto Chris alzando anche lui un po’ la voce.

Il fatto era che lui, la voce, non l’alzava mai! Era Brian quello che di solito si lasciava prendere dalle situazioni e dal nervosismo.

Brian aveva spalancato gli occhi e la bocca – Ancora per questa storia? Ti ho detto che possiamo fidarci di Corey Chris! È il mio migliore amico! Perché non ti fidi semplicemente di me e della mia fiducia in lui?! –

Chris gli era andato improvvisamente più vicino.

- Dovevi parlarmene prima di dirgli tutto Brian! È una cosa che riguarda entrambi! Tu invece hai fatto come ti girava per la testa! –

Brian allora aveva abbassato il capo – Lo so. So che avrei dovuto parlartene. Mi sono già scusato mille volte. – aveva sussurrato prima di tornare a guardarlo.

- Solo che…non c’è la faccio più in queste condizioni Chris. Avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne. Questa situazione è difficile per me quanto per te. – aveva abbassato ulteriormente la voce avvicinandosi ancora.

- Però ora…basta essere arrabbiato, okay? Mi manchi. Sono giorni che non stiamo un po’ insieme. – allora però non aveva più potuto guardarlo negli occhi. Era arrossito come un ragazzino e sapeva benissimo che Chris non avrebbe avuto una reazione romantica e dolce a quella confessione.

In effetti quello che ricevette non fu molto di più di quello che si era aspettato. Infatti Chris lo prese per un braccio, tirandoselo vicino e, nascondendosi tra i loro profili, gli strinse una mano.

Sospirò e abbozzò solo un sorriso – Andiamo a casa va…- aveva risposto semplicemente.

Brian non si aspettava niente di più, sorrise infatti e gli strinse forte la mano.

 

 

Continuò a camminare e a ricordare episodi su episodi di loro due insieme, immaginò che con quel tanto pensare molto probabilmente era già passato davanti alla casa e non se ne era neanche accorto. Invece, quando ci passò davanti, la riconobbe immediatamente.

Vide una Mercedes Benz parcheggiata nel vialetto di casa e, nel giardinetto, una casetta di legno che fungeva da cuccia per il cane.

Pinkly, il cane di Chris, Brian se lo ricordava bene.

Un dolcissimo bastardino bianco che Chris aveva trovato per strada quando era un bimbo e i suoi genitori avevano accettato di tenerlo.

Chissà se era ancora vivo Pinkly, o se aveva seguito il suo padroncino. Ebbe la sensazione che lo avrebbe scoperto presto.

Fece un profondo respiro e si avviò lungo il sentiero lastricato che portava all’entrata principale.

Arrivato davanti alla porta chiuse gli occhi per un secondo.

Suonò il campanello dopo molti attimi di esitazione e la porta gli venne aperta quasi immediatamente.

Quando lo vide Danièl non sembrò sorpresa, anzi mantenne la sua espressione fredda.

- Brian…ti aspettavamo…- disse subito, con ancora la mano sulla maniglia.

- Eravate così sicuri che avrei accettato di venire? – chiese Brian, sprezzante.

Danièl sembrò riflettere – Si, eravamo più o meno sicuri…- annuì poi.

Brian era infastidito oltre l’inverosimile e avrebbe già voluto girare i tacchi ed andarsene. Odiava quella situazione.

- Vieni dentro, avanti…- fece poi Danièl spostandosi dalla porta.

Brian entrò e si guardò intorno.

Ricordò immediatamente la scala che si trovava davanti all’entrata, con i passamano di legno e il tappeto che ricopriva la parte centrale della scalinata.

Ricordò, chiudendo un attimo gli occhi che, per arrivare alla camera di Chris, avrebbe dovuto salire quelle scale e girare nell’ala destra della casa.

Era la seconda porta.

Per quanto si sforzasse però, non riuscì a ricordare l’intera stanza. Ricordava solo il letto e i poster musicali sulle pareti.

- Andiamo di la in cucina. Mio marito ci aspetta. Ti offro un caffè…- disse Danièl con voce gentile talmente finta da urtare ancora di più i suoi nervi.

- Senta…sono venuto qui solo per Christian. Non voglio né chiacchiere né caffè. – rispose, forse con un po’ troppo veleno nella voce.

Danièl lo scrutò in silenzio. In quel momento George Davies uscì dalla cucina.

Aveva il modo di vestirsi molto simile a quello di suo padre, pensò, ma non ne rimase particolarmente colpito dato che tutti in quel quartiere si vestivano più o meno nello stesso modo.

Quando stava con Chris però, George era molto più giovanile, e non aveva le rughe che ora gli segnavano il viso.

Non erano passati molti anni, ma era invecchiato molto dopo la morte di suo figlio.

Danièl invece non era cambiata molto. Aveva solo cambiato colore di capelli, ora tendevano al biondo e anche lei, come Helena, se li tingeva periodicamente per coprire i capelli bianchi.

- Hai ragione. George, per favore, prendi la lettera.-

George annuì mestamente e si allontanò, entrando poi in una stanza.

Ne uscì pochi secondi dopo con in mano una busta da lettere bianca, che porse subito a Brian.

- Questa è per te…- disse, con voce appena udibile, così diversa da quella della moglie, più alta e imperiosa.

Brian la prese e lesse il suo nome scritto su di essa.

Una B tonda e piena.

La scrittura un po’ confusionaria di Chris, l’avrebbe riconosciuta tra mille.

- Quando hanno trovato il corpo di Christian, accanto a lui hanno trovato due lettere. Una indirizzata a noi. E l’altra a te. All’inizio non era stata nostra intenzione dartela, ma ora è tutto cambiato. Sono passati tanti anni. – Brian aveva sentito in modo ovattato la voce di Danièl. Aveva lo sguardo fisso su quelle lettere, scritte da lui. 

- Non l’abbiamo aperta. È ancora sigillata. – aggiunse poi la donna.

Deglutì – Grazie…e arrivederci. – si voltò e fece per andarsene, ma la mano di George gli afferrò il braccio.

- Sei fortunato Brian. La nostra era macchiata del suo sangue. – disse, guardandolo negli occhi.

Brian, guardando in quegli occhi, riuscì quasi a vedere il bruciante senso di colpa che lo stava logorando.

Al contrario di sua moglie che invece riusciva a nascondere perfettamente qualsiasi tipo di sentimento.

- Chris vi voleva bene.- fu la sola cosa che riuscì a dirgli.

Avrebbe anche potuto rimanere in silenzio ed andarsene, ma quando aveva visto lo sguardo di George si era sentito in obbligo a dire qualcosa per alleviare il suo dolore.

Vide Danièl contrarre i muscoli del volto. Un secondo dopo aveva girato i tacchi e si era andata a chiudere in una stanza lungo il corridoio.

George guardò sua moglie andarsene con un espressione mortificata.

- Scusala. È molto orgogliosa e quando sente che sta per cedere preferisce rimanere sola.- disse voltandosi verso Brian.

Il ragazzo annuì. Sapeva che era quello il motivo ancor prima che George glielo spiegasse.

Suo padre faceva lo stesso.

- Aspetta ancora un attimo. C’è un’altra cosa che vorrei che vedessi.- era ancora perso tra i suoi pensieri quando sentì nuovamente il contatto con George, che gli aveva posato una mano sulla spalla.

- Vieni. – George che lo invitava a salire le scale.

Deglutì ancora e il cuore iniziò a battere furiosamente.

Salire quelle scale? Lo avrebbe portato nella sua stanza? Se la sentiva?

Non lo sapeva e per questo si bloccò appena sul primo scalino.

George, avanti a lui di qualche scalino, si voltò non sentendo più i passi dietro di se.

- Avanti ragazzo…non bisogna avere paura dei ricordi.- disse con voce vellutata.

Brian lo guardò e prese un profondo respiro, annuendo un secondo dopo.

Aveva ragione. Doveva affrontare tutti i ricordi che lo stavano investendo se voleva essere in grado di andare avanti.

Continuarono a salire le scale e poi, come aveva ricordato Brian, voltarono verso l’ala destra della casa.

La prima porta? No.

La seconda. Aveva avuto ragione.

George mise una mano nella sua tasca e ne estrasse una chiave, mettendola poi nella toppa della porte e girandola al suo interno.

La porta si aprì con uno scricchiolio che fece capire a Brian che quella camera non era stata aperta per molto tempo.

Il suo interno era buio e l’aria odorava di chiuso e polvere. Per questo George andò direttamente verso la finestra e ne aprì le imposte, facendo si che la camera fosse inondata di luce.

Brian si guardò intorno con il respiro più frequente e il cuore a martellare nel petto.

Il letto. I poster. La scrivania con un vecchio computer, quello di Chris. I libri nella libreria. I cd ordinati sulla mensola che si trovava poco sopra il letto.

Nulla era cambiato? Possibile che Chris, quando lo avevano mandato in un'altra scuola, non si fosse portato nulla?

Aggrottò le sopracciglia, guardandosi ancora intorno. – Ma…è rimasto tutto come quando c’era lui qui dentro…- sussurrò, sorpreso.

George annuì – Si, non abbiamo toccato nulla. –

Brian scosse la testa – No, non è questo che volevo dire. Quando se n’è andato per frequentare l’accademia a cui lo avete mandato, non ha portato nulla con se? – chiese, sorpreso.

Chris non avrebbe mai lasciato qui i suoi cd e i suoi libri!

Vide chiaramente il volto di George contarsi in una smorfia.

- Brian…- sospirò, dandogli le spalle – Noi non abbiamo mandato Chris in un’accademia militare o qualsiasi altra cosa ti abbiano detto. Per un anno mio figlio è stato ricoverato in un centro sperimentale per, diciamo…riportare i giovani sulla retta via…-

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. No, aspetta, non riusciva a capire.

Cosa voleva dire “riportare i giovani sulla retta via”?

Di quale centro stava parlando?

Si mise la lettera in tasca e si passò una mano tra i capelli.

- Okay, lo ammetto, non riesco a capire? Di quale centro sta parlando George? Dove diavolo avete mandato Chris? – si stava iniziando ad innervosire.

Si era rotto di tutto quel girare intorno al concetto. Voleva parlar chiaro.

George si voltò nuovamente verso di lui e deglutì.

- Un centro che ha come scopo quello di ridimensionare le inclinazioni sessuali, Brian. Abbiamo mandato Chris in quel centro con la speranza che ne uscisse…normale.-

Ora era tutto più chiaro. Più chiaro e più doloroso.

Scosse la testa – Vuole scherzare? Come…come avete potuto fare una cosa del genere? – esclamò, esasperato.

L’uomo portò in avanti le mani – Lo so! So di aver sbagliato, anche mia moglie se n’è resa conto. Ma era ormai troppo tardi per poter fare qualsiasi cosa. –

Brian lo guardava con ribrezzo e pietà.

- Sa una cosa? Non solo la lettera diretta a voi è macchiata del suo sangue, anche le vostre mani lo sono! – urlò.

George serrò gli occhi per un secondo, abbassando la testa.

Brian poi si mosse verso di lui, talmente veloce che l’uomo pensò che stesse per mollargli un pugno o qualcosa di simile.

Invece il ragazzo lo superò e andò verso la scrivania.

Aprì il secondo cassetto e tolse tutto quello che c’era all’interno, trasferendo tutto alla rinfusa sul ripiano.

C’era una piccola fessura su un lato che svelava il doppiofondo di quel cassetto. Brian ci infilò un dito e alzò il sottilissimo pannello di legno che proteggeva quel doppiofondo.

Era pieno di polvere, ma non gli importava.

Vide che, fortunatamente, quello che Chris aveva nascosto era ancora li.

Una foto incorniciata. Una loro foto incorniciata.

- Cosa fai? – chiese subito George, vedendo che trafficava davanti alla scrivania.

Brian si voltò con in mano la foto.

- Mi prendo quello che mi è rimasto di lui! – ringhiò e gli mostrò la foto.

- Questo è tutto quello che mi è rimasto di lui, per colpa vostra e della vostra ignoranza.-

C’era odio in quelle parole.

In quel momento li odiò come non aveva mai odiato nessuno nella sua vita.

Sentiva caldo, estremamente caldo, ma non era a causa della temperatura esterna.

Era nervoso e avrebbe fatto di tutto per sfogare quella rabbia, quell’odio.

Invece se ne sarebbe andato. Sarebbe uscito da quella casa senza più tornarci e si sarebbe dimenticato di tutto.

Portandosi invece con se, l’unica cosa che voleva ricordare.

 

 

 

Eccomi tornata dopo un bel pò di tempo! Scusate il ritardo, ma ultimamente mi sto dedicando a qualche shot!

Mamma mia che caldo ragazzi. Qui rischio lo scioglimento istantaneo! Non vedo l'ora di andare in vacanza in Puglia, ma per un altro mese mi dovrò accontentare di qualche giorno in piscina! >.<

In questo capitolo avete potuto vedere cosa volevano i genitori di Chris da Brian, e avete scoperto qualcosa in più su quanto è successo a Christian, nel prossimo capitolo si saprà cosa c'è scritto nella lettera e cosa è successo.

Vorrei rispondere a tutte le vostre recensioni che sono sempre carinissime =) ma devo uscire ora, c'è festa in città e bisogna cogliere le occasioni al volo quando c'è la possibilità di fare qualcosa di diverso dal fare avanti ed indietro! xD

Adoro leggere le vostre recensioni, davvero! E voglio sapere cosa ne pensate di questo capitolo! =)

Spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo!

Un grazie immenso ai lettori che recensiscono, ma anche a quelli silenziosi che penso ci siano! xD

alla prossima!

un bacio enorme!

 

 

Vale

  
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