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Autore: Antalya    02/07/2010    2 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: i piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile,  di un complimento fatto col cuore.

 

Samuel Taylor Coleridge


Seduta sotto il gazebo della tenuta di Ray, sfoglio le pagine del libro che ho preso a leggere senza una reale attenzione, lui è seduto poco distante e sta scrivendo delle cose al pc senza deconcentrarsi e senza alzare lo sguardo, ma la verità è che io non  mi concentro a leggere perché ancora nella mia testa si affollano le immagini degli ultimi giorni.

Quando due giorni fa Vic e Jos sono tornati a casa, ci trovarono ancora seduti sul divano in silenzio e con un aria afflitta, Ray si è alzato e ha parlato a tutti esponendo al sua idea e la mia decisione.

Vic ne fu molto contenta, anzi direi soddisfatta per l’esattezza della decisione di tornare in Irlanda con lui, tanto che dopo averlo abbracciato si precipitò ad aiutarmi a fare la valigia.

In aereo rimasi silenziosa, non riuscivo ad associare il fatto che stessi partendo con Ray dopo mesi di solitudine e paura di andare avanti da sola.

Ray invece aveva una faccia come poco convinta, come se stesse cercando di assimilare la notizia e la responsabilità che intendeva prendersi, ma poco dopo mi parlò.

“Hai bisogno di qualcosa?”

“No grazie sto bene!” poi rimase in silenzio, come se stesse pensando a qualcosa.

“Quando l’hai capito?” mi domandò spiazzandomi per qualche minuto.

“Non ci avevo fatto attenzione… fino a quando Vic non mi ha messo in testa la pulce…”

“Vic… era con te?”

“Si, quando abbiamo fatto il test si eravamo a casa tua… quando seti tornato quella sera, eravamo li che aspettavamo te per dirtelo ma… non c’è stata occasione!”

“Mi dispiace…io sono confuso…”

“Non è un problema… è naturale…” improvvisamente mi parve stanco, come se non avesse dormito.

“Vic è sempre stata con te?”

“Si, lei e Jos…”

“Mi… da fastidio pensare che non ero li…”

“Ray…”

“No, fammi parlare…Sono arrabbiato con me stesso perché ho sempre creduto che il giorno in cui avrei appreso di diventare padre sarebbe stato il giorno più bello della mia vita…la felicità, la notizia che arriva inaspettata, l’attesa dal dottore, il fiato sospeso…” si voltò a guardarmi e vedere quegli occhi verdi così malinconici mi fece male.

“Mi dispiace Ray…”

“Tranquilla… da questo momento mi prenderò cura di voi due fino alla sua nascita e non gli faremo mancare mai niente…” mi sorrise ma io pensai subito a quella cosa chiamata senso del dovere.

 

Ritornata alla realtà ora mi ritrovo a guardarlo scrivere e capisco quanto deve essere difficile per lui avere un vuoto di memoria e scoprire tutte le cose più assurde in un solo colpo. Capisco che lui si senta escluso dall’arrivo del nostro bambino e capisco quanto possa essere triste per lui non esserne parte.

“Quando sono tornata a NewYork, ho fatto subito una visita medica…” Ray alza la testa di scatto e ora punta su di me gli occhi verdi che tanto amo e che tanto mi piacciono.

“Ancora non si vedeva nulla, ma dalle analisi era palese che lui ci fosse e che era presente… è stato strano perché non mi sentivo diversa…” sospiro e ricambio il suo sguardo, lui si alza e si viene a sedere accanto a me.

“Il primo mese è passato in fretta, ho fatto la mia prima ecografia alla 7° settimana…” apro il libro dove avevo sistemato le ecografie e esco la prima foto.

“Ecco vedi? Vedi questo puntino nero? È il cuore e qui c’è il bambino…è ancora piccolo qui…” si avvicina evidentemente emozionato e prende tra le mani la foto…trema nel farlo.

“Lo vedo…”

“Ho cominciato a stare male al secondo mese, la nausea mi prende al mattino ma per me è sempre stato un suo modo di manifestarsi…” rimase ad osservarmi.

“Ecco questa l’ho fatta al 5° mese…vedi che adesso si vede? Ecco la testa tonda, le braccia, le gambe…e la bocca…” sento Ray trattenere il fiato e automaticamente lo faccio anche io.

“Si…”

“Dovresti sentire che battito forte e veloce…” alza lo sguardo su di me e mi guarda commosso ma felice.

“E’ bellissimo Eve…” mormora prima di poggiare la testa sulla mia pancia e lasciarsi andare in un abbraccio. Mi basta poco per capire che sta piangendo e subito lo abbraccio forte a me.

“Ray…”

“Vorrei tanto che quello che credevo che fossimo fosse vero…che non ci sia questo immenso buco dentro la mia testa e che finalmente potessimo vivere questa cosa come la normalità che dovrebbe essere…”

“Ray… non abbiamo finto del tutto…tu mi hai detto di amarmi e di volermi con te…così come io ti amo e ti voglio con me…” alza lo sguardo su di me come incredulo.

“Tu mi vorresti ancora?”

“Certo…sei…l’uomo più incredibile che io conosca…mi hai fatto capire quanto in realtà io sia… sempre stata soggetta solo alla mia vita lavorativa… tu mi hai insegnato a voler bene e a voler questo… una famiglia….”

“Eve…io ho sempre sentito affetto per te e io ti credo quando dici che ci amiamo…e ora con il bambino in arrivo…mi hai reso felice da morire e… mi dispiace di essermi comportato da stolto e di aver lasciato che l’orgoglio parlasse per me per tutti questi mesi…”

“Forse in realtà questo periodo c’è servito per capire realmente che cosa vogliamo e cosa siamo…”

“Si..hai ragione…” mi sorrise mostrandomi non solo i suoi bei lineamenti ma anche due deliziose fossette che mi fecero stringere il cuore.

“Sposami…” per un momento ho pensato che stesse scherzando poi vedendo la sua faccia a pochi centimetri dalla mia e il suo ardore nel parlare ho capito che non era così…

“Eve…sposami…eravamo felici quando facevamo finta…pensa quanto possiamo esserlo se ci sposiamo ora…io voglio che tu e il bimbo diventiate parte della mia vita…”

“Ray… non devi fare questo…io non voglio che tu ti senta in obbligo verso di me e verso …”

“Evelyn…io lo voglio…mi sei mancata terribilmente in questi mesi, io ho sentito la tua mancanza e credo di aver ricordato come doveva essere stare senza di te per poi averti ritrovata…tu eri qui… con me…ricordo quanto ti vidi la prima mattina…”

“Ricordi?”

“Si, ho dei momenti di lucidità ogni tanto…. Io lo voglio… voglio potermi svegliare e trovarti giù come quella volta…”

“Ray…ne sei sicuro? Insomma tu non puoi…è la verità?”

“Certo…pensi che sia solo un chiacchierone?”

“Non so che dire Ray…” abbasso lo sguardo sulle mani in grembo ma subito Ray mi alza il viso per guardarmi e poi pian piano baciarmi delicatamente.

Dopo mesi e mesi che ho immaginato e vissuto nella mie testa il tocco delle sue labbra e delle sue mani, adesso che finalmente lo sento mi sembra di tornare a respirare.

Il suo bacio è leggero, un sospiro, un gemito sfugge dalle sue labbra mentre mi stringe a se fino a farmi male e poi ecco che cambia tono e capisco che anche lui ha bisogno quanto me di poter stare insieme.

Ricambio il bacio e non posso fare a meno di sorridere mentre lo stringo e lo sento accanto a me, Ray mi guarda e sollevandosi mi prende per mano e mi porta con lui.

“Ma dove andiamo?”

“Vieni…non discutere!”

“Non discuto…sono solo curiosa…”

“Aspetta e vedrai…” scuoto la testa e osservo il suo profilo mentre camminiamo verso il prato verde poco distante.

Ray ha portato una coperta e ora la stende prima di prendermi per mano ed aiutarmi a stendermi a mia volta, un po’ impedita e un po’ divertita.

“Che facciamo qui?”

“Guardiamo il cielo e pensiamo…!”

“Ah e a che cosa?”

“Come a che cosa? Al matrimonio e al nome per nostro figlio…”

“Uhm…” si stende accanto a me e si solleva su un gomito a guardarmi con gli occhi verdi pieni di felicità.

“Allora… mi piacerebbe sposarti qui.. in questo prato…sotto la quercia…che ne dici?”

“Qui?”

“Si, proprio qui… conosco un buon pastore, metteremo un bel gazebo bianco e chiameremo Vic e Jos…”

“E’ una bella idea…”

“Si… faremo una cerimonia molto intima, solo noi e i testimoni e poi dopo daremo una festa dove invitiamo i nostri amici e conoscenti che dici?”

“Si..sarebbe bellissimo…”

“No… sei tu bellissima… nostro figlio ti ha fatto diventare più bella sai?”

“Grazie…”

“Maschio eh…potremmo chiamarlo Declan…”

“Declan?”

“Si… era il nome di mio padre…

“Declan, James…” Ray mi sorride e automaticamente gli accarezzo il volto seguendo un impulso

“Si…mi piace…” sussurra abbassandosi fino ad arrivare alla mia pancia dove poggia una mano e sussurra…

“Declan…sono papà…cerca di non fare disperare la mamma…” scoppio a ridere, sono felice… felicissima come non mai.

 

 

** **

 

La sera stessa tornando a casa la prima cosa che fa Eve è stata quella di  chiamare Vic e Jos per raccontare loro tutto ciò che è success, la sento ridere e la vedo seduta sul divano impegnata a raccontare e a accarezzare con la mano la pancia.

Declan… mio figlio sta crescendo li e io mi sento pieno di vita…

Un flash mi sovviene mentre osservo quella scena, una jeep e un uomo biondo… l’uomo che si fa chiamare Worren ma che io chiamerei volentieri bastardo.

Mi parla e mi sta minacciando, mi sta chiedendo una firma e mi sventola davanti alla faccia un foglio da firmare… ricordo di Eve e della sua venuta qui e del fatto che sono partito lasciandola da sola…ero andato dall’avvocato a Londra, ho stilato un accordo… c’è un foglio da qualche parte con delle istruzioni.

Passo una mano sul viso ed ora sento che Eve sta in silenzio, mi osserva come preoccupata e mi si avvicina piano.

“Va tutto bene?”

“Si, certo…a meraviglia!” ho ricordato… che cosa devo fare.

   
 
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