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Autore: Soul Sister    03/07/2010    3 recensioni
salve! questa storia è un EDWARDXBELLA. Edward e Bella sono migliori amici da una vita, sono cresciuti insieme. I Cullen e gli Swan sono una grande famiglia allargata. La loro amicizia è fortissima, indistruttibile. Bella è innamorata persa di Edward, e viceversa. Solo che per paura di rovinare tutto non hanno mai trovato il coraggio di dichiararsi. Un giorno Renèe fa una telefonata a Bella,una chiamata che sconvolgerà tutto: la vita dei protagonisti, l'amicizia... Tutto scombussolato.
Cosa succederà?
Spero che vi abbia incuriosito questo 'piccolo' spoiler.
Vi prego leggete, è la mia prima ff in assoluto!Spero vi piaccia. PS: STO MODIFICANDO I PRIMI CAPITOLI, CHI LA STESSE SEGUENDO,LE DIA UN'OCCHIATA. CREDO SIA MIGLIORE.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Open your eyes- Togli la maschera'
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Extra: la giornata più brutta della mia vita?

Odioso. Strafottente. Famoso. Bello. Tremendamente bello. Lui era Edward Cullen, il mio acerrimo nemico. Il mio ormai appurato fottutissimo primo amore.
Andai in sala mensa a passo spedito. Volevo evitare di trovarmi davanti l’essere unicellulare, quel giorno ero semplicemente nervosa, un fascio di nervi. In più, la Phillips c’aveva riconsegnato i test: per colpa- e anche grazie- a quel microcefalo, avevo preso un misero 6. Beh, meglio di niente, per lo meno non era un’insufficienza.
Mi misi in coda, e riempii il vassoio con solite schifezze che la mensa offriva. Forse sarebbe stato meglio stare a digiuno, ma quel giorno ero quasi affamata. Mi sedetti al tavolo delle cheerleader, che schiamazzavano come oche. Nikki e Ash mi raggiunsero quasi subito, e pian piano si unirono i giocatori di basket a noi. Alzai gli occhi al cielo, esasperata dal loro comportamento. Erano degli incivili cavernicoli.
“ehi, avete visto Edward oggi com’è bello?”commentò Amber. Le altre annuirono, tutte con la bava alla bocca. I ragazzi storsero il naso, e io ridacchiai.
“non capisco cosa ci troviate in lui” intervenne Jason. Le ragazze lo guardarono, basite.
“come puoi domandarlo? Insomma: lui è EDWARD CULLEN.”Certo che si sprecavano proprio con le spiegazioni. Io avrei saputo bene cosa rispondere, se per loro non fossimo stati nemici giurati.
“beh” ricominciò Amber. Ero certa che lei avrebbe dato una risposta un po’ più articolata, ma sempre superficiale. “a parte che ha ben due nomi e due cognomi..” oh, sì, questo lo faceva figo, certo.. anche io avevo due nomi, e pure un ex-cognome acquisito, se per quello.
Declan allora, come a leggermi nella mente, disse: “anche io oggi vado all’anagrafe e mi aggiungo un nome, per far colpo.”
“Beh, di sicuro non lo sceglieresti bene. Andiamo, lui ha classe, è bello come il sole, è famoso e pure ricco!”. Avrei voluto riderle in faccia. Pensava solo alle belle macchine e alle feste, quell’oca. Non erano quelli i pregi di Edward. Ma di certo, non avrei potuto dirli, mi avrebbero presa per pazza. Nikki e Ash sapevano bene, quando conoscessi Edward, e sorrisi quando qualcuno disse qualcosa di intelligente.
“beh, non dimentichiamo che è simpatico, spiritoso, e ha una voce magnifica.”
“okay, ve la concediamo questa” Dylan almeno qualcosa la capiva. Ovviamente sapeva che con un Cullen non si poteva competere. Era difficile che raggiungessero Emmett e Jazz, figuriamoci il più fantastico di tutti... era impossibile.
simpatico?” commentai. Dovevo difendere la mia fama, dopotutto.
Nikki mi guardò male. “si, molto. Sei tu che non vuoi conoscerlo. Io c’ho parlato a volte, è davvero piacevole come persona.”
“mh, già. Simpatico come un calcio nel cu*o.” ribadii. Scossi i capelli, e appoggiai il viso sul palmo.
“ah, Isa, sei impossibile. Ammettilo che è bello. Secondo me, un po’ ti piace.” Ashley mi lanciò un’occhiata maliziosa. La guardai, basita.
“ASSOLUTAMENTE NO!” sbottai. Io ne ero innamorata, era un po’ diverso. Lui non era solo speciale nell’aspetto, ma in tutto. Lui era Edward Cullen, e per me non aveva lo stesso significato che per gli altri valeva. Lui era il mio migliore amico, indiscutibilmente la persona più importante della mia vita. Anche se davanti a lui e a chiunque altro, non l’avrei mai ammesso.
“oh, dai. Dillo: Edward è bello.” Insistette l’altra. Che razza di amiche che avevo.
“no, ci sono ragazzi più belli, senz’altro.” Volevo chiudere il discorso, anche perché lui mi osservava. Aveva capito il senso del discorso, quelle quattro galline urlavano troppo per i miei gusti.
“oh, coraggio.” Implorò Amber.
“no! Lui è il mio peggior nemico, la mia nemesi, la persona che odio più di tutte. Se lo vedo mi monta la rabbia, se è troppo vicino mi viene la voglia di prenderlo a schiaffi, se parla vorrei che fosse muto! Insomma, non lo tollero!” esclamai, esasperata.
“però è affascinante” disse ancora Ashley, che non demordeva. Sospirai pesantemente, lasciando penzolare la testa.
Mi accorsi che si era alzato, e aveva lasciato la sala a passo spedito. Forse.. forse avevo esagerato un po’ col tono. Avevo paura, una strana tensione addosso, ma non sapevo il motivo. E mi sentivo in colpa, terribilmente. Avevo il timore che se la fosse presa, eppure non c’eravamo mai andati piano con gli insulti.
Io mentivo, non ero sincera, non dicevo sul serio. Ma lui non poteva saperlo, e non l’avrebbe mai scoperto.
*****
“buongiorno, ragazzi.” La prof di ginnastica, la Gordon, esordì così. Da quando me n’ ero andata da Forks, il mio equilibrio era magicamente migliorato- e di conseguenza quella non era la materia che odiavo di più.
“oggi, voglio fare qualcosa di diverso con voi. Sono sempre stata convinta che, nell’attività fisica, si elogi più le doti del maschio. Ma oggi voglio dire ‘stop’. Almeno per questa volta, giovani cavalieri, concedetemelo.” I ragazzi sbuffarono, Edward per primo. “smettetela di fare i mocciosi, è deciso: oggi si balla.” Altre esclamazioni di protesta da parte dei maschi, mentre le ragazze erano eccitate. Troppo.
“che genere di balli?” domandai. Avevo una strana, odiosa, agitazione addosso.
“ma di coppia, ovviamente. Dobbiamo coinvolgere questi qui, altrimenti non combinano niente”. Disse ovvia. Merda. Le ragazze cominciarono a schiamazzare, ancora più frementi. “Isa, Isa.. oddio, che bello!” Amber era fastidiosamente elettrizzata.
“bene, facciamo le coppie” decretò l’insegnante. Cominciò a dividerci. Alla fine.. rimasero in due..
“Cullen, Swan.” Porca di quella vacca. L’avrei sfiorato solo per un motivo: picchiarlo. Ma non potevo farlo, soprattutto perché quel giorno non mi aveva ancora infastidita.
“andiamo, non fate quelle facce.” Incoraggiò la prof. Edward mi osservò, e io scrutai lui, attentamente. Si avvicinò a me, non mi sfuggì il suo sospiro. Gli davo così fastidio?
“ragazzi, questa è una lezione per divertirsi; quindi, scatenatevi. Senza fare cose stile discoteca, però.” Raccomandò. La Gordon accese lo stereo, e fece partire una canzone dei Cullen. Beh, ma era una maledizione: proprio All for one! Edward lesse attentamente il mio viso, probabilmente notò quanto ero in difficoltà.
Gli altri avevano già cominciato a ballare, mentre Edward ed io non accennavamo a muoverci. Con mia sorpresa, mi porse la mano e io l’afferrai. Con grazia,ma sicurezza, mi attirò a sé. Appoggiò una mano sul mio fianco, mentre la mia la misi sulla sua spalla. Stavamo ballando la ‘Bella&Edward dance’, un misto tra tutti gli stili di danza che conoscevamo. Quando eravamo amici, era spassoso farlo, mi divertivo sempre. Giravolte, salti, acrobazie. Non ci risparmiavamo mai in queste cose. Inconsciamente, un sorriso si dipinse sulle mie labbra, e lo stesso su quelle di Edward.
Giravolta, e di nuovo contro il petto di Edward. Lasciarsi andare, era il trucco.
Altri passi, e poi il momento che odiavo di più: il salto stile ‘Dirty Dancing’. Lui sapeva quanto odiassi e temessi quel passo. Annuì, incoraggiandomi, e mi fece fare le giravolte che lo precedevano.
Presi la rincorsa, e quando fui a due passi da lui, afferrò i miei fianchi per alzarmi. La paura di quel momento governò i miei istinti, e allacciai le gambe alla sua vita, scuotendo la testa in segno di diniego. Forse se lo aspettava, quindi annuì tranquillo. Io lasciai la presa, ricominciando a volteggiare con lui. Il ‘Valzer pazzo’, era il ballo che in questo momento facevamo. Un, due, tre. Salto, un, due, tre. E finalmente, la fine della canzone. Mi fece fare una giravolta veloce, poi mi inclinò verso terra, con un casché.
Lo guardai nei suoi splendidi occhi verdi, e lui si perse nei miei. Da quanto non lo facevo? Troppo tempo. Tant’è che feci più fatica a distogliere lo sguardo di quando ero a Forks. Mi ritirò su, le nostre espressioni erano.. serie, provate. Avevamo ballato insieme, ancora. Magari era cambiato qualcosa. Ma non ne ero sicura, per niente.
Partì un applauso scrosciante, la professoressa era quasi commossa. Non mi ero nemmeno accorta che si fosse formato un cerchio intorno a noi, né che si fossero tutti fermati, mentre io e Edward ballavamo.
“questo sì, che è ballare! Edward, da te quasi me l’aspettavo, ma da te.. signorina Swan, perché non mi ha mai detto di aver frequentato un corso di ballo?” arrossii.
“ehm. Io non ho frequentato nessuna scuola di danza, prof. Ballavo per divertirmi, qualche tempo fa. Pensavo di non esserne più capace, a dirla tutta.” Confessai. La prof strabuzzò gli occhi. “sul serio? Mai mai?” negai, scuotendo il capo. Si illuminò con un sorriso, e si rivolse alla classe.
“bene, la lezione di oggi è finita. Spero vi sia piaciuta, magari si ripeterà. Arrivederci!”
Andai come un’automa nello spogliatoio femminile. Le ragazze cominciavano a mormorare, incuranti che fossi lì con loro. Razza di oche. Velocemente mi cambiai, non vedevo l’ora di uscire da quell’edificio, in cui mi trovavo sempre peggio.
Uscii in corridoio, e la gente continuava a fissarmi. Con invidia, sospetto, accusa. Non sapevano niente, e pretendevano di avere pregiudizi su di me. Incredibile!
Sbuffando, mi diressi verso il mio armadietto. Dovevo prendere il telefono- che avevo stupidamente lasciato lì- e la borsa. Raccattai tutto, poi proseguii verso l’uscita. Altre occhiatacce.
E poi, eccolo: eccolo lì, il mio incubo personale.
Mi passò vicino, senza degnarmi di uno sguardo.
“maleducato” dissi tra me e me. Pensavo che con quel ballo, la situazione fosse migliorata, almeno un po’. Che vana speranza! Ero così ingenua, così.. così!
“maleducato a chi?! Non sono io quello che insulta gli altri alle spalle” disse, voltatosi dopo aver sentito il mio commento. Ugh, aveva ascoltato in mensa.
“Sei così immensamente stupido, non capisci proprio niente.”
“ecco, ecco! Lo stai rifacendo: cerchi di farmi arrabbiare.” Accusò.
“io? Sei tu che mi accusi!”
“beh, ma almeno io dico il vero. Oggi in mensa ti ho sentita, sai? Non sei così acuta come ti credevo. ‘Lui è il mio peggior nemico, la mia nemesi, la persona che odio più di tutte. Se lo vedo mi monta la rabbia, se è troppo vicino mi viene la voglia di prenderlo a schiaffi, se parla vorrei che fosse muto! Insomma, non lo tollero!’” sputò, sprezzante, ripetendo le mie parole. Quelle stesse parole che io non pensavo, che non mi passavano nemmeno per la testa quando non si comportava male con me.
“scusa..” mormorai. Non era da me farlo, non da quando me n’ero andata da casa mia. Lui strabuzzò gli occhi, sorpreso. Perché, perché doveva essere così facile tornare me stessa, con lui accanto? Abbassai lo sguardo, non reggevo il contatto con i suoi occhi. Lo sentii avvicinarsi a me, e, esitante, alzò il mio viso con due dita. Mi perforava l’anima, con quello sguardo intenso. Voleva leggermi, voleva sapere ciò che sentivo. Allontanai le sue mani, con uno scatto, quasi scottata. Lui mi osservò, sconcertato: forse non si capacitava di avermi trattato quasi con gentilezza. Lo guardai con disprezzo: “non toccarmi mai più!” intimai, fredda. I suoi occhi verdi, prima profondi- parevano pure essersi sciolti- , tornarono gelidi.
“non so cosa mi sia preso.” Tagliò corto, allontanandosi.
Qualcosa mi fece scattare, lo rincorsi e gli toccai la spalla, facendolo voltare. La sua espressione era illeggibile. Era sorpreso, forse.
Mi avvicinai ancora a lui, spinta da non so quale istinto. Forse, solo dalla mia immensa stupidità. Avevo un’incredibile voglia di baciarlo. Mi alzai sulle punte, e con le labbra sfiorai le sue. Che diamine facevo?! Lui non si ritrasse. Affatto. Era sorpreso, ma completamente assuefatto da quella vicinanza estrema.
“ti odio” soffiai sulle sue labbra. Poi mi voltai, e corsi via.
****
Non aspettai che Amber mi portasse a casa, quel giorno. Avevo bisogno di chiarirmi le idee. L’avevo baciato, di nuovo. Se quel leggero sfioramento si poteva definire tale. Camminavo per la strada, sul marciapiede, sotto uno di quei rari acquazzoni che scendevano in Australia. L’avevo baciato, per questo pioveva. Ancora non concepivo con quale coraggio l’avessi fatto. Per di più, di fronte a mezzo istituto. Ma cosa mi era saltato in mente?! Ero impazzita!Questa situazione mi stava esasperando. Con che coraggio mi sarei presentata l’indomani a scuola? Mi ricordai, per mia fortuna, che il giorno dopo sarebbe stato un sabato. Sospirai pesantemente. Era chiaro che l’amavo, e lui non era così scemo da non capirlo. O forse sì? Cosa avrebbe fatto lui? Avrebbe smesso di trattarmi come una pezza magari. Era un sogno troppo agognato, perché s’avverasse. Che stupida, che ingenua.
Arrivai a casa, zuppa, e con un raffreddore. Ma non mi importava nulla. Ero insensibile al mondo, in quel momento. Avevo baciato Edward. Mia madre e suo marito non c’erano, ero sola. Male. Speravo di arrivare a casa e distrarmi con qualche strampalato aneddoto di mia madre. Quel giorno la fortuna mi aveva abbandonata proprio tra le braccia della sfiga. Decisi di fare i compiti per il lunedì, mettendoci tutta la concentrazione possibile. Matematica risultò pure facile. La mia vita aveva più problemi di quel libro, diamine! Scrissi il tema su Shakespeare dato dalla Callaway, ripassai scrupolosamente storia, e memorizzai la lezione di biologia.
Biologia, prima ora del lunedì: ero sicura che avrei avuto il suo sguardo addosso. E non avrei retto. Magari mi sarei data malata: ero così codarda? No, dovevo affrontarlo a testa alta. Lui era solo Edward.
Non dovevo pensarci, vero? Eppure, lui tornava nei miei pensieri come chiamato. Optai per una doccia rilassante: magari avrebbe lavato via anche l’angoscia. Ma quando mai, le cose che desideravo, si realizzavano? Uscita dal box, ero ancora più nervosa. Sbuffai, incominciando a spazzolarmi i capelli per togliere i nodi. Mi rivestii, indossando vestiti comodi. Avevo lo stomaco chiuso e un mal di testa pazzesco. Scesi in cucina, e presi un’aspirina. Salii di nuovo, e mi rinchiusi in camera mia. Era bastata la pioggia, per farmi battere i denti. Avevo freddo, e il leggero lenzuolo non mi scaldava a sufficienza. Aprii il mio comò, alla ricerca di un plaid.
Come faceva a tornarmi in mente lui- Edward Cullen- frugando nell’armadio? Semplice. Trovando il mio tenerissimo EJ, sepolto e impolverato. Lo tirai fuori, lo scossi un po’, e lo strinsi forte a me. Era patetico inspirare contro la stoffa del peluche, sperando di sentire ancora il profumo del mio migliore amico? Forse, ma quando lo annusai sorrisi come un’idiota. Afferrai una coperta a caso e mi risistemai sul letto, con l’orsetto tra le braccia. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso, senza che capissi il vero motivo. Forse mi mancava lui, forse era solo l’angoscia accumulata in questi mesi che dovevo esternare, forse..
****
Mi svegliai, colpita da un raggio di sole. La sera prima non mi ero curata di chiudere la finestra, e ora me ne pentii. Cercai di alzarmi, ma un capogiro mi colpì, forte. Appoggiai il capo sul cuscino, aspettando che le vertigini passassero. Mi alzai di nuovo, con più attenzione. Ripresi EJ tra le braccia, e scesi giù.
“Amore, eccoti. Ieri sera devi essere andata a letto molto presto. Hai mangiato almeno?” disse apprensiva Renèe. Annuii, smorta.
“e quel pupazzo?” domandò. Alzai le spalle, neutra: “un vecchio regalo”. Lei annuì, pensierosa.
“ti senti bene, piccola? Mi sembri un po’ pallida”. Scossi la testa: non mi sentivo per niente bene. Avevo un forte mal di testa, che non accennava a diminuire, un raffreddore bestiale, e un ronzio fastidioso nelle orecchie. E avevo caldo, troppo caldo. Sudavo freddo, avevo i brividi, forse anche la febbre. Renèe mi lesse nel pensiero, e mi passò il termometro. Oh, bene: 38.8
Niente scuola, niente imbarazzo. Chi se ne fregava, se sarei parsa codarda. Non stavo bene.
Tornai a letto, sott’ordine di mia madre, e quasi subito mi addormentai. Quando riaprii gli occhi, erano le 5:00 del pomeriggio. Bussarono alla porta, e sospirai un ‘avanti’. Apparve dietro la porta mia madre: “ehi, hai visite.” Entrarono nella stanza Nikki e Ashley, con un sorriso tirato, erano preoccupate.
“ciao Isa.” Mormorarono piano, attente a non infastidirmi. Feci un cenno con la mano, a mo’ di saluto.
“entrate, dai..” sorridenti, si sedettero una sul letto – Ashley- e l’altra sulla sedia accanto al materasso.
“non te la passi troppo bene” commentò la prima, sorridendo amaramente.
“già, non sarà stato quel bacio che hai dato a quel fusto di Edward, a farti avere questa brutta ricaduta..?” scherzò Nikki. Non sapeva quanto c’avesse azzeccato. Non seppi perché lo feci, ma risposi sinceramente.
“come se fosse stata la prima volta..” loro sgranarono gli occhi.
“vuoi dire che è già successo?!” erano basite. Ma perché non me ne stavo zitta? La febbre giocava brutti scherzi.
“questo me lo ha regalato lui, quando eravamo piccoli. Si sente ancora il suo profumo..” ero lucida, più o meno, ma con loro avrei giocato la carta della malattia, appena sarei tornata in forma. In quel momento, però, volevo esternare tutta la mia amarezza.
“ no, non è stata la prima volta che l’ho baciato. È successo a Forks, il mio- nostro- vecchio centro. Abitavamo tutti lì, loro erano i miei migliori amici, soprattutto Edward. Alice ha organizzato una festa, e abbiamo fatto il gioco della bottiglia: indovinate chi è uscito? Io e lui.” Risi, senza allegria. Ignorando il mal di testa, proseguii.
“ il giorno della partenza, quando mi dovetti trasferire qui, quello scemo mi ha raggiunto in aeroporto e mi ha baciato ancora.” sospirai.
“stavate insieme?” chiese, quasi emozionata, Nikki. Scossi la testa: “no. Eravamo semplici migliori amici, con un legame pazzesco e indissolubile. Ci siamo allontanati, loro sono diventati famosi, tutto è cambiato. Ma.. io sono ancora innamorata di Edward, e non so cosa mi sia preso oggi.. forse un raptus di follia, non saprei” scossi la testa.
“oh, davvero?” Ashley non ci credeva troppo. Mi alzai, con tutta la forza di volontà che avevo, e raggiunsi il mio zaino. Tirai fuori l’album, e lo passai a Ash. “tieni, guarda.” Nikki si avvicinò, curiosa. Iniziarono a sfogliarlo, ogni foto sempre più basite. “mamma mia, davvero voi eravate.. alt! L’hai ammesso: sei innamorata di Edward!” annuii, lentamente, mentre le mia amiche metabolizzavano il tutto.
“ e perché ora vi trattate così?” domandò cautamente Nikki.
“non lo so. Lui è un imbecille, non ha mai capito nulla.”Sbottai.
“ed ora cosa farai? Ah, ormai lo sanno tutti quello che è successo, la voce gira in fretta. Non sarai ben vista dalle ragazze, soprattutto da Amber.” Convenne Ashley.
“ non so che fare. Fingerò ancora, ormai so fare solo quello.” Sospirai. Loro annuirono, silenziose. Non sapevo più da che parte girarmi, ma questo sfogo mi era servito molto. Almeno, potevo smettere di mentire a loro due. Un peso meno, dunque.
“ragazze..” chiamai, e loro alzarono lo sguardo su di me. “non dite nulla, per piacere. Mi fido di voi, e solo per questo ve l’ho detto.”
Loro annuirono, convinte. “mute come un pesce.” Promisero, poi se ne andarono, lasciandomi sola con i miei pensieri.


*angolino autrice*
Ehi, altro extra per voi! Sinceramente non so cosa mi sia preso. Ma mi sono divertita, sadicamente divertita, a scriverlo.
Mwahaha! come sono crudele! Chissà Edward cosa penserà mai, mah! Comunque.
Volevo dirvi che ho postato i primi due capitoli del SEGUITO. Si chiama Changes. Non so mettere il collegamento, in quanto sono una gabba col pc, però se vi andasse... Beh, dateci un'occhiata. un bacio, Gio.

  
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