Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Ricorda la storia  |       
Autore: Maybe Charlie Knows    03/07/2010    5 recensioni
Los Angeles, 1985. Ai Guns N'Roses si sono appena uniti Saul Hudson e Steven Adler. La strada per il successo è lastricata di flop e compromessi, ma i ragazzi sono giovani e affamati. Nell'aria c'è quella nota frizzante che indica che qualcosa sta cambiando nella musica, almeno a chi sa cogliere i segni.
Naz Kurt decide di svenire proprio sul retro del locale dove si sta tenendo un loro concerto. Va ancora a scuola ma non è mai stata una ragazzina. Quello che sembra dover finire con un litigio si trasformerà in una spirale discendente che sconvolgerà i ragazzi dalle fondamenta.
"- E io ho capito che per trovare una quadra dovevo scrivere la mia musica e i miei testi, e non avrei potuto farlo con nessun altro se non con lui. - [..] Non si accorse se non dopo qualche istante che il racconto di Izzy era terminato. Naz aveva iniziato ad osservarlo mentre parlava, fumando lentamente. Si riscosse quando intercettò l'occhiata del ragazzo, sollevando le sopracciglia. - E immagino che la scimmia sia alle percussioni. -" Dal Cap. 4
IN CORSO DI REVISIONE - Cap. 25 ultimato
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Solo quando andando a sbattere contro il bancone invece di urlare per il dolore al mignolo si mise a ridere follemente, Naz si rese conto di essere ubriaca

 

 

Love will tear us apart

 

Capitolo 1 – Am I fucking dead?

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo quando, andando a sbattere contro il bancone, invece di urlare per il dolore al mignolo si mise a ridere follemente, Naz si rese conto di essere ubriaca. Era strano perché se ne rendeva conto ma stava bene, si sentiva sollevata da terra: d’altronde, come potrebbe ragionare la mente di uno sbronzo? Si unì subito alla folla di gente che si dimenava sotto il palco. Luce. Buio. Fastidio quando la moltitudine di persone la portò vicino agli altoparlanti, dove la musica rischiava di spaccarle un timpano. Sollievo quando un paio di braccia forti la trascinarono via. Iniziò quindi a muoversi anche lei come un’ossessa. Sentiva l’erezione di qualche sconosciuto premerle contro una natica ma non le importava. Vedeva la sagoma di un chitarrista comparire a tratti fra la gente, poco nitida ai suoi occhi dalle pupille dilatate dall’alcol e dalla cannabis che aveva fumato con Christie appena arrivate al concerto. Christie. Chissà che fine aveva fatto: l’aveva vista l’ultima volta avvinghiata ad un tipo, ma Naz non ricordava né dove né quando. In quel momento la ragazza sentì la sensazione calda ed umida di una lingua sulla spalla sudata, cosa che la fece scostare dallo sconosciuto solo però per girarsi ed iniziare a pomiciare con lui. Il suono della musica continuava ad ostruirle l’udito. Luce. Buio.

 

Non sapeva come fosse arrivata in quel vicolo, ma di una cosa era sicura: non poteva essere lontana dal locale, riusciva ad udire un accenno di rock soffocato dalla parete a cui era appoggiata. Riuscì addirittura a riconoscere I love rock'n'roll di Joan Jett, che andava ancora forte in quel periodo. Un secondo più tardi un pensiero le attraversò il cervello, seguito da una sequela d’imprecazioni contro sé stessa: a Los Angeles c’erano centinaia, forse migliaia, di locali con musica rock, poteva quindi essere ovunque. Mentre una smorfia infastidita compariva sul suo volto, tentò di alzarsi appoggiando le mani al sudicio muro di mattoni. Il conato di vomito che seguì il suo gesto però le fece immediatamente passare la voglia di muoversi: si sedette nuovamente sull’asfalto freddo e sporco, guardando la punta degli anfibi di seconda mano. Avrebbe dovuto agire più lentamente, per non espellere immediatamente tutto l’alcool che aveva nello stomaco: le era già accaduto e sapeva che non era piacevole. Così tentò di mettersi a gattoni, giusto per tentare di non svuotarsi ciò che aveva ingerito nella serata addosso. Il vestito che indossava non valeva chissà cosa ma le avrebbe comunque dato fastidio impiastricciarlo. Solo in quel momento si accorse di non portare più le mutandine. “Che cosa è successo?”, si chiese portandosi una mano sulla tempia, che martellava furiosamente. No, non ricordava molto: era rimasta per un po' al concerto, aveva ballato con un tizio di cui non riusciva a figurarsi nemmeno la faccia, poi il ricordo dell’uscita del locale seguita da alcuni bidoni della spazzatura erano le uniche tracce rimaste nella sua memoria. Beh, comunque non ci volevano Starsky e Hutch per capire cosa fosse accaduto.

 

- Merda. – Borbottò mettendosi in ginocchio, crollando però subito a causa di un giramento improvviso. Con tutta probabilità si era concessa a un fortunato sconosciuto che sembrava averla anche depredata delle mutande. Non ricordava di aver preso precauzioni e, a ripensarci, appariva poco plausibile. La prima cosa che le venne in mente furono gli opuscoli sulle malattie strane che stavano sbucando come funghi in quel periodo. Per non parlare delle gravidanze indesiderate. Se possibile, Naz sentí la nausea acuirsi. Mason l'avrebbe decapitata.

L'unica cosa sensata da fare era tornare al locale e trovare Christie, che le aveva dato uno strappo fino a lì e avrebbe dovuto riportarla a casa. Ci sarebbe stato il tempo per riflettere sulle sue disavventure sessuali. Sconsolata, appoggiò la schiena contro la parete, completamente incurante delle porcherie che probabilmente stava raccogliendo strisciando in quella maniera.

Il rumore dell’aprirsi di una porta le fece alzare lo sguardo in direzione della fine del vicolo: da una lurida porta rossa era sbucato quello che sembrava un ragazzo dai lunghi capelli neri, piuttosto sudato, con addosso una camicia di dubbio gusto arancione, aperta sul petto. Questi si accese lentamente una sigaretta: ci vollero due lunghi tiri perché si accorgesse di Naz stesa a terra. A quel punto si lasciò scappare un piccolo sussulto.

 

- Oh cazzo! – Imprecò subito dopo, continuando a fissarla come se fosse stata un alieno sbucato da un disco volante. Quelle parole, pronunciate ad alta voce, furono come un pugnale nella testa della ragazza che si rannicchiò, quasi a volersi proteggere dal colpo di un’arma da fuoco.

 

- Merda, ma stai male? – Sentiva la voce del ragazzo farsi più vicina, ma sapeva che se avesse provato a rispondergli avrebbe vomitato, e anche tanto. Il dolore allo stomaco era quasi più lancinante di quello alla testa: stava incominciando a sudare freddo e a tremare; conoscendo il suo corpo, in quel momento doveva essere molto più pallida del solito. Non esattamente uno spettacolo piacevole alla vista per lo sfortunato fumatore.

 

- Oh, mi rispondi? – La preoccupazione nella voce di quello sconosciuto iniziava a farsi più marcata: una leggera pressione sulla spalla fece intuire a Naz che questi ci aveva appoggiato la mano. Il ragazzo la scrollò un poco, come per svegliarla, mossa dettata probabilmente dall'ansia ma molto poco intelligente. L'effetto fu quello di far sentire Naz sopra un peschereccio sgangherato in mezzo all'oceano in tempesta. Le parve persino di sentire odore di pesce.

 

Senza riflettere, testa calda come al solito, tentò di rifilargli qualche commento colorito sulle proporzioni del suo cervello. Qualche istante dopo la domanda dello sconosciuto la ragazza si trovò a gattoni, a tossire in modo compulsivo. L’odore acre del vomito invase velocemente l’ambiente. “Oh, sono morta”, si ritrovò con pensieri senza senso nella testa, mentre cercava di controllare la tosse, allontanandosi dalla pozza maleodorante

 

- Che schifo! – Un’altra esclamazione, un’altra fitta alle tempie. – Ma allora stai male! – Forse Naz non aveva trovato la persona giusta da cui ricevere aiuto: non sembrava molto sveglio, il ragazzo. Oppure era semplicemente sotto shock per quel ritrovamento non troppo felice: certo, a Naz non passò nemmeno per l'anticamera del cervello di giustificarlo per questo.

 

Una volta finito di sputacchiare e tossire, sentendosi sporca e ridicola, la giovane biascicciò con voce secca: – Dimmi qualcosa che non so. – Il sarcasmo era sempre stata la sua arma migliore contro gli sconosciuti fastidiosi: persino in quel momento, sembrava la cosa migliore da sfoggiare. Tentò di rialzarsi da sola, ma ottenne solo un altro capogiro e si appoggiò al muro mentre le ginocchia cedevano. A completare quella situazione al limite del ridicolo, l’unica cosa che era in grado di fare era pregare con tutta se stessa che il vestito che indossava fosse abbastanza lungo da non lasciare intravvedere l’assenza della biancheria.

 

- Ehi attenta, cazzo! – La presa salda del ragazzo sui suoi fianchi le infuse un senso di sollievo e di seccatura contemporaneamente, ma essendo ancora intontita dai fumi dell’alcol e dall'emicrania, non protestò fisicamente. Borbottò soltanto: – Attento al vestito… -

 

Dalla porta rossa uscì un altro ragazzo: la superava di almeno tre metri in altezza, almeno dalla sua prospettiva contorta, e aveva una matassa ingarbugliata di capelli biondi. Lui notò subito la sigaretta accesa buttata a terra dall’altro precedentemente, prima di volgere lo sguardo sui due. Sembrava una rockstar in erba, il genere ideale di ragazzo per Christie, pensò in maniera sconnessa Naz prima di tornare ad abbassarsi il vestito sulle cosce magre.

 

- Ehi, Izzy, stai rimorchiando senza di… - L’entusiasmo nella sua voce scemò non appena si accorse sia del vomito a terra sia della faccia moribonda di Naz che si aggrappava a tal Izzy per non cadere: sembrava le fosse passato addosso un camion. Anzi, a giudicare dall'aspetto, un'autocisterna di liquore. – Oh, che hai? – Domandò, avvicinandosi ai due rivolto alla ragazza, bene attento a non sporcare gli anfibi di vomito. No, non era stata soccorsa dalla Croce Rossa.

 

- Eh sta male, deficiente, non vedi? - Il ragazzo chiamato Izzy rispose per Naz, la quale, se fosse riuscita a muovere un muscolo in quel momento, probabilmente si sarebbe passata una mano sul viso, sconsolata. - Aiutami a portarla dentro. -

 

La ragazza si sentì sollevare dai piedi e, avendo gli occhi semichiusi, poté solo dedurre che i ragazzi la stessero portando da qualche parte dietro la porta rossa. Rispondendo a un singolare istinto di sopravvivenza, cercò di chiudere ermeticamente le gambe, nonostante non fosse proprio in forze. “Ti prego, non sbirciare sotto il mio vestito, ti prego”. Dopo qualche attimo, senti una superficie morbida sotto la schiena e la voce di uno dei due dire: – Girale la testa, che se butta giù di nuovo schiatta! -

 

- Oh mai chi è questa? – Alle sue orecchie giunse una voce sconosciuta, sempre maschile, non molto lontano da dove si trovava. Non si sforzò neppure di provare ad aprire gli occhi per controllare, le scintille che vedeva da dietro le palpebre bastavano a suggerirle che sarebbe stata una pessima idea.

 

- Boh, l’ha trovata Izzy per strada! – Doveva essere stato il biondino a rispondere. Solo dopo diversi lunghi istanti le spirali di colore dietro le palpebre iniziarono a scemare e il gusto acre della bila divenne vagamente sopportabile. Respirando a fondo, si assicurò di aver riacquistato un minimo di controllo sul proprio corpo prima di arrischiarsi ad aprire gli occhi per controllare dove fosse finita.

 

Davanti a lei stavano ritti in piedi tre ragazzi: Izzy, l’unico del quale sapeva il nome, la guardava con una leggera apprensione mentre si accendeva la seconda sigaretta. Il secondo, il biondo che l’aveva portata dentro con l'ausilio dell'amichetto, il più vicino al divanetto sul quale giaceva, sorrise leggermente vedendola sveglia senza però riuscire a nascondere un lieve disagio mentre si grattava il capo. Il terzo le risultò all'inizio completamente sconosciuto e aveva un aspetto più stravagante che mai: una massa di capelli ricci e neri coperti da un cilindro, in bilico, occhi sostanzialmente invisibili sotto quel cespuglio, ghigno poco rassicurante. Era a petto nudo e indossava un paio di pantaloni neri indecenti. Solo dopo alcuni secondi di reciproca osservazione, acquisì un'aria vagamente familiare.

 

Dopo qualche istante di silenzio glaciale, il ragazzo dai capelli biondi si tuffò letteralmente sul divanetto dove la ragazza giaceva, provocandole un sobbalzo. Questa, osservandolo meglio, notò il piccolo sorrisetto furbo che portava sul viso da quando aveva ripreso conoscenza: la ragazza si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo. Era molto probabile che lungo il tragitto dal vicolo alla stanza avesse notato qualcosa di mancante. Sospirò lievemente, cercando poi di farlo passare come un lamento di dolore: almeno non era morta soffocata nel proprio vomito. Sperò solo che fosse l'unico ad essersi reso conto di quel particolare.

 

- Grazie. – Cercando di riprendere in mano la situazione e, soprattutto, tentando di interrompere la sequenza di sguardi piuttosto eloquenti che stavano avvenendo fra i ragazzi, Naz borbottò un ringraziamento con voce secca e roca, passandosi una mano sulla bocca. Avrebbe ucciso per dell'acqua ma aveva l'impressione che lì dentro persino le pareti fossero alcoliche.

 

- Figurati, piccola, non si abbandona una donzella in difficoltà. – Rispose Izzy Cuor di Leone mentre un ghigno nasceva sul suo volto, cosa che fece nascere in Naz l’istinto di stampargli un cinque dita sulla guancia. Invece si limitò a sollevare gli occhi al soffitto, conscia di non poter recriminare sui luoghi comuni dopo essere stata salvata.

Il riccio si limitò a sbuffare infastidito, dall'andamento barcollante pareva che anche lui avesse bevuto parecchio: si diresse lentamente verso una chitarra elettrica riposta in un angolo, chinandosi su di essa. Naz si passò una mano fra i capelli neri, tagliati corti di fresco, cosa che a parere di Christie la faceva sembrare un membro delle Simpatiche Canaglie.

 

- Beh, chi sei? – La domanda del ragazzo biondo seduto al suo fianco la colse alla sprovvista. Non aveva contemplato la possibilità di presentazioni in quel frangente. Non sapeva nemmeno se fosse il caso di farsi conoscere da qualcuno che l'aveva vista svenuta in un vicolo senza mutande.

 

- Sono Naz. – Si limitò a rispondere la ragazza ancora leggermente stordita, guardandosi attorno: l’ambiente era poco illuminato, solo una lampada in un angolo remoto della stanza emetteva una luce fioca. Un tavolo dall’aspetto consunto era posizionato al centro, circondato da diverse sedie e oberato dagli oggetti più svariati, fra cui diversi posacenere, bottiglie vuote, spartiti e quello che sembrava uno spinello intatto.

 

- Che cazzo di nome. – Commentò Izzy. La ragazza non poté fare a meno di alzare le spalle come per acconsentire a quelle parole: era un nome piuttosto strano, il suo. – Io sono Izzy. – Tese la mano destra verso la ragazza, in bocca ancora la sigaretta.

 

- L’avevo capito. – Disse di rimando Naz acida, stringendo però la mano del ragazzo. Subito dopo si ritrovò a stringere anche la mano del suo vicino ossigenato e non riuscì a reprimere un sorriso imbarazzato che la costrinse ad abbassare lo sguardo per non scoppiare in una risatina isterica. Una volta che il senso di calore le pervase il viso, seppe di essere arrossita. Ottimo, probabilmente sembrava una ragazzina in calore.

 

- Duff. – Si limitò a dire il biondo, sedendosi di fianco a lei continuando a fissarla con uno sguardo leggermente vacuo: doveva essersi fatto di qualcosa. Anche quella sottospecie di orso bruno che li aveva accolti si fece avanti per presentarsi, lasciando per un momento la chitarra per avvicinarsi al divano.

 

- Slash. – Si presentò a sua volta, tendendo la mano. Quando però Naz si fece avanti per scambiare la terza stretta di mano, questo respinse la destra ed andò a prendere la mancina, osservandola bene. Dopo un primo attimo di confusione, Naz capì quello che stava cercando: sulle punte delle dita, inconfondibili, c’erano i calli del chitarrista, quello dell’indice che stava persino incominciando a staccarsi. Poteva sembrare una cosa grottesca a chi non se ne intendeva, ma quello era probabilmente un modo per formulare un primo giudizio su una persona. Non molto ortodosso, pensò Naz non appena Slash le lasciò la mano per accendersi una sigaretta, ma caratteristico.

 

- Allora, come mai un passerottino come te se ne stava tutta solo in un vicolo in quelle condizioni? – La nota di malizia nella voce di Izzy era assolutamente impossibile da ignorare. Prese posto a fianco della ragazza, scambiando sguardi complici con l’amico Duff e facendo sentire Naz come una gazzella braccata dai leoni. – Con i pericoli che ci sono in giro! – Da come parlava, l’unico pericolo in giro sembrava essere lui. Forse avrebbe fatto meglio a restarsene in quel vicolo a marcire.

 

- Non mi ricordo bene. – Farfugliò la ragazza in risposta, incrociando le braccia sotto il seno ed assumendo un cipiglio sulla difensiva. Guardava di sottecchi entrambi a momenti alterni, pronta ad assestare pugni e calci qualora ce ne fosse stato bisogno. – Credo di essere stata piuttosto ubriaca… - Cosa piuttosto ovvia, ma Naz sottolineò accuratamente l'uso del tempo passato, capire di essere di nuovo lucida e pronta ad attaccare.

 

- , l’avevamo capito. – Sghignazzò Slash intento a sistemare la strumentazione, ricevendo in risposta l'elegante dito medio della ragazza.

 

La porta che collegava la stanza al locale si aprì, facendo tuonare prepotentemente Relax (Don't do it) dei Frankie Goes to Hollywood nel camerino: comparvero un altro biondone, che assomigliava vagamente a una scimmia, accompagnato da una spilungona che cingeva i fianchi del ragazzo con le braccia, i capelli color miele e folti piuttosto scompigliati, tratti orientali, pantaloni aderentissimi e giacca con spalline bombate, seguiti da un ragazzo baldanzoso dai lunghi capelli rossi e da una biondina tutta curve e pelle nera. Naz non ci mise molto nel riconoscere la prima ragazza: senza prestare molta attenzione agli altri, esclamò – Christine Wu! – Per poi piegarsi per un’altra martellata sulle tempie. Solo dopo aver urlato, un altro pensiero le balenò in testa, una cosa ovvia per ogni persona normale ma che lei non aveva assolutamente notato: si trovava nel camerino degli artisti, i ragazzi dovevano essere il gruppo che aveva suonato quella sera.

 

- Naz! – La bella ragazza si staccò dal suo contrariato accompagnatore per avvicinarsi all’amica, mentre un sorriso dall’aria un po’ smarrita comparve sul suo volto. Certo, non dubitava che si stesse divertendo senza di lei ma Naz avrebbe sperato in maggiore trasporto da parte di Christie nel ritrovarsi. – Ti stavo proprio cercando! – Le iridi vacue e le pupille leggermente dilatate erano un segno chiaro del fatto che nemmeno la sua amica doveva essersi comportata come un angelo durante la notte.

 

- , immagino tu abbia già mobilitato l'esercito! – Borbottò in risposta sarcastica, era evidente che Christie aveva di meglio da fare un quel momento. Almeno sembrava tutta intera, mentre lei si sentiva moribonda. Portandosi le dita sulle tempie, iniziò un lento massaggio nel tentativo di attutire un po’ il mal di testa, tentativo, manco a dirlo, quasi completamente vano.

 

- Ah, vi conoscete tutte, bene! Possiamo saltare la parte noiosa e andare direttamente al sodo. – Il ragazzo dai capelli rossi a cui prima non aveva prestato molta importanza intervenne avvicinandosi, un ghigno bene impresso su una perfetta, lattea faccia da schiaffi. – A quanto pare non sono stato l’unico a rimorchiare stasera. – L'occhiolino che questo fece a Duff e Izzy scatenò in Naz un istinto omicida. Non aveva più voglia di sopportare i loro tentativi di aggancio per una strana forma di gratitudine: forse avrebbe potuto portare un po' di pazienza con i tre che l'avevano soccorsa, ma non con quel gradasso spuntato fuori dal nulla. Inoltre, i suoi modi arroganti le fornivano una scusa perfetta per sfogare tutto il fastidio e l'imbarazzo represso della serata.

 

- Vaffanculo coglione. – Naz non era mai stata una ragazza particolarmente diplomatica. Si alzò spazientita, oscillando leggermente, parlando con voce rantolante ma rinnovato vigore. – Le seghe devono averti spappolato il cervello. Non ti conosco neanche e fai pure lo stronzo? -

 

- Ma che bel caratterino, stronzetta. – La reazione non sembrò scomporre l’espressione arrogante del suo interlocutore, che mostrò soltanto un pizzico di sorpresa sul volto: era evidente che non era abituato a rispostacce del genere, ma nemmeno sembrava temerle. Anzi, era palese che fosse il classico tipo sicuro di sé. – Che ne dici di sederti e fare la brava? Non sembri aver un gran senso dell’equilibrio! – Rapido come un serpente, le posò le mani sulle spalle e con una spinta forte la fece sedere nuovamente sul divanetto. Naz fu colta di sorpresa e non riuscì a trattenere un verso molto simile al ringhiare di un cane.

 

- Ma te lo do io il senso dell’equilibrio! – Ribatté Naz senza però rialzarsi immediatamente, stringendo i pugni e aggrottando le sopracciglia scure. Si poteva ravvisare un vaga somiglianza con un toro in procinto di caricare, se non considerava la differenza di stazza ovviamente.

 

- Mi piacerebbe proprio vedere, come stai in equilibrio! – Il ragazzo esagerò apposta nell'adottare un tono languido e l’occhiolino che seguì la frase non lasciava spazio all’immaginazione. No, non sembrava impressionato da quella caparbietà e gliel’aveva fatto capire, ma aveva trascurato un piccolo particolare: nemmeno Naz lo temeva. Si guardarono per lunghi istanti, la ragazza in cagnesco e lo sconosciuto con aria di superiorità.

 

- Non fare il coglione, Rose! È appena stata male. – In difesa della ragazza arrivò il biondo Duff, anche se sembrava più che altro rivendicare il territorio che esprimersi in un gesto di galanteria, ragion per cui Naz fece per voltarsi ed abbaiare qualche insulto anche al suo indirizzo. Un particolare di ciò che aveva detto attirò però la sua attenzione, provocandole una risata sguaiata. Mentre tutti i presenti la guardavano come se fosse da internare, riprese il controllo di sé continuando a sorridere malevola.

 

- Ti chiami Rose? – Ridacchiò, guardandolo ironica. – Lo sai che è un nome da ragazza? -

 

I ragazzi scoppiarono a ridere fragorosamente, escluso ovviamente il diretto interessato, che perse un po’ della sfacciataggine per sostituirla con un'espressione di pura spocchia. Anche Christie non poté trattenere il sorriso alla battuta, anche troppo in linea col carattere battagliero dell’amica: almeno le stava dando un po' di tempo per tornare a godere delle attenzioni di quel biondino focoso che aveva accalappiato.

 

- È il cognome, idiota di una ragazzina. – La risposta non tardò a giungere, tentando di sovrastare le grasse risa degli spettatori. – Il mio nome è Axl. Impara a portare rispetto ai maggiorenni o dovrò chiamare tua madre. - La sua battuta suscitò altre risatine da chi si stava godendo quel cabaret, facendo arrossire la ragazza dall’ira: non sopportava che si tirasse in ballo sua madre, nemmeno e soprattutto quando erano degli sconosciuti a farlo. Solo dopo aver constatato che le sue frasi avessero sortito l’effetto desiderato, il rosso di nome Axl recuperò il ghigno da sbruffone.

 

- Ha parlato Mister Mesozoico. – Borbottò la ragazza, più sulla difensiva che altro. Si accorse solo in quel momento che Izzy le aveva appoggiato un braccio sulle spalle. Quasi si ruppe il collo per fulminare il colpevole con lo sguardo, anche se questi non sembrò intimorirsi, anzi, le dedicò un grosso sorrisone da monello impenitente.

 

- Ehi, calmi.– L'altro biondo, quello entrato a braccetto con Christie e che adesso stava pomiciando con la suddetta, intervenne con una flemma invidiabile. – State rovinando l’atmosfera! – Anche la biondina che era entrata con loro doveva pensarla allo stesso modo, visto che se ne stava ritta in un angolo con l’aria indispettita.

 

- Stevie torna ad occuparti della tua pupa e fammi godere lo spettacolo. – Si lasciò scappare Slash, riemergendo dall’oltretomba o da qualunque altro posto dove si fosse rifugiato. Naz, spazientita dalla situazione e dalla luce fuori, che faceva presumere che fosse l’alba, si rialzò di scatto. Trattene un sospiro di sollievo quando appurò di essere finalmente abbastanza lucida da reggersi in piedi da sola e dunque afferrò il polso di Christie, trascinandola lontano dal primate che doveva chiamarsi Stevie.

 

- Ehi! – Protestò lui a voce alta, rabbuiandosi come un bambino a cui avevano appena sottratto un pacco di succulenti caramelle.

 

- Adesso noi ce ne andiamo! – Esclamò rivolta più a Christie che agli altri presenti, visto che l'amica sembrava anche pronta a protestare. – Grazie mille per l’aiuto. – Ringraziò nuovamente Izzy e Duff, che risposero con un semplice cenno della mano senza provare a trattenerla. – Spero proprio di non vederti mai più. – Terminò salutando in maniera non proprio educata Axl, che conservò un'espressione beffarda. Naz ebbe la sensazione che la stesse in qualche modo prendendo in giro e si affrettò a levare le tende insieme all’amica, prima di rendersi responsabile di un'efferata strage.

 

- Ciao Slash. - Le sembrò di vitale importanza però riservare quel saluto civile all'improbabile chitarrista, che in risposta fece il saluto militare mentre Christie salutava tutti con la mano come una scolaretta. Mandò addirittura dei bacetti volanti alla sua conquista, mentre Naz si riprometteva di regalarle della dignità per Natale.

 

- Naz. – Il richiamo di Christie giunse ovattato quando ormai furono lontane dal camerino degli orrori. La piccoletta in questione stava ancora ribollendo di rabbia e di vergogna, per l'esibizione sconsiderata nel vicolo con tanto di vomito a spruzzo e per l’insolenza di quello stupido moccioso di Rose o come cavolo si chiamava. L’unica consolazione era che probabilmente non lo avrebbe più rivisto. L’emicrania non la smetteva di tormentarla e adesso che i rumori delle voci di quei ragazzi erano lontani la sua testa era più dolorante che mai.

 

- Che c’è? – Sbottò in risposta a Christie, con la quale era arrabbiata per essere stata abbandonata al suo destino Si avvicinarono alla vecchia Cadillac 1970 senza aprire la portiera ma saltandola per posizionarsi sui sedili anteriori. Mentre Christie metteva in moto a fatica, Naz scovò un pacchetto di Lucky Strike e se ne accese una.

 

- Ma come mai non porti le mutandine? -

 

Naz pregò disperatamente che fosse stato solo Christie a notarlo, pur sapendo che non era così.

 

 

 

 

 

 

 

EDIT 2018: STORIA IN FASE DI REVISIONE. Questo è il mio piccolo angolino di commento. È la mia prima fic sui Guns N’Roses perciò siate clementi J Allora, siamo nel 1985, quindi la band ha appena raggiunto la formazione che la porterà al successo, però per il momento si limita a Los Angeles - dunque non ho recuperato il primo tour verso Seattle.. Cercherò di essere più coerente possibile nel descrivere l’ambientazione e la carriera dei ragazzi, ma potrei comunque apportare qualche piccola modifica alla storia vera e propria, si vedrà. Commentate please, anche se avete delle critiche da farmi: mi piace mettermi alla prova e se c’è qualcosa che secondo voi non va cercherò di correggerla.

Vi lasciò le immagini di Naz e di Christie, i loro volti sono prestati rispettivamente di Winona Ryder e di Devon Aoki.

Baci, la vostra Charlie ^____^

 

 

 


                                     Naz                                                                                                                                                                     Christie

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: Maybe Charlie Knows