Epilogo
Con un gesto secco afferrò il borsone, portandoselo sulla
spalla. Leorio lo fissò assorto, ma alla fine si limitò ad un accenno di
sorriso.
-non pensarci nemmeno, Leorio- lo ammonì
il Kuruta, senza dargli neanche il tempo di dire nulla. Sapeva già fin troppo
bene dove sarebbe andato a parare, e non voleva più sentirlo.
-stiamo bene, Leorio, davvero. E poi questo viaggio sarà
molto rilassante. Non ci sforzeremo, faremo tutto in assoluto relax- cercò di
rassicurarlo Kiriru, sorridendo amorevolmente.
-e poi siamo praticamente guariti, quindi mettiti il cuore
in pace. Piuttosto, fa del tuo meglio per superare l’ultimo esame- affermò il
biondo.
Leorio ridacchiò appena, annuendo subito dopo –avete
ragione. Se supererò quell’esame diventerò medico, finalmente- mormorò più
rivolto a se stesso che ad altri. Finalmente, stava per raggiungere il suo
sogno. Oramai mancava pochissimo, e sarebbe diventato un vero medico. I suoi
sforzi nello studio non erano stati vani, in fondo, l’aveva dimostrato
perfettamente.
-e poi ci pensiamo noi ai due piccioncini- esclamò Killua,
tirando un’amichevole gomitata al Kuruta che, scambiatosi un’occhiata con la
ragazza, assunse una leggera colorazione rosata, fulminando il piccolo amico
con lo sguardo.
Leorio rise di gusto all’espressione dell’amico, dandogli
una pacca sulla spalla –ah, si, e vedete di non esagerare. In un viaggio di tre
giorni può succedere di tutto-
-ma la volete piantare!- sbottò il biondo, rosso in viso,
mentre Kiriru aveva abbassato la testa, coprendo gli occhi con la frangia e
dando le spalle al gruppo per nascondere risate ed imbarazzo.
-d’accordo, ragazzi-
borbottò l’aspirante medico tra una risata e l’altra –io vi raggiungo, come
d’accordo, alla fine dell’esame, con il mio bell’attestato di medico, potete
scommetterci!-
-si, Leorio, noi ti aspettiamo! Non sei contento? Finalmente
diventerai un medico e tutte le tue fatiche verranno premiate!- squittì Gon
allegro, agitando la canna da pesca verso l’alto.
-hai ragione Gon- la voce
dell’altoparlante lo interruppe, annunciando la partenza del dirigibile che i
ragazzi avrebbero dovuto prendere –dai, andate, o vi lasciano qui. io vi
raggiungerò al più presto possibile. E non sparite come al solito…hai
capito?- scoccò un’occhiata a Kurapika, che rispose con un sorriso.
-tranquillo, mi faccio sentire. Tu invece pensa solo ad
impegnarti nello studio-
-mi raccomando Leorio, fa del tuo meglio- esclamò Kiriru,
seguendo Killua che già si stava avviando verso l’imbarco, salutandolo con la
mano.
--
Alzò gli occhi al cielo stellato, perdendosi in esso. Spesso
succedeva che non riuscisse a dormire, e in quelle occasioni era solito
ammirare il cielo, magari con uno degli interessanti libri che solo Ubo era sempre in grado di trovargli. Quella sera non c’era
quel libro, e Kuroro si ritrovò da solo ad osservare il cielo in quello che era
sempre stato il loro rifugio e la loro casa.
Phinks dormiva qualche metro più in là. Le ferite della
battaglia cominciavano a guarire, e questo non poteva che sollevarlo.
Finalmente poteva dire che era tutto finito e, anche se
poteva sembrare incredibile, era davvero stanco di combattere in quel modo. Il
bastardo delle catena gli aveva portato via tutta la sua famiglia, ma ora era
tutto finito e poteva ancora contare su un importante membro di quella grande
ed unita famiglia.
Hisoka l’avrebbe cercato ancora, l’avrebbe trovato e sfidato
nuovamente. Questa volta la battaglia sarebbe andava fino in fondo, lo sapeva più
che bene, ma non ci sarebbe stato un amico in pericolo a distrarlo.
-capo- non mostrò sorpresa a quel richiamo, limitandosi a
voltare appena il capo verso il compagno.
-credevo dormissi- disse pacato, tornando a fissare il cielo
notturno con i suoi occhi del medesimo colore, scuri e profondi.
-stavo solo pensando. È passato un po’ di tempo, ma non ho
ancora avuto modo di chiedertelo. Sai, mi hai lasciato interdetto- Phinks si
alzò a sedere, volgendo il viso verso quello dell’uomo poco distante da lui.
-Phinks,
avresti forse preferito morire?- c’era un sarcasmo appena velato nella sua
voce.
-l’avrei preferito al
fuggire come invece abbiamo fatto. Forse stavo perendo sotto gli attacchi di
quel bastardo ma almeno sarei morto con la consapevolezza d’aver fatto tutto il
possibile per vendicare i miei compagni. Quel bastardo meritava di morire-
-non c’è alcun dubbio che quello che dici sia vero. Io per
primo ho combattuto per vendetta. L’unica cosa che m’interessava era ammazzare
il Kuruta, vendicare i nostri compagni- rispose candidamente Kuroro, senza
guardarlo.
-e allora perché siamo fuggiti? Io, davvero capo, non riesco
a capirti-
-ho capito una cosa quando ti ho visto in quello stato,
Phinks. Non ero più disposto a perdere un compagno per un desiderio personale.
Potevo continuare a combattere, e sperare che Hisoka mi uccidesse, ma…-
-impossibile- ridacchiò Phinks –quel pagliaccio di Hisoka
non aveva speranze contro di te-
Kuroro si limitò a sorridere –se fossi rimasto solo io non me
lo sarei mai perdonato. Senza la testa il ragno può vivere, ma se mancano tutte
le zampe non c’è speranza-
Phinks sorrise a sua volta, sdraiandosi nuovamente –capisco-
in fondo, si disse, lui avrebbe agito allo stesso modo se si fosse trovato al
posto di Kuroro, chiunque fosse stato l compagno da salvare. La vita degli
amici, della famiglia, è più importante di qualsiasi altra battaglia. E, come
avevano detto Kuroro e Kurapika stessi, quella vendetta era durata troppo a
lunga, fino a perdere ogni sua importanza.
-Buonanotte, capo-
-buonanotte, Phinks, riposa-
--
Poggiò a terra il borsone, mentre Kiriru si chiudeva la
porta alle spalle. Sospirò pesantemente, avvicinandosi alla grande vetrata del
dirigibile, oramai in volo. Sentì il cigolio del letto dietro di se e seppe che
Kiriru s’era appena accomodata su esso. La flebile luce lunare illuminava la
lussuosa stanza doppia del dirigibile che avevano preso per quei tre giorni di
volo, accanto a quella dove dormivano Gon e Killua.
Ancora una volta, in sua sola compagnia, la ragazza si
ostinava ad un estenuante silenzio. Credeva che quella situazione fosse oramai
risolta, che avesse mostrato più volte d’averla perdonata, d’esser persino
disposto ad ascoltarla, ma lei era stata zitta, quasi avesse timore nel
parlare.
Ma adesso erano soli e, vista l’ora, non avrebbero rischiato
che qualcuno li interrompesse. Le si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
-saranno tre giorni lunghissimi se hai intenzione di
rimanere in silenzio, con me- le disse,
guardandola con la coda dell’occhio.
Lei sospirò in risposta –mi dispiace- bisbigliò, talmente a
bassa voce che poté sperare che il ragazzo non l’avesse sentita.
-me l’hai già detto. E io ti ho detto che non ti devi
preoccupare, non più-
-non merito di essere perdonata dopo quello che ho fatto!-
sbottò all’improvviso, gli occhi scintillanti di scarlatto –perché siete tutti
così gentili? Tu, Kuroro, Gon…eppure io vi ho traditi
tutti!-
-Kiriru- le
afferrò il polso, guardandola fissa negli occhi –calmati! Quello che dici non
ha senso- la tirò verso di se, costringendola a sedersi sulle sue ginocchia.
La bionda non tentò di divincolarsi, bensì gli buttò le
braccia al collo, piangendo silenziosamente –sono stata una vigliacca! Ho
tradito la mia gente, te, i miei amici, i compagni che mi hanno cresciuta…come puoi fidarti ancora di me?-
Kurapika le baciò la nuca, carezzandole i capelli –hai
tradito la nostra gente per paura. Posso capirti, anche io sono scappato e non
me lo perdonerò mai. Ma ti sei riscattata, Kiriru, e l’hai fatto quando hai
rischiato la vita per salvare Gon e Killua, quando hai tradito il geney per me- le prese il viso fra le mani, costringendola
a guardarlo negli occhi –anche se all’inizio ho reagito male, ora ho capito.
Quello che hai fatto per me ha cancellato ogni altra cosa-
-d-davvero? Non
mi odi? Io…ho abbandonato le nostre famiglie, te,
tutti quanti- singhiozzò, portandosi istintivamente la mano all’orecchino e
abbassando lo sguardo.
-eri una bambina spaventata e cercavi solo di salvarti la
vita. Sei stata solo ingannata da quelli della brigata. Ti ho allontanata già
per troppo tempo-
-ho tradito una volta, due…ho
tradito tutte le persone che per me erano importanti, ti puoi fidare
ugualmente?-
-mi fido di quello che mi hai detto quel giorno- sussurrò il
Kuruta in risposta –mi fido dei sentimenti che mi hai detto di provare,
sbaglio?-
Lei alzò appena lo sguardo, ma lo riabbassò subito dopo
–voglio bene anche a Kuroro e Phinks. Mi hanno presa con loro, la brigata mi ha
cresciuta, eppure…-
-ma l’hai fatto per me, no?-
-mh, si…-
lo guardò fisso negli occhi. Kurapika le sorrideva dolcemente, mentre ancora le
accarezzava i capelli, e lei non riuscì a non pensare a quanto tutte quelle
attenzioni non le meritasse, ma che nello stesso tempo non riuscisse a farne a
meno.
Lo amava davvero e, anche se probabilmente sarebbe risultato
strano detto da lei, non avrebbe mai più commesso lo stesso errore.
-Kurapika…-
affermò con un filo di voce, ma si costrinse subito ad alzare il tono -…voglio ricominciare da capo con te. Se ti fidi di me, lo
faremo insieme?-
Lentamente, con un sorriso appena accennato sul volto,
Kurapika avvicinò il viso a quello della ragazza e, delicatamente, poggiò le
labbra su quelle di lei. Kiriru si ritrasse come scottata, sbarrando gli occhi,
rossa in viso.
-m-ma..-
-che c’è?- rise il ragazzo –non sei stata tu a chiedermelo?
Non hai detto, che vuoi ricominciare insieme a me?-
-hai ragione- addolcì lo sguardo, carezzandogli il volto –ti
amo-
Nuovamente, unì le labbra a quelle del ragazzo in un casto
bacio.
-anche io, Kiriru-
Un bussare alla porta li costrinse a dividersi, voltandosi
entrambi verso l’entrata.
-noi avevamo promesso a Leorio che vi avremmo tenuti
d’occhio, ricordate? Che stavate facendo?-
-Killua!- squittì
Gon, tirandolo indietro –scusate, solo che avevamo sentito delle urla, e allora…oh, perché siete sullo stesso letto?-
-magari hanno sbagliato stanza e gliene hanno data una
singola, eh?-
-v-voi due!- sbottò Kurapika,
afferrando la prima cosa che gli capitava sotto tiro e lanciandola verso di
loro, ma Killua fu più svelto a chiudere la porta, e il cuscino piombò a terra
con un tonfo –piantatela!-
-su, su, lasciamoli in pace. Vieni Gon, che io ho sonno-
-okay, Killua. Ma…se hanno
sbagliato stanza non dovremo dirlo?- domandò innocentemente.
Killua ridacchio in risposta, trascinandolo via –oh,
tranquillo. Non c’è stato alcun errore- mormorò maliziosamente.
-quei due sono davvero degli impiccioni, non l’avrei mai
detto- borbottò infastidito Kurapika.
Kiriru ridacchiò, cercando di tornare del normale colorito
–lasciali stare, dai. Sono dei bambini e sono curiosi-
-fin troppo, direi-
-oh, su, non ci pensare- affermò, baciandolo nuovamente
–ricominciamo da dove eravamo rimasti-
-mh, ottima idea-
THE END!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
(e
finalmente, dopo anni, è finitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa)
Ce l’abbiamo fatta! È finita!
Un po’ mi dispiace, questa storia mi ha permesso di conoscere molte persone
fantastiche a cui voglio un mondo di bene, e mi rimarrà nel cuore sicuramente.
Quest’ultimo capitolo è dedicato a tutte coloro che mi hanno seguito
fino alla fine e che mi sono state accanto spronandomi a continuare, perché
senza di voi non avrei ricominciato a scriverla, ragazze, sul serio.
Soprattutto, è per Angy e Clei, che grazie
a questa storia sono diventate due persone importantissime per me.
Vi ringrazio davvero di cuore!
Grazie a chi ha sempre commentato: Cleindori, Angy92, Mikifinal, Iryuchan,
Saku_chan the crazy dreamers, Akidu, AliDiPiume, Sasoruccia, Myluna91,
Keira, Valerya90, Karasu.
(sperando di non aver dimenticato nessuno XD)
Grazie a chi mi ha messo fra i preferiti: Angy92, Fedar, Iryuchan,
Silver_Alchemist
Grazie a chi mi ha messo fra le ricordate: Pink Feather, Princesskuruta.
Grazie anche a chi legge soltanto.
Un bacio forte a tutte.
Kura