Anime & Manga > D.Gray Man
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Autore: Elos    04/07/2010    5 recensioni
- Yuuuuu? Mi hai sentito? Ho trovato Allen. A-ll-en. - Scandisce, divertito. - Allen. -
- Ti ho sentito. Sta' zitto. -
Abbassa la voce, gli vorrebbe dire, c'è il golem fuori dalla porta. Non so cosa gli abbiano fatto, quanto ci abbiano messo le mani sopra, e non voglio rischiare di scoprirlo nel peggiore dei modi.
Quasi gli abbia letto nel pensiero - o più probabilmente per il puro e semplice piacere di infastidirlo - Lavi si china per bisbigliargli dritto nell'orecchio:
- Vuoi vederlo? -
- Non me ne frega niente. -
La risata di Lavi, da quella inesistente distanza, è una scarica di fiato caldo che gli scorre sul lobo e gli tamburella sulla gola:
- Sai, Yu? Credo che questa sia la frase che ti ho sentito dire più spesso. Ti potrebbe fare da epitaffio,
non me ne frega niente, e sotto io ci potrei scrivere a grosse lettere bugiardo. - [...]
Dopo il Ragnarok, quel che rimane ai sopravvissuti.
Prima classificata al concorso Distopie - Futuro Alternativo - Versione Multifandom indetto da Rota.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. edge end
this is for long-forgotten light at the end of the world - questa è una luce a lungo dimenticata alla fine del mondo
(Nightwish - Forsaken)



L'hanno trasportato indietro, il corpo di Tiedoll, che sembra non abbia addosso neanche un graffio. Invece gli manca il cuore, si dice per un attimo, e poi: gliel'hanno portato via. Sa chi è stato anche se non l'ha visto, e per un attimo pensa che lo andrà a cercare - li andrà a cercare - adesso, subito: li andrà a cercare e li farà a pezzi, quelli che hanno svuotato quel corpo, e Mugen che affonda loro dentro e taglia e taglia più a fondo che può sarà tutto quello che Kanda potrà dire o fare sulla morte di Tiedoll.
Ma poi cominciano ad arrivare anche gli altri corpi: qualcuno da Parigi, qualcuno dalla Germania. Sulle coste del Giappone c'è stata una strage di finder.
Il giorno dell'Apocalisse è arrivato: non c'è nessuno squillo di trombe a preannunciarlo, solo una giornata limpida di sole come tutte le altre, ma loro lo sanno che quella è la fine, il Ragnarok, la battaglia che sancisce la fine delle cose così come sono state finora.
Con gli altri arriva il corpo di Aleister Crowley III. Kanda lo riconosce a stento, quello, perché non è rimasto più molto che si possa riconoscere, una faccia, un'espressione, ed è solo una qualche cosa contorta e spezzata. Sono stati i gemelli. Aleister li ha feriti - molto feriti - ma pare siano ancora vivi.
Crowley muore prima di arrivare in infermeria. Non ci sono Lavi né Allen, con lui, che continua a chiamare qualcuno incessantemente, ossessivamente, sempre più piano, sempre più convinto, finché il nome,
Eliade, non gli si spezza in gola.
Lavi e Allen sono ancora fuori. Hanno respinto la prima orda - tanti tanti tanti tanti
tanti - ma sembra che quella lunghissima giornata sia appena iniziata.
Tra tutti quei corpi Kanda si aspetta di trovarci da un momento all'altro quello di qualcuno di
loro - Marie, ad esempio, quand'è stata l'ultima volta che l'ha visto? Lavi sta bene, Lavi? - e tutto ad un tratto ogni cosa, vendetta, Akuma, vittoria, sembra meno importante del pensiero di assicurarsi che tutto sia a posto.
Tiedoll è - fa male - morto. Loro forse no.

Ad ogni modo prima della fine della giornata lo ottiene un cadavere in cambio di quello di Tiedoll, e il meglio è che a prenderlo sono lui e Lavi. Non è proprio il cadavere che desidererebbero - non quello che ha ucciso Tiedoll, non quelli che hanno ucciso Crowley - però è una di loro,
Noah, ed è la donna con i capelli neri e corti, che continua a cercare di cambiare forma anche mentre Mugen le taglia la testa - il corpo bruciato, riarso, carbonizzato, l'odore delle fiamme attorno a Lavi è asfissiante - e loro sono lì che la guardano cadere.

Del Ragnarok Kanda ricorda poco le battaglie, molto di più i corpi, ma quel che sa di non poter scordare è Allen Walker che arriva più strisciando che correndo, trascinandosi dietro un braccio sinistro tutto insanguinato e rotto, con Howard Link - il suo
sorvegliante, pensa sempre Kanda con disprezzo - che cerca di tenerlo in piedi.
Allen si ferma davanti a loro ed è livido in volto, pallido di panico che gli fa rigida la faccia.
- Avete visto Linalee? - E poi, in fretta, visto che loro non gli rispondono: - Non la trovo da nessuna parte. Voi l'avete vista? Qualcuno ha visto Linalee? -

Per ultimo l'ha vista un Finder. E' caduta, c'era Tyki Mikk e l'altra, Road, la bambina con la gonna corta. Linalee è morta e i suoi assassini hanno un nome, che è il nome di quelli di Tiedoll, ma il corpo di Linalee è scomparso.
Non lo trovano: sembra si sia dissolto nel nulla e - anche se suo fratello l'avrebbe fatto cercare con ostinazione sino al giorno della propria morte, quel corpo, quel corpo prezioso - non sarebbe mai più riapparso.
Kanda lo sa, in fondo, che sono stati i Noah ad ucciderla, ma l'Innocence a portarsela via.

E' questo che non riesce a scordare.


- - -



Ha perso di vista Timothy circa un quarto d'ora prima, e la cosa gli risulta placidamente indifferente; ma con Timothy pare si sia disperso anche Marie, che invece gli risulterebbe piuttosto utile e non gli dispiacerebbe per niente avere attorno, ora come ora.
Impugnare Mugen con la sinistra è seccante, ma la destra al momento è un impasto di sangue e carne maciullata, non il massimo per assicurare una presa salda.
Odia i Secondo Livello. Gli Akuma lo disturbano tutti, ma verso i Secondo Livello ha una particolare antipatia dal giorno in cui uno di essi l'ha sventrato contro una parete davanti ad Allen Walker: e quel che lo disturba del ricordo non è tanto lo squartamento in sé e per sé quanto lo spettatore, a ben pensarci.
Stacca di netto la testa di un Akuma, il rumore stridente come ruggine della ferraglia in pezzi a rotolare sul selciato metallico, passa oltre correndo con le lame di Mugen - quella vera nella sinistra e l'altra, l'illusione, nella destra - a strisciare per terra. Quando la raffica di proiettili gli si infrange addosso tutta una costellazione di punti di dolore si accende nella sua testa, dritta dentro la nuca.
Incespica e sente distintamente il proprio corpo faticare per starsi dietro mentre ricuce, mette toppe, richiude i buchi, una sensazione stranissima, straniante: c'è abituato, ma è sempre fastidioso. Riesce a strisciare con la spalla contro una parete un attimo prima di finire faccia a terra. Girandosi, prontissimo a ringhiare sul brutto muso dell'avversario, scopre che quel muso è effettivamente un tantino più brutto di quanto avesse pensato, essendo montato sopra ad un Terzo Livello.
La voglia di ringhiare si affievolisce.
Gli fa male tutto dal ginocchio destro in su, dove i proiettili si sono scavati piccoli sentieri nel suo corpo, e la mano destra pulsa e trema. Non va bene. Non va bene per niente.
- Martellino, martellino... -
Girano la testa in contemporanea, lui e l'Akuma, con comica sincronia.
- … cresci, cresci, cresci, cresci! -
Una delle due teste, quella di Kanda, rimane puntata sul fondo della strada: l'altra, quella dell'Akuma, si trova improvvisamente sepolta da una testa di martello grossa come una cisterna per l'acqua piovana. La parete alle sue spalle trema violentemente, mentre una granella fine di polvere e calcinacci viene giù. Tossisce, grugnendo nel momento in cui i residui vengono a contatto con le ferite, e rialza la testa giusto in tempo per incrociare il sorriso raggiante di Lavi:
- Ciao, Yu! -
Diviso tra il sollievo - pare che, dopotutto, arriverà vivo a fine giornata - e il fastidio - se arriverà a fine giornata sarà grazie a Lavi, e la cosa è piuttosto irritante - Kanda si limita a grugnire per tutta risposta.
Lavi alza d'un soffio il martello, chinandosi per sbirciare sotto e vedere cosa ne è rimasto dell'Akuma: la poltiglia di frammenti metallici e parti organiche sbriciolata sul selciato deve convincerlo che è andato, finito, perché risolleva l'arma e, mentre questa torna ad assumere una dimensione più contenuta, se la carica in spalla.
- E' fantastico vederti, Yu! - Esclama, entusiasta, andandogli incontro a braccia spalancate. Kanda lo schiva, rivolgendogli un'occhiata infastidita, e il sorriso di Lavi si trasforma in una specie di mezzo ghigno: - Se fossimo arrivati un cinque minuti più tardi saresti stato nei guai, yoh? -
- Prova a ripeterlo e ti ammazzo. Cosa ci fai tu qui? - E poi, mentre il suo cervello recepisce l'informazione con un soffio di ritardo: - Fossimo...? Non sei da solo? -
Lavi si gratta il mento. Ha un accenno di barba mal tagliata sotto agli zigomi, come un velo rosso che si inspessisce all'altezza delle orecchie, sfumando poi nei capelli folti e caotici. La bandana scura glieli tiene raccolti, fissando la benda nera sull'occhio destro: l'altro, l'occhio buono, è verde e brillante e malinconico anche nel sorriso.
- Be', no. -
- E con chi sei... - Kanda si interrompe, le parole strozzate in gola. - Non è qui. Dimmi che non è qui. -
Lavi si esibisce in una vaga scrollata di spalle:
- E' voluto venire. Non potevo mica legarlo mani e piedi e costringerlo a restare indietro! -
A Kanda viene da ringhiare, e lo fa allungando le mani e afferrando il bavero della giubba dell'altro, scrollandolo con forza bastante a fargli battere i denti:
- Dovevi farlo! Questo posto è pieno di finder, cretino! -
- Non lo vedranno, dai! Siamo venuti a cercare te, e adesso ti abbiamo trovato: ti prendiamo e ce ne andiamo, così stiamo... -
Il resto della frase si perde nel fragore di macerie che crollava: neanche due metri più in là la parete di una casa cadente viene sfondata da un grosso qualcosa che vola attraverso la strada e finisce a strisciare come un relitto abbandonato sul selciato. Dal buco nel muro emerge una testa che si affaccia fuori per un attimo, sbircia il corpo devastato dell'Akuma e poi torna dentro.
Una testa bianca, realizza Kanda.
- Allen! - Chiama Lavi, gioiosamente. - Allen, vieni fuori, guarda chi c'è! -
Quando la testa di Allen Walker si affaccia nuovamente, sorpresa e stupita e candida e giovanissima, una faccia pulita di bambino dagli occhi grigi e sgranati, qualcosa nello stomaco di Kanda fa plop.

Il primo morto è Lvellie.
Non si sa né come né perché, ma cinque giorni dopo il Ragnarok qualcuno - Howard Link, il
sorvegliante della mammoletta - trova il suo cadavere incastrato tra i gradini di metallo di una delle scale esterne alla nuova sede. E' un corpo rotto e sfasciato come se fosse caduto da una grande altezza e c'è tanto sangue tutt'intorno, tanto quanto ce n'era nella camera di Marian Cross il giorno della sua morte - fuga? - e Link ha una faccia molto umana, tutto ad un tratto, la faccia di una persona turbata.
Devono avergli sconvolto chissà quale progetto, pensa Kanda, che non prova alcuna pietà.
Lvellie tormentava Linalee - Linalee che è morta e che magari avrebbe avuto qualche giorno in più di vita buona, senza di lui - e Linalee è una ferita aperta e sanguinante, per lui, che invece che guarire va in suppurazione ogni giorno di più.
Dalla sede centrale si parla di suicidio: le voci girano un giorno, due giorni, una settimana, e poi nessuno ne parla più. Chissà, chissà. Forse, dopotutto, l'hanno aiutato a suicidarsi.

Tredici giorni più tardi è Komui a morire.
Lo trovano nella sua stanza, pare si sia avvelenato; soffriva tanto, orribilmente, dicono tutti, per quella sorella che non c'era più. Nella camera di Komui c'è un odor chiuso di mandorle amare sospeso ad aleggiare sui mobili e sul letto.
Dentro Kanda è quell'odore che fa marcire le ferite.
Le cose hanno cominciato a perdere ogni senso.

Il prossimo chi sarà?
Nell'Ordine se lo chiedono tutti.
Il signor Reever non c'è più: se l'è portato via un Akuma il giorno del Ragnarok, e con lui se ne sono andati tanti altri, morti e scomparsi. Della vecchia squadra rimane solo Johnny, che tutto ad un tratto non ride mai, non sorride, ha gli occhi sempre sgranati dietro ai suoi improbabili occhiali.
Il prossimo chi sarà?
Pare un conto alla rovescia.
Dalla sede centrale arrivano altri Corvi, tanti,
per mantenere l'ordine, dicono, e la nuova squadra scientifica non parla con gli Esorcisti. Gli ordini adesso arrivano tramite i golem, e non c'è più modo di discuterli.
A Kanda non interesserebbe - non troppo, almeno - ma certe volte pensa a Lavi, il nuovo Bookman, e si dice che Komui e Lvellie sapevano qualcosa, cercavano qualcosa, e sono morti. Chi sa più cose del Bookman?
Forse sarà lui il prossimo.

E invece è Allen.


Alla vista di Kanda un'espressione di pura e chiara contentezza illumina il volto di Allen per esattamente mezzo secondo, prima che la fronte si aggrotti nel corruccio:
- Cosa ci fai qui, tu? -
- Lo chiedo io a te. Tu sei morto, cretino. - Kanda bada bene a calcare su quella parola, morto, con la giusta acidità. - Non dovresti essere qui. -
Allen gonfia le guance, indispettito. Sembra ancora così piccolo...! Quanti anni può avere, adesso? Venti, ventuno? Ha sempre una faccia da bambino, tutta innocenza e candore, e, Kanda se ne accorge mentre il ragazzo scavalca il foro nel muro e esce fuori, è ancora più basso di lui di un buon palmo abbondante.
- Non vedo perché no. Io vado dove voglio! - Specifica Allen.
- Forse dovremmo parlarne altrove. - Esclama la voce di qualcun altro ancora nascosto all'interno della casa sventrata. - Abbiamo fatto molto rumore. -
- Giusto! - Lavi si protende ad afferrare un polso di Kanda, cercando di tirarlo via con sé: Kanda ringhia, Lavi molla la presa, Kanda evita di tranciargli la mano. Lavi acchiappa Allen, come per rivalsa, afferrandolo per una spalla e sospingendolo nuovamente all'interno del foro. - Vieni anche tu, Yu! -
Kanda incrocia le braccia, serrandole con ostinata fermezza. Qualcuno dei fori ancora aperti sul suo torace gli segnala il proprio disappunto tramite una scarica di fitte dolorose che arrivano dritte dritte al cervello, ma lui fa finta di non badarvi:
- E perché dovrei? -
- Avanti, Yu... - Continua a chiamarlo per nome, l'imbecille, ma ormai sono anni che lo fa, anni che Kanda lo minaccia di morti orribili, lente e dolorose e anni che Lavi lo ignora, puramente, fingendosi spaventato per poi richiamarlo ancora, e ancora e ancora, Yu. - … abbiamo fatto un sacco di strada per poterti parlare! -
- Cercavate me? -
Lavi sgrana gli occhi, stupito:
- Te l'ho detto! -
- Mh. E perché? -
Di nuovo, la voce all'interno della casa semidistrutta si fa sentire; per nulla impaziente, per nulla preoccupata, nel tono di chi dà una blanda informazione:
- Si sente rumore di passi. Dovremmo davvero andare a parlarne altrove. -
- Yu... - Lo prega Lavi, pianamente. - Avanti. -
Andare con loro è tradimento. Se lo scoprono, è tradimento. Ci si lascia la testa con un'accusa del genere, senza che sia nemmeno necessario perdere tempo con un processo. Forse non lo ucciderebbero - gli esorcisti scarseggiano, ultimamente - ma qualunque cosa decidessero di fare per reazione sarebbe sicuramente sgradevole.
Kanda appoggia le mani sulle macerie che ostruiscono il foro, cominciando a scavalcare, e vede distintamente il viso di Lavi accendersi d'entusiasmo:
- Oh, grazie, Yu...! -
- Sta' zitto. Imbecille. -
Imbecille, imbecille. Lo odia.
Nella penombra della casa sventrata intravede la schiena di Allen Walker, la sua testa luminosa di capelli candidi e sottili, e poi la danza irrequieta di una treccia bionda, un po' oltre, su un dorso più ampio. Non ha bisogno di vedere la faccia del proprietario, la sua stupida faccia aguzza, le sue stupide sopracciglia tagliate, la sua stupida frangia squadrata, per dargli un nome.
Howard Link, il sorvegliante: la persona alla quale Allen deve il fatto di non essere diventato il terzo della lista dei suicidi invitati.

Era solo questione di tempo prima che qualcuno ordinasse a Howard Link di portare Allen al patibolo, questo lo sapevano tutti; allo stesso modo tutti si aspettavano che Link avrebbe eseguito l'ordine con la medesima flemmatica e metodica compostezza con la quale seguiva Allen ventiquattr'ore al giorno, ovunque e in ogni cosa, in osservanza rigorosa alle disposizioni che gli erano state date.
Una consapevolezza del genere rendeva inquietante osservarli: c'era qualcosa di nauseante, di malato, nella maniera in cui Allen sorrideva comunque, candidamente, a quello che sarebbe stato il suo boia, nel modo in cui divideva con lui l'ultima fetta di torta a colazione o gli offriva l'asciugamano, nei bagni al mattino, se aveva scordato il suo in camera. Certe volte Link proteggeva Allen in battaglia, certe volte era il mantello bianco di Crown Clown a fargli da scudo.
Allen di questo non parlava mai. Era difficile capire cosa ne pensasse; era difficile capire cosa Allen pensasse praticamente su tutto, perché non faceva altro che sorridere con gentilezza e scusarsi, e poi cambiare discorso.
Tutti si aspettavano che Howard Link avrebbe consegnato alla Chiesa Allen Walker, il Quattordicesimo, senza sprecarci sopra un solo momento di rammarico: così il giorno in cui Allen Walker sparisce,
puff!, senza lasciarsi dietro niente, tutti credono che Howard Link l'abbia inseguito per riportarlo indietro; c'è chi spera che ci riesca, chi prega perché fallisca, l'Ordine si divide e poi, tutto ad un tratto, qualcuno si accorge che a mancare non sono solo le cose di Allen, no, ma anche quelle di Link.
Se ne sono andati armi e bagagli senza dire una parola a nessuno, in un mattino grigio d'inverno.
E' il ventiseiesimo giorno dopo il Ragnarok.

Sette giorni più tardi, Lavi li segue.
Agli occhi dei primi che entrano nella sua stanza, prima ancora che i Corvi arrivino per insabbiare e nascondere tutto, le pareti appaiono tappezzate di fogli coperti da una grafia minuta ed allungata che è la sua, una grafia da registro, e l'ultimo dei Bookman sopra ha lasciato scritta una storia strana: su Lvellie che indagava su Marian Cross e Komui che indagava sull'operato della Chiesa nel giorno del Ragnarok e su altri - tutti morti - che stavano cercando una loro verità tra le bugie e il silenzio.
Per quanto si cerchi di farli sparire, poi, quei fogli, in un modo o nell'altro brani e frasi e singoli nomi, dati, rimangono conservati un po' qui e un po' là, ed ogni tanto riemergono: come pezzetti di foglie di tè a galleggiare sull'acqua calda, ad ogni bollore vengono su, in superficie, e l'Ordine ricorda.






Note del capitolo: Edge End è una delle armi di Crown Clown (l'evoluzione dell'Innocence di Allen); per intenderci, è quella specie di colpo che scarica con gli artigli della mano sinistra, tagliando. Da qualche parte ho trovato una - pessima - trasposizione italiana che lo rende come unghie della distruzione; ora, non per dire, ma con tutte le belle traduzioni che si potevano dare...?
Edge è il bordo, l'estremità: si usa per indicare il ciglio della strada, ma anche il filo di una lama, il termine, la conclusione; ed end vuol dire fine. In una traduzione allargata si può rendere come l'orlo della fine o il taglio della fine. L'ho usato come titolo del capitolo perché mi pareva rendesse bene l'idea di qualcosa che chiude.

Non mi convince molto la traduzione che ho dato della frase che introduce la storia, tratta da The Islander dei Nightwish (che potete trovare qui); ma, sinceramente, non mi veniva nessun modo migliore per rendere l'intraducibile e musicale costruzione del for long-forgotten.


Un grazie a chi legge e a chi commenta; anonimi lettori, mi lascereste un parere, per favore? E' stata una storia ardua da "tirar fuori", e gradirei molto avere altri pareri. ^^

oceanredwhite: Sono felice che atmosfera e ambientazine ti piacciano; e spero di non deluderti con Lavi - che è stato complicatissimo da gestire, molto più di Kanda, in realtà O_o. Spero di non deluderti in generale, via! xD A presto!
  
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