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Autore: Bonhiver    05/07/2010    4 recensioni
Quarto anno. Tutto ha inizio la sera in cui Hermione Granger si presenta al Ballo del Ceppo e scopre un suo lato che tutti credevano inesistente. Nessun ragazzo non può non notare la sua bellezza, anche se si tratta di Draco Malfoy.
Si può ripartire da zero? Perchè a volte basta solo abbattere e ricostruire.
Cambio di finale. Grazie a tutti.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Break and Rebuild







Capitolo 20 -Dirsi addio













Di come un solo giorno senza di lei sembri un’eternità,
di come amore, rabbia e dolore si concentrino in un attimo.




«Sì, hanno allagato il bagno di Mirtilla Malcontenta.»
Pansy guardò con complicità Blaise, sorridendogli appena.
«Pare che la McGranitt si sia arrabbiata moltissimo, ha preso dei provvedimenti disciplinari verso tutta la scuola.»
Blaise sbuffò appena, affondando ancora di più nel morbido divano nero dalla loro Sala Comune.
«Dal momento che non riescono a trovare i colpevoli… non c’è d’aspettarsi altro da questa scuola ormai. Hogwarts non è più quella di una volta, dico bene Draco?»
Draco alzò lo sguardo su quello di Blaise, poi lo fece vagare su Pansy, Theodore e Daphne. Era pomeriggio e nessuno di loro aveva dei corsi aggiuntivi da seguire, oltre al normale orario di lezioni mattutine.
Visto che non rispondeva, Pansy lo richiamò e lui si ritrovò a cogliere negli occhi di Blaise una scintilla di sfida, che lo stava esortando a tornare il solito freddo Serpeverde.
«Mh. Hanno annullato l’uscita ad Hogsmade di questo sabato, giusto Daph?»
Chiese con disinteresse, sviando la domanda, implicitamente accusatoria, del compagno. Era stanco ormai di quella tacita guerra che Blaise, e Theo a tratti, avevano ingaggiato nei suoi confronti.
Inconsciamente forse poteva anche accettare che lo stessero facendo per il suo bene, ma ormai non poteva più separarsi da Hermione. Era troppo tardi per i ripensamenti, non poteva tornare indietro e cambiare nuovamente. Farlo una volta era stato difficile, ripetere di nuovo una cosa del genere non gli sarebbe stato possibile.
«Avevamo già organizzato tutto, per Salazar! Non possono trattarci così, in fin dei conti non hanno alcuna prova per accusarci.»
«Proprio perché non hanno prove di chi ci sia dietro puniscono tutti, Daph.» Intervenne Blaise scocciato, mettendo fine allo sproloquio della compagna.
«In fin dei conti, comunque non mi dispiace così tanto. Meno tempo in mezzo alla massa. Inizio a non sopportarli davvero più tutti gli sciatti che ci sono ad Hogwarts. Silente dovrebbe capirlo che sta rovinando una scuola tanto prestigiosa.»
Pansy, appena finito di parlare, si appoggiò al petto di Blaise, che la circondò con un braccio. E Draco si chiese perché una cosa del genere non la potesse fare anche lui, senza paure né giustificazioni.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, cosa che a nessuno passò inosservata.
«Cos’hai Draco? È da ieri che sei più taciturno del solito.»
«Già Draco, dicci cosa ti passa per la testa.»
Blaise non perse occasione di ricalcare ciò che ingenuamente Daphne aveva chiesto e ora tutti e quattro lo stavano guardando, per strappargli qualche pensiero.
«Sono stanco, la Umbridge negli ultimi giorni è diventata insostenibile.»
«Non potrei essere più d’accordo. Avete notato com’è cambiata da quando Potter e i suoi amichetti sono stati richiamati da quella famiglia di pezzenti dei Weasley?»
Era bastato un solo giorno senza Hermione per farlo sprofondare nella monotonia e nella tristezza più assoluta.
Theo si tirò dritto a sedere e li guardò di sbieco prima di chiedere dove fosse il loro Caposcuola, quando constatò che era ad un corso facoltativo, tirò fuori un pacchetto di sigarette da una tasca dei suoi pantaloni e se ne accese una, offrendo anche agli altri.
Così in poco tempo intorno a loro si formò una sbiadita aurea di fumo.
«Non è giusto, non trovate? Il fatto che quei tre possano fare praticamente tutto ciò che vogliono.» Riprese questi qualche istante dopo, con tono lamentoso. «Dicono di Piton e delle sue preferenze per noi di Serpeverde, ma non contano che loro sono sotto l’ala protettiva di Silente. Se c’è una cosa che odio, quella è l’ipocrisia.»
Blaise scoppiò a ridere e lo guardò intensamente. «Perché tu ipocrita non lo sei, vero?»
Theo sorrise di sfuggita e alzò le spalle, lasciandosi scappare che quel discorso non lo implicava necessariamente.
«E non trovate che sia una novità che questa volta si siano aggiunti anche altri? Posso capire la piccola Weasley e anche Paciock, ma la Lovegood! Cosa può avere a che fare lei con i Weasley?»
Pansy scoppiò a ridere improvvisamente, senza un’apparente ragione. «Magari è la nuova fidanzatina di pel di carota!»
Blaise le accarezzò i capelli e fissò Draco insistentemente, prima di sparare l’ennesima frecciata.
«Non dire sciocchezze Pansy, lo sanno tutti che lui se la fa con la Granger.»



Cosa potevano avere da dire i Weasley di così importante ad Hermione da trattenerla da scuola proprio durante le ultime lezioni dell’anno?
Possibile che Silente li avesse lasciati andare? Forse aveva a che fare con quell’organizzazione di cui gli aveva accennato Hermione. Qualcosa contro il Signore Oscuro.
Effettivamente aveva visto Potter piuttosto strano nell’ultima settimana, tutti l’avevano notato a dire il vero.
Il suo volto divenne di pietra alla sola idea che lei potesse stare rischiando la vita. Ma in quel caso gliel’avrebbe detto, giusto? Si fidava di lei, suo malgrado. Aveva imparato fin troppo bene a farlo.
La porta della sua stanza si aprì e ne entrò Daphne cautamente.
Draco si lasciò andare sdraiato sul letto e socchiuse gli occhi, aspettando che fosse lei a parlare.
«Blaise mi ha detto che potevi avere bisogno di compagnia.» Spiegò lei, avvicinandoglisi e sedendosi sul suo letto, all’altezza del suo bacino.
Draco tese le labbra in un sorriso privo di coinvolgimento. Ovvio che Blaise le avesse detto di seguirlo: doveva dimenticare Hermione Granger. Ma non ancora capito che, anche volendo, non ne sarebbe stato in grado?
Vedendo che non accennava a dire nulla, Daphne riprese il discorso che una mezz’ora prima era caduto.
«Ero seria quando ti ho chiesto cos’hai Draco. E non intendo solo oggi e ieri, ma parlo di come sei da due settimane a questa parte. Prima eri felice, lo vedevo, sai? Non ne so il motivo, me era bello vederti con gli occhi sorridenti… Cosa è successo?»
Proprio mentre stava vivendo il momento più bello della sua vita, suo padre gli aveva scritto stabilendo il giorno in cui sarebbe stato marchiato, dandogli tra le altre cose la conferma che il Signore Oscuro era in vita. Aveva capito che avrebbe dovuto lasciare Hermione, che il mondo che aveva sognato grazie a lei non era che un’illusione, che fuori dalle mura di Hogwarts lo aspettavano solo dovere e dolore. Aveva capito che amava una persona che con ogni probabilità si sarebbe ritrovato davanti in una o più battaglie fra il bene e il male. Ecco cos’era successo.
«Te l’ho detto Daph, sono stanco.»
«Sii sincero Draco, non è solo questo.»
Draco la guardò fisso negli occhi, per farle capire che si stava spingendo decisamente oltre il lecito e lei non insistette oltre. Con una mano raggiunse la sua fronte e iniziò ad accarezzargli i capelli, spettinandoli leggermente. Draco abbassò le palpebre e schiuse le labbra per respirare più a fondo.
Quel tocco era rilassante, Daphne era sempre stata incantevolmente delicata, per questo non la staccò bruscamente da sé quando lei si chinò a baciarlo sulle labbra.
Rimase immobile, sentendo il sapore fresco della ragazza.
Dopo una leggera pressione lei si allontanò dalla sua bocca e nascose il volto nell’incavo della sua spalla.
«È dall’inizio dell’anno che noi due non stiamo un po’ insieme…» Gli sussurrò sul collo.
E nonostante il suo alito caldo gli avesse provocato dei leggeri brividi lungo la schiena, Draco si ritrovò a non provare nulla davanti all’implicita proposta di Daphne.
«Sono stanco Daph, sono davvero molto stanco.» Le rispose.
Gli parve di sentirla sbuffare sottovoce qualcosa come “È anche di questo che parlo”, ma non la seguì con gli occhi quando lasciò la sua stanza infastidita e mortificata.
In quel momento riusciva a pensare solamente ad Hermione ed a quanto gli mancasse tutto di lei. Era stata scostante da quando Potter era cambiato, aveva voglia di averla di nuovo tra le braccia. Il fatto che poi fosse partita così, senza un minimo di preavviso, non era stato certo quella che si dice una ventata di fresca allegria per il suo umore.



Il giorno seguente, a Pozioni, affianco al suo calderone fumante era apparso un biglietto spiegazzato. Lo aveva aperto e aveva sospirato di sollievo nel riconoscere la scrittura di Hermione.
Finite le lezioni era andato a passo spedito verso il campo da Quidditch, dove lei gli aveva dato appuntamento.
Appena arrivato fece vagare lo sguardo per le tribune di Grifondoro. E la trovò lì, seduta sul primo spalto, proprio come quando si erano spinti oltre per la prima vota. Lì dov’era cominciato tutto.
Senza ragionare le corse incontro, come una bambino, come un ragazzo innamorato.
L’impatto fra i loro corpi, lei intanto appena l’aveva visto si era alzata e gli era andata incontro, fu forte, intenso.
Draco avrebbe voluto dirle qualcosa, un commento sferzante dei suoi, un rimprovero per essere sparita così, all’improvviso, ma Hermione non gliene diede il tempo.
Lo baciò con impeto e subito fece incontrare le loro lingue. Gli si stringeva addosso, con il corpo totalmente schiacciato al suo e tremava leggermente. Ma Draco non avrebbe potuto notarlo, perso com’era in lei.
Poi lei si staccò, sempre velocemente, e lo guardò fisso negli occhi, seria come mai l’aveva vista.
«Non parlare.»
Lo prese per una mano e iniziò a correre, correre contro ogni logica.
Probabilmente in un’altra occasione non l’avrebbe nemmeno ascoltata e avrebbe iniziato a pretendere delle risposte soddisfacenti, ma quella volta non si sentì in grado di ribatterle. C’era qualcosa di strano nel suo modo di fare, che non aveva intenzione di decifrare.
Non prestò nemmeno attenzione all’aula in cui entrarono, arrivati al primo piano, Hermione aveva ripreso a baciarlo. La circondò con le braccia e la avvicinò a sé quanto più riuscì.
Gli era mancata, più di quanto fosse disposto ad ammettere. E sentirla così vicina, e passionale, non lo stava facendo ragionare. Le sfilò con forza e velocità la felpa che indossava, poi la maglia, scese a baciarle il collo, mentre le sbottonava i pantaloni.
Lo stesso fece lei, forse permettendo alle sue mani di vagare un po’ più di quanto lui non avesse fatto. Gli carezzò il volto, poi però lo baciò nuovamente sulle labbra e Draco la sentì ardere, mentre gli si appiattiva contro e affondava le mani nei suoi capelli, tirando. Era doloroso, ma lo eccitava sentirla così preda dei suoi istinti, sapere di essere lui a farle quell’effetto.
Lo spogliò della camicia e, senza il minimo preavviso, gli sfilò in un unico gesto pantaloni e mutante. Non si aspettava un attacco così diretto, e sentì il fuoco divampargli dentro, più di ogni altra volta.
Lo voleva, lo desiderava e lui la voleva, la desiderava.
Era qualcosa di reciproco, di essenziale.
Non riuscì a trattenere alcun tipo di gemito quando sentì le labbra di Hermione chiudersi sul centro della sua virilità. Buttò in dietro la testa e spalancò gli occhi, nell’estasi più totale.
Quello era un genere di piacere che non credeva di poter provare. E mentre sentiva scariche elettriche diramarsi per tutto il corpo, trovò la forza di sorridere.
Lei era quella giusta, loro erano giusti.
Ma Hermione si fermò dopo poco, e raggiunse nuovamente le sue labbra, probabilmente incapace di resistere e aspettare oltre.
E giusto prima di trascinarla a terra con sé, in uno spazzo di lucidità, Draco fece apparire dei cuscini a terra.
Nella sua testa ci fu un rallenty, in cui tutto si fermò per lasciare spazio all’immagine del volto di Hermione mentre la sua testa sobbalzava leggermente sulla morbidezza dei cuscini che lui aveva fatto evanscere. I capelli disordinati in aria, la bocca socchiusa, gli occhi lucidi e appannati di desiderio.
Era sua, desiderava esserlo. Lo amava, sì.
Le sganciò il reggiseno, lanciandolo da qualche parte nell’aula, e si avventò sul suo seno.
E lui, lui l’amava?
Si sentì stringere le spalle dalle sue braccia e subito una mano di Hermione gli affondò nuovamente nei capelli, par avvicinarlo di più a sé. Più che poteva.
Con la bocca sempre impegnata a darle piacere, fece vagare le mani su tutto il suo corpo, finché non incontrò l’orlo delle sue mutante, lo sorpassò, gliele sfilò senza ripensamenti e sentì un gemito più forte di quelli precedenti uscire dalle stesse labbra che baciò dopo pochi secondi.
Il contattò che si creò, dopo il suo spostamento, fra i loro corpi li fece rabbrividire e portò entrambi al limite.
Entrò in lei, a discapito dei movimenti precedenti, con calma, concentrandosi su ogni centimetro che li univa sempre più. Quando ci fu del tutto, quando lei lo guardò facendogli capire che era pronta, allora iniziò a muoversi.
Nascose il volto nei suoi capelli, come adorava fare sempre per carpirne l’odore, ma questa volta Hermione lo costrinse a guardarla negli occhi per tutto il tempo, e lui si ritrovò a darsi dello stupido per non averlo fatto prima. Vide ogni cosa in quegli occhi castani, ogni stato di eccitazione e amore che il loro amplesso le provocò. E si ritrovò a raggiungere l’orgasmo come conseguenza del fatto che fosse stata lei per prima ad arrivarci.
Rimase immobile per alcuni secondi, che si tramutarono velocemente in un minuto. Sessanta secondi in cui la guardò negli occhi, riversandole dentro tutto ciò che provava.
E lui l’amava? Certo che l’amava.
La baciò, a lungo, sentendola rispondere ad ogni tocco.
«Scusami.»
Gli sussurrò con la voce spezzata, non appena si separarono. Le avrebbe domandato il perché di quel chiedere perdono appena alitato, se solo non l’avesse vista piangere silenziosamente.
Lentamente ricominciò a ragionare, la guardò in volto e rimase stupito di non aver notato prima il taglio che le spezzava il labbro inferiore e i segni ancora evidenti di lividi sulla fronte, proprio sotto l’attaccatura dei capelli.
Si incrinò tutto, in un solo istante.
Iniziò a tremare piano, mentre la fissava negli occhi chiedendole senza parole qualcosa che già sapeva troppo bene.
Ma lei non parlava, non si copriva come al solito, imbarazzata dal suo essere nuda, lo guardava soltanto di rimando.
«Non sei andata dai Weasley.»
Hermione lo guardò stupita, ma in un attimo fece due più due e capì che quella era senza dubbio la giustificazione che Silente aveva dato alla scuola per l’assenza sua e dei suoi amici.
«No.»
Draco assottigliò gli occhi, contrasse la mascella e strinse le mani a pugno, il torpore dovuto all’orgasmo appena raggiunto svanito nel nulla. Una rabbia sorda gli rimbombò nelle orecchie, gli svuotò la mente e gli aumentò di colpo i battiti cardiaci.
«Perché non me l’hai detto?» Riuscì ad articolare dopo secondi di silenzio ghiacciato, in cui nessuno dei due si era mosso di un millimetro, con l’unica differenza dalla situazione di poco prima che Draco aveva distolto lo sguardo da quello di lei.
«È successo all’improvviso, Draco. Harry ha avuto una visione su Sirius» Anche se non capì di cosa gli stesse parlando, lui non la interruppe, troppo in collera per fare qualunque cosa. Sapeva che se si fosse mosso non avrebbe più risposto di sé stesso. «e siamo andati al Ministero, lì abbiamo scoperto che era una trappola.»
Ci fu ancora un attimo di silenzio, prima che Hermione lo guardasse con gli occhi colmi di lacrime e sussurrasse ciò che gli avrebbe fatto crollare il mondo sotto i piedi.
«C’era anche tuo padre.»
Non resistette oltre, non si impose più il minimo autocontrollo. Si alzò da sedere di scatto e non appena arrivò al banco più vicino che riuscì a trovare, lo ribaltò con fin troppa facilità, senza riuscire a trattenere un grido strozzato, che uscì dalla sua gola come un lamento.
Solo quando si fu calmato quanto bastava, solo quando nelle sue orecchie smise di rimbombare il battito impazzito del suo cuore, sentì Hermione singhiozzare. Si voltò nella sua direzione e la vide in lacrime, seduta a terra senza il minimo di forza.
Si passò una mano sugli occhi lentamente, poi con gesti meccanici raccattò la sua roba e si rivestì, ma rinunciò nel suo intento di coprirsi non appena capì che gli tremavano troppo le mani per riagganciare i bottoni della camicia.
Di nuovo si voltò verso Hermione e le si sedette di fronte. Le prese il volto fra le mani, affondando le dita nei suoi capelli e l’abbracciò, circondandola completamente e stringendo forte gli occhi.
Suo padre, aveva lottato contro suo padre. Forse i lividi che aveva sul volto erano causa sua. Non era pronto per una cosa del genere, non lo sarebbe mai stato.
Sentì distintamente che anche lei smetteva del tutto di controllare il pianto e gli si aggrappava alla camicia, sulla schiena.
Rimasero in quella posizione a lungo, poi Hermione lo scostò da sé e si alzò rigidamente vestendosi come Draco aveva fatto prima di lei.
Lui la guardò, seguendo ogni suo gesto, e quando infine la vide tirare su la lampo della felpa che indossava in un unico gesto secco, capì che tutto era cambiato ancora. Ma questa volta solo in peggio.
«Avresti potuto esserci tu là, al loro posto.» Disse lei, dopo essersi asciugata il volto, aveva gli occhi rossi e lucidi. «E un giorno ci sarai davvero.»
Reclinò piano il volto, serrando le labbra per non lasciarsi sfuggire nemmeno un singhiozzo. Cercò il suo sguardo, finché non lo trovò. Allora gli si avvicinò di un passo, non oltre.
Draco rimaneva in silenzio, ora con gli occhi fissi su di lei, e già aveva capito doveva voleva andare a parare.
«E... non riuscirei mai ad affrontarti. Ma non posso» aggiunse poco dopo, calcando sulle ultime due parole, con la voce incrinata. «tradire la fiducia di Harry.»
Hermione rimase in silenzio respirando pesantemente, gli occhi alzati al cielo per non permettere alle lacrime che li affollavano di scendere ancora.
Stava succedendo davvero? Era già arrivato il momento?
Non era pronto nemmeno per questo.
Draco continuò a guardarla in volto, in cerca dei suoi occhi. Si sentiva morire.
«Ti prego… ti prego dimmi qualcosa.» Lo supplicò tremante lei, vedendo che non interveniva.
Ma Draco non riusciva a parlare. Se avesse aperto bocca avrebbe urlato, ed Hermione questo non lo meritava.
Con lo sguardo la esortò a continuare ciò che lui non sarebbe mai stato in grado di fare. Doveva essere lei la più forte, perché lo era sempre stata.
«Non ha futuro la nostra storia. Non ha… futuro. Lo sapevamo fin dall’inizio.»
Non aveva futuro.
Loro non avevano futuro.
Hermione non resistette più, scappò via dall’aula che avevano condiviso per l’ultima volta e Draco non riuscì a seguirla.
Con gli occhi sgranati e lucidi cercava di recepire tutto quello che era successo.
Com’era possibile passare da eccitazione e gioia primordiali ad una rabbia fredda e sorda e poi ancora alla disperazione più totale? Poteva un ragazzo reggere tutto quello?
No, certo che no.
Uscì anche lui dall’aula quasi mezz’ora dopo: una sola meta nella testa.
Con i pantaloni stropicciati, la camicia aperta, i capelli arruffati e gli occhi colmi di pianto e frustrazione.
Che importanza aveva, in fin dei conti, l’aspetto fisico in quel momento?
Ripercorrendo una strada che conosceva fin troppo bene per averla percorsa tante e tante volte, si fermò solo quando si ritrovò di fronte a quella porta.
Prese un respiro profondo, poi un altro ancora, e facendosi forza bussò.






Angolo Autrice:



Eccomi qui, arrivata al penultimo capitolo.
Non ci credo di aver quasi finito questa storia… Era partita come qualche semplice pagina di World ed è diventata un piombo di 20 e più capitoli.
Nel caso non si fosse capito, questo capitolo è il momento in cui Harry e i suoi amici combattono contro i Mangiamorte al Ministero e in cui muore Sirius, tutto visto dagli occhi di Draco.

Dedico il capitolo alle quattro che hanno avuto il coraggio di recensire anche l’ultima volta: SenzaFiato, Mirya, Nightblumonkey e Bea_XD.
Grazie, BGreen.

  
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