Sbuffò
muovendo qualche passo mentre tastava nelle tasche alla ricerca di qualcosa.
“Certo che…addirittura mettersi a piangere…”
“…”
Sesshomaru
si avvicinò a lei, ora seduta a terra col cane in braccio, riprendendo quel
tono distaccato che lo aveva sempre caratterizzato e che aveva perso nel
momento in cui se l’era ritrovata di fronte.
Aveva
capito subito che c’era qualcosa di strano non appena era sceso dalla macchina
e quella peste a quattro zampe era sgusciata fuori dallo sportello a tutta
velocità scodinzolando mentre di solito
si limitava ad accoccolarsi bene sul sedile al lato passeggero aspettando che
ritornasse.
Si
era voltato quel tanto che bastava per richiudere la portiera quando i suoi
sensi avevano avvertito una scia di profumo a lui familiare benché all’inizio
non l’avesse riconosciuto.
Era
bastato entrare in casa e seguire Tafi oltre la porta finestra per capire di
chi si trattava.
Si
chinò porgendole un fazzoletto di seta chiara affinché si potesse asciugare le
lacrime che ancora le scendevano dal viso.
“Grazie…”
Non
gli sfuggì il suo arrossire d’imbarazzo ma si limitò ad annuire soffermandosi a
guardare come quei lineamenti fossero cambiati moltissimo nell’arco di quei
pochi anni.
Il
viso non era più tondo e paffuto, le si era ridimensionato raggiungendo la sua
giusta forma adulta e anche i suoi capelli erano cresciuti arrivando a lambirle
la vita, persino gli occhi si erano assottigliati e le sopracciglia, a
differenza di quand’era bambina, seguivano un arco tracciato sicuramente dalla
vanità e un paio di pinzette.
Non
gli fu necessario scendere con lo sguardo sulla sua figura perché lei si alzò
rivelando quanto fosse cresciuta anche in altezza, nonostante non gli arrivasse
neppure alle spalle.
Per
un attimo i loro occhi si incrociarono e si ritrovò stranamente sollevato dal
fatto che il loro colore e quella luce particolare che in essi splendeva fosse
rimasta immutata.
“Scusatemi…non…”
“Oh
ma di che ti scusi stella? È Sesshomaru che fa sempre l’indifferente!!!”
Il
presunto colpevole lanciò un occhiata storta ad Izayoi scostandosi di lato
mentre Rin si allontanava per andare a raggiungere la donna che la strinse in
un dolce abbraccio consolatorio.
“Che
ne dici ora…andiamo a fare una passeggiata? Potremmo
portare con noi Tafi se Sesshomaru è d’accordo…”
Izayoi lo guardò per un momento tornando poi su di lei con uno sguardo furbo
“Sai è molto geloso di lei, la lascia a casa solo se è strettamente necessario…”
Di
colpo gli occhi sbarrati di Rin si fiondarono sull’espressione di Sesshomaru
fattasi ora infastidita.
“Che
stupidaggini!”
“Su
non fare il timido, piuttosto dov’è il suo guinzaglio? ”
“Non
ne ho idea…e comunque sia la devo portare dal
veterinario alle tre e mezza, non ho tempo di tornare a prenderla…”
“Nessun
problema ” abbassò il viso quel tanto che le bastava per tornare sulla
ragazzina “ Rin, puoi andare con lui se vuoi…”
“Che?”
Sesshomaru e Rin lo dissero in simultanea.
“Ma
si, mentre tu e i ragazzi fate allenamento potrebbe badare a Tafi altrimenti
saresti costretto a tenerla in auto, e poi andate dal veterinario…no?
Che ne dici Rin?”
“Nhm…”
Si
stupì di come, nonostante l’imbarazzo e il disagio si trovò ad annuire all’idea
di Izayoi, lentamente voltò il viso nella direzione di lui.
“Se…per te non è un problema intendo…”
Lo
guardò timidamente trovandosi ingabbiata in due sfere ambrate che tuttavia non
sembravano infastidite.
“Su figliolo…sii gentile, sono anni che non…”
“Parto
adesso…vieni pure se vuoi…”
“Ok…grazie”
Si
affrettò a seguirlo salutando Izayoi e il Dott. Taisho con un dolcissimo
sorriso ridendo a come Tafi le zigzagava fra le gambe.
Erano
appena usciti dallo spiazzo della villa e stavano aspettando che un’auto
transitasse per immettersi a loro volta in carreggiata quando lui la sorprese
parlando per primo.
“Sei
qui per il pranzo di domani?”
Le
rivolse quella domanda senza distogliere l’attenzione dalla strada mentre
guidava a velocità moderata cercando di uscire dal centro città il prima possibile…se solo quell’idiota con l’Ape-car si fosse
spicciato.
“Hn…ho ricevuto l’invito e ho pensato che sarebbe stato da
maleducati rifiutare…”
“….”
“…dopo tutto quello che hanno fatto per me…”
Le
scoccò una rapida occhiata prima di controllare nel retrovisore se poteva sporgersi
in sorpasso.
“Tu
ci vieni? Voglio dire, ti hanno mandato l’invito?”
“Nh”
“……”
Rin
si riappoggiò al sedile dell’auto guardando fuori dal finestrino con aria
pensierosa, magari avrebbero potuto andarci assieme ma non aveva il coraggio di
chiederglielo, non voleva passare per una ragazzina appiccicosa, già si stava
pentendo di essersi aggregata a lui in quel momento.
“Se
ti da noia mettila dietro…”
Capì
subito che si stava riferendo a Tafi la quale le si era accovacciata in grembo
godendosi appieno le sue dolci carezze.
Scosse
la testa decisa.
“Non
è un problema, anzi…sono io quella che le ha soffiato
il posto… ”
Sorrise
grattandole la testolina proprio dietro alle orecchie in un punto che a quanto
aveva sentito dire in un documentario piaceva molto ad ogni cane.
“È
davvero stupenda…grazie di cuore per averla tenuta
veramente..”
“Te
l’avevo promesso”
Annuì
indecisa se proseguire o meno il discorso, da quel che si ricordava lui non era
uno che chiacchierava molto e probabilmente lo avrebbe solamente annoiato con
le sue ciance perciò decise di rimanere in silenzio.
“Sei
stata adottata alla fine?”
Quella
domanda la colpì come una doccia fredda.
Adottata
lei? Chi mai avrebbe voluto una tale disgraziata che era stata rinnegata
persino dai suoi parenti?
Espirò
lentamente cercando di formulare una risposta semplice.
“…no…”
Così
era troppo semplice dannazione, dava l’idea di una che non voleva parlare di
quell’argomento e anche se era effettivamente così non le andava di fare la
sgarbata proprio con lui.
Lo
guardò di sottecchi trovandolo tranquillo e per nulla infastidito, con una
rapida occhiata però le fece intendere che aspettava una spiegazione.
“Non
ho mai voluto nessun’altra famiglia…non sarei stata
in grado di affezionarmici…credo…”
Annuì
prima di cambiare marcia per poter affrontare un nuovo sorpasso.
Alcuni
anni prima suo padre aveva convocato lui e suo fratello nello studio spiegando
loro che era sua intenzione adottare una ragazzina rimasta orfana chiedendo
loro se la cosa li infastidisse.
Inuyasha
non aveva fatto obiezioni dal momento che era a conoscenza della tragedia che
aveva colpito quella bambina e di come suo padre le si era affezionato così
anche lui, seppur con indifferenza non aveva obiettato ma aveva messo bene in
chiaro che sarebbe rimasto estraneo alla faccenda.
Quando
la risposta dell’Istituto era giunta, risultando negativa si era limitato a
sostenere lo sguardo deluso di suo padre e della sua compagna senza tuttavia
riuscire a non chiedersi il motivo di quel rifiuto; la loro famiglia era
piuttosto illustre e potevano garantire un futuro sereno a chiunque fosse
entrato nella loro casa quindi per quale motivo non gli avevano concesso il
permesso per proseguire l’adozione?
Il
fatto strano è che avevano proposto altri possibili candidati, bambini più
piccolini e “disponibili” ma suo padre aveva chiarito bene chi volesse e
perché.
La
cosa si era risolta con una cospicua donazione a favore dei poveretti rimasti
li dentro e tanta amarezza per i coniugi No Taisho.
“Capisco…preferisci stare sola?”
“…è più facile così…”
Non
aveva mai sentito un simile tono di rassegnazione e tristezza.
“E
come ti va?”
“Per
ora va…anche se…oh, quello è
Inuyasha o sbaglio??”
“Nh…”
“Non
è cambiato per niente!!!”
Veloce
abbassò il vetro e si sporse proprio mentre stavano affiancando un tipo di
spalle dai lunghi capelli argentati con in testa un cappello da baseball.
“Hey
cucciolo!!!!”
Sorrise
nel vedere la sua reazione, di come il suo viso arrabbiato mutava pian piano in
pura sorpresa nel rendersi conto di chi lei fosse.
Sorrise
di gioia nel vederlo fare lo stesso.
Il sorriso
di Inuyasha…quanto le era mancato.
“Rin!!!”
Non ebbe
il tempo di uscire completamente dalla macchina che si ritrovò stretta nel suo abbraccio.
“Mi
soffochi così!”
“Dannata
mocciosa sono anni che non ti fai sentire!! Come mai quest’improvvisata?”
“Domani
c’è un pranzo al St. Thomas mi hanno invitata e così…”
“C’è
bisogno di un invito ufficiale quindi per vederti?”
“No
ma che dici…”
“L’altro
giorno ero a St. Thomas in gita col mio corso, sono passato a casa tua ma non c’eri,
si può sapere che fai di sera eh?”
“Perché
non mi hai chiamata scemo?”
“Avercelo
il tuo numero scema!!!”
“Ah già…comunque ero al lavoro, peccato…”
“Al
lavoro? Alle 11 e mezza di sera? Fai la escort?”
Sesshomaru
focalizzò l’attenzione su di lei.
“Idiota!
Avevo il turno alla videoteca…”
“Ecco
dove ti avevo vista!!!”
Rin
sobbalzò all’intrusione in quel discordo di un tipo moro dal codino.
“Aaaaaah ma sei quello del video porno!!!”
“Beccato!
Non sapevo che conoscessi Inuyasha…”
Il
moro sorrise avvicinandosi ulteriormente stringendo al petto la fascia della sua
borsa da calcio.
Le
tornò in mente un particolare di quella sera, effettivamente aveva notato una
chioma argentata quando aveva visto allontanarsi Miroku dal negozio ma non
aveva fatto il collegamento.
Peccato
davvero.
“Sono
Miroku comunque, molto piacere!”
“Piacere
mio! Sono Rin”
“Ti
trovo bene ragazzina sai?…sei cresciuta parecchio poi,
l’ultima volta che ti ho vista eri una nanetta alta
così”
Agitò
la mano a mezz’aria indicando non più di un metro e venti facendola ridere.
“Grazie
Inuyasha, avevo quattordici anni all’epoca sai?”
“Già,
passa in fretta il tempo per voi…”
“Nh?”
“Andiamo
o faremo tardi…”
Sesshomaru
aveva chiuso lo sportello con un colpo secco, estraendo dal bagagliaio la sua
borsa incominciando ad incamminarsi verso gli spogliatoi.
“Aspettaci
pure là Rin…ci sono della panchine laggiù.”
“Ok…a dopo ragazzi…” abbassò il
volto battendo le mani sulle cosce “Andiamo Tafi?”
La
cagnolina non se lo fece ripetere e cominciò a seguirla saltandole intorno
contenta.
“Come
mai le da retta?”
“Ti
avevo detto che me l’aveva data lei no?”
“Ma
si ricorda ancora di Rin?”
“I
cani non dimenticano chi è stato buono con loro scemo di un fratello…”
“…già…i cani non dimenticano eh Sesshomaru? È per questo che
l’hai fatta salire sulla tua sacra macc…ouch!!”
Un
pugno diritto sulla spalla lo fece star zitto.
“Stonzo! Sul nervo fa male!”
Miroku
si limitò a sorridere e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Rin entrò con
gli altri a cambiarsi.
Dal
canto suo Rin rideva e giocava con Tafi lanciandole delle pigne e dei piccoli
sassolini, felice come non lo era da tempo, serena e…
L’improvviso
scatto della bestiola la distolse dai suoi pensieri e cominciò a seguirla oltre
la recinzione salendo la lieve collinetta che separava il centro sportivo
comunale dalla zona…
Le mancò
il battito non appena fu in cima alla salita e si trovò davanti all’enorme muro
bianco che circondava il cimitero, cimitero dove erano sepolti i suoi genitori
e i suoi fratellini.
Non aveva
potuto partecipare al funerale perché stava ancora in ospedale e quando fu
dimessa e portata a l’istituto, benché glielo avessero chiesto più volte non si
era mai sentita pronta per varcare quel nero cancello semiaperto che si
stagliava ora dinnanzi a lei.
Abbassò
lo sguardo notando che Tafi si era seduta all’entrata e la guardava con la
testa leggermente inclinata, la buffa macchietta bianca che le rigava il muso
nero risaltava l’espressione dell’animale.
Si voltò
per tornare indietro, non era ancora pronta e poi non sapeva nemmeno in che
punto fossero stati sepolti…no, non ce l’avrebbe
fatta.
“Rin?”
Si
voltò tremante incrociando i vecchi e stanchi occhi della proprietaria della
fioreria del paese, in mano, avvolti in un cono di carta marrone teneva un
mazzo di fiori.
Li riconobbe
immediatamente.
“Signora
Kaede…”
La
vecchia annuì guardandosi intorno e sembrò capire.
“È
dura eh?”
“Nhm…sono passati sei anni ma ancora non ho il coraggio di…insomma…”
“Ti
posso accompagnare io se vuoi cara…”
Rimase
titubante ma alla fine annuì.
La
vecchia Kaede era sempre stata gentile con lei, quasi
una nonna e ricordava che quando era piccolina le regalava sempre una
margherita quando con sua madre si recava da lei per comperare dei fiori.
Le margherite
erano sempre stati i suoi fiori preferiti, semplici e allegri, crescevano
ovunque e abbellivano qualsiasi cosa, una roccia, un vecchio muro a secco
diroccato i bordi del torrente…non c’era posto a Zuliana ove non vi si trovasse quel fiore meraviglioso.
I suoi
passi calpestavano la bianca ghiaia scricchiolando man mano che incedeva verso
la fila centrale ma lei sembrava non sentire il rumore che producevano i suoi
piedi.
Si fermarono
poco dopo davanti alla tomba che sola accoglieva i poveri resti dei suoi
famigliari.
Sentì
una fitta d’agonia al petto al pensiero di come i loro corpi dovevano essere
stati ridotti dalle fiamme, tuttavia nemmeno una lacrima si affacciò alle sue
iridi.
“I
signori No Taisho si preoccupano che abbiano fiori nuovi ogni settimana…vengono personalmente a sceglierli e la signora
Izayoi porta sempre un mazzo di gigli bianchi perché sa che a tua madre
piacevano un sacco…”
“Nhm…”
“A
tuo padre portano dei crisantemi e per i tuoi fratellini…”
indicò con l’indice alcuni vasetti di violette.
“E poi
li ci sono quelli che mi chiedi di
portare tu…”
Kaede si inchinò e in un grande vaso
blu molto alto e sottile sistemò ordinatamente i fiori che aveva tenuto in mano,
alcuni steli di calle e iris, più in basso spuntavano tre boccioli di
margherite.
Il suo
sguardo però ora era fisso sulle foto che lucide mostravano i volti sorridenti
dei suoi cari.
Avevano
scelto loro anche quelle probabilmente.
“Nemmeno
li conoscevano e guarda quanta premura hanno avuto per tutti questi anni…mentre io…”
“Tu
continuavi a vivere piccola gioia mia…hai avuto il
tuo bel da fare cara…non darti pena per questo…”
“…..”
“Vuoi
rimanere sola un momento?”
La
presa che la vecchia sentì al braccio fu una risposta sufficiente.
“Torniamo
allora…”
Le
riuscì solamente di annuire.
Fuori
dal cimitero Tafi le aspettava seduta a lato del vialetto e quando le due si
salutarono si alzò e seguì Rin fino al punto dove stavano prima a giocare.
“Dov’eri
finita?”
Inuyasha
le corse incontro deviando il cerchio che stava percorrendo al trotto assieme
agli altri, notò che anche Sesshomaru aveva rallentato il passo.
“Sono
passata…uhm…”
Indicò
la cima della collina facendo intuire al ragazzo il luogo.
“Ah, ok…tutto a posto?”
Sorrise
dolcemente annuendo tornando a sedersi mentre lui si allontanava raggiungendo
gli altri rimanendo a guardare l’allenamento dei ragazzi.
A volte
però la sua mente tornava alle immagini impresse sula lapide, ai sorrisi dei
suoi affetti, all’espressione solenne che la statua d’angelo in bronzo posta in
cima al marmo chiaro mostrava a chi si
recava su quella tomba.
Ed eccole
finalmente.
Una…due, tre lacrime cadere dai suoi
occhi e infrangersi sui pugni stretti al bordo del maglione.
In quel
momento si udì un fischio convalidare un goal.
Sesshomaru
aveva colpito la palla con forza micidiale prima di voltarsi verso di lei a
mezzo busto.
Sulla
schiena il numero 10.
“Woaw”
Nemmeno
si accorse d’averlo detto nello stesso modo dell’altra volta.
TH
Grazie
di cuore a Celina e Samirina…
Sesshomaru
è freddo e distaccato Celina…ma a modo suo…temo che finirò un poco OOC con questa storia, ma mi
auguro che la seguirete comunque!!!
Grazie
delle belle parole, e anche a te Samirina…spero di
sentire un vostro parere!!!
Notte!!!^w^