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Autore: agatka    06/07/2010    3 recensioni
Questa non è la prima storia che scrivo, e nemmeno la prima che pubblico, ma ogni volta che decido di far leggere qualcosa di mio a qualcuno, mi viene il panico, ma siccome mi piace tantissimo scrivere, prendo coraggio e pubblico :) Spero sia di vostro gradimento :)
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Finalmente sei ceduta!» Nick punzecchiò Rachel quando si staccò da quel bacio favoloso.

«Dovevo fare dei vaccini prima di avvicinarmi a te, meglio prevenire che curare» gli rispose Rachel poggiando le spalle al muro e sistemandosi per bene i capelli.

Nick scoppiò a ridere, quando sentì squillare il suo cellulare. Era il capo che lo chiamava a lavoro perché l’altro ragazzo si era sentito male. Si alzò, contro voglia, e spiegò la situazione a Rachel.

«Se vuoi stasera ti passo a prendere» le disse allontanandosi e facendole l’occhietto.

Come risposta ebbe un grande sorriso. Gli dispiaceva tantissimo andarsene e lasciarla li, ora che sembrava andare tutto bene, ma il lavoro chiamava purtroppo. Si infilò il casco e partì, mentre Rachel si osservò tutta la scena, voleva farsi un giro in moto, una buona scusa per stare abbracciata a lui. Si alzò anche lei e andò verso la sua macchina, quando sentì un grosso fischio di gomme, ma non ebbe il tempo per girarsi e vedere. In quel preciso istante si sentì un dolore allucinante per tutto il corpo, poi non sentì né vide altro.

«Ragazza, mi senti? Ragazza?» dicevano 2-3 voci diverse, sia maschili che femminili, con un tono di voce preoccupato e spaventato.

Poco dopo si sentì la sirena dell’ambulanza che si fermò a pochi metri dal corpo steso e sanguinante di Rachel, che era stata investita da un pazzo omicida dentro una Smart. La caricarono sulla barella e la trasportarono dentro l’ambulanza, partendo con molta velocità verso l’ospedale. Non sapevano in che stato fosse, ma la cosa più importante era che respirava, ciò significava che era ancora viva. Una delle signore che avevano visto l’accaduto salì a bordo dell’ambulanza con lei, venendo incaricata dagli infermieri di contattare qualche suo parente o famigliare. La signora, fortunatamente abbastanza giovane da avere un cellulare, prese quello di Rachel dalla sua borsa e cercò qualche informazione. Nello stesso momento a Rachel arrivò un messaggio, era da parte di un numero sconosciuto, ma la signora decise di chiamarlo ugualmente, magari era proprio la persona che serviva in quella situazione.

Rachel nel frattempo non connetteva, riusciva lontanamente a sentire le voci che aveva attorno, ma non distingueva se erano maschi o femmine, e neppure quanti erano. L’ultima cosa che vide prima di cadere per terra e sbattere pesantemente la testa sull’asfalto, era quella Smart blu che aveva visto cosi tante volte, quella Smart che le cambiò la vita. La Smart del suo ex ragazzo, Michael.

Nick arrivò il prima possibile all’ospedale, uscendo prima dal lavoro, fregandosene se fosse stato licenziato o meno, ora c’era in palio la vita di Rachel, la cosa più importante per lui in quel periodo. Corse al 3° piano, intercettando la signora, e andò dai dottori a chiedere informazioni, ma tutti rispondevano che non c’erano ancora notizie, visto che l’avevano portata in sala da pochi minuti. Nick cominciò a camminare avanti e indietro per la sala d’attesa, nervoso più che mai, quando venne chiamato da un dottore, che aveva una faccia da funerale.

«E’ viva?» chiese subito Nick, era la cosa che voleva sapere, tutto il resto era meno importante.

Il dottore titubò un attimo, non riusciva a trovare le parole adatte per spiegare la situazione a quel giovane ragazzo cosi preoccupato e nervoso.

«Si, per fortuna è viva, ma l’impatto con l’automobile e la pesante caduta sono state troppo forti per una ragazza come lei» spiegò il dottore grattandosi il capo.

«Ma che significa? Che cazzo significa?» urlò Nick preso dall’ira, era viva ma la caduta era troppo forte per lei?

«Non riusciamo a svegliarla signore» concluse il dottore e se ne andò con le mani in tasca.

Nick rimase a bocca aperta, sia per la notizia appena ricevuta, che per la maleducazione dei dottori, che non sapevano fare il proprio lavoro tra l’altro. Come facevano a non riuscire a svegliarla? Diede un pugno al muro e si sedette su una poltroncina li, con le mani fra i capelli. Doveva calmarsi e pensare per bene. Ma l’unica cosa che riuscì a decidere era che doveva assolutamente vederla. Entrò silenziosamente nella stanza, e vide Rachel attaccata a mille fili, con un grembiule bianco e una benda in testa.

Si sedette sulla poltroncina accanto al letto e le prese una mano, sentendola fiacca e fredda. La strinse nella sua, ma non troppo forte, e l’avvicinò alle sue labbra, per darle un bacio sulla mano. La vita era veramente una merda.

«Rachel, so che mi senti, anche se non puoi rispondermi in alcun modo» disse Nick, voleva che lei sapesse alcune cose «Non mi pare carino che dopo che ti ho aspettata per tutto questo tempo, mi concedi un bacio e un’ipotetica uscite, e poi sparisci. Questo è un comportamento della vecchia Rachel, che non esiste più. Ora c’è quella nuova, quella che piace a me, per quella che farei di tutto, iniziando dallo spaccare la faccia a quel figlio di puttana che ti ha fatto questo. Svegliati ti prego, devi dirmi chi è stato, se l’hai visto, lo devo sapere. Devo trovarlo Rachel» continuava a parlare praticamente da solo, ma Rachel lo sentiva, sentiva la sua voce melodiosa che la rassicurava, già non vedeva l’ora di godersi la scena in cui Nick ammazzava Michael, se lei sarebbe uscita da quell’ospedale.

«Non puoi lasciarmi da solo, non troverò mai un'altra come te, sei perfetta, bella, intelligente, stronza, come piace a me, apri gli occhi e parlami, ti prego» terminò Nick poggiando la testa allo schienale della poltrona e chiudendo gli occhi.

Rachel sentì che Nick lasciava la sua mano, ma sapeva che non sarebbe uscito dalla stanza, sarebbe rimasto li vicino a lei. Provò ad aprire gli occhi, ma le facevano troppo male, quindi pensò di provare a muovere il mignolo della mano, e ci riuscì. Doveva solamente avere tanta forza di volontà e ce l’avrebbe fatta, magari come ricompensa ci sarebbe stato un avvicinamento da parte di Nick, magari un bacio, o semplicemente un suo sorriso, le sarebbe bastato.

«E’ appena cominciato il tuo inferno, non ti sbarazzerai cosi facilmente di me» riuscì a dire Rachel, aprendo gli occhi e facendo un mezzo sorriso, ma tutto quel movimento le costò un certo sforzo.

Nick aprì gli occhi di scatto e incrociò quelli di Rachel, era proprio lei, era viva e sveglia, la sua Rachel. Si alzò dalla poltroncina e si avvicinò a lei con un sorriso stampato sul viso.

«E’ una minaccia?» buttò li una delle prime cazzate che gli vennero in mente, era troppo contento che si era svegliata, questo significava che non era niente di grave, oltre quella benda sulla testa, ma con un po’ di tempo e un paio di punti, la ferita sarebbe scomparsa.

«L’ho visto, so chi è stato, anche per il negozio» disse Rachel guardandolo dritto negli occhi, e cercando la sua mano.

Nick si irrigidì e aspettò il nome del bastardo che avrebbe fatto a pezzi con le proprie mani, appena sarebbe uscito da quella stanza. Rachel sapeva benissimo che Nick lo conosceva, una volta erano amici, ma lui aveva fatto lo stronzo rubandogli la ragazza, e avevano litigato, arrivando sino alle mani. Aveva paura di dirglielo, ma doveva, voleva che Michael la pagasse, almeno quella volta, l’aveva fatta soffrire troppe volte, le aveva persino alzato le mani addosso.

«Michael Keal».

  
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