Grazie
La
giornata della memoria era solita cadere come i fiori di ciliegio solo
una
volta l’anno, per coincidere pragmaticamente con quella del loro
anniversario. Non c’era perciò da stupirsi se il
capofamiglia di casa Uchiha avesse preso a
detestare cordialmente quella ricorrenza e in modo direttamente
proporzionale la
risata di Naruto intento a rivangare il passato che ne aveva preceduto
l’avvento. Che poi c’era anche da domandarsi cosa ci facesse il Dobe a casa
loro in quello che avrebbe dovuto essere nell’alternativa prescritta secondo
ottica normale, un evento da festeggiare in due e precluso a ben altro che il
tavolo della cucina.
Non
era però questo insolitamente il caso quella sera e Sasuke si ritrovò a fissare
inebetito gli occhi liquidi dell’Uzumaki perso nei suoi pensieri, quasi colpito
dal fatto inoppugnabile che tra tante castronerie sembrasse aver detto proprio
quella che avrebbe invero dovuto evitare.
“E
poi quella volta in cui hai detto di amarmi. La ricordi Sakura?” biascicò tra
un singhiozzo e l’altro, la testa ciondoloni e pronta a cedere sul braccio
steso mollemente sul legno del bancone.
A
giudicare dal colore bianchiccio della pelle e dal guizzare frenetico degli
occhi in cerca di una via di fuga, sì Sakura ricordava e avrebbe ben volentieri
sotterrato quell’episodio e se stessa sotto metri di terra e a chilometri da
loro in quello stesso istante.
Peccato
non fosse quello il desiderio di Sasuke che prese a fissarla sfacciatamente con
la stessa decisione con cui l’altra ne rifuggiva lo sguardo. Intanto Naruto,
sparata la bomba, era caduto subitaneamente in uno stato comatoso sonnecchiando
tranquillo e ignaro del disastro appena provocato, sotto gli occhi iracondi che
giuravano vendetta e ripercussioni della compagna di squadra.
“E
così..” iniziò Sasuke con tono che voleva suonare casuale, ma risultava solo
stridulo. “Tu e il Dobe..?” lasciò cadere in ultimo, dando a lei lo scomodo compito
di dare a quella frase smozzata conclusione e significato.
Il
grido soffocato di Sakura pronta a negare tutto a velocità disumana e l’espressione
già disperata sul volto, avrebbe dovuto fornirgli una chiara visione di come le
cose si fossero realmente svolte, ma benché provvisto di Sharingan, la vista di
Sasuke rimaneva pur sempre poco atta a focalizzarsi su piccoli particolari di
natura espressiva, perciò non vide né sentì nulla se non il sussurro a
spiegargli paziente.
“Ricordi
quella volta in cui hai tentato di uccidermi?” Benché fermamente deciso a non
volerla guardare, la nota supplice e stanca nella voce di Sakura furono un
richiamo troppo forte per ignorarlo o negarvi attenzione.
Voltò
il busto di tre quarti degnandola di un’occhiata in tralice, prima di
borbottare asprigno e sulla difensiva precisare un “Anche tu”.
Sakura
annuì comprensiva, con un fare d’un tratto condiscendente che Sasuke trovò
insopportabile. Era lei ad aver sbagliato, lei ad ed essere in torto e sembrava
fosse sua la colpa. Oh, ma era pronto a non dargliela vinta quella volta. No, non
poteva passare sopra ad una cosa del genere, ad un ti amo detto alla testa
quadra come nulla. Se lo doveva sudare il suo perdono Sakura, cominciando
innanzitutto collo spiegargli immediatamente quale idea sciagurata o istinto
folle l’avesse portata ad un gesto d’idiozia pari al suicidio o la dannazione
eterna e perpetua in saecula
saeculorum.
“Quello
che ha detto Naruto è vero..”
Sasuke
si concesse il piacere di spingere il proprio gomito nel fianco del dobe addormentato
accanto a lui e di ascoltare deliziato il coro di mugugni di dolore levatosi da
quella parte. Dal canto suo Sakura finse deliberatamente di non aver notato
quell’atto infantile di capricciosa gelosia, soprassedendo con
appagamento tutto femminile per quella dimostrazione di possesso sulla sua
persona.
“..
ma era una bugia.”
Sasuke
si distrasse dal punzecchiare le braccia della sua vittima preferita con la forchetta
e aggrottò le sopracciglia per l’insensatezza dell’oratoria cui stava prestando
orecchio.
“Non
avrei potuto neanche se avessi voluto.” Precisò alzando il capo e fronteggiandolo
a viso aperto, le mani strette a pugno.
“Non
ho mai amato nessun altro che non fossi tu Sasuke ed è ora che impari ad
accettarlo.”
La
vide osservare materna Naruto e stranamente non provò alcun fastidio quando lei
gli carezzò amorevolmente il braccio bucherellato.
“Forse..”
ricominciò “.. no. Sarebbe stato indubbiamente più semplice se io e Naruto..”
scosse la testa e rialzò gli occhi dalla zazzera bionda puntandoli come fari
accecanti su di lui. “Ma non è andata così perciò datti pace.” Concluse decisa.
“E’
vero. Avevo deciso di combattere contro di te. Ho mentito a Naruto, a Kakashi-Sensei
e.. Dio ho fatto tante di quelle cose per cercare di raggiungerti che ora mi
viene quasi da ridere.”
Rise
affondando le dita nei capelli di quell’astrusa tonalità rosa ricacciandoli
indietro. Una risata amara e delusa che per qualche strana ragione gli risultò
dolorosa e gli parve familiare, affine.
“Ero
pronta ad ucciderti sai?” sussurrò dopo che l’eco di quel sorriso spezzato si fu
perso nell’aria. “Dopo non aver mai pensato ad altro che non fossi tu e il tuo
ritorno a casa, immaginato noi e un futuro insieme, a come avrei potuto
soddisfarti e rendere reale il tuo sogno di rifondare il clan Uchiha. A come
avrei potuto farti felice ed essere ripagata di quei lunghi anni d’attesa con
un tuo sorriso e magari delle scuse. Volevo rendere quel grazie motivato Sasuke
e che tu me lo ripetessi all’infinito. Che ogni notte, stretta a te tra le
coperte del nostro letto me lo sussurrassi prima di baciarmi. Ho desiderato
così tanto queste cose che alla fine non è rimasto nulla, nulla. La morte tua e
mia mi è sembrata scioccamente la soluzione migliore allora.”
Sasuke
trovò per la seconda volta in vita sua il silenzio intollerabile. Ricordò com’era
stato da bambino correre tra le strade del quartiere e avere la sensazione di
essere inghiottito dalla notte e che l’oscurità lo facesse prigioniero nei suoi
incubi mostruosi. La desolazione del vuoto intorno a sé e dentro di sé e un
terrore disumano a divorargli il cuore. Così gli appariva ora l’assenza di
rumori tra una confessione e l’altra, quelle tenute incatenate e piene del
livore rancoroso con cui lei non l’aveva accolto sulla soglia di Konoha quando
aveva fatto ritorno con Naruto a pendergli sul fianco, pesto, ma stranamente soddisfatto.
Pensò di metterla a tacere, ma Sakura prevenne ogni suo piano procedendo
spedita nella narrazione. Sputando fuori tutto il veleno che si era trattenuta nel
fondo della propria coscienza per non ferire nessuno e forse anche se stessa,
sentirsi meno sporca per quei pensieri rei di infelicità e spettatori di un’infedeltà
che non aveva mai conosciuto la luce.
“Mentire
a Naruto quella volta mi è risultato così facile.”
Svelò colpevole.
“Dentro
di me in fondo credo di essermi sempre pentita per essermi innamorata della
persona sbagliata ed essere stata irrimediabilmente incapace di scordarla. Per
un istante..” strinse gli occhi e una ruga di sofferenza le tagliò la fronte. “Per
un microscopico secondo ho quasi creduto fosse vero, di amare davvero Naruto.
Ed è sembrato così giusto, così vicino quel sentimento. Non faceva male dirgli
che l’amavo, ma poi lui ha rovinato tutto. Ti ha nominato.” Chiarì semplicemente.
“Non a parole, ma mi ha guardata come una traditrice, come se avessi appena
tradito lui e te. Capisci?” singhiozzò coprendosi il volto con i palmi. “Io ti
avevo tradito. Non tu che ci avevi abbandonato andandotene chissà dove, ma io
che ero rimasta e tentavo disperatamente di scappare dallo spettro del tuo ricordo, di
scacciarti dai miei pensieri notte e giorno. Io che per tutto quel tempo..”
pianse senza ritegno davanti a lui, fragile e misera come non era più stata in
sua presenza dai loro dodici anni.
“Ti
ho odiato Sasuke, ma per tua sfortuna ti ho anche amato e ti amo tuttora con la
stessa intensità. La mia condanna è stata la consapevolezza che non avrei mai
potuto liberarmi dello squarcio insanabile che mi avevi lasciato. La tua è
quella di conviverci d’ora in poi e di sapere che hai scelto per compagna una
traditrice al tuo pari.”
Sakura
si asciugò irritata le guance e si alzò iniziando a sparecchiare.
“Accompagni
Naruto mentre io sistemo qui?” gli domandò leggera e falsa raccogliendo i piatti
in una pila pericolante e avviandosi a passo svelto in cucina.
Gli
passò di fianco come nulla fosse successo, scivolando via dalla stanza in una
scia di vento e profumo accennato.
Quando
rientrò per prendere i bicchieri, Sasuke era nella medesima posizione in cui l’aveva
lasciato e metodicamente prese a raggruppare il poco rimasto nel vassoio che
aveva portato con sé per fare prima ed evitare ulteriori viaggi.
“Fammi
capire bene..” proruppe Sasuke perentorio mentre lei posava le ciotole di ramen
sul fondo. “Stai cercando di dirmi che ti senti in colpa perché hai provato a dimenticarmi
col Dobe mentre ero via e non ci sei riuscita?” sintetizzò minimalisticamente.
Sakura
lo scrutò quasi divertita suo malgrado. “Non hai capito niente di quello che ho
detto.”
“Ho
capito fin troppo invece.” ringhiò lui per tutta risposta. “In pratica mi hai
detto che rimpiangi di non esserti innamorata di Naruto,” elencò sulle dita “che
sei una psicolabile affetta da duplice personalità” frenò l’irruente riposta
che lei aveva in serbo con un’occhiata raggelante “e che invece di abbracciarmi
davanti a mezzo villaggio tre anni fa, avresti probabilmente preferito
infilarmi un kunai nella schiena.” Concluse perfido.
“Dimmi
Sakura ho dimenticato qualcosa?” chiese mellifluamente.
“Non
hai capito un tubo.” rettificò sconsolata lei.
“Sei
tu a non aver capito niente.” L’aggredì lui, calmo nella furia dissimulata. “Ora,
ora..” sottolineò “dopo avermi
asfissiato per anni quando ero un ninja della Foglia e quando non lo sono più
stato, dopo esserti praticamente trasferita in pianta stabile in casa mia e avermi
costretto a regolare il tutto per non fermentare ulteriori pettegolezzi. Dopo
che ho sopportato stoicamente i piagnistei della Yamanaka come una donna
perduta sulla mia porta per tre settimane e l’imbecillità elevata a potenza di
tutti i trogloditi degli altri team e le loro pacche fraterne, ora mi vieni a dire che non ne sei
sicura? Che pensi in cuor tuo non sia stata la scelta migliore?”
“Non
è stata quella giusta.” Specificò lei subito. “Stare con te era la decisione
peggiore potessi prendere in vita mia. Sarò sempre etichettata come la stupida donna
innamorata del proprio amore, ma non m’importa perché sono felice. Con te mi
sento realizzata, invincibile per non aver mollato.”
“Mi
stai velatamente paragonando ad un trofeo?” replicò Sasuke ironico.
“Ma
si può sapere che ti prende?” chiese lei esasperata portandosi le mani ai
fianchi. “Ti ho detto che ti amo!”
“E
che mi odi.” Aggiunse lui pronto.
“E’
questo il problema quindi? E raccontami un po’ tu Sasuke.. cosa ti aspettavi tornando?
Che tutto sarebbe stato tale e quale, uguale a come l’avevi lasciato? Che
avresti trovato un tappeto di rose nel caso ti rifossi fatto vivo e uno stuolo
di ragazzine a starnazzarti intorno come ai tempi dell’Accademia?” fu lei ad
essere volutamente crudele e tagliente adesso, a ferire e affondare.
“Beh,
mi spiace deluderti, ma qui niente è com’era prima. Siamo tutti cambiati e
andati avanti. L’unico a non essere cresciuto sembri solo tu. Io ho fatto i
conti con i miei sentimenti per te, Naruto ha affrontato la Volpe e ha vinto.”
Lo
guardò e ancora una volta a Sasuke parve di essere abbagliato dalla luce
intensa di quel verde prato non più foriero di alcuna speranza. A braccia
incrociate e labbra serrate quasi in un broncio, Sakura non aveva più nulla
della sognatrice romantica e sentimentale cui lui aveva detto addio sotto la
luna, se non la piega delle ciglia sugli occhi socchiusi e la vita accesa
dipinta negli sgargianti colori di cui si ammantava. Con inspiegabile stupore provò
tristezza e rammarico per il passaggio perduto, per non aver potuto assistere
all’anello mancante di quel cambiamento, quello che aveva reso Sakura la donna
forte che gli stava di fronte.
Sakura
poneva ancora domande, ma non cercava più risposte, solo sicurezze.
Come
quando qualche mese prima preparandosi entrambi a partire per una missione con
il ricomposto team sette, gli aveva chiesto debolmente se l’amava e lui aveva
fatto finta di non aver sentito o quando posando il corredo nel baule della
loro camera da letto, l’aveva riposto incerta sul da farsi e ferita dall’indifferenza
che lui ancora le riservava.
Lo
sguardo di Sakura in quel momento poneva silente, ma chiara la stessa richiesta
e decretava la fine della ragazza che aveva conosciuto nell’adolescenza. Sakura
non aveva più bisogno di sperare e non poteva più esserne vessillo giacché ogni
sogno era stato avverato e ogni promessa mantenuta.
Sakura
voleva e chiedeva solo certezze e che lui ne diventasse parte.
“Quanti?”
borbottò arcigno, chinando il capo sconfitto e non poté osservare l’aria
titubante impressa nel volto di lei.
“Cosa
stai dicendo Sasuke?” gli domandò perplessa, pensando le troppe parole l’avessero
portato alla farneticazione.
“Parlavi
di un’ipotetica famiglia prima, no? Quanti bambini saresti disposta a..?”
Ancor
prima che lui potesse dare degna conclusione a quella proposta, Sakura gli era
già volata addosso stringendoglisi al collo come un polipo dai mille tentacoli.
“Sakura..
era solo un’idea..” cercò di attenuare. La presa si fece più calma e Sasuke riuscì
a percepire la morbidezza del suo corpo
non più contratto nello sforzo di arpionarlo.
“Sei
uno stupido..” bisbigliò lei nel suo collo e lui si scoprì a concordare docile.
“Ci
sopravvivrò credo e tu imparerai a conviverci.” Ironizzò.
“Mi
dispiace..” mormorò ancora Sakura e gli mostrò uno sguardo lucido che lo spinse
ad accettare le scuse e a circondarle la vita. Sakura gli si sedette in grembo
e poggiò la testa sulla sua spalla. Poi d’improvviso scoppiò a ridere e Sasuke
la osservò stranito da quel repentino cambio d’umore.
“Pensavo..”
gli disse tra una risata e l’altra “che questo è stato il miglior giorno della
memoria che abbiamo mai festeggiato.”
“O
il peggiore.” puntualizzò lui.
“In
fondo migliore e peggiore non sono poi così diversi, sai? Sono massimi estremi
di un cerchio chiuso quindi..”
“Basta chiacchiere per oggi.” Le reclinò il viso baciandola con fare urgente e Sakura
rispose con altrettanta foga impetuosa stritolandogli i capelli. Lungi dal
lamentarsene, Sasuke parve trovare la cosa estremamente divertente perché causticamente
le fece notare “Mi sembrava tu avessi detto di odiarmi.” Cosa che spinse Sakura
a tirarglieli malevola per implacabile senso di giustizia nei propri riguardi.
Gli sorrise a vendetta ottenuta e mentre lui le mordeva il collo per ripicca e
lei mugugnava frasi sconnesse di possibili piacevoli ritorsioni, stava per l’ennesima
volta confessandogli amore imperituro quando il bofonchiare sottile e
imbarazzato di Naruto si intromise nella conversazione muta che stava avendo
luogo tra lei e Sasuke.
“Ehm..
credo sia ora per me di andarmene.. non vorrei.. io.. sì vado che è meglio.”
Il
cipiglio di Sasuke mentre la posava giù e la lieve tendenza al rosso intorno
agli zigomi erano uno spettacolo troppo allettante e meravigliosamente tenero perché
lei si preoccupasse delle sorti del povero Naruto che occhieggiò con sollievo
la porta alle sue spalle, ma fu frenato nella corsa dalla katana scagliata con
precisione millimetrica in un infisso bloccando l’unica via di fuga oltre la
finestra.
“Su
Teme non è successo niente. Cioè..” si corresse indietreggiando “è successo
qualcosa, ma io non ho visto niente lo giuro!” gesticolò con le mani e Sasuke
gli si avvicinò implacabile.
“Ma
hai sentito, non è così Dobe?”
“Ecco..”
si massaggiò il collo osservando tutto meno che loro e poi ammise “Qualcosina.”
prima che Sasuke gli lanciasse contro un chidori ridotto che Naruto scansò con
un balzo, ma che ugualmente gli bruciacchiò la tuta all’altezza del fianco.
“Cazzo
teme! Era l’unica tuta pulita che ho e domani ho un appuntamento con Hinata!”
“Pensi
me ne importi qualcosa idiota?”
“Sakura,
dì qualcosa!” la pregò Naruto voltandosi in cerca di appoggio.
“Mi
spiace Naruto, ma te lo sei meritato.”
Sasuke
ghignò alla prospettiva insolita di avere campo libero e Naruto la guardò
tradito.
“E
dire che quella volta mi hai abbracciato davanti all’intero villaggio..”
Il
sorriso spavaldo dell’avversario parve farsi meno tracotante e incrinarsi
impercettibilmente prima che un altro chidori raggiungesse Naruto e lo
convincesse ad andarsene definitivamente.
“Non
è accaduto nulla di.. Aveva appena combattuto contro Pain. Ero felice fosse
vivo!”
“Questa
me la segno al dito.” Promise circondandole le spalle con un braccio. Lucidamente
l’ultimo pensiero distratto di Sakura mentre Sasuke le sussurrava
un ringraziamento sulle labbra e lei gli si stringeva contro, fu che il tavolo della cucina in fondo
andasse altrettanto bene come luogo di festeggiamenti .
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