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Autore: semplicementeme     06/07/2010    6 recensioni
Ti alzi, stringi la mano a tutti. Anche alla vecchia arpia di italiano ed allo stronzo di storia e filosofia.
Ti fermi davanti alla sedia vuota e sussurri un grazie che solo lui, sai, potrà sentirlo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio angelo custode

Chiamano il tuo nome.

Ecco è il tuo turno, sei l'ultima della giornata.

Sorridi a tua madre e tuo padre e chiedi loro di non entrare. Non riusciresti a parlare sapendoli all'interno di quella stanza afosa.

Guardi Anna e le sorridi. Speri che tutto vada per il meglio. Lei è già libera, per te ci vuole poco.

Ti sembra di andare sul patibolo. Stai male.

Sei buttata su quella panchina dalle 9 di quella mattina.

Eri l'ultima ma volevi assistere agli esami dei tuoi compagni per incoraggiarli.

Sono le 13 e non è rimasto nessuno di loro, a parte Anna naturalmente.

Ci sei rimasta male, non te lo aspettavi.

Mordi il labbro inferiore e inspiri profondamente.

Ti volti verso tua cugina e lei ti fa vedere le dita incrociate.

Poi stringi la mano al tuo ragazzo e gli dici che non vuoi entrare.

Lui ti sorride e ti dice di piantarla o ti trascina fino alla sedia.

Ormai è tutto finito.

17 punti di credito e 39 agli scritti per un totale di 56 punti.

Quasi promossa.

Coraggio, nulla può andare male.

Ormai è questione di voto, né più né meno.

Un ultimo sforzo e tra meno di un'ora tutto sarà finito.

Chiudi gli occhi.

Lasci che i pensieri fluiscano fuori dalla tua mente.

Pensi.

La tua mente ripassa febbrilmente tutto, in quei pochi secondi.

Nei momenti successivi alla firma continui a ripassare.

Poi ti blocchi perché giunge un pensiero, improvviso.

Pensi a chi non hai mai conosciuto.

Pensi a chi non c'è più ma che senti vicino.

Molto vicino.

Sorridi verso una sedia vuota al tuo fianco.

Sai che anche se non puoi vederlo lui è lì, vicino a te.

I professori ti fanno i complimenti per le prove scritte, soprattutto per il 15 in matematica da sempre la tua bestia nera. A te non importa.

Vuoi solo farla finita, in fretta.

Iniziano le domande.

La prima, italiano: La Scapigliatura.

Parli con sicurezza, disinvolta. Guardi la sedia vuota al tuo fianco e ti senti invadere dalla malinconia.

Sono esattamente 27 anni che lui non c'è più.

La voce dell'esaminatrice ti riporta al presente.

Dice che per lei è tutto. Strano, tu non ti sei neanche accorta di aver parlato.

Adesso è la volta del francese: ancora letteratura, Charles Baudelaire ed i "Fiori del male".

Il male quello che ogni tanto senti dentro quando ti parlano di lui ed è naturale chiedersi come sarebbe andata se non se ne fosse andato così presto.

Parli e parli in quel francese scolastico che tanto odi, vorresti avere una pronuncia più fluida ma non ci riesci, la professoressa però sembra soddisfatta.

Adesso è la volta di storia dell'arte.

Il professore, membro esterno, come la vecchia arpia di italiano, guarda ammirato le tue tavole.

E dire che tu, prima del secondo anno, non eri neanche capace di fare una O con il compasso.

Strano come sia riuscita a migliorare fino a raggiungere quel 9 in disegno artistico che ti rende così orgogliosa.

E ti chiedi se anche lui avrebbe apprezzato i tuoi lavori. Ti dici di sì, come se davvero fosse stato lui a darti quella convinzione.

Poi torni a guarda il professore, si parla ancora di Scapigliatura e di Tranquillo Cremona.

Guardi ancora la sedia vuota e le labbra si piegano in una smorfia triste.

Il professore ti chiede se tutto va bene e tu rispondi di sì.

Storia e filosofia. Il professore è un membro interno e puoi tornare a rilassarti.

Errore assai grave.

Inizia a chiederti della Seconda Guerra Mondiale. Peccato che voi siate arrivati a stento alla Prima.

La professoressa di francese ti vede in difficoltà e si arrabbia con il collega.

Anche il professore di matematica sembra molto a disagio per quell'improvviso fuori programma.

Tu chiudi gli occhi e cerchi di racimolare le poche, e scarse, informazioni che hai nel tuo bagaglio culturale.

Trovi la risposta a quella domanda. Marzo 1943, come la canzone di Lucio Dalla.

Ti chiedi da dove ti sia venuta quell'associazione mentale ma non importa.

Effettivamente da sempre hai fatto questi lavori mentali assurdi...

Guardi dietro di te e vedi Anna che ti sorride, tua cugina che ti fa il segno della vittoria con le dita.

E' venuta per te, ti chiedi se anche lei si sia ricordata di che giorno è quello.

Daniel è teso, è fermo accanto alla porta aperta. Ti guarda ma non riesce a sorridere, perfetto, adesso sei più nervosa di prima.

Inaspettatamente, però, il professore dice che va bene. Adesso puoi finire con le materie scientifiche del tuo corso di studi.

Matematica e fisica. Geografia astronomica.

Il professore di matematica, un membro interno, ti chiede di dimostrargli un teorema a tuo piacere.

Tu lo ringrazi mentalmente ed esponi un teorema a caso.

Fisica si salta a piè pari.

Meno male, avevi il terrore di fisica. Forse dovresti ringraziare Qualcuno dei Piani Alti.

Ultima professoressa. E' un membro esterno ma è una tua omonima, magari sarà più buona.

Peccato che se ne esca con una domanda di chimica, programma del quarto anno.

Guardi la sedia vuota al tuo fianco e ti senti sprofondare nel baratro della depressione.

Perché si stanno accanendo con te?

Guardi l'orologio.

Ore 13:47.

Ti si ferma il cuore.

Quell'ora è la stessa di quando lui è morto.

Troppe coincidenze per quel giorno.

Troppe.

Lui è il tuo angelo custode, lo hai sempre saputo, ma adesso ti sembra quasi di aver superato il limite.

E' come se le vostre strade si stessero incrociando dopo 27 anni.

Preghi dentro di te e speri che la domanda che ti sarà posta a breve sia semplice.

Gli stati dell'acqua.

Perfetto. Quasi salti dalla gioia. Almeno non è stata così stronza.

Parli e parli e parli ancora. Sembra che tu non voglia smetterla più.

Poi torni a guardare la sedia vuota. E' come se ti sentissi chiamare.

Ti blocchi per un paio di minuti guardandola.

Allunghi la mano e tocchi il sedile.

Ci rimani male quando lo senti freddo.

Per un attimo lo avevi sentito davvero vicino a te.

Il professore di matematica ti chiede cosa sia successo, lo guardi smarrita.

Ho visto mio nonno su quella sedia. Lo pensi, ma non lo dici.

Ti scusi e continui.

Ti bloccano. Hai finito.

Ti alzi, stringi la mano a tutti. Anche alla vecchia arpia di italiano ed allo stronzo di storia e filosofia.

Ti fermi davanti alla sedia vuota e sussurri un Grazie che solo lui, sai, potrà sentire.

 

Buonasera a tutti.

Dai fatti raccontati in questa fanfic sono trascorsi esattamente 9 anni e 2 giorni. Era il 4 luglio 2001, il giorno dei miei orali di maturità. Ricordo tutto di allora ed anche le domande che mi fecero i professori. Ricordo tutto perché, quel giorno, per la prima volta in vita mia ho avuto davvero la percezione di mio nonno - quel nonno che come ho scritto non ho mai conosciuto - ma che considero il mio angelo custode.

Effettivamente non so che dirvi. Quella appena trascorsa è stata una settimana pesante. Un lutto improvviso ha scosso la mia vita. Un nonno acquisito mi ha lasciata e sono stata male, malissimo... se poi si considera che domenica è stato l'anniversario di morte del mio angelo custode potete capire come mi senta adesso... a dire il vero non so il perché di questa fanfic.

A molti potrà sembrare un torto all'altro nonno, ma vi assicuro che non è così. Loro erano amici, migliori amici e poi non è detto che in futuro non scriva anche di lui!

Probabilmente non sarà recensita, ma non mi importa. Ho voluto scrivere e pubblicare un pensiero per te nonno che sei il mio angelo custode. Non ho mai avuto l'occasione di dirtelo a voce ma ti voglio bene.

 

 

   
 
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