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Autore: sofia_g    06/07/2010    2 recensioni
Introduco dicendo che l’idea di scrivere un “libro” come se fossi io Bella me l’ha data Victoria di ”Becoming Bella” perciò la ringrazio, e vi offro una mia versione. Premetto che alcune cose della vita di Sofia ( cioè io, infatti mi chiamo Sofia ) sono vere e leggermente cambiate per rendere più scorrevole il tutto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Primo L’INIZIO Driin Driin << Ciao Sofia, ho saputo che sei in Italia in questi giorni…volevo chiederti un favo…>> Presi la cornetta bloccando il messaggio e intromettendomi nella conversazione. << Ciao Gabriella. Sì sto qui tre o quattro giorni, dimmi pure.>> Dopo tutti gli eventi accaduti l’estate scorsa accettavo di parlarle ancora solamente perché nutrivo…pena nella della sua situazione. << Beh. Io oggi devo andare in ospedale per la chemio, e mi chiedevo se stasera mi potevi tenere la piccola. Sai mi devono tenere sotto osservazione tutta la notte… e Nico non torna a casa mai tutte le notti. Non voglio lasciare Roberta a casa da sola così piccola, e tu sei la mia unica speranza.>> Nella sua voce c’era un tono di supplica e sperai tra me e me che davvero Nico non tornasse quella notte. << Ok. >> era più forte di me, non riuscivo mai a dire no. << Passo per le cinque e mezza, d’accordo? >> << Grazie Sofia!>> Esultò Gabriella dall’altra parte della cornetta. << Sei il mio piccolo angelo.>> Il tuo piccolo angelo sto cazzo, commentai tra me e me, riagganciando la cornetta. Alle cinque mi preparai per uscire, con un po’ di fortuna non avrei incontrato Nico. Passai davanti allo specchio e vidi il mio riflesso: una ragazza sui 25 anni dagli occhi verdi rispondeva al mio sguardo. Più alta della media con i suoi 178 cm e un viso a cuore. Il naso un po’ a “patata” come era solito chiamarlo suo padre…e una bocca carnosa. I capelli tinti di nero si stavano sbiadendo lasciando un millimetro di ricrescita bionda chiara sulla chioma spettinata e corta. Mi annotai che il giorno dopo sarei dovuta andare dal parrucchiere per una tinta. Arrivai mezz’ora dopo nella villetta di campagna con piscina alta tre piani. Possibile che con tutti quei soldi Gabriella non potesse prendere una Baby.Sitter invece di rompere a me? Avvicinai la moto al cancello elettronico e spinsi con l’indice il campanello “Fiorini”. Piano piano il cancello si aprì ed entrai nel regale giardino. Ad accogliermi alla porta c’era una donna… una donna stupenda. Aveva i capelli corti, tagliati per le continue chemio, di un biondo platino naturale e due occhi azzurri cielo. Era più bassa di me, ma molto più formosa. Io al confronto sembravo uno stuzzicadenti con la mia prima di seno e la 38 - che mi andava anche un po’ larga - di vestiti. << Grazie Sofia, mi hai salvato >> mi accolse con un sorriso a trentadue denti. << Io devo proprio scappare, tanto sai dove trovare tutto. >> Mi diede due baci sulla guancia e partì con la sua BMW oltre la collina. Oltrepassai la porta, ad aspettarmi c’era una bimba stupenda, con i capelli biondi che le arrivavano fino alle spalle e due occhi verdi che mi guardavano felici. << Fia!! >> Mi strillò quando mi vide, con un sorriso che faceva intravedere due dentini appena spuntati e un po’ distanziati. << Ma ciao amore mio! >> Le sorriso di rimando e la presi in braccio << Oplà! >> Tutto il pomeriggio lo trascorsi con la bimba, mi piaceva stare con i bambini. Con la loro ingenuità e sincerità non sono mai falsi. Verso le sette di sera preparai da mangiare per la piccola Roby, solitamente io non mangiavo mai a cena. Appena finito, la misi vicino al divano a giocare, quando la porta all’ingresso si aprì. Balzai in piedi, spaventata? O forse in ansia. Un ragazzo dai capelli biondi e molto alto chiuse la porta d’ingresso con il piede. Avvinghiato a lui una ragazza bruna si alzava sulle punte dei piedi per baciargli il collo. Avrei fatto l’indifferente, sperando che non si accorgesse di me e mi rintanai nel salotto con la piccola. Non volevo che si accorgesse di me. Ma la iella mi rincorreva a ruota libera, Nico - invece che andare in camera sua come tutti i comuni mortali - decise che fosse più idoneo per la sua compagna di “una notte”, di andare in salotto sul suo immacolato divano bianco panna. A quel punto era inutile fingere di non averlo visto, e anche lui si accorse della mia presenza. << Sofia! Cosa ci fai qui? >> Mi chiese sbalordito, anzi di più, era letteralmente rimasto a bocca aperta. << Quello che dovresti fare tu >> ribattei sardonica << Invece di andarti a bucare in qualche vicolo o scopare come un coniglio. >> mentre lo dicevo presi in braccio la piccola e con le mani le tappai le orecchie. << Ora, ti lascio al tuo lavoro, vado a mettere tua sorella a letto. >> E così lo lasciai in salotto senza degnarlo di uno sguardo. La rabbia mi montava ogni secondo di più, come vampate di calore incandescente appannandomi la vista: come il solito appena ero arrabbiata, e in quel caso furiosa, le lacrime tentavano di scendere, rendendo le mie scenate ancora più…isteriche del dovuto. Misi Roby nel suo lettino, quella bimba era un angelo, non protesto nemmeno di andare a dormire! << Sofia aspetta! >> disse Nico prendendomi per il braccio e trascinandomi in corridoio. << Cosa diavolo vuoi Nico? Non mi hai distrutta già abbastanza? E levami quelle mani di dosso!! >> Sussurrai minacciosa - per non spaventare la bambina - e scrollando la sua mano. << Senti, mi dispiace, ma cosa potrei fare? >> mi chiese, suonò quasi come una supplica, se non l’avessi conosciuto bene magari ci sarei cascata. << Ti dispiace per cosa? Per non aiutare tua madre in questo momento difficile e farle passare l’inferno ancora di più di quello che passerebbe senza il tuo contributo o ti dispiace di avermi quasi ammazzata? >> risposi ancora sussurrando, ma il mio tono non si poteva mascherare, ero disgustata. << Per entrambi >> mi fissò con i suoi bellissimi occhi azzurri. << Ma non ce la faccio, lo sai cosa ho sofferto…>> << Niente meno di me! Ma io non sono come te! Non vado in giro a farmi con i miei amici drogati o faccio sesso ventiquattro ore su ventiquattro con sconosciuti! Tu hai ancora una famiglia! Dopo la morte di mio padre io ho passato tre anni di inferno prima di essere inviata agli assistenti sociali! La tua è solo debolezza, sei debole. Okay tuo padre e morto, ma non puoi far morire anche chi hai intorno e ti stanno vicini. Guarda tua madre che periodo sta passando, ma ce la fa! Ce la deve fare! E non pensi a tua sorella? Nella tua vita per una volta, per favore, prenditi le tue responsabilità e cresci!! >> Ok stavo letteralmente singhiozzando, ma non me ne fregava nulla, volevo solo uscire da quella casa infernale. Mi voltai diretta alla porta, avrei spiegato tutto a Gabriella, con un po’ di fortuna avrebbe capito. << No Sofy aspetta >> Mi riprese il braccio a quel tocco mi irrigidii.<< Senti io…>> << Nico! Dove sei?! Mica mi vorrai abbandonare?! >> la voce della ragazza precedette la sua entrata in corridoio. << Ehm, scusa Maria, ma stasera non posso. Ti chiamo domani okay? >> la liquidò svelto Nico. << Ma non hai nemmeno il mio numero! E io mi chiamo Elisa! >> La ragazza era fuori si sé. << Okay Elisa, sai dov’è la porta. >> le disse Nico, non le rivolse nemmeno uno sguardo, fissava imperterrito me. << Vaffanculo! >> gli gridò contro Elisa sbattendo la porta d’entrata. << Dove eravamo rimasti…?>> chiese fra sé e sé Nico ma lo sentii. << Eravamo rimasti a te che mi lasciavi stare e io che me ne andavo! >> mi cercai di divincolare dalla sua stretta, me era impossibile per delle braccine come le mie - riusciva a chiuderne una con una mano. << Sofia! Io ti amo ancora! >> mi sussurrò ad un orecchio. << Cazzi tuoi! >> cercavo ancora di divincolarmi << Senti Nico, è passato un anno e mezzo. Fattene una ragione, non ti perdonerò mai per quello che hai fatt…>> Non riuscii a terminare la frase, lui mi strinse a se e mi baciò con forza. Con uno spintone riuscii, finalmente, a farlo allontanare. << Ti avevo detto, di non osare più toccarmi capito! Non sfiorarmi nemmeno, mai più! >> Ero fuori di me, le mie parole uscirono di bocca come un ruggito sommesso. Presi lo zaino e il casco e mi diressi verso la moto, e in sella mi allontanai in gran velocità. Ora che gli ero lontana ero più lucida e riuscivo a tenere a bada la rabbia e di conseguenza le lacrime. Non ero una ragazza che piangeva facilmente per tristezza o per dolore, ma decisi di essere cauta e di occuparmi di cose che mi tenessero la mente lontana da Nico. Presi la tinta Fai-da-Te e iniziai a stenderla sulla cute. Mentre quella era a riposo mi staccai le unghie finte - che non sembravano tali - per lasciar respirare le mie incredibilmente corte dato che avevo il vizio di mangiarle. Avere un’immagine impeccabile era necessaria nel mio lavoro: facevo l’hostess e come ci ripeteva sempre il sig. Kitz - responsabile dell’Air USA. Mi sciacquai i capelli e li avvolsi in un asciugamano, la comodità dei capelli corti. Decisi di dedicarmi unicamente a me stessa, perciò presi in mano Twilight, il primo dei miei quattro libri preferiti e iniziai la lettura che mi avvinceva sempre come la prima volta. Quanto avrei desiderato vivere dentro quelle pagine. Continuai a leggere finché mi assopii. << Bella! Bella!! >> Una voce gridava disturbandomi << Bella perderai l’aereo! >> Ma che aereo! Ero appena arrivata! E chi era quella donna che mi disturbava! Vivevo da sola…e non mi chiamavo Bella. A quel punto mi svegliai di soprassalto in una camera non mia. Continua…
  
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