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Autore: Ranessa    16/09/2005    4 recensioni
Si accorge infine di me, che lo osservo silenzioso, appoggiato allo stipite della porta. È così sorpreso che rovescia la bottiglia sul tavolo, il vino che cola sul pavimento, a macchiare il tappeto scuro. Non è ubriaco, ma non è sobrio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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[ Polvere ]


Sapevo che gli avrebbe fatto bene vedere qualcuno.
Che aveva bisogno di vedere qualcuno.
Che la solitudine a cui era costretto nella sua stessa casa gli era perfino più nociva di quella ad Azkaban.
A questo pensavo, quando mi sono materializzato, non che ero venuto perchè lo desideravo, perchè avevo voglia di trascorrere una serata in compagnia del mio ultimo migliore amico. Solo perchè, in qualche modo, mi sentivo obbligato... e me ne vergogno. Forse per questo avanzo per il corridoio lentamente, evitando di far rumore, perchè penso che sono ancora in tempo per andarmene.
Lo trovo in sala da pranzo, intento a consumare una misera cena, accompagnata da grandi quantità di vino a quanto pare. La barba troppo lunga e incolta, come i capelli che gli arrivano alle spalle spettinati, le vesti vecchie e impolverate, è come guardarsi allo specchio.
E non è piacevole saperlo.
"Remus!"
Si accorge infine di me, che lo osservo silenzioso, appoggiato allo stipite della porta. È così sorpreso che rovescia la bottiglia sul tavolo, il vino che cola sul pavimento, a macchiare il tappeto scuro.
Non è ubriaco, ma non è sobrio.
"Remus, non sapevo che saresti venuto, altrimenti..."
"Avresti fatto preparare a Kreacher un succulento banchetto in mio onore?" lo interrompo sorridendo, estraendo la bacchetta e riparando al suo danno.
Lui ride, commentando che probabilmente avrebbe scoperchiato pomposamente un vassoio d'argento arrugginito rivelando una delle teste imbalsamate dei suoi troppo numerosi antenati.
Mi fa cenno di accomodarmi sul divano ed io mi domando perchè non mi raggiunge anche lui, se è perchè nel suo piatto è rimasta ancora qualche poco invitante verdura bollita o perchè sa che le sue gambe potrebbero tradirlo.
"Era un po' che non si faceva vedere nessuno da queste parti" osserva poi, quando ormai il silenzio comincia a protrarsi eccessivamente, ma sembra pentirsi subito della sua affermazione e abbassa lo sguardo sulle verdure, giocandoci con la forchetta come farebbe un bambino schizzinoso. Cosa posso rispondergli? Be' sai, gli impegni con l'Ordine facendolo sentire ancora più escluso?
Siamo entrambi imbarazzati.
Decisamente indicativo.
"Posso offrirti qualcosa?" mi chiede in tono quasi esitante, stringendo maggiormente la presa intorno al bicchiere scheggiato che ha in mano. Mi lascio sfuggire un'occhiata un po' troppo lunga alla bottiglia di vino rosso ormai quasi vuota, prima di rifiutare cortesemente. Ricordo che da giovani, anche quando ancora frequentavamo Hogwarts, James gradiva un bel bicchiere ogni tanto, ma lui no. Sirius non aveva mai apprezzato particolarmente l'alcool.
"Allora" riprova con aria fintamente allegra "come mai sei venuto?" mi sorride e non posso che apprezzare i suoi tentativi, dispiacermi perchè palesemente non riesco ad aiutarlo.
"Che domande, non hai proprio voglia di fare due chiacchiere con un vecchio amico?"
"Dipende dagli argomenti che si vogliono discutere, suppongo..." la butta lì come se fosse una battuta, una provocazione giocosa, ma sono dolorosamente consapevole di quanto in realtà sia serio, nonché di quanto abbia indiscutibilmente ragione. Ma l'onere di trovare in breve tempo una risposta adeguata mi viene misericordiosamente risparmiato da un acuto rumore di vetri rotti proveniente dai piani superiori.
Alziamo entrambi lo sguardo, per fissarci poi interrogativamente.
"Sarà l'elfo domestico ovviamente" commenta Sirius con una smorfia, anche se non sembra realmente infastidito "Probabilmente un ennesimo tentativo di salvataggio di qualche inutile cimelio dell'antica e purosangue casata Black andato male" prosegue alzandosi lentamente dalla sedia, stringendo poi per un momento il bordo in legno del tavolo. "Ti spiace se vado a controllare? Non vorrei mai che il prezioso specchio che usava l'adorata zia Elladora per togliersi i peli dal naso fosse andato irrimediabilmente perso..." Conclude con aria teatrale, senza attendere la mia risposta per lasciare la stanza con passo sicuro e deciso come non avrei mai immaginato.
"Figurati, vai pure..." mi ritrovo a sussurrare impercettibilmente a me stesso, nell'aria viziata della sala da pranzo.
Per la prima volta, ora che sono solo e posso permettermelo, percorro con lo sguardo l'intero ambiente, stupendomi nel trovarlo molto diverso da come lo ricordavo, sebbene non sia trascorso poi così tanto tempo dall'ultima volta in cui vi sono stato. Capisco pienamente solo ora quanto fosse indispensabile la presenza di Molly in questa casa. Là dove lei si affrettava a pulire quasi ogni giorno la polvere ricopre adesso ogni cosa, a volte segnata da impronte di dita, o mani. L'ordine amorevole che manteneva costantemente in ogni singola stanza è degenerato in un caos non ancora del tutto selvaggio. I divani, le poltrone e i cuscini che all'inizio dell'estate erano stati faticosamente ripuliti sono nuovamente macchiati là dove qualcuno vi ha mangiato, o più probabilmente, a giudicare dal colore, rovesciato del vino rosso. Sirius non sembra essersi accorto del lento percorso di declino che casa sua è tornata a seguire, o forse, semplicemente, non se ne interessa. Non ho dubbi che anche il resto di Grimmauld Place si trovi in queste stesse condizioni. Di certo, quando Molly tornerà per l'estate, disapproverà fortemente.
Sembra trascorrere un'eternità prima che Sirius ritorni, sorridendo.
"Nulla di particolare, temo che questa casa dovrà fare a meno del vaso da notte preferito di zio Alphard, ce ne faremo una ragione."
Sorrido anche io, in risposta, osservandolo attentamente. Sembra diverso da com'era prima che uscisse. La sua barba ha una nuova forma, come se avesse cercato di aggiustarla come meglio poteva. Lo stesso vale per i capelli, che ora ricadono quasi ordinati sulle sue spalle e la veste nera sembra un po' meno impolverata. Mi sorprendo notevolmente nel notare tutti questi particolari, comprendo perchè lo abbia fatto, lo comprendo davvero, eppure questo semplice gesto mi fa soffrire. Soffrire per come è diventato. Per come Azkaban l'ha reso. Un uomo solo, che si accinge a superare il fiore degli anni. Un uomo che mangia verdure bollite seduto nel silenzio della casa che da ragazzo è stato costretto ad abbandonare, bevendo vino. Fissando il vuoto.
Lui se ne accorge, non avrei voluto, e si affretta ad avanzare nella stanza, venendo a sedersi sul divano vicino a me. Sembra esitare un istante quando passa di fianco al tavolo, indugiando con lo sguardo sul bicchiere di vino che ha precedentemente abbandonato, ancora mezzo pieno. So che sta meditando di prenderlo con sé, so anche che rinuncerà, eppure questa consapevolezza non mi consola affatto.
"Tuo zio non era poi così male, se non sbaglio" mi azzardo a considerare, domandandomi se l'argomento famiglia, anche se preso così alla lontana, possa in qualche modo infastidirlo.
"No, non era poi così male" conferma Sirius, affondando maggiormente nell'imbottitura ammuffita del divano "Relativamente, s'intende" sbuffa poi, accennando un piccolo sorriso distratto. "Ma dimmi, come te la passi, Remus? Hai trovato un lavoro?"
"Non ancora, ma temo di aver perso le speranze ormai" rispondo sconsolato, voltandomi a guardarlo.
"Credevo le avessi perse dopo essere stato cacciato da Hogwarts..." commenta allora lui, con una nota acida nella voce. È sempre stato così Sirius. Quando sa che le sue difese sono basse, che in qualche modo le sue barriere sono troppo cedevoli e in più punti, attacca, spietatamente. Senza fare distinzioni.
"Già... per un po' di tempo l'ho creduto anch'io"
"Sicuro di non voler nulla da bere?" domanda lui all'istante. È il suo modo di chiedermi scusa, non ho altra scelta che accettare. Mi aspettavo che si alzasse e andasse lui stesso al tavolino dei liquori, servendo entrambi. Invece accavalla le gambe e urla a pieni polmoni il nome di Kreacher. Dubito fortemente che lo richiami qui per tenerlo d'occhio ed evitare che distrugga altri preziosi cimeli. Temo che in questi ultimi mesi il piccolo elfo domestico sia diventato quasi un divertimento per lui, l'unico modo che ha per sfogare rabbia e frustrazione.
Un uomo non si giudica da come tratta i suoi pari, ma da come tratta chi gli è inferiore, aveva detto Sirius una volta, più o meno con queste stesse parole. Eppure questa sua affermazione non può che richiamarmi alla mente qualcosa che mi aveva detto Regulus molti anni fa, da ragazzi, quando Sirius non riusciva a capacitarsi di come io e suo fratello minore potessimo essere amici, Mio fratello è convinto che tutti gli esseri viventi di questo pianeta debbano avere gli stessi diritti... ma gli fa sempre molto comodo maltrattare un povero elfo domestico affinchè nostra madre non gli debba dare addosso anche per la sua totale incapacità a mantenere un minimo d'ordine nella sua camera... Non ricordo invece a quale episodio si riferissero queste parole, ma il senso che racchiudono è decisamente palese.
"Kreacher!" è costretto a urlare Sirius una secondo volta, prima che il rumore dei piccoli passetti irregolari dell'elfo ci raggiunga dalle scale.
Quando fa la sua apparizione sulla porta è più scheletrico ed inquietante che mai, il sacco che indossa ancor più lercio e strappato. Mi piacerebbe che non sapesse nulla dell'Ordine, che lo si potesse liberare, anche se non credo che lascerebbe mai il ritratto della signora Black. E mi domando cosa abbia fatto in tutti questi anni a Grimmauld Place, con la porta sprangata e le finestre chiuse, l'unica compagnia di una donna morta prima che la casa si animasse nuovamente.
"Servici da bere" gli ordina Sirius in tono sgarbato, indicandogli le bottiglie e i bicchieri con un rapido gesto della mano. Kreacher obbedisce borbottando i suoi consueti insulti, a voce talmente bassa che non riusciamo a distinguerne nemmeno uno. Si dirige verso di noi stringendo un bicchiere in ognuna delle due mani paurosamente rassomiglianti a grandi ragni dalle gambe eccessivamente lunghe.
Il mio è riempito per una buona metà, quello che porge a Sirius per nemmeno un terzo. E questa volta dubito invece delle intenzioni dell'elfo, dubito che sia un tentativo di salvaguardare la sobrietà nonché la salute del suo padrone.
Sirius non batte ciglio, probabilmente intenzionato ad evitare di concedere alla creaturina ostile la benchè minima soddisfazione. Prende il suo liquore con mano sicura e comincia immediatamente a sorseggiarlo. Io lo osservo, facendolo ruotare nel bicchiere come fosse un vino rosso d'annata.
Non lo gusto nemmeno.
"Be'" comincia Sirius, e pian piano inizia ad essere evidente l'alterazione dell'alcool nella sua voce "direi che non ci resta che fare queste famigerate due chiacchiere, ti pare?" suggerisce portando il suo bicchiere a scontrarsi con il mio, in un brindisi dedicato a tutto e a nulla in particolare, ma evidentemente non è più in grado di misurare la sua forza e dal mio bicchiere più colmo fuoriesce un po' del liquore. Va a macchiare la mia veste, ad unirsi al vino sul divano.
Io e Sirius restiamo a fissarci per alcuni istanti, eterni, occhi negli occhi.
Poi lui si porta il bicchiere alle labbra e manda giù tutto in un sol sorso.
"Forse sarebbe meglio se te ne andassi, Remus" conclude la piacevole serata tra amici così, senza più sollevare lo sguardo a incontrare il mio viso. Si alza, camminando per la stanza a grandi passi o forse barcollando lievemente. Quando supera Kreacher gli lancia addosso il suo bicchiere vuoto, l'elfo non riesce ad afferrarlo al volo e lo lascia andare in frantumi sul pavimento, riecheggiando in qualche modo il rumore dello specchio di zia Elladora.
Kreacher sogghigna, malvagio, folle, isterico.
Sirius comincia a salire le scale.
Io osservo il fondo del mio bicchiere.
Continuo a far ruotare il liquore.

   
 
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