BB1713

Quei poveri sciocchi illusi avevano veramente creduto che umiliarla la ferisse.

L'avevano spogliata, strappandole i vestiti di dosso, l'avevano calpestata, calciata e tirato per i capelli, avevano riso di lei, sputandole sopra come se fosse un cane.

Avevano lanciato il suo corpo nudo nelle docce per lavarla prima di buttarla in cella, poi, guardandola spoglia e senza difese, le avevano tirato i vestiti.

La targa nel camice lungo, intero e a righe bianche e nere, recitava: BB1713

Le mancava, a dirla tutta, la sua bacchetta, la sua libertà e la sua veste nera, agognava ancor più lei stessa lasciata alle porte della prigione.

Quando le aveva chiesto se voleva venire, lei aveva scosso la testa, dicendo:

“Non ora, devi aspettare. Mi ritroverai ancor prima di quello che ti aspetti.”

Lei aveva cercato il suo sguardo, confusa, ma l'altra si era girata scomparendo in una nube di fumo grigio e denso, con i suoi vestiti, la sua bacchetta, la sua libertà.

L'avevano spinta con forza verso la sua cella, una delle tante. Erano tutte uguali.

Le sembrava di essere in un incubo, in un'illusione: vedeva la stessa immagine ripetersi all'infinito, immensa, oscura, maligna.

L'aveva spinta via, parlandole.

“Ora sono sola, più tardi, forse.”

Probabilmente nessuno aveva capito, ma lei la vedeva e l'ascoltava e le parlava.

Qualcosa nel buio del corridoio aveva attirato la sua attenzione. All'inizio le era rimasto difficile capire cos'era, poi si era messa a ridere.

La barba incolta, i capelli scuri come i suoi, gli occhi neri e la sua stessa camicia. Sirius Black era disteso a terra con lo sguardo fisso nel vuoto, intento a grattare un lato della parete, e parlava da solo scuotendo la testa e ridendo.

“Ti sei mostrato per quel che sei, Black?”

Lui si era riscosso, girando lentamente il volto verso di lei.

“No, no, no. No, Bella. Sto solo recitando la parte che mi hanno dato.”

Aveva cercato di avvicinarsi alla sua cella ma era stata fermata. Quel dannato Black traditore del suo sangue.

“Non ci sono parti qui, non c'è niente qui! Solo tempo da sprecare!”

“Allora rifletti su quel tempo.”

“Come si fa a riflettere su una cosa inutile?”

“Non si fa, la si lascia andare e basta. Chiudi gli occhi e urla, non darai nell'occhio.”

Si era dimenata ancora, per cercare di raggiungerlo, ma le guardie avevano stretto la presa sui suoi polsi e l'avevano spinta avanti. Sirius Black era stato inghiottito dal buio della cella.

“NON SONO FATTA PER RIMANERE NELL'OMBRA!”

L'avevano buttata a terra per calmarla e le avevano urlato contro qualcosa che lei non aveva nemmeno ascoltato, l'avevano tirata su per i capelli e condotta nella cella a lei destinata.

Credevano, quegli stupidi, che l'ombra e due barre di ferro l'avrebbero fermata. Si era aggrappata ad esse come se fossero gli unici scogli in una tempesta di mare. Là dentro sentiva la nausea, le vertigini arrivare forti e violente come lampi.

Aveva avvertito qualcuno dietro di lei e si era girata. Bellatrix Black era davanti a lei, con il suo vestito, la sua bacchetta, la sua libertà.

“Sono tornata, ora non hai di che preoccuparti.”

Bellatrix aveva riso, riso di un riso sarcastico e liberatorio, che era rimbombato nelle celle di Azkaban come un boato.

“Senza di te non son nulla.” Le aveva risposto.

Le si era seduta accanto, nel freddo e sporco pavimento e aveva atteso.

Atteso la paura.

N/A

Questa volta è il turno di Bella per Azkaban! Mi sono sempre immaginata come fosse stato il suo arrivo nella prigione e questo è quello che ho “prodotto”

Che dire, vi piace? Dai su, il tasto per le recensioni è qua sotto, appena dopo le mie note d'autore.

Ringrazio chi ha recensito la mia scorsa flash: Valaus – mogliaH – vogue – amanteH- e MissBlackspots. E fuckinmind e Ory_StarDust_95

Grazie a chi leggerà e chi commenterà,

Saluti, L.