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Autore: M_Lucry_J    07/07/2010    3 recensioni
Luigi Pirandello sosteneva che ogni essre umano indossa una maschera in ogni momento della sua vita, anche con le persone più care. Lui sosteneva anche che noi, in merito alle maschere che idossiamo possiamo esse uno, nessuno e centomila. Che cosa vogliamo insegnarvi con questa storia? Un bel niente. Ma vogliamo solamente farvi capire che per quanto la nostra maschera possa apparire comoda, in realtà è tanto stretta da soffocarci.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Einweg
die Maske

[Getta la maschera]




Introduzione



Luigi Pirandello sosteneva che ogni essere umano indossa una maschera in ogni momento della sua vita, anche con le persone più care. Lui sosteneva anche che noi, in merito alle maschere che idossiamo possiamo esse uno, nessuno e centomila. Che cosa vogliamo insegnarvi con questa storia? Un bel niente. Ma vogliamo solamente farvi capire che per quanto la nostra maschera possa apparire comoda, in realtà è tanto stretta da soffocarci.






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Tom Kaulitz, io, quella volta, mi sentivo veramente una merda. Ero stanco di indossare costantemente una maschera che cancellava completamente qualsiasi traccia del mio verocarattere. Mi faceva sentire in colpa. Il modo in cui trattatavo le ragazze, come per la maschera erano solo giocattoli di una notte, mi faceva sentire male. Non potevo smettere, però. Ogniuno nella band aveva delle caratteristiche particolari: Bill era il romantico, Gustav il taciturno e Georg un misto delle tre due cose a cui si aggiugeva anche quel minimo di perversione.

"Come è andata la notte, Tom?" quante volte mi ero sentito domandare quella cosa e quante volte si ero sentito in colpa. "Tom, ci sei?"

Georg mi aveva guardato sorpreso. Aveva forse notato il velo di tristezza e colpa che copriva il mio volto stanco?Speravo di no e così indossai velocemente la  maschera, che era stata accuratamente modellata con gli anni e sorrisi in modo maliziosio: "Alla grande! Quattro ore di puro divertimento"

"Quattro ore... di fila?" chiese Bill, sbalordito.

*Di fila e di colpa* pensai, ma invece risposi: "Puoi giurarci! L'ho stancata!"

"Non voglio i particolari" aggiunse Bill, addentando un boccone -forse troppo grosso- della sua colazione.

Era diventato facile, naturale, cambiare espressione e ritornare ciò che intervistatori e paparazzi appuntavano su magazine internazionali.

Tutto così liscio e normale, che basta pronunciare il mio nome,per darsi un'idea di che tipo di ragazzo potevo essere.

Detto ciò, però, il sex-gott non mi stava più a genio; diveniva man mano una copertura falsa, ideata per confermare anni e anni di scopate.

Era troppo pesante, non riuscivo più a sostenere un tale peso sulla faccia, e temevo, che da un giorno all'altro questa maschera sarebbe crollata e si srabbe frantumata in mille pezzi  non ricomponibili. In sintesi, quindi, avevo paura. Paura di quello che ero diventato. Cercai per un attimo di distogliere la mente da quello che doveva accadere in un futuro remoto e mi concentrai sul concerto e su quella città.  Eravamo, infatti, nella capitale d'Italia: Roma. Avevo perso il conto delle volte in cui io, e la band, fossimo passati per qui. La trovavo una città a posto; il cibo soddisfava pienamente il mio palato e le ragazze avevano il loro fascino tutto mediterraneo.

"Pronti per le prove ragazzi?" ci chiesero, mentre uscivamo dall'hotel.

"Come sempre" risposi, provando a concentrare tutta la mia autostima in quella frase.

Fuori vi era mezza Roma ad attenderci. La maggior parte erano belle ragazze e il mostro che era dentro di me si rallegrò di quella vista. Firmai un centinaio di autografi e guardai molte ragazze che nel tentativo che io le notassi si erano scritte il mio nome sulle tette. Patetiche. Solo il falso me poteva essere attratto da quelle cose.

Quando arrivammo al Palaottomatica ero turbato. Avevo come un peso sullo stomaco e a malapena riuscivo a pensare, figurarsi suonare. Mi sentivo strano.

"Tom... sei pallido come un lenzuolo!" mi fece notare Bill, uscendo dall'auto.

"Davvero?" chiesi falsamente sorpreso "Eppure io mi sento benissimo"

Mentire. Un'altra bugia e avrei avuto un crollo nervoso. Non ne potevo più. Ero completamente a conoscenza che questa mia doppia personalità, queste continue bugie avrebbero combinato ben presto guai seri, a me stesso e a chi mi circondava. Non credevo, però, che le mie parole e miei pensieri contorti fossero veritieri.

"Io non credo proprio, Tomi. Ti conosco come le mie tasche, sono il tuo fratello gemello, come puoi mentirmi?" domandò ingenuo e cauto.

Strinsi i pugni per evitare una scenata; adoravo mio fratello, ma in certe occasioni diveniva troppo invadente.  Mi impegnavo il più possibile per rendere la mia copertura originale, ma Bill non faceva altro che intralciarmi e tutto questo non andava per nulla bene, quella goccia stava arrivando... Il vaso si sarebbe rovesciato. Come fare, quindi, a impedire il disastro? Svuotare il vaso prima che l'acqua al suo interno sarebbe aumentata troppo.

Provammo le canzoni che avremmo dovuto suonare quella sera, ma alla fine di Alien non ce la feci più. Mollai la chitarra a terra e corsi alla macchina e tornai in hotel.

Chissà perchè, ma mi sentivo il protagonista di Phantom Rider. Alzai il volume della radio per accecare quei miei pensieri negativi e prima che riuscissi ad arrivare in hotel la goccia che fece traboccare il vaso creò un solco sul mio viso.

"Mi faccio schifo da solo, porca puttana" mormorai, una volta in camera.

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Note delle autrici:


Ecco quì una nuova fanfiction. Questa, però è  con la grande collaborazione di M_Lucry_J e di Deeper_and_Deeper (le due sorelle telepatiche!)
Detto ciò vi auguriamo che questa storia sia di vostro gradimento e spero che la commenterete! ^^
Baci e alla prossima ;-)


Deeper_and_Deeper
M_Lucry_J
  
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