Dietro la Maschera
di NarcissaM
Il
ballo in maschera era in corso ormai da un’ora e Narcissa Black,
inquieta come una gatta, vagava per le sale della grande dimora. Di certo non l’aiutava
a calmarsi il pensiero che di lì a poco avrebbe rivisto l’uomo che da sempre
era al centro dei suoi pensieri. A lei sembrava fosse passato un secolo da
quando aveva salutato Lucius Malfoy per l’ultima
volta, ma in realtà erano trascorsi solo quattro anni.
Quel ballo mascherato infatti, nelle intenzioni dei signori Malfoy,
doveva rappresentare non solo un evento divertente e un po’ audace rispetto ai
soliti ricevimenti, ma aveva anche lo scopo di dare il bentornato al loro
giovane rampollo dopo il lungo e misterioso viaggio che aveva deciso di
intraprendere subito la fine degli studi a Hogwarts.
La giovane Narcissa scrutò le facce dei danzatori nella speranza di riconoscere
tra di loro il suo promesso sposo. Malgrado i mantelli e le maschere, lei riusciva
a identificare quasi tutti gli invitati, ma non Lucius. Era presente? E quanto
era cambiato durante quei lunghi quattro anni in cui era stato lontano
dall’Inghilterra?
Il caldo si fece quasi soffocante; le centinaia di candele infisse nei lampadari,
il fuoco acceso nei due enormi camini che occupavano le estremità della sala e
la presenza di troppe persone in uno spazio così ristretto, indussero Narcissa
a desiderare di uscire nell’aria fresca della terrazza. Si allontanò dal salone
e, mentre attraversava un elegante corridoio con il soffitto a volta, intravide
due figure che parlottavano a bassa voce. Una era senza ombra di dubbio
Samantha Burke – nonostante la sua maschera coprisse gran parte del volto,
Narcissa avrebbe riconosciuto fra mille quel broncio da cucciola abbandonata
che sfoderava ogni qualvolta voleva sedurre qualcuno.
L’altra figura era quella di un uomo alto, avvolto in un semplice abito nero, e
con due occhi straordinariamente grigi che spiccavano attraverso la maschera
scura. Il bastone a cui si appoggiava era lucido e con il pomo d’argento a
forma di serpente. Narcissa trattenne il fiato: mai aveva immaginato che la
quintessenza della virilità potesse trovarsi incarnata in un solo uomo. Egli
possedeva quella bellezza raffinata e aristocratica che certo doveva incantare
tutte le donne che avevano la sfortuna di imbattersi in lui.
“Sono stata molto felice nel sapere che eravate tornato” stava cinguettando
Samantha Burke, avvicinandosi ancor più all’uomo.
“E’ davvero bello essere di nuovo a casa. Sono stato lontano troppo a lungo”
ammise lui. La sua voce era una melodia gradevole quanto ambigua, un suono che
Narcissa sentiva di aver udito anni prima ma che ora quasi non rammentava più.
Possibile che… no, non poteva essere Lucius! Quell’uomo
aveva tratti nobili e decisi, e una bellezza ben più matura di quella del
Lucius che lei ricordava. Eppure l’autorevolezza che emanava era la stessa del
giovane Malfoy. Non c’era da stupirsi se, ancora
bambina, Narcissa si era perdutamente innamorata di lui.
Narcissa Black, ultima di tre figlie, era cresciuta
sapendo che il suo destino era già stato scritto. I suoi genitori avevano
firmato un contratto di matrimonio che la legava a vita a Lucius Malfoy, e lei aveva sempre accettato quel fatto come una
cosa splendida e inevitabile. Lucius non era stato soltanto un compagno di
scuola per lei: era stato il suo principe, il suo campione dalla scintillante
armatura. E ora era di nuovo lì, pronto a prenderla in moglie, finalmente!
Solo che adesso non era più il ragazzo di cui lei si era innamorata, ma un uomo
in ogni senso della parola. Era una semplice verità che Lucius Malfoy era di gran lunga più attraente nella maturità di
quanto fosse stato in gioventù.
Narcissa continuò a fissarlo di nascosto, e si rabbuiò quando vide Samantha
accarezzargli il braccio. “Credevo che sareste tornato prima”.
Lucius le prese la mano e vi depose un breve bacio. “Perdonatemi, signorina
Burke. Mi sarebbe piaciuto trascorrere questi ultimi anni in compagnie
piacevoli come la vostra, ma ho avuto un impegno che non potevo assolutamente
rimandare”.
Lei lo guardava con un sorrisetto astuto. “Eravate appena un ragazzo quando
lasciaste la scuola e ve ne andaste… che cos’avete
fatto in tutto questo tempo?” Era chiaro che sperava di conquistare
l’attenzione dell’uomo e di scoprire i suoi più intimi segreti. Per riuscirci
diede prova di un’amabilità e di una seduzione tale che, pensò Narcissa, nessun
uomo avrebbe avuto il cuore di non soddisfare la sua curiosità.
“Non posso dire molto” rispose invece Lucius in tono enigmatico. Nei suoi occhi
color granito si accese uno scintillio. “Ma sappiate solo che questa esperienza
ha lasciato… un marchio su di me”.
Dunque era infine diventato Mangiamorte? Narcissa ne
era certa, altrimenti per quale motivo si sarebbe allontanato per così tanto
tempo da casa? Oltretutto Bellatrix le aveva parlato
dei lunghi periodi di preparazione che Lord Voldemort
esigeva dai suoi adepti prima di accettarli ufficialmente come suoi alleati e
marchiarli indelebilmente sulla pelle.
“In giro si dice che… siete stato ferito. E’ vero?”
chiese Samantha Burke, con voce tremante.
“Sì. E’ stata un’esperienza raggelante. Per la prima volta ho conosciuto la
paura autentica. Nei luoghi in cui sono stato c’era sempre la possibilità di
non uscirne vivi”. Era chiaro che Lucius stava esagerando la realtà, ma
Samantha pendeva dalle sue labbra. “Di conseguenza combattevo facendo appello a
tutto il mio spirito e alla mia abilità per proteggere la mia vita. Non c’era
tempo di pensare a quella gelida minaccia chiamata morte, ma l’ho sentita nelle
spalle in diverse occasioni”.
“Vi prego, non aggiungete altro!” lo fermò Samantha, portandosi un fazzolettino
alle labbra.
Un sorriso scavò nella guancia di Lucius un’accattivante fossetta. Un sorriso,
pensò Narcissa con un sospiro, che non aveva perduto nulla del suo fascino. “La
ferita alla gamba non è nulla di grave, mia cara. Perdura solo una leggera
debolezza che mi obbliga a usare il bastone ma, con un po’ di fortuna, di
esercizio e di tempo, conto di guarire completamente. Ogni giorno la gamba
diventa sempre più forte e sono certo che la zoppia si attenuerà”.
“Lo spero davvero”. Le occhiate che Samantha gli lanciava erano così provocanti
che Narcissa dovette reprimere l’impulso di andare da lei e prenderla per i
capelli. Non sapeva che Lucius era già impegnato?
“Accidenti! Vivo, respiro e parlo di guerra da così tanto tempo che temo di
essere diventato alquanto noioso” borbottò lui.
“Ne dubito” fu la pronta risposta di Samantha. “Al contrario, è eccitante
ascoltare storie di avventura e coraggio”. Batté le lunghe ciglia nere,
un’espressione frutto di ore di esercizio davanti allo specchio.
“E’ evidente che lei lo vuole a tutti i costi” ringhiò Narcissa tra i denti
mentre osservava la scena. Si era ormai decisa a intervenire nella loro
conversazione, quando una domanda la indusse a restare ancora nel suo angolo ad
ascoltare.
“Ditemi, carissimo: stasera avremo l’onore di incontrare la…
signora Malfoy?”
Il sorriso di Lucius sarebbe apparso convincente, non fosse stato per il
leggero guizzo nervoso ai lati della bocca. “A parte mia madre, al momento
nessun’altra signora può rivendicare questo ruolo”.
“Davvero?” Samantha fu ben attenta a non svelare la propria soddisfazione. “In
questo caso devo essermi sbagliata: credevo che certi accordi si prendessero
nella prima giovinezza”.
Innervosita, Narcissa trattenne il fiato in attesa della risposta di Lucius. Si
era forse dimenticato di essere stato promesso a lei?
“Oh, in verità mio padre vorrebbe vedermi sull’altare con Narcissa Black” ammise Lucius, dopo qualche attimo di riluttanza.
“Ma io non voglio che siano altri a decidere per me. Sarò io a scegliere con
chi sposarmi, quando ne avrò voglia”.
“Narcissa Black avete detto?” alitò Samantha
preoccupata. “Ma perché non la volete in moglie? E’ molto, molto bella”.
“Non ricordo fosse bella” confessò Lucius. “A scuola era una ragazzina sottile
che si teneva sempre in disparte. Una cosina fine, innocua e malleabile. Con
lei credo mi annoierei a morte entro una settimana. Anzi, sono già annoiato
all’idea di sposarla!”
Con le guance brucianti per l’umiliazione, Narcissa si appiattì contro il muro.
Parlando, Lucius si massaggiava il collo irrigidito dalla tensione. “Mio padre
ha sempre giudicato Narcissa molto superiore alle altre due sorelle. Diceva che
aveva sangue buono nelle vene, e che, visto che i membri della sua famiglia
erano tutti di aspetto tanto gradevole, anche Narcissa non poteva che
migliorare. Ma l’aspetto fisico aveva poca rilevanza nella scelta di mio padre.
Era il suo carattere che ammirava, l’educazione ricevuta che le garantiva
principi e comportamenti impeccabili”. Sospirò. La consapevolezza dell’impegno
che ancora lo legava a Narcissa lo riempiva di inquietudine. Si sentiva
infuriato con il padre che aveva sempre mostrato una spiccata preferenza per la
minore delle figlie del suo amico Cygnus Black. Poco importava che fosse soltanto una monella dai
grandi occhi azzurri. Diversamente dalle sorelle, straordinariamente graziose,
Narcissa sembrava il membro più banale di una famiglia di tutto rispetto.
Ciononostante era su di lei che Abraxas Malfoy aveva messo gli occhi, ed era stato così convinto
della bontà della sua scelta da affermare che non avrebbe accettato un’altra
moglie per suo figlio. “So che i miei genitori hanno solo a cuore il mio
interesse, ma per un uomo può essere irritante sapersi impegnato con una
marmocchia minuta, smilza e insignificante”.
Se Narcissa si era sentita impallidire nell’ascoltare il primo, veemente
rifiuto di Lucius, adesso era diventata rossa di rabbia. “Non è per nulla appetitosa… così magra e goffa!” continuò lui, crudelmente.
“O almeno, era così quando lasciai la scuola. Ora non saprei dire come sia
cambiata. Spero solo che non sia ancora un topino timoroso della propria
ombra”.
“Quindi non siete interessato a lei?” domandò Samantha, ansiosa.
Lucius socchiuse gli occhi, dietro la maschera. “E’ soltanto una conoscenza del
passato. E’ poco più che un’estranea per me”.
Il suo tono sprezzante ferì Narcissa oltremodo.
“Dovete però prendere sul serio il vostro dovere di sposarvi e generare un
erede” sussurrò Samantha, ammiccando.
Un sorriso canagliesco gli curvò le labbra. “Sì, ci penserò. Ma sarò io a
scegliere con chi”.
***
Narcissa
si era diretta in terrazza con la testa china e il cuore dolorante. Sopraffatta
dal peso della propria infelicità non riuscì nemmeno a godersi il refrigerio
della frizzante aria notturna o lo splendore incantevole delle stelle sopra la
sua testa.
Lucius non la reputava abbastanza bella per lui? Come poteva essere così
arrogante e vanesio? Aveva una minima idea di quanti corteggiatori aveva dovuto
respingere in tutti quegli anni?
Era stata circondata da un considerevole numero di maghi pomposi che avevano
cercato di catturare il suo affetto, ma erano stati tutti bruscamente
allontanati cosicché lei era diventata famosa per la sua altezzosità e per il
suo freddo riserbo. Aveva sempre chiuso il proprio cuore in una gabbia
impenetrabile, restando in attesa del ritorno del suo promesso.
E ora che lui era tornato, sembrava non avere alcuna intenzione di onorare
l’accordo che i loro genitori avevano stipulato.
Narcissa era furiosa con lui, ma su una cosa doveva dargli ragione: loro due
erano poco più che due estranei l’uno per l’altra.
Biasciando maledizioni contro di lui, Narcissa decise di rientrare in salone e
di godersi comunque quella serata. Avrebbe ballato con tutti gli uomini
presenti, e si sarebbe fatta corteggiare da loro, infischiandosene dei suoi
doveri verso la famiglia. E se per disgrazia si fosse di nuovo imbattuta in
Lucius Malfoy, avrebbe sferrato un pugno su quel suo
naso aristocratico per il semplice piacere di fargliela pagare per le
cattiverie che aveva detto su di lei.
Mentre si dirigeva verso le porte in vetro però, fu costretta a fermarsi
davanti a un ostacolo saldamente radicato sul suo sentiero che la indusse a
domandarsi se non fosse cresciuto un albero in terrazza. Andando a scontrarsi
con quella solida struttura si accorse che era più umana che lignea.
Stizzita, cercò di frapporre tra lei e lo sconosciuto una distanza maggiore ma,
nell’indietreggiare, inciampò in un oggetto di legno che le scivolò sotto la
scarpetta, facendole perdere l’equilibrio. Agitò le braccia nel tentativo di
restare in piedi e si aggrappò alla prima cosa che le capitò tra le mani, la
giacca dal taglio impeccabile dell’uomo davanti a lei. Ebbe appena il tempo di
cogliere il leggero aroma della sua acqua di colonia mescolata al profumo di
sapone e a un vago odore di lana costosa, che le parve più inebriante di un
bicchiere di vino elfico.
“Mi dispiace” cominciò, arrossendo.
“Non importa” biascicò l’uomo con voce soffocata. “Ero solo uscito a prendere
un po’ d’aria, ma non mi aspettavo di trovare un autentico tornado lungo il mio
percorso”. La tenne ancora un po’ tra le braccia e la contemplò. Quella donna
rasentava la perfezione – i seni pieni, il ventre piatto, le lunghe gambe
snelle - e il suo corpo non aveva tardato a reagire a tanta bellezza.
Stordito, la lasciò andare prima che lei potesse accorgersi dell’effetto che
aveva avuto su di lui. Si chinò a raccogliere l’oggetto di legno sul quale la
donna era inciampata.
Solo allora Narcissa riconobbe il bastone da passeggio di Lucius. Uno strumento
che avrebbe potuto rivelarsi utilissimo se avesse deciso di calarglielo sulla
testa. Maledizione, con tutti gli uomini presenti quella sera si era andata a
scontrare proprio con l’ultima persona che avrebbe voluto vedere!
In un volto dai lineamenti ben cesellati e gradevolmente proporzionati,
splendevano due trasparenti occhi grigi che tradivano una certa allegria. I
denti erano candidi e un divertimento malamente occultato disegnava rughe
profonde ai due lati della bocca. Qualunque donna avrebbe contemplato con
ammirazione quel volto, ma non Narcissa.
“Considerando il disagio che abbiamo appena condiviso” disse Lucius a voce
bassa, “prima che un’altra calamità ci travolga, credo che dovrei almeno
conoscere il nome di una compagna tanto affascinante…
signorina?”
“Preferirei non dire il mio nome” rispose lei, glaciale. La sua postura eretta
rivelava la tensione di chi è pronto a fuggire al minimo allarme.
Anche se Lucius avrebbe potuto giurare di conoscere tutti i presenti,
nonostante indossassero delle maschere, quella figura non gli era nota. Fu in
grado di scorgere ben poco dei suoi lineamenti celati dalla maschera, fatta
eccezione per un paio di penetranti occhi azzurri che sembravano volerlo
incenerire. “Voi sapete chi sono io?”
“Tirerò a indovinare, milord. Siete Lucius Malfoy, il
figlio dei proprietari di questa dimora”. Narcissa aprì il suo ventaglio con un
gesto ostentato, in parte per nascondere gli occhi, ma soprattutto per
concedersi il tempo di riacquistare la padronanza di sé.
“Avete un vantaggio su di me. Suvvia, ditemi: a chi ho il piacere di
rivolgermi?”
“Non è importante al momento”. Chiudendo il ventaglio con uno scatto risoluto,
Narcissa si volse a guardarlo. “E’ tanto più interessante non svelare subito il
mistero, non trovate?”
“Quindi non posso conoscere il vostro nome? Siete crudele con me”.
I toni caldi della sua voce trasmisero una piacevole vibrazione a Narcissa,
evocando un tormento stranamente piacevole in punti troppo privati perché una
vergine potesse anche solo prenderli in considerazione. Ma per quanto evocative
fossero quelle sensazioni, lei non sapeva che cosa farsene.
Felicemente ignaro del cupo risentimento che allignava nell’animo di Narcissa e
del tumulto di emozioni che facevano tremare le sue gambe, Lucius le prese una
mano e i suoi occhi non la lasciarono un istante mentre se la portava alle
labbra. “Sarà un vero piacere per me scoprire chi si cela dietro questa bella
maschera”. Le offrì un sorriso accattivante, facendo appello a tutto il suo
fascino. Un fascino da cui, come aveva sperimentato altre volte, erano poche le
donne che non restavano intrigate e catturate.
Lei si scoprì tentata da quel meraviglioso sorriso, ma il ricordo del suo
brusco rifiuto servì egregiamente da deterrente. “Ora che avete baciato la mia
mano potete anche lasciarla andare” sbottò indignata.
“La vostra pelle ha il sapore del miele sulla lingua. Mi chiedo se voi siete
altrettanto dolce”.
Narcissa ritirò di scatto la mano, portandosela dietro la schiena, e
indietreggiò di due passi. “No, signore. Temo invece di essere piuttosto acida.
Almeno, questo è ciò che dicono le mie sorelle di me quando mi vedono
arrabbiata”.
“Immagino che questo accada quando cercano di convincervi a fare qualcosa e voi
le snobbate levando in aria il vostro elegante nasetto”.
Le sue parole erano così vicine alla verità che Narcissa trasalì. “Non… non trovate che questi balli mascherati siano… terribilmente noiosi?” Quella difficoltà ad
articolare le parole non era certo dovuta a una sua timidezza davanti agli
uomini, perché non passava mese senza che una proposta di matrimonio venisse
rivolta a lei o al padre.
“Sì, noiosi. Ma se i miei genitori non avessero organizzato questo ricevimento
probabilmente io non avrei mai avuto la fortuna di incontrare una donna
meravigliosa come voi”.
Narcissa era persuasa che fossero molte le civette che si erano lasciate
incantare da parole altrettanto persuasive, ma lei non voleva dimenticare ciò
che lui aveva detto a Samantha Burke. La verità era venuta a galla: Lucius non
intendeva affatto sposarla e non la reputava degna di lui. Lo guardò torva
attraverso le fessure della maschera. “Mi state forse dicendo che mi trovate
bella?”
“Diamine, certo che lo siete! Siete la donna più bella che io abbia mai visto.
Ne dubitate?” La rigidezza della fanciulla tradiva un evidente risentimento, e
Lucius se ne avvide. “Oh, capisco… una donna speciale
come voi deve annoiarsi a morte delle numerose proposte che riceve, e forse i
miei complimenti non differiscono da quelli altrui”.
La sua voce, incredibilmente dolce, le parve una carezza. La giovane non si
capacitava delle emozioni che lui le procurava. “Resterete stupito nel sapere
che qualcuno mi reputa banale e insignificante”.
“Impossibile!” esclamò Malfoy. I suoi occhi erano
accesi di ammirazione mentre si posavano indolenti sulle scarpine nere della
donna, per poi indugiare sulla sottana che le aderiva alle gambe slanciate, sul
corpetto e quindi salire fino alla piuma nera che ornava i suoi capelli,
raccolti in un’elaborata acconciatura alla greca, in modo che alcuni riccioli
le ricadessero sulle spalle. Si soffermò con lo sguardo nei punti deliziosi che
avrebbe desiderato accarezzare con la lingua. La snella colonna d’avorio del
collo sarebbe stata certo deliziosamente liscia sotto le sue labbra, e così le
piccole orecchie adorne di perle. Le sue guance erano del rosa più tenero ma,
nei punti in cui la carnagione era candida come neve, ora lui colse un rossore
più accentuato, e si chiese se fosse stata quella sua ispezione visiva a
provocarlo. “Vi sto mettendo in imbarazzo?”
Con la sensazione di essere stata appena spogliata, la ragazza si volse.
Piroettò su se stessa facendo roteare l’ampia gonna. “Sì. Smettetela di
fissarmi a quel modo!”
“Non potreste pretendere tanto neppure da un santo, figurarsi poi da un uomo i
cui occhi funzionano perfettamente e che è appena divenuto il vostro schiavo
più devoto”.
“E quante donne avete frastornato con parole mielate come queste? Se vi hanno
creduto, le poverette dovevano essere davvero delle sempliciotte”.
Lucius si astenne dal raccontare i successi mietuti grazie a quelle piccole
banalità. Il fatto che lei invece le ignorasse la rendeva diversa da tutte le
donne che aveva finora conosciuto. Quel distacco lo intrigava ed era normale
che un premio ottenuto con troppa facilità non venisse apprezzato dal vincitore
quanto uno che era costato impegno e fatica. Il disinteresse di quella donna
era come una sfida per lui e aumentava il suo desiderio…
ammesso che questo fosse possibile.
Mentre Lucius copriva con pochi passi la distanza che li separava, Narcissa si
rese conto che quella vicinanza provocava in lei sensazioni ormai sopite.
Fissando quei suoi occhi assurdamente trasparenti, lei ebbe la sensazione di
essere tornata ai tempi dell’infanzia. Da sempre aveva idolatrato Lucius Malfoy, era stato per lei il fratello che non aveva mai
avuto, un eroe secondo solo a suo padre, un cavaliere più nobile di quelli dei
romanzi. Lo aveva sempre innalzato in un piedistallo. Però ricordò a se stessa
che Lucius aveva appena infranto l’immagine che lei si era fatta di lui e ora, per
impedire che lui la ferisse di nuovo, sapeva di doversi sforzare per non cadere
fra le sue braccia. Confusa, fece un passo indietro.
“Vi sto spaventando?” chiese Lucius suadente, avvicinandosi ancora. Lo sorprese
sentire i propri sensi risvegliarsi al delicato profumo di rosa che la giovane
emanava. Si chinò su di lei e poggiò le labbra sui suoi capelli. “La vostra
fragranza mi ricorda le rose di mia madre”.
Lei desiderava disperatamente trovare qualcosa di sarcastico con cui ribattere,
ma aprì e chiuse la bocca più volte prima di rendersi conto della futilità dei
suoi tentativi. Fermalo! gridava
nella sua mente. Fermalo!
“Siete nervosa come un micino” continuò Lucius, sollevandole il mento con due
dita.
Narcissa gli scoccò un’occhiata di sfida. “Credo, signore, che sarebbe
conveniente per voi procedere con cautela…”
“Vorrei solo baciarvi. Un bacio è innocuo”.
“Un bacio può essere pericoloso” lo contraddisse lei. Sapeva che Lucius non
aveva mai avuto la tentazione di baciare la ragazzina che si era lasciato alle
spalle, ma ora sembrava davvero infatuato di lei. La domanda era: come avrebbe
reagito vedendo come, durante la sua assenza, lei era cambiata? Era quasi
tentata di rivelargli il suo nome, ma qualcosa la trattenne.
Quando alzò lo sguardo, si accorse di non riuscire a staccare gli occhi da
quelli grigi di lui.
Lucius sorrideva e la sua voce era sommessa quando disse: “Se mi guardate così
rischiate di farmi innamorare di voi”.
Lei si umettò nervosamente le labbra. Quando Lucius accostò il viso al suo,
socchiuse gli occhi per il piacere inatteso di quella vicinanza. Lentamente,
quasi inconsciamente, gli passò le braccia intorno al collo. Il cuore le
martellava in petto ed era davvero strano, perché aveva sempre creduto di non
temere alcun uomo.
Lui le sfiorò le labbra con le sue, un tocco lieve come una piuma, prima di
farle scivolare la lingua lungo il labbro inferiore. Lei aveva il respiro
ansante mentre si appoggiava al suo petto, sollecitandolo ad approfondire il
contatto. Gli fece scorrere a sua volta la punta della lingua lungo il labbro
inferiore, strappandogli un gemito. A quel punto Lucius si impadronì
completamente della sua bocca, tenendole una mano sulla nuca e l’altra
sull’incavo della vita.
Le labbra di lui erano morbide e dure allo stesso tempo e i suoi baci
passionali le procuravano un delizioso languore allo stomaco. Risalì con la
mano lungo la schiena e gli insinuò le dita nei lunghi capelli argentei.
Premette sempre più il seno contro il suo petto, strofinandosi contro di lui,
assaporando i piccoli fremiti e il piacere quasi doloroso che le procurava quel
contatto, anche attraverso gli abiti.
Con un suono strozzato, Lucius si tirò indietro. “Che cosa mi state facendo?”
Non fosse stato un gentiluomo, avrebbe lasciato a quella Venere ben poche
opportunità di negarsi e l’avrebbe presa lì, su quella terrazza. La fissò da
sotto le palpebre socchiuse e si chiese che razza di incantesimo gli avesse
lanciato per indurlo a desiderarla a quel modo.
“Non era mia intenzione turbarvi” si difese Narcissa, rossa in viso. “Siete
stato voi a cominciare”.
“Sì, ma… dovrei apprendere qualcosa di più sul vostro
conto prima di iniziare una così intima…
conversazione” brontolò Lucius, levandosi la maschera con un gesto di stizza.
“Non mi avete ancora detto il vostro nome”.
Lei lo fulminò con lo sguardo. “No. Scopritelo da solo”.
“Vorrei scoprirlo, ma giuro di non avere mai incontrato in tutta la mia vita
una donna simile a voi”. La guardò ancora, ammirato dai suoi capelli d’oro
pallido, dai suoi liquidi occhi azzurri e dalla bocca piena, morbida e
seducente che aveva appena avuto il piacere di assaggiare. “Ah, come vorrei non
essere già fidanzato…”
Narcissa soffocò l’impulso di sbuffare forte. “La vostra fidanzata è tanto
diversa da me?”
“Sì, è una ragazzina che i miei genitori mi hanno affibbiato contro la mia
volontà” si lamentò Lucius, passandosi una mano sui capelli.
“E lei cosa pensa di voi? Sarebbe disposta a sposarvi solo per soddisfare i
suoi genitori?”
“Farà la cosa più onorevole…” mormorò Lucius, incrociando
le braccia.
“Anche se lei vi odiasse?”
“Non mi odia” fu pronto a replicare. Negli occhi di lui si accese un lampo
divertito. “A scuola mi stava sempre alle calcagna. Se fossi stato un dio non
mi avrebbe adorato di più”.
Buffone presuntuoso! pensò Narcissa,
fuori di sé dalla rabbia. Lo guardò con gli occhi sfavillanti e si morse la
lingua per impedirsi di mettersi ad urlare.
“E voi? Ditemi, non siete ancora sposata?”
“Oh, sposarsi è il desiderio di tutte le giovani donne, signore” ripose la
ragazza, senza cedere di un millimetro. “Tuttavia non nutro grandi illusioni
riguardo al gentiluomo che è stato scelto per me dai miei genitori. Sembra un
tipo indipendente, restio a contrarre il voto nuziale. Non mi stupirebbe se
scegliesse, piuttosto che sposarsi con me, di partire per mondi sconosciuti”.
Lucius sembrava incredulo. “Siete la creatura più straordinaria che io abbia
mai incontrato, e se lui la pensa diversamente vuol dire che è un po’ svitato.
Io ho già perso la testa per voi… non è una
dimostrazione del vostro fascino?”
Ancora una volta, Narcissa si trattenne dal rispondergli in malo modo. Se il
cuore di Lucius era di pietra, il suo sarebbe stato del granito più duro. “Sì,
è un matto. Dubito che dalla relazione che mi è stata imposta possa sortire
qualcosa di buono”.
“Ebbene, che se ne vada! Saranno molti i pretendenti che vi assediano e
immagino che troverete difficile scegliere fra tutti loro. Contate anche a me
tra i vostri ammiratori più devoti”. La prese nuovamente fra le braccia e lei
non riuscì a reggere l’emozione. Una lacrima di frustrazione le rigò il volto.
“Non so ancora qual è il vostro nome. Vi prego, ditemelo cosicché io possa di
nuovo incontrarvi in futuro”.
“Black” si lasciò sfuggire lei, stretta contro il suo
petto.
“Black?” Lucius allentò la presa. Un sopracciglio ben
disegnato scattò verso l’alto mentre un’espressione stupita si dipingeva sul
viso dell’uomo. Sembrava dubbioso e, per quanto scrutasse la donna che aveva
davanti, pareva incapace di credere a quello che aveva sentito così come a
quello che stava vedendo. “Non… non Narcissa Black, vero?”
Al cauto cenno affermativo della giovane, lui abbassò le braccia lungo i
fianchi e impallidì. “Siete incantevole, Narcissa! Mai, neppure in mille anni,
avrei immaginato che un giorno sareste diventata tanto splendida!”
“Mi dispiace. Avrei dovuto dirvi prima la mia vera identità” si scusò lei,
anche se doveva ammettere di essersi divertita a prenderlo in giro per un po’.
Si levò la maschera e gli svelò il suo volto.
“Non avrei mai immaginato di conoscervi già” sussurrò Lucius, sempre più
sconvolto. Col tempo, Narcissa si era trasformata in un’autentica gemma. Il
naso sottile, gli eleganti zigomi e la delicata struttura del viso sarebbero
stati sufficienti a turbare il cuore di molti, e solo gli immensi occhi azzurri
sotto le sopracciglia aggraziate ricordavano il folletto dinoccolato che era
stata un tempo. Adesso era una donna nel fiore della sua giovinezza, dolcemente
arrotondata nei punti giusti, eppure snella e con le gambe lunghe. Com’era
possibile che la marmocchia che un tempo lui avrebbe paragonato a uno
spaventapasseri si fosse trasformata in una simile bellezza?
“Siete rimasto senza parole?” lo sbeffeggiò Narcissa, adirata. “Che cosa c’è?
Non trovate più che io sia… com’è che mi avete
descritta? Ah, sì… minuta, smilza, insignificante,
per nulla appetitosa, goffa…”
“Ma cosa…”
“Mi avete compresa benissimo, Malfoy!” Narcissa
detestava le persone che fingevano di non capire, e Lucius non era uno sciocco.
Lui trasalì. “Ah, avete udito la mia conversazione con la signorina Burke. Sono
stato davvero scortese con voi” fu pronto ad ammettere. “Ne farò ammenda. Mai
ho desiderato ferirvi. Mi basta guardarvi ora per desiderare di non essermi mai
comportato in modo tanto stupido”. Era stato proprio uno sfrontato e un
ignorante e non si sarebbe mai perdonato per questo. Ma Narcissa era una
bambina quando suo padre aveva siglato l’accordo con Cygnus
Black. Come, in nome del cielo, poteva immaginare che
sarebbe diventata qualcosa di diverso da una scioccherella
troppo magra? Non poteva non rimpiangere l’erroneo giudizio che aveva dato poco
prima, perché nessuno avrebbe potuto negare che Narcissa Black
era una diventata una giovane di stupefacente bellezza. Considerando il modo in
cui lei si era comportata fino a un attimo prima, c’era quasi da pensare che,
baciandolo e seducendole, lei avesse cercato di vendicarsi dell’offesa
ricevuta.
“Vi chiedo scusa per non avervi riconosciuta subito” disse ora.
Un vago sorriso fu tutto ciò che Narcissa riuscì a esibire. “E’ del tutto
comprensibile che non mi abbiate riconosciuta. Dopotutto sono passati quattro
anni”.
“Siete cambiata a tal punto da riempirmi di stupore. Probabilmente pensavo
ancora a voi come una ragazzina, ma il mio errore non potrebbe essere più
evidente. Mio padre diceva sempre che un giorno sareste diventata bellissima,
ma non avrei mai immaginato che vi sareste tramutata in una dea”. Non fosse
stato per la sua miopia e testardaggine, probabilmente si sarebbe reso conto
prima di quanto Narcissa fosse stata graziosa, anche da bambina.
“Smettetela di occhieggiarmi in quel modo” lo ammonì Narcissa, dandogli le
spalle. “Non siamo ancora sposati, e considerata la vostra avversione di poco
fa, dubito che lo saremo mai”.
Lucius rise piano. “Potrei anche decidere di accantonare la mia avversione per
i matrimoni combinati e prendervi in moglie”.
“Non riuscirete tanto facilmente ad ammorbidire il mio cuore. Io ero disposta a
pronunciare i sacri voti, per amore dei miei genitori che ne sarebbero stati
certamente felici. Ma dato che, dopo quello che avete detto, non riesco a
immaginare che voi mi vogliate come moglie, non ritengo probabile che questo
matrimonio avrà mai luogo”.
Con un sospiro esasperato, Lucius si appoggiò con più forza al bastone, mentre
scrutava l’adorabile viso di lei. “Abbiate pietà di me, Narcissa. Non potrei
tollerare un'altra ferita, ne ho tante che devono ancora guarire”.
Lei lo sbirciò con la coda dell’occhio.
“Perdonatemi per quelle calunnie. Sono state pronunciate in un momento di
collera ed erano dirette più a mio padre che a voi. E non sapevo che foste in
ascolto! Mai vi avrei fatto volontariamente del male. In ogni caso, sono parole
che non potrebbero essere più lontane dalla verità”. Lucius non aveva mai avuto
il cuore così pesante. “Mi perdonate? O siete arrivata a odiarmi in così breve
tempo?”
“Non vi odio, Lucius, ma non sono più sicura di volervi sposare. Devo
considerare il fatto che sparlavate di me con una stupida oca e che stavate
persino flirtando con lei”.
“Non avrete compassione per me?” I suoi occhi dicevano molte cose, ma lei era
sorda e cieca alle loro suppliche.
“Assolutamente nessuna” ribatté secca. “E ora lasciatemi passare. Cercherò di
non inciampare nella vostra lingua”.
***
Lucius
rimase immobile a osservare Narcissa che, dopo essersi rimessa la maschera sul
volto, rientrava nel salone da ballo. Era troppo bella perché un uomo potesse
voltarle le spalle, per cui Lucius le andò dietro. Sapeva che lei era
arrabbiata con lui e non poteva biasimarla: lei credeva che lui non la
desiderasse e che fosse contrario al loro matrimonio. Non aveva intuito la
passione che lo animava da quando l’aveva rivista? Ormai non riusciva a pensare
ad altro che prenderla tra le braccia e…
Scrollò il capo e la seguì, facendosi spazio attraverso la folla. “Narcissa!”
la chiamò con voce strozzata. “Fermatevi, per favore”.
Narcissa avrebbe voluto dimenticare la presenza dell’uomo che minacciava di
scatenare un tumulto nella sua anima, ma sentendo che lui la stava chiamando a
gran voce, ritenne futile ignorarlo. Si fermò e, sollevando lo sguardo, ne
incontrò gli occhi, e il suo cuore palpitò. Fu con un certo sforzo che riuscì a
riportare alla tranquillità i battiti di quell’organo indisciplinato. “Cosa
volete ancora da me?”
“Voglio… ballare”.
“Non so se in questo momento ho voglia di ballare” obiettò lei.
L’altro non batté ciglio. “Che cosa mai passava nella testa di mio padre quando
gli è venuta la folle idea che noi due dovessimo sposarci?”
Mortificata, Narcissa distolse lo sguardo, e tornò a guardalo solo quando sentì
la mano di lui posarsi con un gesto possessivo sulla sua schiena.
Ignorando il suo sgomento, Lucius la spinse gentilmente verso la pista da
ballo. “Spero non vi dispiaccia ballare con uno zoppo”.
Narcissa non vedeva alcuna pecca nel suo modo di camminare e ballare, ma
avrebbe comunque evitato volentieri di stare così vicina a lui. La sua sola
presenza bastava a toglierle il respiro. Era davvero interessato a lei o voleva
semplicemente divertirsi? “Non siete obbligato a danzare con me, o a fingere
che io vi piaccia” disse imbronciata, mentre seguivano le note di un valzer.
“Non siate sciocca! Mi piacete, Narcissa. Avete l’aspetto della visione che un
uomo solo e lontano da casa sogna nelle ore che precedono l’alba. Rimpiango
solo di non essere stato presente nel momento in cui, da ragazzina esile, vi
siete trasformata nella bellezza intrigante che siete adesso”.
Narcissa finse di non aver nemmeno sentito quei complimenti. “Quando vi ho
visto dapprima vi ho creduto un estraneo” mormorò, con voce un po’ ansimante.
“Solo dopo un po’ mi sono resa conto che assomigliavate a qualcuno che
conoscevo bene”.
Lentamente, Lucius le sfiorò la guancia con un dito. “Mi avete aspettato a
lungo, non è vero?”
“Sì, vi ho aspettato. E ora mi reputo una stupida per aver creduto di amarvi”.
Quelle parole colpirono Lucius al cuore, e fu con un certo sforzo che si
scrollò di dosso l’ondata di rimorso che minacciava di sopraffarlo.
“Voglio inoltre dirvi che sono più che disposta ad accettare un altro
marito, se siete ostile all’idea di sposarmi”.
Lucius non avrebbe saputo spiegarsi la lieve irritazione che quelle parole gli
provocarono. Il fastidio che provava lo spinse a chiedersi se sarebbe stato
disposto a cedere Narcissa a un altro.
Lei sollevò il mento con aria di sfida. “Ci sono uomini che fuggirebbero via
con me questa notte stessa”.
Lui, sempre più infastidito, fece una smorfia. “Prima dovrebbero vedersela con
me”.
“Devo dedurre che siete geloso? No. Perché mai dovreste esserlo? Dato che è evidente
che non vi curate affatto di me, perché dovreste essere geloso di qualcun
altro?”
“Ti sbagli, Narcissa”.
“Non capisci, Lucius Malfoy? Ti sto dando licenza di
rinunciare a tutto quanto: al matrimonio che non vuoi, alla donna che non vuoi,
alle costrizioni che non vuoi”.
Lucius non rispose subito. Era pensieroso. Forse lei non si rendeva conto
dell’effetto che aveva su di lui e stava cercando di fare la cosa giusta
sciogliendolo da ogni vincolo, ma per quanto l’orgoglio gli imponesse di
scegliere personalmente la sua futura sposa, l’idea di perdere Narcissa lo
inquietava nel profondo.
“Ti sto offrendo di rinunciare a qualunque diritto io ho su di te, perché mi è
parso chiaro che tu vuoi liberarti del contratto”.
“Bèh, ho cambiato idea! Credo mi convenga approfondire ulteriormente la
questione del nostro fidanzamento” decise Lucius. “Mio padre ti giudica una
persona speciale, Narcissa, e io voglio dargli fiducia. Sono deciso a fare la
mia parte”.
La fece piroettare tracciando cerchi sempre più ampi e muovendosi con una
facilità che compensava la leggera zoppia. Narcissa dovette afferrarsi alle sue
maniche per non vacillare. Non si sarebbe sentita così senza fiato neppure dopo
una lunga corsa, ma sapeva che quella sensazione aveva a che fare con le emozioni
che lottavano dentro di lei e non con il ballo.
“Vorrei… sedermi…”
“No. Non ti lascerò scappare via. Dobbiamo parlare seriamente del nostro
fidanzamento”. Premendole una mano sulla schiena, lui l’attirò più vicina a sé
e trasalì quando le loro cosce di sfiorarono.
Neppure Narcissa uscì indenne da quel contatto. Sentiva un vuoto dentro di sé
che le toglieva il fiato, le indeboliva le ginocchia e la lasciava preda di un
desiderio che la consumava. Lucius premette i fianchi contro di lei e la vide
sbarrare gli occhi nel percepire la sua eccitazione. Non si scusò per averla
deliberatamente scioccata.
“Allora non mi trovi più così insignificante?” riuscì a dire lei, emozionata.
“Quella definizione non è più valida, Narcissa. Se proprio vuoi saperlo, faccio
fatica a non divorarti con gli occhi”. La vide lanciargli uno sguardo quasi
supplichevole. Se mai si era chiesto come sarebbe stato perdersi dentro quei
grandi occhi azzurri, in quel momento lo scoprì. Mai aveva conosciuto un calore
così intenso… era amore? O semplice desiderio fisico?
Qualunque fosse la riposta, gli sembrò di annegare in lei.
E quando si destò da quella magia, si guardò intorno e scoprì sorpreso che la
musica era cessata. Loro due erano stati evidentemente gli unici a continuare a
ballare, mentre tutti gli altri si erano spostati intorno al perimetro della
sala per guardarli. Molti sorridevano divertiti, mentre altri, più entusiasti,
applaudivano.
Narcissa arrossì, non riuscendo a ignorare i commenti di chi bisbigliava che
erano fatti l’uno per l’altra e che costituivano una splendida coppia.
Lucius rise di buon grado, poi guardò Narcissa che rise a sua volta e si
strinse nelle spalle. “Credo, mia cara, che siamo diventati il centro
dell’attenzione di questo ballo in maschera”.
Imitando lo stile di un’attrice, Narcissa si esibì in una profonda riverenza e
Lucius fece lo stesso, suscitando altre risate e applausi.
Abraxas Malfoy aveva visto
giusto nel dire che Narcissa e Lucius erano così ben assortiti che avrebbero
potuto essere anime gemelle? Soltanto il tempo avrebbe saputo dirlo.
** Fine **
NdA: ho ritrovato questa vecchia
fanfiction nei meandri del mio computer e ho pensato di “rispolverarla” e
pubblicarla. Spero vi sia piaciuta almeno un po’. Tornerò presto con nuove
storie a capitoli su Lucius e Narcissa, perciò continuate a seguirmi! ^^
NdA2: leggendo le vostre bellissime
recensioni mi è parso quanto meno doveroso dedicare un po’ del mio tempo per
rispondervi!
Julia Weasley – grazie, carissima. E’ bello sapere che non ti perdi mai
una mia storia, nemmeno quando è breve come questa. Avrai notato che ho una
vera fissazione per i ricevimenti e i balli (c’è sempre un ballo in quasi tutte
le mie fanfiction, anche in quella che pubblicherò a breve). E che adoro le
atmosfere delle epoche passate, soprattutto il ‘700 e l’800, se potessi mi
catapulterei indietro nel tempo solo per il gusto di poter indossare uno di quegli
abiti favolosi e sfarzosi. Poi non so perché ma Lucius e Narcissa mi sembrano
personaggi d’altri tempi. Ti abbraccio e ti ringrazio come sempre dei
complimenti.
Tinax86 – grazie per avere letto la
mia storia anche se era incentrata su Lucius e Narcissa. Io scrivo solo su di
loro proprio perché, come dici giustamente tu, non si sa quasi nulla su di loro
e su come siano finiti insieme. Io li trovo assolutamente perfetti insieme e ho
adorato il loro legame e l’amore che hanno dimostrato per il loro unico figlio
durante gli ultimi libri della saga di Harry Potter. Se hai trovato piacevole
questa brevissima one-shot, spero avrai anche il tempo di leggere qualche altra
mia storia sui Malfoy. Di alcuni miei scritti vado particolarmente fiera. :-p
Circe – crisi di astinenza per
mancanza di mie storie? Accidenti, dovrò darmi da fare per scrivere al più
presto la mia nuova storia su Lucius e Narcissa. Sapere che tu non mancherai di
leggerla mi esorta a darmi una mossa e a dare il meglio di me! :-D Se hai
trovato questa one-shot a tratti divertente, ti anticipo che la mia prossima
fanfiction sarà anche leggermente comica. Visto che siamo in estate ho voglia
di scrivere solo cose leggere, niente di pesante o deprimente com’è mio solito
fare! ^^ Allora prometti di non perdertela? Ti ringrazio ancora per tutti i bei
complimenti e ti abbraccio forte.
Gothik Princess – sono contenta che
anche questa storia ti sia piaciuta. In risposta alla tua domanda… no, non
credo che il Lucius dei miei scritti sia l’immagine perfetta del mio uomo
ideale. E’ troppo arrogante, presuntuoso e vanitoso per potermi piacere
veramente, però è così che immagino Lucius: un uomo che sa quello che vuole e
fa di tutto per ottenerlo. Il mio uomo ideale è il mio fidanzato Paolo che,
credimi, non ha assolutamente nulla in comune con Lucius Malfoy: è dolcissimo,
premuroso, così divertente che riesce a farmi ridere anche quando sono di umore
nerissimo.
Sissy88 – ti ringrazio di cuore per
aver trovato un po’ di tempo per leggermi nonostante gli studi. Non ti
preoccupare se spesso non riesci a recensire, ti capisco… e poi, potrei
ricevere anche zero recensioni e continuerei sempre e comunque a scrivere dei
miei adorati Malfoy, te lo garantisco! :-D Mi hai chiesto se ho mai pensato di
scrivere una storia su Draco o Scorpius… bèh, sì. Ti confesso che ci sto
pensando da un po’. Vorrei dedicarmi soprattutto a Draco, lo amo così tanto, seppur con i suoi
mille difetti, che potrei scrivere persino un intero libro su di lui. Chissà… Intanto di mando un grosso bacio e un in
bocca al lupo per gli studi!