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Autore: NarcissaM    07/07/2010    12 recensioni
Aveva sempre chiuso il proprio cuore in una gabbia impenetrabile, restando in attesa del ritorno del suo promesso. E ora che lui era tornato, sembrava non avere alcuna intenzione di onorare l’accordo che i loro genitori avevano stipulato. Narcissa era furiosa con Lucius, ma su una cosa doveva dargli ragione: loro due erano poco più che due estranei l’uno per l’altra.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dietro la Maschera
di NarcissaM


Il ballo in maschera era in corso ormai da un’ora e Narcissa Black, inquieta come una gatta, vagava per le sale della grande dimora. Di certo non l’aiutava a calmarsi il pensiero che di lì a poco avrebbe rivisto l’uomo che da sempre era al centro dei suoi pensieri. A lei sembrava fosse passato un secolo da quando aveva salutato Lucius Malfoy per l’ultima volta, ma in realtà erano trascorsi solo quattro anni.
Quel ballo mascherato infatti, nelle intenzioni dei signori Malfoy, doveva rappresentare non solo un evento divertente e un po’ audace rispetto ai soliti ricevimenti, ma aveva anche lo scopo di dare il bentornato al loro giovane rampollo dopo il lungo e misterioso viaggio che aveva deciso di intraprendere subito la fine degli studi a Hogwarts.
La giovane Narcissa scrutò le facce dei danzatori nella speranza di riconoscere tra di loro il suo promesso sposo. Malgrado i mantelli e le maschere, lei riusciva a identificare quasi tutti gli invitati, ma non Lucius. Era presente? E quanto era cambiato durante quei lunghi quattro anni in cui era stato lontano dall’Inghilterra?
Il caldo si fece quasi soffocante; le centinaia di candele infisse nei lampadari, il fuoco acceso nei due enormi camini che occupavano le estremità della sala e la presenza di troppe persone in uno spazio così ristretto, indussero Narcissa a desiderare di uscire nell’aria fresca della terrazza. Si allontanò dal salone e, mentre attraversava un elegante corridoio con il soffitto a volta, intravide due figure che parlottavano a bassa voce. Una era senza ombra di dubbio Samantha Burke – nonostante la sua maschera coprisse gran parte del volto, Narcissa avrebbe riconosciuto fra mille quel broncio da cucciola abbandonata che sfoderava ogni qualvolta voleva sedurre qualcuno.
L’altra figura era quella di un uomo alto, avvolto in un semplice abito nero, e con due occhi straordinariamente grigi che spiccavano attraverso la maschera scura. Il bastone a cui si appoggiava era lucido e con il pomo d’argento a forma di serpente. Narcissa trattenne il fiato: mai aveva immaginato che la quintessenza della virilità potesse trovarsi incarnata in un solo uomo. Egli possedeva quella bellezza raffinata e aristocratica che certo doveva incantare tutte le donne che avevano la sfortuna di imbattersi in lui.
“Sono stata molto felice nel sapere che eravate tornato” stava cinguettando Samantha Burke, avvicinandosi ancor più all’uomo.
“E’ davvero bello essere di nuovo a casa. Sono stato lontano troppo a lungo” ammise lui. La sua voce era una melodia gradevole quanto ambigua, un suono che Narcissa sentiva di aver udito anni prima ma che ora quasi non rammentava più. Possibile che… no, non poteva essere Lucius! Quell’uomo aveva tratti nobili e decisi, e una bellezza ben più matura di quella del Lucius che lei ricordava. Eppure l’autorevolezza che emanava era la stessa del giovane Malfoy. Non c’era da stupirsi se, ancora bambina, Narcissa si era perdutamente innamorata di lui.
Narcissa Black, ultima di tre figlie, era cresciuta sapendo che il suo destino era già stato scritto. I suoi genitori avevano firmato un contratto di matrimonio che la legava a vita a Lucius Malfoy, e lei aveva sempre accettato quel fatto come una cosa splendida e inevitabile. Lucius non era stato soltanto un compagno di scuola per lei: era stato il suo principe, il suo campione dalla scintillante armatura. E ora era di nuovo lì, pronto a prenderla in moglie, finalmente!
Solo che adesso non era più il ragazzo di cui lei si era innamorata, ma un uomo in ogni senso della parola. Era una semplice verità che Lucius Malfoy era di gran lunga più attraente nella maturità di quanto fosse stato in gioventù.
Narcissa continuò a fissarlo di nascosto, e si rabbuiò quando vide Samantha accarezzargli il braccio. “Credevo che sareste tornato prima”.
Lucius le prese la mano e vi depose un breve bacio. “Perdonatemi, signorina Burke. Mi sarebbe piaciuto trascorrere questi ultimi anni in compagnie piacevoli come la vostra, ma ho avuto un impegno che non potevo assolutamente rimandare”.
Lei lo guardava con un sorrisetto astuto. “Eravate appena un ragazzo quando lasciaste la scuola e ve ne andaste… che cos’avete fatto in tutto questo tempo?” Era chiaro che sperava di conquistare l’attenzione dell’uomo e di scoprire i suoi più intimi segreti. Per riuscirci diede prova di un’amabilità e di una seduzione tale che, pensò Narcissa, nessun uomo avrebbe avuto il cuore di non soddisfare la sua curiosità.
“Non posso dire molto” rispose invece Lucius in tono enigmatico. Nei suoi occhi color granito si accese uno scintillio. “Ma sappiate solo che questa esperienza ha lasciato… un marchio su di me”.
Dunque era infine diventato Mangiamorte? Narcissa ne era certa, altrimenti per quale motivo si sarebbe allontanato per così tanto tempo da casa? Oltretutto Bellatrix le aveva parlato dei lunghi periodi di preparazione che Lord Voldemort esigeva dai suoi adepti prima di accettarli ufficialmente come suoi alleati e marchiarli indelebilmente sulla pelle.
“In giro si dice che… siete stato ferito. E’ vero?” chiese Samantha Burke, con voce tremante.
“Sì. E’ stata un’esperienza raggelante. Per la prima volta ho conosciuto la paura autentica. Nei luoghi in cui sono stato c’era sempre la possibilità di non uscirne vivi”. Era chiaro che Lucius stava esagerando la realtà, ma Samantha pendeva dalle sue labbra. “Di conseguenza combattevo facendo appello a tutto il mio spirito e alla mia abilità per proteggere la mia vita. Non c’era tempo di pensare a quella gelida minaccia chiamata morte, ma l’ho sentita nelle spalle in diverse occasioni”.
“Vi prego, non aggiungete altro!” lo fermò Samantha, portandosi un fazzolettino alle labbra.
Un sorriso scavò nella guancia di Lucius un’accattivante fossetta. Un sorriso, pensò Narcissa con un sospiro, che non aveva perduto nulla del suo fascino. “La ferita alla gamba non è nulla di grave, mia cara. Perdura solo una leggera debolezza che mi obbliga a usare il bastone ma, con un po’ di fortuna, di esercizio e di tempo, conto di guarire completamente. Ogni giorno la gamba diventa sempre più forte e sono certo che la zoppia si attenuerà”.
“Lo spero davvero”. Le occhiate che Samantha gli lanciava erano così provocanti che Narcissa dovette reprimere l’impulso di andare da lei e prenderla per i capelli. Non sapeva che Lucius era già impegnato?
“Accidenti! Vivo, respiro e parlo di guerra da così tanto tempo che temo di essere diventato alquanto noioso” borbottò lui.
“Ne dubito” fu la pronta risposta di Samantha. “Al contrario, è eccitante ascoltare storie di avventura e coraggio”. Batté le lunghe ciglia nere, un’espressione frutto di ore di esercizio davanti allo specchio.
“E’ evidente che lei lo vuole a tutti i costi” ringhiò Narcissa tra i denti mentre osservava la scena. Si era ormai decisa a intervenire nella loro conversazione, quando una domanda la indusse a restare ancora nel suo angolo ad ascoltare.
“Ditemi, carissimo: stasera avremo l’onore di incontrare la… signora Malfoy?”
Il sorriso di Lucius sarebbe apparso convincente, non fosse stato per il leggero guizzo nervoso ai lati della bocca. “A parte mia madre, al momento nessun’altra signora può rivendicare questo ruolo”.
“Davvero?” Samantha fu ben attenta a non svelare la propria soddisfazione. “In questo caso devo essermi sbagliata: credevo che certi accordi si prendessero nella prima giovinezza”.
Innervosita, Narcissa trattenne il fiato in attesa della risposta di Lucius. Si era forse dimenticato di essere stato promesso a lei?
“Oh, in verità mio padre vorrebbe vedermi sull’altare con Narcissa Black” ammise Lucius, dopo qualche attimo di riluttanza. “Ma io non voglio che siano altri a decidere per me. Sarò io a scegliere con chi sposarmi, quando ne avrò voglia”.
“Narcissa Black avete detto?” alitò Samantha preoccupata. “Ma perché non la volete in moglie? E’ molto, molto bella”.
“Non ricordo fosse bella” confessò Lucius. “A scuola era una ragazzina sottile che si teneva sempre in disparte. Una cosina fine, innocua e malleabile. Con lei credo mi annoierei a morte entro una settimana. Anzi, sono già annoiato all’idea di sposarla!”
Con le guance brucianti per l’umiliazione, Narcissa si appiattì contro il muro.
Parlando, Lucius si massaggiava il collo irrigidito dalla tensione. “Mio padre ha sempre giudicato Narcissa molto superiore alle altre due sorelle. Diceva che aveva sangue buono nelle vene, e che, visto che i membri della sua famiglia erano tutti di aspetto tanto gradevole, anche Narcissa non poteva che migliorare. Ma l’aspetto fisico aveva poca rilevanza nella scelta di mio padre. Era il suo carattere che ammirava, l’educazione ricevuta che le garantiva principi e comportamenti impeccabili”. Sospirò. La consapevolezza dell’impegno che ancora lo legava a Narcissa lo riempiva di inquietudine. Si sentiva infuriato con il padre che aveva sempre mostrato una spiccata preferenza per la minore delle figlie del suo amico Cygnus Black. Poco importava che fosse soltanto una monella dai grandi occhi azzurri. Diversamente dalle sorelle, straordinariamente graziose, Narcissa sembrava il membro più banale di una famiglia di tutto rispetto. Ciononostante era su di lei che Abraxas Malfoy aveva messo gli occhi, ed era stato così convinto della bontà della sua scelta da affermare che non avrebbe accettato un’altra moglie per suo figlio. “So che i miei genitori hanno solo a cuore il mio interesse, ma per un uomo può essere irritante sapersi impegnato con una marmocchia minuta, smilza e insignificante”.
Se Narcissa si era sentita impallidire nell’ascoltare il primo, veemente rifiuto di Lucius, adesso era diventata rossa di rabbia. “Non è per nulla appetitosa… così magra e goffa!” continuò lui, crudelmente. “O almeno, era così quando lasciai la scuola. Ora non saprei dire come sia cambiata. Spero solo che non sia ancora un topino timoroso della propria ombra”.
“Quindi non siete interessato a lei?” domandò Samantha, ansiosa.
Lucius socchiuse gli occhi, dietro la maschera. “E’ soltanto una conoscenza del passato. E’ poco più che un’estranea per me”.
Il suo tono sprezzante ferì Narcissa oltremodo.
“Dovete però prendere sul serio il vostro dovere di sposarvi e generare un erede” sussurrò Samantha, ammiccando.
Un sorriso canagliesco gli curvò le labbra. “Sì, ci penserò. Ma sarò io a scegliere con chi”.

***

 

Narcissa si era diretta in terrazza con la testa china e il cuore dolorante. Sopraffatta dal peso della propria infelicità non riuscì nemmeno a godersi il refrigerio della frizzante aria notturna o lo splendore incantevole delle stelle sopra la sua testa.
Lucius non la reputava abbastanza bella per lui? Come poteva essere così arrogante e vanesio? Aveva una minima idea di quanti corteggiatori aveva dovuto respingere in tutti quegli anni?
Era stata circondata da un considerevole numero di maghi pomposi che avevano cercato di catturare il suo affetto, ma erano stati tutti bruscamente allontanati cosicché lei era diventata famosa per la sua altezzosità e per il suo freddo riserbo. Aveva sempre chiuso il proprio cuore in una gabbia impenetrabile, restando in attesa del ritorno del suo promesso.
E ora che lui era tornato, sembrava non avere alcuna intenzione di onorare l’accordo che i loro genitori avevano stipulato.
Narcissa era furiosa con lui, ma su una cosa doveva dargli ragione: loro due erano poco più che due estranei l’uno per l’altra.
Biasciando maledizioni contro di lui, Narcissa decise di rientrare in salone e di godersi comunque quella serata. Avrebbe ballato con tutti gli uomini presenti, e si sarebbe fatta corteggiare da loro, infischiandosene dei suoi doveri verso la famiglia. E se per disgrazia si fosse di nuovo imbattuta in Lucius Malfoy, avrebbe sferrato un pugno su quel suo naso aristocratico per il semplice piacere di fargliela pagare per le cattiverie che aveva detto su di lei.
Mentre si dirigeva verso le porte in vetro però, fu costretta a fermarsi davanti a un ostacolo saldamente radicato sul suo sentiero che la indusse a domandarsi se non fosse cresciuto un albero in terrazza. Andando a scontrarsi con quella solida struttura si accorse che era più umana che lignea.
Stizzita, cercò di frapporre tra lei e lo sconosciuto una distanza maggiore ma, nell’indietreggiare, inciampò in un oggetto di legno che le scivolò sotto la scarpetta, facendole perdere l’equilibrio. Agitò le braccia nel tentativo di restare in piedi e si aggrappò alla prima cosa che le capitò tra le mani, la giacca dal taglio impeccabile dell’uomo davanti a lei. Ebbe appena il tempo di cogliere il leggero aroma della sua acqua di colonia mescolata al profumo di sapone e a un vago odore di lana costosa, che le parve più inebriante di un bicchiere di vino elfico.
“Mi dispiace” cominciò, arrossendo.
“Non importa” biascicò l’uomo con voce soffocata. “Ero solo uscito a prendere un po’ d’aria, ma non mi aspettavo di trovare un autentico tornado lungo il mio percorso”. La tenne ancora un po’ tra le braccia e la contemplò. Quella donna rasentava la perfezione – i seni pieni, il ventre piatto, le lunghe gambe snelle - e il suo corpo non aveva tardato a reagire a tanta bellezza.
Stordito, la lasciò andare prima che lei potesse accorgersi dell’effetto che aveva avuto su di lui. Si chinò a raccogliere l’oggetto di legno sul quale la donna era inciampata.
Solo allora Narcissa riconobbe il bastone da passeggio di Lucius. Uno strumento che avrebbe potuto rivelarsi utilissimo se avesse deciso di calarglielo sulla testa. Maledizione, con tutti gli uomini presenti quella sera si era andata a scontrare proprio con l’ultima persona che avrebbe voluto vedere!
In un volto dai lineamenti ben cesellati e gradevolmente proporzionati, splendevano due trasparenti occhi grigi che tradivano una certa allegria. I denti erano candidi e un divertimento malamente occultato disegnava rughe profonde ai due lati della bocca. Qualunque donna avrebbe contemplato con ammirazione quel volto, ma non Narcissa.
“Considerando il disagio che abbiamo appena condiviso” disse Lucius a voce bassa, “prima che un’altra calamità ci travolga, credo che dovrei almeno conoscere il nome di una compagna tanto affascinante… signorina?”
“Preferirei non dire il mio nome” rispose lei, glaciale. La sua postura eretta rivelava la tensione di chi è pronto a fuggire al minimo allarme.
Anche se Lucius avrebbe potuto giurare di conoscere tutti i presenti, nonostante indossassero delle maschere, quella figura non gli era nota. Fu in grado di scorgere ben poco dei suoi lineamenti celati dalla maschera, fatta eccezione per un paio di penetranti occhi azzurri che sembravano volerlo incenerire. “Voi sapete chi sono io?”
“Tirerò a indovinare, milord. Siete Lucius Malfoy, il figlio dei proprietari di questa dimora”. Narcissa aprì il suo ventaglio con un gesto ostentato, in parte per nascondere gli occhi, ma soprattutto per concedersi il tempo di riacquistare la padronanza di sé.
“Avete un vantaggio su di me. Suvvia, ditemi: a chi ho il piacere di rivolgermi?”
“Non è importante al momento”. Chiudendo il ventaglio con uno scatto risoluto, Narcissa si volse a guardarlo. “E’ tanto più interessante non svelare subito il mistero, non trovate?”
“Quindi non posso conoscere il vostro nome? Siete crudele con me”.
I toni caldi della sua voce trasmisero una piacevole vibrazione a Narcissa, evocando un tormento stranamente piacevole in punti troppo privati perché una vergine potesse anche solo prenderli in considerazione. Ma per quanto evocative fossero quelle sensazioni, lei non sapeva che cosa farsene.
Felicemente ignaro del cupo risentimento che allignava nell’animo di Narcissa e del tumulto di emozioni che facevano tremare le sue gambe, Lucius le prese una mano e i suoi occhi non la lasciarono un istante mentre se la portava alle labbra. “Sarà un vero piacere per me scoprire chi si cela dietro questa bella maschera”. Le offrì un sorriso accattivante, facendo appello a tutto il suo fascino. Un fascino da cui, come aveva sperimentato altre volte, erano poche le donne che non restavano intrigate e catturate.
Lei si scoprì tentata da quel meraviglioso sorriso, ma il ricordo del suo brusco rifiuto servì egregiamente da deterrente. “Ora che avete baciato la mia mano potete anche lasciarla andare” sbottò indignata.
“La vostra pelle ha il sapore del miele sulla lingua. Mi chiedo se voi siete altrettanto dolce”.
Narcissa ritirò di scatto la mano, portandosela dietro la schiena, e indietreggiò di due passi. “No, signore. Temo invece di essere piuttosto acida. Almeno, questo è ciò che dicono le mie sorelle di me quando mi vedono arrabbiata”.
“Immagino che questo accada quando cercano di convincervi a fare qualcosa e voi le snobbate levando in aria il vostro elegante nasetto”.
Le sue parole erano così vicine alla verità che Narcissa trasalì. “Non… non trovate che questi balli mascherati siano… terribilmente noiosi?” Quella difficoltà ad articolare le parole non era certo dovuta a una sua timidezza davanti agli uomini, perché non passava mese senza che una proposta di matrimonio venisse rivolta a lei o al padre.
“Sì, noiosi. Ma se i miei genitori non avessero organizzato questo ricevimento probabilmente io non avrei mai avuto la fortuna di incontrare una donna meravigliosa come voi”.
Narcissa era persuasa che fossero molte le civette che si erano lasciate incantare da parole altrettanto persuasive, ma lei non voleva dimenticare ciò che lui aveva detto a Samantha Burke. La verità era venuta a galla: Lucius non intendeva affatto sposarla e non la reputava degna di lui. Lo guardò torva attraverso le fessure della maschera. “Mi state forse dicendo che mi trovate bella?”
“Diamine, certo che lo siete! Siete la donna più bella che io abbia mai visto. Ne dubitate?” La rigidezza della fanciulla tradiva un evidente risentimento, e Lucius se ne avvide. “Oh, capisco… una donna speciale come voi deve annoiarsi a morte delle numerose proposte che riceve, e forse i miei complimenti non differiscono da quelli altrui”.
La sua voce, incredibilmente dolce, le parve una carezza. La giovane non si capacitava delle emozioni che lui le procurava. “Resterete stupito nel sapere che qualcuno mi reputa banale e insignificante”.
“Impossibile!” esclamò Malfoy. I suoi occhi erano accesi di ammirazione mentre si posavano indolenti sulle scarpine nere della donna, per poi indugiare sulla sottana che le aderiva alle gambe slanciate, sul corpetto e quindi salire fino alla piuma nera che ornava i suoi capelli, raccolti in un’elaborata acconciatura alla greca, in modo che alcuni riccioli le ricadessero sulle spalle. Si soffermò con lo sguardo nei punti deliziosi che avrebbe desiderato accarezzare con la lingua. La snella colonna d’avorio del collo sarebbe stata certo deliziosamente liscia sotto le sue labbra, e così le piccole orecchie adorne di perle. Le sue guance erano del rosa più tenero ma, nei punti in cui la carnagione era candida come neve, ora lui colse un rossore più accentuato, e si chiese se fosse stata quella sua ispezione visiva a provocarlo. “Vi sto mettendo in imbarazzo?”
Con la sensazione di essere stata appena spogliata, la ragazza si volse. Piroettò su se stessa facendo roteare l’ampia gonna. “Sì. Smettetela di fissarmi a quel modo!”
“Non potreste pretendere tanto neppure da un santo, figurarsi poi da un uomo i cui occhi funzionano perfettamente e che è appena divenuto il vostro schiavo più devoto”.
“E quante donne avete frastornato con parole mielate come queste? Se vi hanno creduto, le poverette dovevano essere davvero delle sempliciotte”.
Lucius si astenne dal raccontare i successi mietuti grazie a quelle piccole banalità. Il fatto che lei invece le ignorasse la rendeva diversa da tutte le donne che aveva finora conosciuto. Quel distacco lo intrigava ed era normale che un premio ottenuto con troppa facilità non venisse apprezzato dal vincitore quanto uno che era costato impegno e fatica. Il disinteresse di quella donna era come una sfida per lui e aumentava il suo desiderio… ammesso che questo fosse possibile.
Mentre Lucius copriva con pochi passi la distanza che li separava, Narcissa si rese conto che quella vicinanza provocava in lei sensazioni ormai sopite. Fissando quei suoi occhi assurdamente trasparenti, lei ebbe la sensazione di essere tornata ai tempi dell’infanzia. Da sempre aveva idolatrato Lucius Malfoy, era stato per lei il fratello che non aveva mai avuto, un eroe secondo solo a suo padre, un cavaliere più nobile di quelli dei romanzi. Lo aveva sempre innalzato in un piedistallo. Però ricordò a se stessa che Lucius aveva appena infranto l’immagine che lei si era fatta di lui e ora, per impedire che lui la ferisse di nuovo, sapeva di doversi sforzare per non cadere fra le sue braccia. Confusa, fece un passo indietro.
“Vi sto spaventando?” chiese Lucius suadente, avvicinandosi ancora. Lo sorprese sentire i propri sensi risvegliarsi al delicato profumo di rosa che la giovane emanava. Si chinò su di lei e poggiò le labbra sui suoi capelli. “La vostra fragranza mi ricorda le rose di mia madre”.
Lei desiderava disperatamente trovare qualcosa di sarcastico con cui ribattere, ma aprì e chiuse la bocca più volte prima di rendersi conto della futilità dei suoi tentativi. Fermalo! gridava nella sua mente. Fermalo!
“Siete nervosa come un micino” continuò Lucius, sollevandole il mento con due dita.
Narcissa gli scoccò un’occhiata di sfida. “Credo, signore, che sarebbe conveniente per voi procedere con cautela…
“Vorrei solo baciarvi. Un bacio è innocuo”.
“Un bacio può essere pericoloso” lo contraddisse lei. Sapeva che Lucius non aveva mai avuto la tentazione di baciare la ragazzina che si era lasciato alle spalle, ma ora sembrava davvero infatuato di lei. La domanda era: come avrebbe reagito vedendo come, durante la sua assenza, lei era cambiata? Era quasi tentata di rivelargli il suo nome, ma qualcosa la trattenne.
Quando alzò lo sguardo, si accorse di non riuscire a staccare gli occhi da quelli grigi di lui.
Lucius sorrideva e la sua voce era sommessa quando disse: “Se mi guardate così rischiate di farmi innamorare di voi”.
Lei si umettò nervosamente le labbra. Quando Lucius accostò il viso al suo, socchiuse gli occhi per il piacere inatteso di quella vicinanza. Lentamente, quasi inconsciamente, gli passò le braccia intorno al collo. Il cuore le martellava in petto ed era davvero strano, perché aveva sempre creduto di non temere alcun uomo.
Lui le sfiorò le labbra con le sue, un tocco lieve come una piuma, prima di farle scivolare la lingua lungo il labbro inferiore. Lei aveva il respiro ansante mentre si appoggiava al suo petto, sollecitandolo ad approfondire il contatto. Gli fece scorrere a sua volta la punta della lingua lungo il labbro inferiore, strappandogli un gemito. A quel punto Lucius si impadronì completamente della sua bocca, tenendole una mano sulla nuca e l’altra sull’incavo della vita.
Le labbra di lui erano morbide e dure allo stesso tempo e i suoi baci passionali le procuravano un delizioso languore allo stomaco. Risalì con la mano lungo la schiena e gli insinuò le dita nei lunghi capelli argentei. Premette sempre più il seno contro il suo petto, strofinandosi contro di lui, assaporando i piccoli fremiti e il piacere quasi doloroso che le procurava quel contatto, anche attraverso gli abiti.
Con un suono strozzato, Lucius si tirò indietro. “Che cosa mi state facendo?” Non fosse stato un gentiluomo, avrebbe lasciato a quella Venere ben poche opportunità di negarsi e l’avrebbe presa lì, su quella terrazza. La fissò da sotto le palpebre socchiuse e si chiese che razza di incantesimo gli avesse lanciato per indurlo a desiderarla a quel modo.
“Non era mia intenzione turbarvi” si difese Narcissa, rossa in viso. “Siete stato voi a cominciare”.
“Sì, ma… dovrei apprendere qualcosa di più sul vostro conto prima di iniziare una così intima… conversazione” brontolò Lucius, levandosi la maschera con un gesto di stizza. “Non mi avete ancora detto il vostro nome”.
Lei lo fulminò con lo sguardo. “No. Scopritelo da solo”.
“Vorrei scoprirlo, ma giuro di non avere mai incontrato in tutta la mia vita una donna simile a voi”. La guardò ancora, ammirato dai suoi capelli d’oro pallido, dai suoi liquidi occhi azzurri e dalla bocca piena, morbida e seducente che aveva appena avuto il piacere di assaggiare. “Ah, come vorrei non essere già fidanzato…
Narcissa soffocò l’impulso di sbuffare forte. “La vostra fidanzata è tanto diversa da me?”
“Sì, è una ragazzina che i miei genitori mi hanno affibbiato contro la mia volontà” si lamentò Lucius, passandosi una mano sui capelli.
“E lei cosa pensa di voi? Sarebbe disposta a sposarvi solo per soddisfare i suoi genitori?”
“Farà la cosa più onorevole…” mormorò Lucius, incrociando le braccia.
“Anche se lei vi odiasse?”
“Non mi odia” fu pronto a replicare. Negli occhi di lui si accese un lampo divertito. “A scuola mi stava sempre alle calcagna. Se fossi stato un dio non mi avrebbe adorato di più”.
Buffone presuntuoso! pensò Narcissa, fuori di sé dalla rabbia. Lo guardò con gli occhi sfavillanti e si morse la lingua per impedirsi di mettersi ad urlare.
“E voi? Ditemi, non siete ancora sposata?”
“Oh, sposarsi è il desiderio di tutte le giovani donne, signore” ripose la ragazza, senza cedere di un millimetro. “Tuttavia non nutro grandi illusioni riguardo al gentiluomo che è stato scelto per me dai miei genitori. Sembra un tipo indipendente, restio a contrarre il voto nuziale. Non mi stupirebbe se scegliesse, piuttosto che sposarsi con me, di partire per mondi sconosciuti”.
Lucius sembrava incredulo. “Siete la creatura più straordinaria che io abbia mai incontrato, e se lui la pensa diversamente vuol dire che è un po’ svitato. Io ho già perso la testa per voi… non è una dimostrazione del vostro fascino?”
Ancora una volta, Narcissa si trattenne dal rispondergli in malo modo. Se il cuore di Lucius era di pietra, il suo sarebbe stato del granito più duro. “Sì, è un matto. Dubito che dalla relazione che mi è stata imposta possa sortire qualcosa di buono”.
“Ebbene, che se ne vada! Saranno molti i pretendenti che vi assediano e immagino che troverete difficile scegliere fra tutti loro. Contate anche a me tra i vostri ammiratori più devoti”. La prese nuovamente fra le braccia e lei non riuscì a reggere l’emozione. Una lacrima di frustrazione le rigò il volto.
“Non so ancora qual è il vostro nome. Vi prego, ditemelo cosicché io possa di nuovo incontrarvi in futuro”.
Black” si lasciò sfuggire lei, stretta contro il suo petto.
Black?” Lucius allentò la presa. Un sopracciglio ben disegnato scattò verso l’alto mentre un’espressione stupita si dipingeva sul viso dell’uomo. Sembrava dubbioso e, per quanto scrutasse la donna che aveva davanti, pareva incapace di credere a quello che aveva sentito così come a quello che stava vedendo. “Non… non Narcissa Black, vero?”
Al cauto cenno affermativo della giovane, lui abbassò le braccia lungo i fianchi e impallidì. “Siete incantevole, Narcissa! Mai, neppure in mille anni, avrei immaginato che un giorno sareste diventata tanto splendida!”
“Mi dispiace. Avrei dovuto dirvi prima la mia vera identità” si scusò lei, anche se doveva ammettere di essersi divertita a prenderlo in giro per un po’. Si levò la maschera e gli svelò il suo volto.
“Non avrei mai immaginato di conoscervi già” sussurrò Lucius, sempre più sconvolto. Col tempo, Narcissa si era trasformata in un’autentica gemma. Il naso sottile, gli eleganti zigomi e la delicata struttura del viso sarebbero stati sufficienti a turbare il cuore di molti, e solo gli immensi occhi azzurri sotto le sopracciglia aggraziate ricordavano il folletto dinoccolato che era stata un tempo. Adesso era una donna nel fiore della sua giovinezza, dolcemente arrotondata nei punti giusti, eppure snella e con le gambe lunghe. Com’era possibile che la marmocchia che un tempo lui avrebbe paragonato a uno spaventapasseri si fosse trasformata in una simile bellezza?
“Siete rimasto senza parole?” lo sbeffeggiò Narcissa, adirata. “Che cosa c’è? Non trovate più che io sia… com’è che mi avete descritta? Ah, sì… minuta, smilza, insignificante, per nulla appetitosa, goffa…
“Ma cosa…
“Mi avete compresa benissimo, Malfoy!” Narcissa detestava le persone che fingevano di non capire, e Lucius non era uno sciocco.
Lui trasalì. “Ah, avete udito la mia conversazione con la signorina Burke. Sono stato davvero scortese con voi” fu pronto ad ammettere. “Ne farò ammenda. Mai ho desiderato ferirvi. Mi basta guardarvi ora per desiderare di non essermi mai comportato in modo tanto stupido”. Era stato proprio uno sfrontato e un ignorante e non si sarebbe mai perdonato per questo. Ma Narcissa era una bambina quando suo padre aveva siglato l’accordo con Cygnus Black. Come, in nome del cielo, poteva immaginare che sarebbe diventata qualcosa di diverso da una scioccherella troppo magra? Non poteva non rimpiangere l’erroneo giudizio che aveva dato poco prima, perché nessuno avrebbe potuto negare che Narcissa Black era una diventata una giovane di stupefacente bellezza. Considerando il modo in cui lei si era comportata fino a un attimo prima, c’era quasi da pensare che, baciandolo e seducendole, lei avesse cercato di vendicarsi dell’offesa ricevuta.
“Vi chiedo scusa per non avervi riconosciuta subito” disse ora.
Un vago sorriso fu tutto ciò che Narcissa riuscì a esibire. “E’ del tutto comprensibile che non mi abbiate riconosciuta. Dopotutto sono passati quattro anni”.
“Siete cambiata a tal punto da riempirmi di stupore. Probabilmente pensavo ancora a voi come una ragazzina, ma il mio errore non potrebbe essere più evidente. Mio padre diceva sempre che un giorno sareste diventata bellissima, ma non avrei mai immaginato che vi sareste tramutata in una dea”. Non fosse stato per la sua miopia e testardaggine, probabilmente si sarebbe reso conto prima di quanto Narcissa fosse stata graziosa, anche da bambina.
“Smettetela di occhieggiarmi in quel modo” lo ammonì Narcissa, dandogli le spalle. “Non siamo ancora sposati, e considerata la vostra avversione di poco fa, dubito che lo saremo mai”.
Lucius rise piano. “Potrei anche decidere di accantonare la mia avversione per i matrimoni combinati e prendervi in moglie”.
“Non riuscirete tanto facilmente ad ammorbidire il mio cuore. Io ero disposta a pronunciare i sacri voti, per amore dei miei genitori che ne sarebbero stati certamente felici. Ma dato che, dopo quello che avete detto, non riesco a immaginare che voi mi vogliate come moglie, non ritengo probabile che questo matrimonio avrà mai luogo”.
Con un sospiro esasperato, Lucius si appoggiò con più forza al bastone, mentre scrutava l’adorabile viso di lei. “Abbiate pietà di me, Narcissa. Non potrei tollerare un'altra ferita, ne ho tante che devono ancora guarire”.
Lei lo sbirciò con la coda dell’occhio.
“Perdonatemi per quelle calunnie. Sono state pronunciate in un momento di collera ed erano dirette più a mio padre che a voi. E non sapevo che foste in ascolto! Mai vi avrei fatto volontariamente del male. In ogni caso, sono parole che non potrebbero essere più lontane dalla verità”. Lucius non aveva mai avuto il cuore così pesante. “Mi perdonate? O siete arrivata a odiarmi in così breve tempo?”
“Non vi odio, Lucius, ma non sono più sicura di volervi sposare. Devo considerare il fatto che sparlavate di me con una stupida oca e che stavate persino flirtando con lei”.
“Non avrete compassione per me?” I suoi occhi dicevano molte cose, ma lei era sorda e cieca alle loro suppliche.
“Assolutamente nessuna” ribatté secca. “E ora lasciatemi passare. Cercherò di non inciampare nella vostra lingua”.


***

 

Lucius rimase immobile a osservare Narcissa che, dopo essersi rimessa la maschera sul volto, rientrava nel salone da ballo. Era troppo bella perché un uomo potesse voltarle le spalle, per cui Lucius le andò dietro. Sapeva che lei era arrabbiata con lui e non poteva biasimarla: lei credeva che lui non la desiderasse e che fosse contrario al loro matrimonio. Non aveva intuito la passione che lo animava da quando l’aveva rivista? Ormai non riusciva a pensare ad altro che prenderla tra le braccia e…
Scrollò il capo e la seguì, facendosi spazio attraverso la folla. “Narcissa!” la chiamò con voce strozzata. “Fermatevi, per favore”.
Narcissa avrebbe voluto dimenticare la presenza dell’uomo che minacciava di scatenare un tumulto nella sua anima, ma sentendo che lui la stava chiamando a gran voce, ritenne futile ignorarlo. Si fermò e, sollevando lo sguardo, ne incontrò gli occhi, e il suo cuore palpitò. Fu con un certo sforzo che riuscì a riportare alla tranquillità i battiti di quell’organo indisciplinato. “Cosa volete ancora da me?”
Voglio… ballare”.
“Non so se in questo momento ho voglia di ballare” obiettò lei.
L’altro non batté ciglio. “Che cosa mai passava nella testa di mio padre quando gli è venuta la folle idea che noi due dovessimo sposarci?”
Mortificata, Narcissa distolse lo sguardo, e tornò a guardalo solo quando sentì la mano di lui posarsi con un gesto possessivo sulla sua schiena.
Ignorando il suo sgomento, Lucius la spinse gentilmente verso la pista da ballo. “Spero non vi dispiaccia ballare con uno zoppo”.
Narcissa non vedeva alcuna pecca nel suo modo di camminare e ballare, ma avrebbe comunque evitato volentieri di stare così vicina a lui. La sua sola presenza bastava a toglierle il respiro. Era davvero interessato a lei o voleva semplicemente divertirsi? “Non siete obbligato a danzare con me, o a fingere che io vi piaccia” disse imbronciata, mentre seguivano le note di un valzer.
“Non siate sciocca! Mi piacete, Narcissa. Avete l’aspetto della visione che un uomo solo e lontano da casa sogna nelle ore che precedono l’alba. Rimpiango solo di non essere stato presente nel momento in cui, da ragazzina esile, vi siete trasformata nella bellezza intrigante che siete adesso”.
Narcissa finse di non aver nemmeno sentito quei complimenti. “Quando vi ho visto dapprima vi ho creduto un estraneo” mormorò, con voce un po’ ansimante. “Solo dopo un po’ mi sono resa conto che assomigliavate a qualcuno che conoscevo bene”.
Lentamente, Lucius le sfiorò la guancia con un dito. “Mi avete aspettato a lungo, non è vero?”
“Sì, vi ho aspettato. E ora mi reputo una stupida per aver creduto di amarvi”.
Quelle parole colpirono Lucius al cuore, e fu con un certo sforzo che si scrollò di dosso l’ondata di rimorso che minacciava di sopraffarlo.
“Voglio inoltre dirvi che sono più che disposta ad accettare un altro marito, se siete ostile all’idea di sposarmi”.
Lucius non avrebbe saputo spiegarsi la lieve irritazione che quelle parole gli provocarono. Il fastidio che provava lo spinse a chiedersi se sarebbe stato disposto a cedere Narcissa a un altro.
Lei sollevò il mento con aria di sfida. “Ci sono uomini che fuggirebbero via con me questa notte stessa”.
Lui, sempre più infastidito, fece una smorfia. “Prima dovrebbero vedersela con me”.
“Devo dedurre che siete geloso? No. Perché mai dovreste esserlo? Dato che è evidente che non vi curate affatto di me, perché dovreste essere geloso di qualcun altro?”
“Ti sbagli, Narcissa”.
“Non capisci, Lucius Malfoy? Ti sto dando licenza di rinunciare a tutto quanto: al matrimonio che non vuoi, alla donna che non vuoi, alle costrizioni che non vuoi”.
Lucius non rispose subito. Era pensieroso. Forse lei non si rendeva conto dell’effetto che aveva su di lui e stava cercando di fare la cosa giusta sciogliendolo da ogni vincolo, ma per quanto l’orgoglio gli imponesse di scegliere personalmente la sua futura sposa, l’idea di perdere Narcissa lo inquietava nel profondo.
“Ti sto offrendo di rinunciare a qualunque diritto io ho su di te, perché mi è parso chiaro che tu vuoi liberarti del contratto”.
“Bèh, ho cambiato idea! Credo mi convenga approfondire ulteriormente la questione del nostro fidanzamento” decise Lucius. “Mio padre ti giudica una persona speciale, Narcissa, e io voglio dargli fiducia. Sono deciso a fare la mia parte”.
La fece piroettare tracciando cerchi sempre più ampi e muovendosi con una facilità che compensava la leggera zoppia. Narcissa dovette afferrarsi alle sue maniche per non vacillare. Non si sarebbe sentita così senza fiato neppure dopo una lunga corsa, ma sapeva che quella sensazione aveva a che fare con le emozioni che lottavano dentro di lei e non con il ballo.
Vorrei… sedermi…
“No. Non ti lascerò scappare via. Dobbiamo parlare seriamente del nostro fidanzamento”. Premendole una mano sulla schiena, lui l’attirò più vicina a sé e trasalì quando le loro cosce di sfiorarono.
Neppure Narcissa uscì indenne da quel contatto. Sentiva un vuoto dentro di sé che le toglieva il fiato, le indeboliva le ginocchia e la lasciava preda di un desiderio che la consumava. Lucius premette i fianchi contro di lei e la vide sbarrare gli occhi nel percepire la sua eccitazione. Non si scusò per averla deliberatamente scioccata.
“Allora non mi trovi più così insignificante?” riuscì a dire lei, emozionata.
“Quella definizione non è più valida, Narcissa. Se proprio vuoi saperlo, faccio fatica a non divorarti con gli occhi”. La vide lanciargli uno sguardo quasi supplichevole. Se mai si era chiesto come sarebbe stato perdersi dentro quei grandi occhi azzurri, in quel momento lo scoprì. Mai aveva conosciuto un calore così intenso… era amore? O semplice desiderio fisico? Qualunque fosse la riposta, gli sembrò di annegare in lei.
E quando si destò da quella magia, si guardò intorno e scoprì sorpreso che la musica era cessata. Loro due erano stati evidentemente gli unici a continuare a ballare, mentre tutti gli altri si erano spostati intorno al perimetro della sala per guardarli. Molti sorridevano divertiti, mentre altri, più entusiasti, applaudivano.
Narcissa arrossì, non riuscendo a ignorare i commenti di chi bisbigliava che erano fatti l’uno per l’altra e che costituivano una splendida coppia.
Lucius rise di buon grado, poi guardò Narcissa che rise a sua volta e si strinse nelle spalle. “Credo, mia cara, che siamo diventati il centro dell’attenzione di questo ballo in maschera”.
Imitando lo stile di un’attrice, Narcissa si esibì in una profonda riverenza e Lucius fece lo stesso, suscitando altre risate e applausi.
Abraxas Malfoy aveva visto giusto nel dire che Narcissa e Lucius erano così ben assortiti che avrebbero potuto essere anime gemelle? Soltanto il tempo avrebbe saputo dirlo.



** Fine **

 

NdA: ho ritrovato questa vecchia fanfiction nei meandri del mio computer e ho pensato di “rispolverarla” e pubblicarla. Spero vi sia piaciuta almeno un po’. Tornerò presto con nuove storie a capitoli su Lucius e Narcissa, perciò continuate a seguirmi! ^^

NdA2: leggendo le vostre bellissime recensioni mi è parso quanto meno doveroso dedicare un po’ del mio tempo per rispondervi!

Julia Weasley – grazie, carissima. E’ bello sapere che non ti perdi mai una mia storia, nemmeno quando è breve come questa. Avrai notato che ho una vera fissazione per i ricevimenti e i balli (c’è sempre un ballo in quasi tutte le mie fanfiction, anche in quella che pubblicherò a breve). E che adoro le atmosfere delle epoche passate, soprattutto il ‘700 e l’800, se potessi mi catapulterei indietro nel tempo solo per il gusto di poter indossare uno di quegli abiti favolosi e sfarzosi. Poi non so perché ma Lucius e Narcissa mi sembrano personaggi d’altri tempi. Ti abbraccio e ti ringrazio come sempre dei complimenti.

Tinax86 – grazie per avere letto la mia storia anche se era incentrata su Lucius e Narcissa. Io scrivo solo su di loro proprio perché, come dici giustamente tu, non si sa quasi nulla su di loro e su come siano finiti insieme. Io li trovo assolutamente perfetti insieme e ho adorato il loro legame e l’amore che hanno dimostrato per il loro unico figlio durante gli ultimi libri della saga di Harry Potter. Se hai trovato piacevole questa brevissima one-shot, spero avrai anche il tempo di leggere qualche altra mia storia sui Malfoy. Di alcuni miei scritti vado particolarmente fiera. :-p

Circe – crisi di astinenza per mancanza di mie storie? Accidenti, dovrò darmi da fare per scrivere al più presto la mia nuova storia su Lucius e Narcissa. Sapere che tu non mancherai di leggerla mi esorta a darmi una mossa e a dare il meglio di me! :-D Se hai trovato questa one-shot a tratti divertente, ti anticipo che la mia prossima fanfiction sarà anche leggermente comica. Visto che siamo in estate ho voglia di scrivere solo cose leggere, niente di pesante o deprimente com’è mio solito fare! ^^ Allora prometti di non perdertela? Ti ringrazio ancora per tutti i bei complimenti e ti abbraccio forte.

Gothik Princess – sono contenta che anche questa storia ti sia piaciuta. In risposta alla tua domanda… no, non credo che il Lucius dei miei scritti sia l’immagine perfetta del mio uomo ideale. E’ troppo arrogante, presuntuoso e vanitoso per potermi piacere veramente, però è così che immagino Lucius: un uomo che sa quello che vuole e fa di tutto per ottenerlo. Il mio uomo ideale è il mio fidanzato Paolo che, credimi, non ha assolutamente nulla in comune con Lucius Malfoy: è dolcissimo, premuroso, così divertente che riesce a farmi ridere anche quando sono di umore nerissimo.

Sissy88 – ti ringrazio di cuore per aver trovato un po’ di tempo per leggermi nonostante gli studi. Non ti preoccupare se spesso non riesci a recensire, ti capisco… e poi, potrei ricevere anche zero recensioni e continuerei sempre e comunque a scrivere dei miei adorati Malfoy, te lo garantisco! :-D Mi hai chiesto se ho mai pensato di scrivere una storia su Draco o Scorpius… bèh, sì. Ti confesso che ci sto pensando da un po’. Vorrei dedicarmi soprattutto a  Draco, lo amo così tanto, seppur con i suoi mille difetti, che potrei scrivere persino un intero libro su di lui. Chissà…  Intanto di mando un grosso bacio e un in bocca al lupo per gli studi!

 

   
 
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