La luce del frutto iniziò ad irradiarsi per tutta la valle, fin quando anche il corpo di Sami non iniziò a brillare con la stessa intensità crescente. La luce accecante impediva allo sguardo dei presenti di posarsi sul giovane, solo Alia lo fece, ciò che vide però la sconvolse: suo fratello non aveva a dosso i soliti vestiti, ma bensì indossava un armatura dorata risplendente, l’illusione durò solo un istante, quando la luce si spense, riapparve suo fratello con i vestiti di prima, ma non aveva più in mano il frutto dell’Eden.
:-Tu moccioso cosa ne hai fatto del frutto?- Fece uno dei cavalieri dalla croce rossa senza importarsene della luce che lo aveva accecato poco prima.
Sami teneva gli occhi serrati: non li apriva.
:-Senti
ragazzino, non abbiamo tempo da perdere: o ci dici
dove si trova quella dannata palla...- e qui si avvicinò
alla ragazza –o tua
sorella potrebbe fare una brutta fine- disse per poi leccarsi le labbra
in modo
osceno.
Le palpebre di Sami ebbero un leggero fremito ma non si aprirono.
:-Bene, lo hai voluto tu ragazzino- Disse quello prima di far partire la mano per raggiungere l’interno coscia della ragazza. La mano non arrivò mai a destinazione…
:-Fermi!- Una voce imperiosa aveva dato un ordine impossibile a cui disubbidire. Sami aveva aperto gli occhi, mostrandoli diversi dal solito, non era più azzurri ma bensì rosso sangue, e ciò che un tempo era nero nel suo occhio era diventato d’orato, puro oro.
La voce del ragazzo anch’essa era cambiata: più profonda, più autoritaria e più doppia, come se due persone parlassero con lo stesso corpo. Fatto sta che nessuno poté muovere un muscolo.
:-Ora tornate indietro da chi vi ha ordinato di venire qui, ditegli che il frutto è stato distrutto e che non avete potuto fare nulla per impedirlo- fece il ragazzo, per poi essere obbedito un secondo dopo.
Appena le guardie furono scomparse sui loro destrieri, Sami perse il controllo e si accasciò per terra: era senza forze. Al suo risveglio si trovò nel suo letto, probabilmente era arrivato lì grazie all’aiuto di sua sorella e degli assassini che ormai stavano entrando prepotentemente nelle loro vite. Scese dal letto lentamente, aveva qualche dolore diffuso in tutto il corpo, gemette quando poggiò un piede a terra. La sua mente iniziò a viaggiare per mete lontane, pensò se quello che aveva fatto era giusto oppure no: usare un tale potere significava soggiogare al proprio volere qualsiasi persona sentisse quella voce, significava privare le perone per breve o lungo tempo della loro volontà, uno dei doni del signore; significava derubarle della loro autonomia nello scegliere. I poteri del frutto erano vari e incomprensibili, nemmeno Sami li conosceva tutti, benché alcuni di loro andassero usati solo in casi estremi.
Ancora fantasticando fece forza sulle braccia, e si alzò in piedi dirigendosi verso la porta, scese lentamente le scale e si ritrovò Alia ad aspettarlo. La ragazzo gli corse incontro.
:-Su, su calma, sto bene- fece lui abbracciandola.
:-Grazie a Dio- esultò lei piangendo contro il suo petto.
Il ragazzo la fece risedere sul divano dove li aspettava un assassino.
:-Voi dovete venire alla fortezza con noi- disse serio –Sarete più al sicuro-.
:-No!- fu la secca risposta di Sami –Noi non ci muoveremo da qui!-
:-Ma dovete ragionar…- cercò di dire quello.
:-Ho
detto di no e ora tornatene indietro dal tuo maestro e
portagli questo messaggio: ”non ci vedrà mai sotto
il suo tetto per chiedere
ospitalità, questa casa era dei nostri genitori, ci sono i
loro e i nostri
ricordi qui dentro, e non
intendiamo lasciarla”- comandò Sami imperioso,
questa volta senza usare il
potere del frutto, e
ovviamente Altair
avrebbe ubbidito.
Alzandosi, l’assassino buttò per un ultima volta
lo sguardo sui gemelli;
sospirando, si
diresse verso la porta e
uscì.
:-Forse avremmo fatto meglio ad andare con lui- intervenne Alia stringendosi a lui seguendo Altair con lo sguardo.
:-Non dire sciocchezze, sai benissimo che il nostro posto è qui- proclamò lui continuando ad abbracciarla.
:-Sì, lo so, ma…- non riuscì a continuare.
:-Non ti fidi di me?- chiese lui.
:-Certo che mi fido di te, solo…- un altro blocco.
:-Vorresti stare con Malik non è vero?- domandò lui più dolce.
:-Non dire sciocchezze!- lei arrossì.
:-Leggo nei tuoi pensieri- le rivelò lui ridacchiando.
:-… Cosa?! Davvero?!- fece lei stupita.
:-Sì- continuava a ridacchiare.
:-Quando mi insegnerai a usare questi poteri?- disse lei mettendo il broncio: non sopportava che suo fratello potesse entrare prepotentemente nel suo mondo segreto, setacciarlo, cercando e trovando quello che voleva, ma cosa più importante non sopportava essere trattata da mocciosa, anche lei voleva aiutare il fratello.
:-Anche subito se ti va- un sorriso intenerito nacque dalle sue labbra.
:-Non stai scherzando, vero?- Alia era molto stupita, guardandolo.
:-Certo che no! Se veramente i Templari sanno cosa siamo allora è meglio che acceleri… il corso naturale delle cose- annunciò Sami prendendo una pausa.
:- E allora muoviamoci- la ragazza alzò un pugno in aria.
:-Esuberante come al solito, vedo- la guardò ridendo.
:-Finalmente posso passare un po’ di tempo col mio fratellone- ridacchiò malignamente.
:-Aiuto... Ma chi me la fatto fare?- fece Sami esasperato.
Era da ore che aspettava il ritorno di coloro che erano andati a proteggere i gemelli. Ferma come una statua davanti alla vetrata colorata del suo studio, guardava fisso la strada che portava alla fortezza. La sua attesa fortunatamente fu ripagata, e ben presto arrivò un uomo a cavallo.
:-Finalmente! Sia ringraziato il Signore!- Fece sorridente Saphyra. –Ma perché non sono con lui?- si chiese spaventata aspettando con ansia che l’uomo entrasse nel suo studio.
Quando ciò avvenne, lei stava già iniziando a raggruppare brutte idee nella sua mente.
:-Maestro- Altair s’inchinò.
:-Alzati! Come è andata?- domandò lei preoccupata.
:-Bene maestro, i templari se ne sono andati- raccontò l’assassino a capo chino.
:-E perché i ragazzi non sono con te? Credevo fosse chiaro l’ordine che venissero a stare qui- fece lei leggermente piccata.
:-L’ho fatto, mia signora, ma lui ha risposto “Non ci vedrà mai sotto la sua dimora per chiedere ospitalità, questa casa era dei nostri genitori, ci sono i loro e i nostri ricordi qui dentro, e noi non intendiamo lasciarla”- Altair ripeté le esatte parole di Sami.
:-Capisco... Allora puoi andare- e lo congedò.
I
due giovani si erano recati fuori, nell’ampio prato
adiacente alla casa.
:-Da cosa iniziamo? Lettura della mente? Oppure quella strana voce che
hai
fatto? O magari c’è dell’altro?- Era
talmente entusiasta che non riusciva a
stare ferma un secondo.
:-Iniziamo dalle basi, quindi dalla teoria. Per usare qualcosa bisogna
prima
sapere cosa si sta utilizzando- spiegò lui con un aria
professionale.
:-Cosa?! Ma io voglio fare cose fuori dal comune come fai tu- si
lamentò lei.
:-Se vuoi veramente farti insegnare come si usa un Frutto
dell’Eden, devi fare
come dico io, altrimenti te la dovrai cavare da sola- Autoritario come
Alia non
lo aveva mai visto, ovviamente ebbe l’effetto desiderato.
–Bene! Iniziamo! I
Frutti dell’Eden sono entità paranormali, oggetti
forgiati nella notte dei
tempi, creati dagli dei per gli dei. Un giorno però alla
forgiatura dell’ultimo
Frutto dell’Eden, qualcosa accadde: un uomo e una donna
rubarono il Frutto,
servendosi d’innate capacità e
un’agilità senza pari, ma niente poterono contro
gli dei. Furono catturati e cacciati da quel mondo che chiamavano
“paradiso
terrestre” e furono spediti qui, su questa terra. Gli dei
però fecero un
piccolo errore: si dimenticarono di riprendersi il frutto, e allora
questo uomo
e questa donna richiamarono dal Paradiso tutti gli altri Frutti e li
usarono
per rendere la loro vita migliore. Tu sicuramente già li
conoscerai, erano…-
:-Adamo ed Eva- lo interruppe lei.
:-Esattamente! Quando Adamo ed Eva procrearono, ebbero tanti figli,
quelli che
ricordiamo particolarmente erano, come ben saprai, Caino ed Abele. La
bibbia
ricorda la morte di Abele per mano del fratello Caino, ma non racconta
tutto-.
:-In che senso?- iniziava ad incuriosirsi e anche parecchio.
:-Bhè la Bibbia non dice niente sui Templari e sugli
Assassini. E non fare
quella faccia! Secondo te chi furono i fondatori dei Templari e degli
Assassini? Caino e Abele figli di Adamo ed Eva crearono rispettivamente
la
setta dei “Cavalieri Templari” e la setta degli
“Assassini”. Caino uccise Abele
e da allora le due sette iniziarono a farsi sempre la guerra, ma nel
bel mezzo
di questi conflitti appaiono due figure. Figure destinate al recupero
dei
Frutti perduti: erano persone normali state investite di poteri divini
dagli
Dei e il loro compito era quello di recuperare i Frutti perduti. Non ci
riuscirono, e allora gli dei li punirono dandogli una vita
più lunga del
normale, e maledicendoli fino al momento che non avrebbero trovato e
distrutto
tutte le Sfere, senza lasciarne traccia-.
:-Quindi noi siamo i discendenti di queste due persone?- chiese Alia,
sconcertata.
:-Sì! Noi discendiamo da loro, ma la storia non è
ancora finita. Vedi, devi
sapere che Eva si era accorta della comparsa di questi due ragazzi e
aveva
nascosto abilmente tutti Frutti sia agl’occhi dei templari,
sia a quelli degli
assassini, che da questi due entità. Quando venne a sapere
della punizione data
ai due, Eva decise che era il momento di agire: conosceva bene il
potere dei
Frutti, allora ne prese uno dal custode a cui li aveva lasciati, che fu
ben
felice di lasciargliene uno. Poiché Eva aveva scelto un
serpente come guardiano
e non si era pentita di questa scelta, trasformò un Frutto
in mela e l’addentò.
In quel momento davanti a lei si aprirono le porte di un mondo nuovo e
meraviglioso.
Propose ad Adamo di assaggiarne un morso, al fine di condividere con
lui quel
sapere appena acquisito. Facendo così creò
l’impossibilità nel compito delle
due entità, costringendole a un ciclo di nascita e morte
infinito-.
:-Quindi anche noi siamo costretti a non mettere fine al nostro compito
e a
condannare la stirpe che verrà dopo?-
:-Sì, anche noi- la
sua aria era
dispiaciuta.
:-Spiegami una cosa… allora che li cerchiamo a fare?- fece
con un sopraciglio
alzato.
:-Siamo costretti a farlo da una forza maggiore, e comunque anche se
non lo
facessimo, non saremmo noi a cercare loro, ma loro a cercare noi-.
La
donna guardava la vetrata pensosa, non sapeva che fare
quei due giovani cocciuti, soprattutto Sami, e lei ne sapeva qualcosa.
Doveva
convincerli a rifugiarsi con gli Assassini tra le mura di Masyaf e
della
Fortezza, sarebbe stato cento volte più sicuro. Prese
così la decisione di
recarsi da loro. Scendendo le scale incontrò una coppia di
giovani del quarto
rango.
:-Andate a prepararmi un cavallo, devo andare urgentemente in un posto-
ordinò
Saphyra.
:-Subito, maestro- quelli s’i inchinarono con rispetto,
provocando un sorriso
sul dolce viso di lei, che ringraziò.
:-D-di niente- balbettarono i due arrossendo e correndo a preparare la
bestia.
:”Speriamo di riuscire a convincerli”
Pensò il Maestro dirigendosi verso i
piani superiori, per cambiarsi e mettere qualcosa di più
consono al “viaggio”.
:-Secondo
te cosa deve fare il Maestro di così urgente?-
chiese il primo dei due ragazzi.
:-Non ne ho idea, ma a giudicare dal suo tono sembrava andare parecchio
di
fretta-.
:-Già, meglio non intromettersi- e si avviarono verso le
stalle.
Ma un ombra aveva sentito tutto e si diresse a passo veloce verso le
stanze del
Maestro.
Saphyra
si tolse le sue vesti lunghe che l’avrebbero solo
intralciata, e indossò un vestito più comodo.
Stava per uscire, quando un uomo
la fermò prima di varcare la soglia.
:-Dove andrà mai la mia signora?- chiese costui, scherzoso,
anche se conosceva
già la risposta.
:-Oh Altair! Una cavalcata innocua. E’ Vietato al maestro
prendersi un secondo
di pausa?- mentì spudoratamente.
:-I
due ragazzi hanno già preso la loro decisione, è
inutile- disse lui iniziando ad alterarsi.
:-Questi non sono fatti che ti riguardano, Ibn La-Ahad, quindi stanne
fuori-
rabbuiandosi, scansò e aggirò uno dei suoi
migliori Assassini.
Preso il cavallo, corse a più non posso: voleva rivedere il suo amico d’infanzia. Un verso d’aquila lacerò l’aria, era Horìe, la fedele compagna del maestro che volava inseguendo la sua padrona.
:-Intendi
come prima? Quando me lo sono ritrovato tra le
mani?- domandò Aria con aria incuriosita.
:-Esattamente!-confermò Sami.
:-Ma allora a che scopo combattere? Se vengono loro da noi, potremmo
starcene a
girarci i pollici finché non bussano alla porta di casa!-
:-Bhè perché quando i Frutti sono in mani impure
tendono a mostrare un lato di
essi che non si addice loro, tentano di portare il proprietario al
suicidio,
mentendogli con promesse che possono mantenere, ma che non manterranno.
Diventano
infidi, come il serpente che Eva aveva messo a proteggierli-.
:-Sei sempre stato molto bravo con le storie, Sam- una voce dal nulla.
:-E tu sei sempre stata molto brava ad ascoltarmi, Saphy- un sorriso
nacque
sulle sue labbra.
:-Hai sempre avuto quel tono seducente della voce quando aprivi bocca,
non me
la sono mai sentita di interromperti-.
:-E tu hai sempre avuto quel carattere così docile e simile
a una bambina che
non sono mai riuscito a negarti un racconto-.
I due si guardavano negli occhi sorridendo senza fare un passo; felici
di stare
di nuovo insieme, sotto lo stesso cielo; rivedersi, ma soprattutto
“sentirsi”
dopo così tanto tempo aveva illuminato i volti di entrambi,
nonostante
l’infinita tristezza che colorava il ricordo delle differenti
strade prese…
:-Saphy ti presento mia sorella Alia, Alia ti presento Saphyra- disse
muovendo
una mano dall’una all’altra.
:-Incantata di conoscere la fanciulla che occupa i pensieri del mio
amico
d’infanzia- disse lei sorridendole.
:-Incantata sono io di conoscere colei che ha fatto palpitare il cuore
a mio
fratello da giovane- Alia le lanciò un’occhiata
scherzosa, osservandola
incantata.
:-Storia passata … - sospirò Saphyra con un
sorriso.
:-Vuoi entrare?- chiese Sami cordiale rivolto verso la nuova arrivata.
:-Mi piacerebbe, davvero- sorridendo
Sami fece strada alle due ragazze aprendo la porta e lasciò
che si
accomodassero per prime; quando richiuse la porta i suoi occhi si
fecero rossi
per un istante… controllando che non ci fosse
nessun’altro ad attentare alla
vita di coloro che in quel momento erano presenti in quella casa.
Ma sia il prato sia il bosco attorno alla villa ospitavano nient’altro che natura.
Note degli
Autori!
Ed eccoci qua ad
aggiornare questa storia, che sicuro molti di voi avevano dato per
disperso (chissa per
colpa di chi <.< ndIre) Comunque >.>
Mi scuso infinitamente per l'enorme ritardo sono mesi, diciamo quasi
mezzo anno che non aggiorniamo, ma dati gli impegni e la mancanza di
ispirazione mi hanno ridotto fin ora, spero non mi uccidiate e che
accogliate questo mini capitolo recensendolo ^-^
Manu: Ire lo facciamo l'angolo sleroso?
Ire:Mah! Non ricordo
nemmeno come si fa xD
Sami: baka
<.<
Ire: hey
è_é
Alia: che
parolina carina *w* baka
Alia: BAKAAAAAAAAAAAAAAA *correndo in cerchio* BAKAAAAAAAAAA
Sami: -.- Malik, ti
prego, fa' qualcosa; se intervengo io è la Fine del Mondo
*trattenendosi dallo strozzare la sorella*
Malik: baka *w*
Saphyra: allora,
che succede qu... *investita da Alia che continua a correre gridando:
BAKAAAAAAAAA*
Samu: -.-" Alia...
La gia nota incudine Gigante
cade su di tutti schiacciandoli, una porticina si apre e ne escono Manu
e Ire sani e salvi
Bene dopo questa
scenetta ^-^ è il turno di Irene, sono curioso di vedere
cosa si inventa muahahahahahahah +_+ alla prossima ragazzi