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Autore: MatteoMongy94    09/07/2010    1 recensioni
Quando i propri sentimenti si scontrano con la gelosia, allora non c'è nulla che possa fermare i terribili pensieri dell'animo umano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: IL COLTELLO DELLA VENDETTA

Nel lungo corridoio c’era il caos più totale. Tre specchi giacevano infranti a terra. Diversi vasi in porcellana era rotti in mille pezzi. Le lampade alle pareti erano rotte. Il buio più totale celava un segreto più pesante di un macigno. L’assassino guardò, con l’aiuto di una piccola torcia, il suo lavoro, svolto perfettamente. Riaddrizzò una sedia che era caduta nella colluttazione tra i due. E su quella si sedette. Tirò fuori una sigaretta , accendendola e portandola alla bocca. Una grande nuvola di fumo si sparse nell’aria. “Poco male. Non ci sono allarmi antincendio qui”
Diede un nuovo tiro alla sigaretta, e tirò fuori dalla propria tasca un piccolo posacenere portatile in vetro. Fece cadere al suo interno la cenere. Spense la sigaretta. Seguì il corridoio fino alla fine, dove una piccola finestra si affacciava sulla piccola serra della “Casa degli Orologi”. Svuoto il posacenere, lasciando cadere inevitabilmente il mozzicone e i suoi residui sull’erba bagnata di rugiada della villa.
Tornò indietro, anteponendo il piede destro al sinistro, e poi ancora, camminando lentamente. Si avvicinò al corpo della vittima. Il cranio era fracassato, il torace ferito da trentatrè coltellate. L’arma del delitto sporgeva ancora dalla gola dell’uomo. L’assassino si chinò. Bisbigliò numerosi insulti nei confronti della vittima, e quindi gli spaccò il portacenere in testa, colpendo ulteriormente il corpo già martoriato.
                                                      
      ***

-Il nome della vittima è Luca Geffri, diciassette anni, frequentante il quarto anno al Liceo Scentifico.-
Un senso di schifo invase il tenente Genot, valdostano, alla vista di quella scena. I raggi di sole entrati dalla finestra avevano chiaramente illuminato il corridoio, offrendo uno spettacolo a cui,forse, neppure l’assassino avrebbe potuto resistere senza alcuna piega.
-La causa del decesso potrebbe essere sia la ferita al capo, provocata probabilmente con la caduta, oppure una delle trentatrè pugnalate con questo coltello da cucina. Una sola la certezza: chi l’ha ammazzato, la fatto con violenza inaudita. Ed è uno dei suoi quattro amici.-
Il responso del medico legale era chiaro. Una sintesi perfetta di un delitto all’apparenza perfetto.
-L’ora del decesso tenente è quasi perfetta- continuò il dottore -Hanno ritrovato l’orologio della vittima al suo polso. Indicava le tre e ventidue minuti.-
Il dottore porse al tenente Genot una busta di plastica, al cui interno si trovava l’orologio. Era uno di quegli orologi in plastica, blu in questo caso, che, messi intorno al polso, si richiudevano alla perfezione. Il quadrante era stato completamente frantumato, e le lancette erano ferme su un’ora. Le tre e ventidue.
-Credo sia caduto nella colluttazione col pavimento. In quell’angolo del corridoio ci sono alcune schegge di vetro, nei pressi del cadavere altre- e mentre diceva ciò, il medico indicava alcuni pezzi di vetro con il dito indice, sparsi per quel luogo.
-Perfetto dottor Hugo. E’ stato un piacere. Adesso voglio vedere gli amici della vittima-
  
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