Ciao, io sono
Isabella Swan e … sono qui per raccontarvi la mia storia, la
mia strana, contorta e vampiresca storia. Tutto è
iniziato 3 anni fa … a Forks, una piccolissima cittadina
nello stato di Washington, America. Avevo 17 anni, e vivevo con mio
padre, Charlie, riduce da una separazione con mia madre
Reneè che, invece, viveva in Arizona a Phoenix. Vivevo a
Forks ormai da quasi 10 anni e da 4 frequentavo la sua scuola
superiore. io ero la classica “secchiona”, nome
improprio e dispregiativo assegnato e tutti quelli che ( al contrario
degli ignoranti) amavano la scuola … i libri … e
soprattutto amavano sapere sempre più. Mi piaceva la
matematica … l’inglese .. La biologia .. Insomma
tutto, ma questo fatto diciamo che … faceva innervosire
tutti. In particolare … faceva innervosire un ragazzone
… il solito presuntuoso ed egocentrico capitano della
squadra di football scolastico. Si chiamava Tyler .. Mi sembra
… … L’ennesima mattinata a scuola si
era conclusa e, dato l’orario, ero in mensa per pranzare.
Presi il mio solito vassoio rosso e lo riempii di qualcosa da mettere
sotto i denti, amavo mangiare! “ ancora per
piacere” dissi. “ una porzione può
bastare …” un vocione terrificante mi fece
sobbalzare. Alzai gli occhi con mia gran sorpresa, d’innanzi
a me, vidi un mostro: l’addetta alla mensa. Era un orso, non
una donna, grassa e sudaticcia. Al posto delle narici aveva due caverne
enormi piene di una sostanza appiccicaticcia verdognola e penzolante.
Sopra quegli occhi grossi e scrutanti avevo un sopracciglione che
sembrava parlasse da solo … fortunatamente una cuffia bianca
copriva i capelli, ma un ciuffo ribelle era riuscito ad evadere dalle
“prigione”. era lungo e marrone. Crespo e .. e
… oleoso. Insomma, sembrava un verme! “ ah
…” mi limitai a dire guardandola con ribrezzo.
Mentre stavo prendendo una mela rossa ovviamente, qualcosa ( o meglio,
qualcuno) mi urtò facendola cadere. “ oh
… scusa …” disse un ragazzo. Ma che
ragazzo … era alto almeno 1 metro e ottanta e .. davanti al
mio metro e sessanta, mi sentivo … piccola, molto piccola. I
pettorali scolpiti si intravedevano da una camicetta bianca
semi-aderente. E poi .. Il viso … appena lo guardai mi
sembrò di non riuscire a respirare. Era pallido e
cadaverico, ma tuttavia così affascinante …
nessun segno di imperfezione … nemmeno un brufolo e delle
occhiaie .. Niente. Le labbra erano sottili e rosse, sembrava che
dicessero “baciateci! Baciateci!” e per un
microsecondo, pensai di farlo ma poi mi dissi “ Bella
… non lo consoci neppure” … “
ecco la tua mela …” disse probabilmente notando
che io non avevo intenzione di dare un risposta al suo “ oh
… scusa ..”. “ emh … si
…” ecco, ma perché dovevo sempre essere
così … timida?! Tutta colpa di mio padre
… io avevo preso tutto da lui … e purtroppo,
avevo preso anche il suo brutto carattere, quello di essere sempre, e
dico sempre, timida. “ bè allora … ci
si vede! Comunque io sono Edward …” disse. Che
voce armoniosa … “ gia … Isabella,
piacere” dissi dirigendomi verso il mio tavolo. Ci fu solo un
piccola-grande, impiglio: mentre passavo davanti al suo tavolo, Tyler
mi fece uno sgambetto e, di conseguenza, caddi rovinosamente.
“ ehi sfigata … guarda dove metti i
piedi!“ disse lui e improvvisamente tutti si misero a ridere
e io, impregnata da capo a piedi di pasta, patatine e coca e con le
lacrime agli occhi corsi verso il bagno. “ ma non pulisci?!
Sei una maleducata sfigataaaaaaa”. A quei tempi, per
racimolare soldi per il college, lavoravo in una panetteria.
Probabilmente avevo scelto quel lavoro perché al pomeriggio
( dopo la scuola) amavo entrare nel negozio e inspirare a pieni polmoni
il profumo di pane appena fatto che prosperava in quel locale
… … “ ciao Ann” dissi
entrando in negozio e salutando la sua giovane proprietaria.
“ ciao Bella! Come stai?” chiese. Amavo conversare
con lei … era rilassante, se
“rilassante” poteva essere la parola giusta.
“ bene grazie Ann, tu?” “ bene
… vado un attimo di la, devo vedere a che punto è
la cottura del pane … ci pensi tu se entra
qualcuno?” chiese. “ certo, vai pure”
dissi incitandola con un gesto. *** Mentre scarabocchiavo su un block
notes per ingannare il tempo, sentii il campanellino attaccato alla
parta trillare. Qualcuno stava entrando. E quel qualcuno erano Tyler e
la sua “banda”. come se il negozio fosse stato suo,
entrò quasi sfondando la porta e ridendo rumorosamente.
Quando mi vede, gli si illuminarono gli occhi. “ aaahhhhh ..
Tu lavori qui, sfigata?” “ si” accennai.
“ aaahhhhhh bene sfigatella … vai a fare il pane?
Non è un lavoro troppo da … ignoranti,
no?” disse. Avevo le lacrime agli occhi “ dai
Tayler … basta … andiamo” disse Edward.
A dirla tutta non l’avevo notato. “ no, no! Io
stare qui … tu mi vuoi vero p*****a?” disse lui.
“ che sta succedendo?” era Ann. “
buogiorno signorina … stavo soltanto parlando ccon questa
t***a … qualche problema?” disse “si. Ti
consiglio di andartene, se non vuoi cavarsela con la
polizia.” disse. In Tyler si formò uno sguardo di
terrore, paura per la parola “polizia” …
“ questa me la paghi sfigata!” disse uscendo dal
panificio. “ scusalo … ci .. Ci vediamo a scuola,
ok?” Edward era a pochi centimetri dalla mia faccia. Fu in
quel momento che vidi i suoi occhi: bellissimi, senza dubbio, ma
… con un colore strano ma allo stesso tempo così
incantevole. Era una sfumatura del color miele … da lasciare
a bocca aperta. Mi limitai ad accennare un “si” col
capo come risposte, poi lui mi sorrise e se ne andò. Nel
corso dei giorni il legame tra me e Edward, si rafforzò. Lui
iniziò a sedersi vicino a me durante le lezioni oppure in
mensa … chiedeva di aiutarlo con i compiti … e ad
un certo punto, con mia grande sorpresa, iniziò a
distaccarsi dal gruppo di Tyler e a volere frequentare me. Questa cosa
era … strana , per me, dato che con i ragazzi non avevo mai
avuto legami .. Anzi … non avevo avuto legami proprio con
nessuno. Ero sempre stata una ragazza … indipendente ed
associale, altro carattere acquisito da mio padre … Grazie
al tempo passato insieme ad Edward, riuscii a comprendere varie cose su
di lui … anche a lui piaceva la scuola ( aveva un pagella
molto simile alla mia), anche a lui piaceva ascoltare musica,
esattamente come me … ma alcune delle cose che
più mi insospettirono .. Furono alcuni suoi tratti fisici.
Oltre agli occhi … ero letteralmente congelata al contatto
con la sua pelle diafana per esempio. Oppure nel vederlo correre
durante le ore di educazione fisica mi ero impressionata. Era molto
più veloce e forte degli altri … e la cosa
più sconvolgente era che mai si stancava. E poi erano
alquanto strane le sue assenza croniche. Almeno una volta la mese
scompariva letteralmente dal paese. Ben presto iniziai ad avere dei
dubbi che lui fosse un qualcosa di .. Diverso. Un giorno …
ne ebbi la conferma … … era il 9 maggio 2008. Io
e Edward stavamo facendo una passeggiata nella foresta di fianco a casa
mia quando lui vide un cervo. Improvvisamente si impietrì
per poi scaraventarsi verso l’animale. Lo
dissanguò in pochi secondi. Io ero terrorizzata. “
che cosa sei …?” chiesi intimorita mentre lui
veniva verso di me. “ Bella … ti prego
… “ disse “ che cosa sei?”
replicai. “ Bella io non volevo mi dispiace,
scusa!” “ che cosa sei?!” urlai.
“ un … vampiro”disse. Mi impietrii. La
parola “vampiro” non esisteva nel mio vocabolario.
La fantasia non era la realtà, ma avevo comunque paura. Lui
pian piano mi si avvicinò … la paura aumentava, e
gia mi immaginavo la scena: lui che con i suoi due canini affilati
mordeva con gusto il io giovane e delicato collo, in cerca di sangue,
di cibo. Ma distruggendo tutte le mie idee, e paure .. La sua bocca non
si aprì mostrando i suoi denti assassini, mi
cercò .. In cerca della mia per poi finire in un lungo e
passionale, bacio.