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Autore: Noony    10/07/2010    2 recensioni
Hannah e Jace non hanno nulla in comune. Vengono da mondi differenti, sono la principessa e il povero dei giorni nostri. Sono due persone che nonostante tutto, si trovano e si innamorano delle proprie differenze.
Lei ha solo sedici anni quando si trasferisce a New York con suo padre. Lascia alle sue spalle un'esistenza vuota, e nessun amico a cui dire addio. Non ha nulla da portare con se nella sua nuova vita. Una vita che non vuole, perché identica alla precedente. É ricca, ma povera di affetti. É una ragazza sola, taciturna,malinconica.
Lui vive con la madre in un appartamento malconcio ad Harlem, frequenta un'esclusiva scuola privata solo perchè ha ottenuto una borsa di studio. Ma è una vita piena la sua, di affetti, di amici, di ricordi felici. Ha solo diciassette anni ma ha già in se un forte desiderio di rivalsa. Ha già progettato tutto il suo futuro, e sa come riuscire a raggiungere i propri obbiettivi: lavorando duramente. É ottimista, intraprendente, bello e carismatico.
Sullo sfondo della loro storia d'amore si intrecciano le vicende di amici e genitori, ognuno con i propri drammi e amori. Questa è una storia banale, una storia come tante altre già scritte e già raccontate.
Dal capitolo 8. Il cambiamento: E sapeva che non pensava di perdere un'amica, pensava di
perdere Hannah. Hannah era Hannah, un mondo a se stante nel suo
universo. Non era un'amica, forse non lo era mai stata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hopelessly devoted to you







Hopelessly Devoted To You <3

Capitolo  10. Dieci giorni per conoscerci.


Lui.

L’aveva sognata. Forse era colpa della febbre, forse di quella complicata situazione, oppure era solo il fatto che gli mancava più di quanto avesse creduto e voluto, ma l’aveva sognata e non riusciva a capacitarsi di quanto nei suoi deliri onirici lei potesse apparire così dannatamente sexy. Gli aveva sorriso per tutto il tempo, le labbra gonfie e rosse come ciliegie, gli occhi azzurri vispi e pieni di malizia, i lunghi capelli scuri sparpagliati sul suo cuscino, un braccio pigramente piegato dietro il capo in una posa addirittura lasciva, a lasciargli intendere come fosse disponibile ad essere avvicinata, toccata, amata. Jace provò ad allungare una mano a sfiorarla, ma quella sensuale visione si dissolse al primo tocco. Il ragazzo tornò ad aprire gli occhi e si scontrò con la dura realtà: non c’era Hannah, eccitante e sprizzante desiderio, accanto a se, ma sua madre, che tentava invano di sistemargli un termometro sotto un braccio senza disturbarne il sonno.
-Oh no, accidenti ti ho svegliato. Mi dispiace tesoro. Ti misuro la febbre e ti lascio tornare a dormire, okay?- Mormorò Greta, con una mano gelida ancora sotto la felpa del ragazzo, intenta a sistemare il termometro, o perlomeno a tentarci.
-Non voglio riaddormentarmi…- brontolò lui, allontanandone la mano con uno scatto nervoso e sistemandosi da se il termometro prima di voltarsi su un fianco, dandole le spalle. – Ho fatto un sogno orribile.- Mentì. Non era stato affatto orribile, ma lo faceva sentire orribilmente. Si coprì con le coperte fin sopra le orecchie, cercando di scomparire sotto il copriletto dai disegni geometrici, un ipnotico motivo a zig zag dai colori vivaci.
La visione di Hannah, così donna e così sensuale, era svanita lasciando dietro se solo una grande eccitazione, tanta confusione e una salutare dose di vergogna. Jace si sentiva colpevole come se avesse profanato qualcosa di immacolato, non poteva credere d’averla tirata dentro ad uno dei suoi sogni sbomballati dagli ormoni. Ma la cosa che non riusciva proprio a perdonarsi era che una parte di lui desiderava che quel sogno fosse reale, o che perlomeno che potesse avere anche una sola opportunità di farlo diventare realtà.
-Non credevo avessi ancora bisogno della tua mamma dopo un brutto sogno, non alla tua età!- Greta rise canzonandolo, ma gli si sdraiò accanto carezzandogli la testa con fare dolce e consolatorio. Jace a quel gesto sembrò voler sprofondare ancor di più sotto le coperte. Quelle carezze sapevano di punizione, poiché non c'è nulla di peggio della dolcezza quando ci si sente guasti dentro.
-Beh...Non era esattamente un brutto sogno. Non chiedere altro. - Non poteva parlargliene, anche se fino a quel momento le aveva sempre confidato ogni pensiero e ogni dubbio che l'avesse sfiorato. Fino a quel momento niente era mai stato troppo imbarazzante perché non potesse raccontarglielo. Non era solo l'imbarazzo a farlo tacere, era il sentire quelle immagini come qualcosa di intimo, troppo personale anche per riuscire a parlarne con lei. Non credeva che qualcuno potesse comprendere con quale intensità queste si erano andate a fissare nella sua testa. Sperava si affievolissero, diventando reminiscenza vaghe e evanescenti ma quelle, testarde, erano ancora li. Ogni volta che chiudeva gli occhi la rivedeva, la sua figura nitida e invitante come se fosse davvero davanti a lui.
-Oh! Abbiamo fatto un sogno molto interessante allora! Sai tesoro, i sogni sono solo... Sogni! Non è che debbano sempre avere un significato nascosto. Quindi di qualsiasi cosa si tratti non dovresti dargli troppa importanza. Freud non può avere sempre ragione no?- la donna si mise a sedere, senza smettere di accarezzarlo. Jace ebbe la sensazione che volesse in qualche modo cullarlo.- Dì, che ne dici di darti una rinfrescata? Ho la sensazione che riceverai visite. - Il ragazzo si voltò a fissarla, corrugando la fronte, palesemente irritato dal solo pensiero di dover abbandonare il suo bel letto comodo. Le tese in malo modo il termometro. Greta lo prese delicatamente tra pollice e indice, storcendo il naso. - Ahi! Trentanove gradi tondi tondi. Non ci facciamo mancare niente, vedo. Beh...- sospirò. - Potresti almeno lavarti la faccia!-
-Perché dovrei farlo? Sto male, ho il sacrosanto diritto di puzzare come una capra!- Replicò lui, scocciato. - E perchè dovrei farlo per Seth e Jem? Sono gli unici che verrebbero a trovarmi.- Chiese ancora, tornando a voltarsi. Non aveva voglia di vedere i ragazzi. In realtà non aveva voglia di vedere nessuno che non fosse Hannah, nonostante le immagini di quel sogno lo facessero impazzire.
-Non parlo di loro! Okay, non volevo dirtelo, volevo che fosse una sorpresa ma... Non riesco a trattenermi: non indovinerai mai chi è passata in infermeria stamane! No dico, non lo indovinerai mai! É stata... - Ma fu bruscamente interrotta sul più bello, un attimo prima che potesse arrivare al dunque.
-Mamma, non mi importa. Per favore, voglio solo riposare. Da solo! - Sbottò, interrompendola bruscamente. La febbre lo rendeva oltremodo indisponente.
-Va bene, va bene! Me ne vado! Dio, che caratteraccio! Quando arriverà, non dire che non ho cercato di avvertirti! Ragazzino impertinente!- Greta se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, imbufalita. Jace non se ne diede pensiero, probabilmente, pensò, la cosa che davvero doveva averla irritata era il non aver avuto la possibilità di raccontargli le sue piccole grandi novità.
Ritrovandosi nuovamente immerso nel silenzio, la sua mente riprese a macinare un pensiero dopo l'altro, risvegliandosi dal torpore. Cercò mille e una motivazioni che potessero spiegare il perché l'avesse sognata. Riuscì quasi a convincersi che era stato solo un caso, che doveva essere un disturbo passeggero che se ne sarebbe andato con la febbre, che era tutta colpa delle insinuazioni di sua madre, di Jem e di Daphne che gli riempivano la testa di stupidaggini. Ma Jace era troppo sincero con se stesso per riuscire a imbrogliarsi a quel modo. Decise che avrebbe dato tempo al tempo. Di certo Hannah non si starà precipitando qui per qualche linea di febbre, pensò con una punta d'amarezza, sempre che lo sappia. Avrebbe avuto tutto il tempo di metabolizzare l'accaduto, si disse ancora, e il problema sarebbe scomparso da se.
Mai parole furono meno profetiche di queste!

Lei.

-Spero facciamo aggiustare presto l'ascensore...- Ansimò Hannah, mentre si accingeva a salire l'ultima rampa di scale. In cima ad esse, illuminata dalla luce giallognola di una lampadina, vedeva già la sua meta: l'appartamento degli Stein. La madre di Jace, l'incredibilmente giovane e avvenente Signora Stein, doveva credere che le avessero giocato un brutto scherzo, perché erano passati più di venti minuti da quando l'avevano salutata al citofono, all'ingresso del palazzo. Di certo non avevano preventivato di dover arrivare fino al tredicesimo piano a piedi. Per Eleanor era stata una scoperta sconvolgente.
-Non credo succederà a breve. Dubito che possano permettersi una spesa simile, anche se fosse divisa fra tutti gli affittuari del palazzo.- Replicò la governante, che mai avrebbe permesso alla sua pupilla di far visita ad “un uomo”, che oltretutto abitava in un quartiere a suo dire malfamato, senza la sua supervisione. Purtroppo per lei l'ascensore non funzionava da parecchio, come aveva potuto notare dallo spesso strato di polvere che ne ricopriva le portine. Qualcuno ci aveva addirittura scritto sopra qualche vlgarità rimuovendo semplicemente parte della polvere con un dito.
La donna, che non era stata mai particolarmente atletica ed ora era appesantita dagli anni e dalla grossa mole, aveva cominciato a mostrare segni di affaticamento dopo la prima rampa di scale. Sollevando lo sguardo era impallidita alla vista della spirale di scalini che dal basso del primo piano sembrava prolungarsi all'infinito. Dopo un attimo di smarrimento, ripresa in mano la situazione e prendendo a braccetto la ragazza, molto stoicamente aveva ripreso la scalata con andatura lenta, ma così lenta che Hannah si chiese se sarebbero riuscite ad arrivare in cima entro l'ora di cena. Ma finalmente erano là.

La porta di casa Stein era davvero in pessimo stato. Una volta doveva essere stata bianca, ma ora buona parte della vernice si era staccata mostrando le venature del legno sottostante, e quella rimasta era diventata d'un grigio che le faceva pensare al colore dello scarico di alcune vecchie automobili.

-Aspetta a bussare, Hannah.- La tata si poggiò ad una parete. Cercava, con affannosi e profondi respiri, di riprendere fiato e intanto rovistava nella sua grossa borsa nera. Hannah sapeva di non dover ribattere. Non avrebbe avuto senso, poiché Eleanor avrebbe preferito farsi scorticare viva che presentarsi con un solo capello fuori posto. Niente e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo, tanto meno Hannah che sapeva bene di non poter far altro se non aspettare che la donna si fosse ripresa e resa nuovamente presentabile.

Dopo tanto cercare tirò fuori dalla borsa uno specchietto, che Hannah fin da piccola le aveva sempre invidiato. Era un ovale di cui un lato era decorato con intarsi in madre perla e smalto colorato che formavano un motivo floreale. Un lavoro certosino dal risultato davvero elegante e di classe. Anche in quell'occasione non potè impedirsi di osservare l'oggetto con ammirazione. Eleanor perse qualche secondo a rimirare la proprio immagine nel piccolo specchio, sistemò con cura i capelli, raccolti in un classico e austero chignon, e infine dopo aver annuito soddisfatta alla propria immagine, lo infilò nuovamente nella borsa.

-Bene, ora puoi bussare. - Si parò davanti alla porta, congiungendo le mani e contraendo il volto dai lineamenti rotondeggianti e morbidi in un'espressione severa e rigida. Hannah si trattenne dallo sbuffare. Non capiva perché la donna in situazioni simili preferisse fare la parte della governante arcigna e antipatica. Sapeva bene che nulla era più lontano dall'essere vero e capiva che era il suo modo di proteggerla, allontanando chiunque potesse essere dannoso per lei, anche se nel far ciò rischiava di rendersi antipatica e Hannah desiderava che tra la donna e Jace nascesse istintivamente una simpatia reciproca.

Preso un profondo sospirò, bussò alla porta. Immediatamente dopo sentirono attraverso il legno, che doveva essere più sottile di quel che sembrasse, uno scalpiccio e passi pesanti avvicinarsi alla porta. La maniglia si mosse girando a vuoto, perché la porta non si aprì. Continuava a muoversi come una serpe ma sempre inutilmente.
-Accidenti!- sentirono esclamare. - Hannah, sei tu? La serratura si è bloccata, abbi pazienza!- disse ancora la voce squillante e femminile di Greta.
-é la madre di Jace.- Si affrettò a precisare Hannah, come se fosse assolutamente necessario. Un colpo secco e finalmente la porta si aprì.

***

L'appartamento degli Stein sembrava essere piuttosto ben tenuto. Certo, grandi macchie d'umidità davano un effetto maculato al soffitto, e la tintura alle pareti doveva essere passata da un bianco brillante ad un bianco sporco nel corso degli anni, ma era comunque uno spazio ordinato e pulito. Hannah osservò la tata guardarsi intorno, pronta a cogliere qualsiasi difetto o particolare: dello sporco accumulato in un angolo magari, o ancora peggio qualche scarafaggio a testimonianza di quanto fosse insalubre quel luogo. Ma non ne trovò.
Accanto alla porta d'ingresso, cui lato interno era decisamente meglio tenuto e meno rovinato di quello esterno, c'era una piccola cucina, dai mobili bianchi e verdi, semplici e di scarsa qualità nonostante anche quelli fossero tenuti al meglio delle loro possibilità. Davanti a loro un piccolo salotto: un divano dal cuoio scuro nascosto sotto una vecchia coperta in lana, una poltrona con poggia piedi, in un tessuto sdrucito e scolorito, che forse tanti anni prima era stato di un bel blu notte, e un televisore. In fondo alla stanza c'era una porta chiusa.
Hannah vide le spalle di Eleanor rilassarsi sotto il cappotto scuro. Con tutta probabilità si era aspettata una vera e propria topaia. Ritrovarsi invece in un appartamentino quantomeno pulito, era un grande passo avanti. Provò anche lei sollievo, se non maggiore, e per ben altre motivazioni.
Greta le fece accomodare sul divano tutto bozzi, che di certo aveva visto tempi migliori, ma tanto tanto tempo prima. Lei prese posto sulla poltrona, sedendo proprio sul bordo della seduta, come fosse pronta a scattare in piedi all'occorrenza.
-é un piacere averti qui Hannah!- disse allungandosi a stringerle una mano come se le fosse cara più di chiunque altro al mondo. - E lei deve essere la signora MacFie. Hannah mi ha detto che l'avrebbe accompagnata. Posso offrirvi una tazza di caffè?- fece scorrere lo sguardo tra le due. Hannah si sentiva come pietrificata. Continuava a guardarsi intorno, temendo di vedere spuntare Jace da un momento all'altro, e temendo il giudizio che la tata se ne sarebbe fatta. Si limitò scuotere il capo, rifiutando il caffè. Anche la tata rifiutò, e seppure lo fece con gelida e calcolata gentilezza Hannah ne fu sollevata. Desiderava disperatamente che la donna prendesse a benvolere Jace, ma capiva che perché succedesse anche il contrario, la tata doveva essere gentile con sua madre, a cui lui teneva probabilmente più di qualsiasi cosa.
-Mi dispiace non potervi offrire qualcosa di meglio, ma non ho avuto il tempo di fare la spesa. Non me la sentivo di lasciare Jace da solo. A proposito...- Aggiunse, prima di alzarsi e raggiungere l'unica porta in fondo alla stanza. Quando l'aprì Hannah potè vedere alle sue spalle un corridoio stretto e in penombra, e un'altra porta chiusa. - … vieni, ti porto da lui. É di pessimo umore, spero che vederti gli illumini la giornata.- Hannah fece per alzarsi, ma quando Eleanor si schiarì la voce con un lievissimo colpo di tosse ripiombò a sedere con tale velocità da lasciare Greta interdetta.
-Sarebbe meglio se il ragazzo ci raggiungesse qui in salotto, non crede? Sarebbe più conveniente.- Cominciò la governante, con serafica calma, sebbene Hannah sapesse dove voleva andare a parare. Greta si limitò a lanciarle un occhiata interrogativa.
-Forse, ma non sarebbe meglio per Jace. Vorrei evitare che si stanchi e che la febbre continui a salire.- le due donne si fissarono per qualche istante, in assoluto silenzio, senza smettere mai di sorridersi a vicenda con ipocrita cortesia. - Non si preoccupi.. - Continuò poi Greta -... Jace non avrebbe la forza di torcere un solo capello ad Hannah, se è questo che teme. Non lo farebbe neppure se potesse.-
Eleanor si alzò, prima che potesse aggiungere altro. -Sarà bene che venga con voi. Dopo tutto, non ho ancora avuto il piacere di conoscere il signorino,e se la montagna non va da Maometto...- Hannah la fissò interdetta, ma nascose bene la sua sorpresa. Non era più sicura che la tata volesse solo proteggerla. Sembrava piuttosto essersi intestardita a fare di testa propria al rifiuto della Signora Stein.
-Sarà bene che lei rimanga seduta qui.- replicò prontamente l'altra. - Jace ha bisogno di vedere Hannah, e solo lei. Conoscerà Jace un'altra volta. Vieni dolcezza. - Greta cinse le spalle della ragazza con un braccio, spingendola oltre la porta, fino a quella alle sue spalle. Al solo pensiero di trovarsi tanto vicino a lui, le parve che inspiegabilmente il suo cuore perdesse un battito, oppure era solo la consapevolezza di sapere che tra pochi istanti l'avrebbe rivisto, ad elettrizzarla in quella maniera tanto inconsueta. Si sentiva strana: era stupidamente felice, ma sentiva una sorta d'angoscia attanagliarla insieme a paura e nervosismo.
-Mi dispiace, ma non permetto ad Hannah di vedere un uomo nella sua stanza e per giunta da sola. Cosa direbbe il Signor Barnes?- La tata non era donna che si lasciasse intimorire o gettasse la spugna tanto facilmente,e ribatté alle parole di Greta alzando il tono della voce e gonfiando il petto. Non solo non era tornata a sedere, ma le aveva seguite in corridoio. Greta per tutta risposta la ignorò, come ignorò le sue lamentele, fu come se Eleanor non avesse pronunciato una sola sillaba. Hannah sapeva che la situazione sarebbe degenerata velocemente. La Signora Stein non era fintamente cortese, non si mostrava gentile solo per salvare le apparenze, in poche parole non corrispondeva all'ideale di persona educata che Eleanor aveva le aveva sempre inculcato, nonostante fosse conscia che non si trattava di vera buona educazione, ma più di far buon viso a cattivo gioco. Qualcosa che Hannah detestava con tutta se stessa, non le era consentito provare antipatia per chicchessia e poterla esternare.
- Signora Stein! Lei è incredibilmente maleducata!- Riprese Eleanor.
-Io? Non credo. Lei semmai dovrebbe stare attenta a come parla. - Greta bussò alla porta della camera di Jace, ma dalla stanza non arrivò alcuna risposta. - Deve essersi addormentato. Entra comunque e sveglialo. Se non lo facessi non me lo perdonerebbe mai, Hannie. Vieni.- Aprì la porta e la spinse dentro tanto velocemente che la tata non ebbe il tempo di impedirglielo e la ragazza quasi non si rese conto di cosa era accaduto. Si voltò di scatto, nel vano tentativo di impedirle di chiudere la porta quando ormai, avendo compreso le sue intenzioni, era troppo tardi. Si trovò davanti soltanto la porta chiusa.
-Le ricordo che lei si trova in casa mia, ho tutto il diritto di impedirle di mettere piede in camera di mio figlio, se lo desidero. E per inciso, Jace ha diciassette anni. É più vicino ad essere ancora un bambino che già un uomo. Si rende conto che le sue insinuazioni sono offensive?- La porta chiusa se le impediva di uscire, non impediva certo alle voci delle due donne di raggiungerla. Hannah sentiva chiaramente le parole di Greta, che parlando con voce alta sembrava voler essere sicura che lei potesse sentirla. Fu sorpresa nel sentir tardare le repliche di Eleanor, che era ammutolita forse per la prima volta da quando la conosceva. Sapeva che nessuno mai le aveva parlato con una così brutale sincerità. Forse nessuno intorno a loro era mai stato davvero sincero, spesso il confine tra la vera gentilezza e l'ipocrisia era labile, difficile da individuare.
-Ma... Come osa? Cosa le è saltato in mente? Hannah è una signorina di buona famiglia e rispettabile, non di certo una...- Eleanor sembrò riprendersi, ma ebbe solo il tempo di farfugliare poche parole, prima che Greta l'interrompesse irruentemente ancora una volta..
-Una cosa?- Hannah quasi poteva figurarsela con le mani sui fianchi e il volto arrossato per la collera. - Un'adolescente nel pieno di una crisi ormonale che pensa solo al sesso proprio come mio figlio? Oh si! L'ho detto! E lo ripeto!Sesso sesso sesso! Gesù! Non faccia quella faccia sconvolta! Hannah è un adolescente, non una cherubino asessuato! Signora MacFie, lei può venire qui, giudicarmi e giudicare casa mia con quella sua aria da snob con la puzza sotto il naso, e ci può insultare entrambe e nello stesso momento se vuole, ma non le permetto di insultare Jace. É un bravo ragazzo, ed è rispettoso, al contrario di qualcun altro. Mi aspettavo più educazione dalla persona che ha cresciuto un tesoro come Hannah. E ora se permette preferirei tornasse in salotto, non le permetto di immischiarsi in faccende che riguardano mio figlio.- Eleanor ribattè qualcosa, ma Hannah non riuscì a capire cosa, poiché le voci delle due donne sembravano essersi affievolite. Non potè non pensare che Greta apparisse come una gattina del tutto indifesa, ma dentro avesse l'animo di una leonessa. Jace era incredibilmente fortunato ad avere una madre così, non potè fare a meno di invidiarlo.
Tutto tornò silenzioso, quello stesso silenzio era rotto però dal respiro affannoso di Jace, che ancora dormiva, neppure minimamente disturbato dal fracasso che proveniva dal corridoio. Il suo sonno però non pareva dei più riposanti: era agitato. La ragazza realizzò improvvisamente di trovarsi davvero nella sua stanza, da soli. La ragione le diceva di uscire immediatamente, inventare una scusa, una piccola bugia non avrebbe fatto del male a nessuno. Ma sapeva che Greta non si sarebbe fatta ingannare, e avrebbe finito per svegliare comunque il ragazzo,e a quel punto si sarebbe sentita ancor più in imbarazzo, senza contare che se fosse uscita dalla stanza probabilmente Eleanor l'avrebbe trascinata via senza darle la possibilità di parlare con Jace.
Si voltò piano: Jace stava rannicchiato in posizione fetale al centro del letto, che essendo piuttosto grande, occupava una buona parte della piccola stanza facendola sembrare ancor più piccola. Sembrava stare rannicchiato su se stesso per riscaldarsi, e in effetti una delle coperte era scivolata a terra. Gli si avvicinò camminando in punta di piedi, sperando di non trovare nulla sulla sua strada che se calpestato producesse rumore. Il pavimento era ricoperto da una moquette scura, e nella penombra del crepuscolo probabilmente non sarebbe riuscita a distinguere nulla o quasi. Raccolse la coperta, che era ancora morbida nonostante fosse piuttosto infeltrita, e la distese su Jace, che si rilassò istantaneamente, distendendo le gambe e voltandosi sul lato opposto. Sul comodino accanto al letto, si stagliava la sagoma di una lampada. Ne cercò a tentoni l'interruttore e l'accese.
Quando la luce elettrica gli illuminò il volto, il cuore di Hannah perse un altro battito. Per qualche motivo ai suoi occhi appariva più bello di quanto non fosse mai stato. Il sonno ne rilassava i lineamenti dando loro maggior maturità e fascino. Hannah aveva sempre pensato che Jace fosse un bel ragazzo, quindi le era incomprensibile il perché il suo cuore battesse con tale forza da sembrare volesse scoppiare. Era come se lo stesse guardando per la prima volta.

Provò il bisogno di sfiorarlo,e preda di questo istinto sedette sul bordo del letto, facendo bene attenzione a evitare movimenti bruschi che potessero disturbarlo o peggio svegliarlo. Allungò una mano, ma quando fu abbastanza vicina ad una guancia, la ritirò con uno scatto e si guardò alle spalle. Quasi si aspettava che la tata irrompesse nella stanza, ma ovviamente non successe nulla di tutto ciò. Prendendo un profondo respiro, allungò nuovamente la mano, fino a sfiorarlo appena con la punta delle dita. Al tatto bruciava per la febbre e le gote erano ispide. Se ne sorprese, e un attimo dopo si diede dell'ingenua. Era ovvio che Jace dovesse avere la barba come qualsiasi altro uomo. La sensazione pungente della sua barba corta e dura contro la pelle della mano era lievemente fastidiosa, ma non abbastanza da farle ritirare la mano e smettere di accarezzarne il volto, sempre delicata, sempre sfiorandolo appena appena con il dorso delle dita.
Non voleva più svegliarlo. L'unica cosa che avrebbe voluto era poter rimanere così per sempre, potersi lasciare andare e concedersi un momento di tenerezza quando nessuno, neppure l'interessato, avrebbe potuto vederla.

Lui

Jace continuò a tenere gli occhi serrati anche quando sorridendo appena le disse – é proprio bello svegliarsi così.- Sapeva a chi apparteneva la mano che continuava ad accarezzarlo ancor prima di aprire gli occhi. La consapevolezza di trovarla al suo capezzale lo riempiva di gioia, se ne sentiva rinvigorito. Il suo tocco sembrava spazzare via anche la febbre. Poteva essere solo Hannah: sua madre non l'avrebbe mai svegliato in quel modo, così nessuna delle ragazze. I gemelli gli avrebbero giocato un tiro meschino di quel genere se avessero potuto, ma non avevano mani così morbide e neppure così piccole. Quando aprì gli occhi, in un frullare di ciglia, fu felice di scoprire che la sua intuizione era esatta. Nonostante tutto fu felice che la prima cosa che vide al suo risveglio fosse il suo volto.
-Ciao.- Aggiunse poi, tirandosi su a fatica, tossendo con tale violenza da togliergli il respiro. La ragazza aveva ritirato la mano e lo fissava con occhi sbarrati. - é bello vederti. Allora, sei venuta a fare visita al moribondo? Giuro che non sono messo così male!-
-Ciao.- replicò lei con un fil di voce, e la camera ripiombò nel silenzio dal quale era appena riemersa. Jace sapeva che doveva provare a comportarsi come se nulla fosse successo per non metterla ancor più in difficoltà, e aveva cominciato bene per poi accorgersi che trovarsi faccia a faccia non rendeva il compito facile. Le sorrise il più sinceramente che potè. Lei non aprì bocca però. Teneva lo sguardo basso, come al solito, le braccia incrociate strette strette al petto, rigida e impettita, stoicamente pronta a fronteggiare qualsiasi cosa fosse venuta. Jace cominciò a pensare che si vergognasse di essere stata scoperta nel prodigare carezze. In effetti sembrava stesse cercando di nascondere le proprie mani, come un bambino le nasconderebbe dopo aver rubato il vasetto della marmellata. Aveva rubato al tempo degli istanti di tenerezza, e lo viveva come se avesse infranto un divieto.
Il ragazzo allungò le mani,e quando fu vicino a sfiorarle il volto, lei scattò in piedi come punta da un ago.
-Mi dispiace di averti svegliato.- disse, chinando ancor più il capo. Poi, nuovamente silenzio. Jace rise.
-Beh, come ho detto è stato un bel modo di svegliarsi. Non mi è dispiaciuto, credimi. E se non mi fossi svegliato mi sarei perso ciò che sei venuta a dirmi, no?- si sforzava di mantenersi allegro come al solito, ma si sentiva da schifo, al pari di uno straccio vecchio, e l'incertezza di lei consumava goccia dopo goccia tutta la sua pazienza già ridotta ai minimi termini. Dimmelo! Pensava, e tanto era assoluto il silenzio nella stanza che gli pareva che i suoi pensieri riecheggiassero nella sua testa fino a propagarsi per l'intera stanza. Dimmelo e facciamola finita!
Non osava forzare la mano e scoprire cosa avesse deciso di fare. Continuò a fissarla, le braccia conserte, il capo chino, le labbra serrate, che si schiusero e tornarono a chiudersi celermente, come se avesse provato a dire qualcosa ma senza riuscirci. Lei boccheggiava e lui aveva voglia di urlare.
-Hannie... Perchè non ti siedi?- Annuì, e tornò a sedersi. Dopo un lungo sospiro finalmente parlò.
-Io... Io sono andata a trovare tua madre in infermeria, stamane. - A quelle parole, Jace provò l'impellente desiderio di prendersi a pugni. Ecco cosa cercava di dirgli sua madre,e lui da emerito idiota non solo l'aveva interrotta, ma l'aveva anche cacciata via. - E le ho chiesto se non potessi avere la possibilità venire a farti visita. Jaquie mi ha detto che non stavi bene. Quindi... Ho pensato che...- sembrò aver perso il filo del discorso – che... Si, beh, che fosse il caso di venire a chiarire questa spiacevole situazione. Non che il fatto che ti sia ammalato abbia qualche influenza. Cioè, si ne ha, ma non nel modo che credi.- si affrettò ad aggiungere. - Sono così dispiaciuta. Mi dispiace di aver aspettato tanto prima di sincerarmi delle tue condizioni e mi dispiace di aver messo in dubbio le tue intenzioni dopo che ti sei dimostrato tanto sincero. Volevo dirti solo questo. - così concluse, aspettando una risposta con il capo incassato tra le spalle, cercando di rannicchiarsi su se stessa per l'ennesima volta.
-Pensavo non mi avresti parlato per mesi. - fu la sola risposta che ottenne.
-Non posso nasconderti che ci ho pensato. Ma poi mi sono chiesta se non peccassi di presunzione. Come posso pensare di giudicarti? Non posso dire con certezza che sei completamente buono o completamente cattivo. Ora che ci penso, non ti conosco abbastanza.- concluse, accigliandosi. Jace allungò una mano verso il suo volto, sollevandoglielo affinché potesse guardarla dritta negli occhi.
-Hai ragione, non mi conosci. E io non conosco te, ma sono sicuro che ti sia sentita in obbligo di venire fin qui. Non ti sei mai sentita pronta, non di certo dopo appena quattro giorni. - Hannah negò con un cenno del capo, ma non gli parve molto convinta.- Facciamo un patto: prima di decidere se davvero vale la pena di fidarsi di me, dammi dieci giorni a partire da oggi. Dieci giorni per conoscermi. Non sono tanti,e probabilmente la febbre mi farà straparlare per la maggior parte del tempo... Beh, diciamo straparlare più del solito! Ma così avrai dell'altro tempo per pensarci, per capire se stai facendo la cosa giusta. - Allontanò la mano dal suo volto e gliela tese. Per un istante temette che potesse andarsene senza dargli una risposta, rifiutandolo senza possibilità d'appello. Si chiese se fosse capace di sopportarlo. Quella ragazza era entrata nella sua vita così lentamente e silenziosamente da non accorgersene quasi e ora gli pareva di non poter più fare a meno della sua presenza.
Hannah fissò la sua mano tesa, e dopo un istante che parve lungo come un anno intero, la strinse con la sua. - Io... Accetto. Voglio darti dieci giorni per conoscermi.-


L'angolo dell'autrice.

Sono davvero dispiaciuta di essere sparita in questo modo.

Non è una giustificazione ma ho avuto un periodaccio, e tra esami della patente, esami universitari, lezioni, studio, problemi familiari, malanni di stagione vari e altri collegati all'ansia che per quanto mi sforzi di trovare la pace interiore non mi abbandonano mai, non ho scritto una sola parola per più di un mese. Alcune sere ho provato ad aprire il file di questa storia, ma mi ritrovavo a fissare la pagina bianca, senza alcuna ispirazione, senza voglia di fare, con addosso solo tanta tanta stanchezza e il morale sotto le scarpe.
Ma questo non è tutto. Nel corso dei mesi avevo scritto, anche se molto molto lentamente, 8 OTTO O-T-T-O pagine. Che andavano solo revisionate e che sono andate perdute. Perché da un giorno all'altro il file si è danneggiato senza motivo apparente, e non avevo aggiornato la copia di backup. Ho perso un intero capitolo e buona parte della storia (che stavo revisionando), in realtà avrei perso tutta la storia se non avessi fatto una copia del file nel mio hard disk esterno.
Mi sento davvero afflitta, non so se è una serie di sfortunate coincidenze o se è proprio sfiga nella sua forma più grandiosa. In ogni caso sono davvero stanca, non ne posso più, non passa giorno senza che non succeda qualcosa, che non ci sia un qualche problema o intoppo. E porca pupazza, la fortuna sarà pure cieca, ma la sfiga ci vede benissimo,e credetemi mi sta puntando!
Dopo la prima settimana di Giugno pensavo sarei riuscita ad organizzare il mio tempo in modo da avere energie sufficienti per mettermi a scrivere la sera, possibilmente con risultati soddisfacenti. Così speravo! Invece dopo una settimana di paradisiaca calma, c'è stato un nuovo tsunami di sfiga. E te pareva! =_=” A parte il fatto che ho dovuto ricominciare da capo un intero capitolo, e io sono piuttosto lenta nello scrivere, sono sbucati fuori una miriade di guai e imprevisti, e riuscire a riprendere a scrivere BENE e COERENTEMENTE rispetto alla storia e ai personaggi mi sembra davvero un miraggio. Infatti siamo già a Luglio e fino ad ora ho combinato davvero poco.

E ora annunci ufficiali:

A KELLINA: sono più che mortificata per non aver votato la tua storia (bellissima andate a leggerla qui!) al concorso sulle storie originali. Ammetto con vergogna che me ne sono proprio dimenticata, con tante cose per la testa in quel periodo. Quando ho visto che “Quel che conta” non ha passato la prima fase ci sono rimasta malissimo, ma proprio tanto. Mi sono sentita colpevole, perché forse il mio voto poteva fare la differenza. Non so davvero come scusarmi, e spero non ti dispiacerà se faccio pubblica ammenda.
A cece: prima o poi risponderò alla mail, anche se con mesi di ritardo, giuro che lo farò... ç____ç Non prenderla a male se su msn non rispondo... Ho il pessimo vizio di dimenticare messenger connesso anche quando non sto al pc... Praticamente sempre!

prettyvitto : Cerco di fare il possibile,ma prometto che presto o tardi nonostante tutto finirò questa storia. Grazie per aver recensito. :-) Ho visto che hai cancellato il tuo commento, suppongo sia perché la storia è stata ferma per vari mesi. Mi dispiace davvero tanto, ma come spero avrai letto sopra, non è dipeso da me. Beh, non completamente!

Lea__91 : Come al solito parto dai ringraziamenti per i complimenti con cui mi inondi ad ogni capitolo. Sempre troppo buona. :-) Spero questo ultimo capitolo per te non sia stato una delusione, almeno non quanto lo è stato per me scriverlo. Ammetto che, vuoi per i motivi che ho elencato sopra e che mi hanno tenuta lontana dalla scrittura per tutto questo tempo, ho perso un poco di ispirazione,ed è stato difficile e un vero sforzo portare a termine questo capitolo, che io per prima trovo poco curato e per nulla soddisfacente. Spero di riuscire a rimettermi in carreggiata, anche se per me questo continua ad essere un periodo particolarmente duro, per tante piccole brutte cose.
Dayan18 : Cara Dayan, a te doppi ringraziamenti. Per aver recensito qui (non farti alcun problema a criticare o dare consigli, qui sono sempre ben accetti, anzi hai ben ragione a farmi presente il problema della punteggiatura, tra me e le virgole c'è un rapporto di amore e odio XD ) e per aver recensito la mia one-shot “Frammenti di te”, anche se l'ho recentemente cancellata. Spero che questo capitolo sia stato soddisfacente per te. Certo non c'è stato ancora nulla di “magico”, ma un ulteriore avvicinamento tra i protagonisti è sempre meglio di niente, giusto? :-)












  
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