Ok, in realtà questo è piuttosto vecchio, come
scritto. Risale ad un giorno imprecisato di parecchi mesi fa... Uno di quei
momenti neri in cui, per me, la scrittura è l'unica valvola
di sfogo per tutta la tristezza e la depressione. Chi mi conosce o mi
segue, dovrebbe ormai sapere che - quando capito in questa sezione del sito -
metto da parte il miele e i lieti fini, do' spazio alla mia vena
triste-introspettiva.
Ed è sempre qualcosa di piuttosto personale. Così anche stavolta: un
altro pezzetto di me, affidato al foglio bianco. L'ho ritrovato nelle cartelle
e ho deciso di postarlo, qui su EFP, perchè qualcosa
di questo posto - dopo ormai 4 anni da che lo frequento -, mi da' l'idea che
sia al sicuro.
~ Asso di Picche
Asso di Picche.
Ci sono carte, nel mazzo, che
valgono sempre più delle altre. Non importa a che gioco tu stia giocando...
Sono carte pigliatutto, carte
preziose, carte che ognuno vorrebbe poter pescare e tenere nella propria mano
il più a lungo possibile. Sono quelle che, comunque, ti fanno vincere. Poi c'è
il resto. Le cose meno interessanti, quelle che non hanno valore e sono
sacrificabili senza troppi rimpianti. Non a caso si chiamano scarti. E in taluni giochi, finiscono
nel pozzo.
Mi presento, io sono uno scarto.
Più precisamente, credo di essere quello che tanti conoscono come il due di Briscola. Quello che, sì,
teoricamente ha un valore e con la giusta dose di abilità e fortuna, può valere
a tirar su qualche carico dal tavolo, ma che - al novantanove per cento delle
volte - finisce gettato via e sacrificato per una causa superiore. O per poter
conservare un'altra carta, molto più preziosa ai fini della partita.
Oh, per inciso, non ci ho mai
saputo giocare a Briscola. Mai piaciuto, come gioco.
Preferirei partecipare ad uno di
quei giochi in cui tutte le carte possono servire a fare un tris, a guadagnare
punti. Magari a qualcuno servirei sul serio, potrebbe volermi tenere in mano e
darmi una possibilità. Ci sono anche giochi in cui non si scarta nulla, ma non
mi è mai piaciuto impormi sulla gente o costringerla a sopportarmi, non ci
giocherei comunque.
Preferisco essere scelta. Che
qualcuno mi consideri, senza esserne obbligato... O non mi consideri affatto,
come è molto più probabile. Succede quasi sempre. Ci sarà ancora qualcuno che
ha più voce in capitolo di me, qualcuno più incisivo, più convincente, più
stimolante: un re, una regina. Sono figure.
Sono belle e valgono parecchi punti più di un due.
Come dare torto a chi le
sceglie? Sarebbe da stupidi masochisti non farlo.
Un Re di Briscola può
accaparrarsi praticamente tutto: punti, gloria. La vittoria finale. Chi non lo vorrebbe nella propria mano? Tutti ne
cercano almeno uno, prima o poi. Ma non chiedo tanto, mi basterebbe un poco di
meno: se fossi regina, avrei un re tutto mio. E altre regine, fanti intorno a
me. Sarei importante, avrei un valore
e mi cercherebbero nel mazzo.
Sarebbero felici di avermi,
orgogliosi. Sarebbe bello. Di certo troppo per essere vero.
In realtà io sono solo me stessa.
Un due che vuole essere preso in considerazione e sogna un sogno impossibile.
Uno scarto che desidera
diventare, prima o poi, un Asso di Picche.
E sa che, forse, non lo sarà mai.