ma nessuno aveva mai visto
l'originale dalla caduta dell'Impero Romano. Lui possedeva ora
l'unica copia esistente.
Il cacciatore di libri era un uomo
magro, con capelli corvini disordinati . I suoi occhi di un verde
brillante, non più oscurati da occhiali, brillavano con
compiacenza. La distintiva cicatrice saettiforme che era solita
comparire sulla fronte, era stata eliminata chirurgicamente molto
tempo prima. Non era più Il-Ragazzo-Che-Sopravvisse. Non era
più il famoso Harry Potter. Non voleva più esserlo.
Troppo dolore e sofferenza erano legati a quel nome.
Il suo
nome attuale era Harry Brodie. Era il proprietario assieme a sua
moglie, Linda Brodie, della libreria “Testi dimenticati”.
Stavano proprio bene, lei faceva shopping e si occupava della
gestione economica, mentre lui cacciava libri rari. Era una vita che
gli calzava a pennello.
Aveva dimenticato il passato. Niente
più magia. Niente più Inghilterra. Si era stabilito in
California, aveva aperto la libreria, aveva imparato la lingua
locale, e diciassette anni dopo, era felicemente sposato con due
figlie. Niente più gufi. Niente più bacchette. Niente
più morte.
Harry avvistò la sua uscita e,
rallentando, la imboccò. Quando il semaforo diventò
verde, si immise nella strada principale e raggiunse velocemente la
sua liberia. Parcheggiò nel vicolo dietro a libreria che lui e
Linda usavano a quello scopo. Harry afferrò i libri, camminò
sulla strada principale e alzò lo sguardo. La facciata del
negozio e il secondo piano erano bui, ma il terzo piano, quello che
stava osservando, era illuminato. Linda, Piper e Adriana erano in
casa.
Harry aprì the la porta del negozio e la richiuse
dietro di sé. Raggiunse il retro, passando attraverso tutti
gli scaffali, dove si trovava una porta che era aperta su
pianerottolo. Salì le scale. Al secondo piano c'era una porta,
ma non l'aprì. Questa conduceva al secondo piano del negozio,
dove conservavano tutti i loro libri in più. Salì al
terzo piano e anche qui c'era una porta. Questa volta l'aprì
Il
suo appartamento sopra il negozio non era enorme, c'erano solo tre
piccole stanze da letto, ma era sufficientemente grande per la vita
di quattro persone. Percorse il corridoio prima di raggiungere il
salotto dove sua moglie e le figlie stavano guardando un programma
alla televisione.
“Sono a casa!” disse,
appoggiando il libro che stava portando sul tavolino. Adriana, la più
piccola, saltò giù dal divano e corse dal padre. Harry
prese in braccio la sua precoce figlia di sette anni e facendola
piroettare. Piper poggiò giù il suo libro e andò
a dargli il benvenuto, e non appena il padre mise a terra Adriana,
Piper lo abbracciò “Come va, famiglia?” chiese,
baciando Piper sulla testa mentre lei lo abbracciava..
“Stiamo
alla grande, Papi!” disse prendendolo in giro Adriana,
rispondendo per tutte e tre le donne mentre si sedeva sul divano con
la madre. “ Ci sei mancato tanto!” Piper annuì,
ritornando alla sua sedia e al suo libro, mentre Harry recuperava il
libro lasciato sul tavolino.
“Mi siete mancate tanto
anche voi, ragazze” disse sorridendo mentre si sedeva al fianco
della moglie. Osservò le sue due figlie. Piper aveva i capelli
biondi e il sorriso della madre. Se Piper era simile alla madre,
Adriana era simile al padre. La più piccola di casa Brodie
aveva i suoi capelli e anche le sue ginocchia nodose. Entrambe le
ragazze avevano gli occhi verde brillante di Harry e solo Piper aveva
ereditato la sua vista. Esaminate Piper e Adriana, Harry si girò
verso Linda.
“E' così bello essere a casa,”
le disse. Lei rise e lo baciò. Linda possedeva una risata
molto musicale, che lo tirava sempre su di morale, qualunque fosse il
problema che lo deprimeva. Lei era sempre sorridente, lei era fatta
così. Per lei, all'incirca tutto era divertente. Ma a dispetto
del suo modo di considerare le cose, aveva un ingegno ed
un'intelligenza che era senza pari. Lei era l'unico motivo del
successo della libreria.
“Cosa hai portato?”
chiese osservando il libro sulle ginocchia di Harry. Glieli porse in
mano e lei guardò subito la copertina. La copertina non le
disse nulla così aprì la prima pagina. Quando lesse la
prima riga, sgranò gli occhi guadandolo. “The Terranian
Chronicles? Harry, sei un grande! Non posso credere che finalmente li
hai trovati,” urlò, abbracciandolo.
“Noi
li abbiamo trovati, Linda,” le sussurrò nelle orecchie.
Lei lo abbracciò più forte e lui la baciò ,
ignorando entrambi il coro di “ewws” di Adriana e Piper.
Harry era a casa.
***
Alla fine del 20° secolo ci fu
una grande e sanguinosa battaglia nel mondo magico. Il Signore
Oscuro, Voldemort, ritornò per la seconda volta per
distruggere la fragile pace che regnava in seguito la sua scomparsa.
La comunità magica puntò sul Il-Ragazzo-Che-Sopravvisse
per debellare questo male. Harry Potter, Il-Ragazzo-Che-Sopravvisse,
eseguì il compito, ma non senza perdite. Molte persone
morirono, tra cui il padrino di Harry, Sirius, l'ex insegnante di
Difesa Contro le Arti Oscure, Remus Lupin, e molti componenti della
famiglia Weasley. Harry non poté mai perdonarsi per essere la
causa di tutte quelle morti e scomparì dal mondo magico subito
dopo essersi diplomato alla scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts. Da allora, nessuno ne seppe più nulla.
Hermione
Weasley, una dei vecchi amici di Harry, stava leggendo un libro
quando un grande gufo bruno fulvo cominciò a beccare la
finestra del salotto. Hermione si alzò dalla sedia e lasciò
entrare il gufo. Il gufo saltò sulla tazza del caffè e
lei potè prendere la sua zampa. Hermione vide la lettera che
il gufo portava e la prese.
Guardò la lettera. Era
fatta di pergamena ordinaria Sapeva di cosa si trattava. Era l'invito
al Ballo degli Alunni di Hogwarts, che si teneva ogni 7 anni.
Hermione e suo marito, Ron, avevano partecipato all'ultimo, sperando
di incontrare Harry, ma lui non c'era. Prese la lettera, andò
sul retro e chiamò Ron. L'uomo comparve dal retro del recinto,
dove stava zappando.
“Cos'è?” chiese,
guardando curioso. Lei gli mostrò la lettera, spiegandogli che
proveniva da Hogwarts. Lui si alzò e spazzò via la
terra dalle sue mani e dai vestiti. Ron la raggiunse e lesse la
lettera. “Pensi che dovremmo partecipare?” chiese,
osservandola.
“Lui potrebbe esserci,” disse lei
pensierosa, rispondendo alla domanda implicita piuttosto che a quella
espressa a voce “E anche se Harry non ci fosse, ci darebbe la
possibilità di sapere cosa fanno i nostri vecchi compagni. So
che Neville, Ginny e gli altri Grifondoro ci saranno.” Ron
annuì e ritorno ai suoi affari, confidando che Hermione
avrebbe risposto al suo posto come aveva sempre fatto. Sarebbero
andati, anche se erano entrambi sicuri che Harry non si sarebbe
visto.
Un oceano, un continente e alcuni giorni dopo, Harry si
trovava nel suo ufficio a copiare e tradurre i Terranian Chronicles,
in modo da avere più di una versione leggibile. Per sua
fortuna, la copia era stata scritta molti secoli prima che il diritto
d'autore fosse inventato. Era libero di fare tutte le copie che
desiderava. Era a meta della prima sezione quando ricevette un gufo
da Hogwarts.
Harry ritirò velocemente la lettera e
mandò via il gufo. Chiuse la porta, così che sua moglie
non l'avrebbe disturbato, e aprì la lettera. Era l'invito al
Ballo degli Alunni di Hogwarts. Harry aveva ricevuto una lettera
simile sette anno prima; l'anno in cui era nata Adriana. Harry non si
era presentato. Niente più magia, si disse. Niente più
Hogwarts.
Come avrebbe spiegato tutto ciò Linda? Non
poteva mica dire su due piedi “Linda, sono un mago e vorrei
andare al ballo degli alunni della mia scuola!” In quel
periodo, Linda aspettava Adriana e non avrebbe comunque potuto
andare. Oltretutto, chi avrebbe badato a Piper? Così, non solo
Harry non voleva , ma non poteva comunque andare. Un uomo ha le sue
priorità, si era detto al tempo.
Harry non avrebbe
partecipato nemmeno questa volta. Sarebbe stato a casa sua, in
California, con la sua famiglia. Niente balli. Niente vecchi amici.
Niente magia.