Nadar
"Buttati,
forza."
"Ho detto di no."
"Dai, su."
"No,
no e ancora no."
"Fuerza, nenito."
"Ma sei
sordo per caso?" ruggì Romano gonfiando le guancie. "Non
lo farò mai, capito? Mai. "
"Perché no?"
"Perché
no."
"D'accordo, come vuoi," rispose Antonio
voltandosi. "Io, da parte mia, mi faccio una bella nuotata. Non
ho mica paura dell'acqua, io"
Mentre
lo spagnolo si tuffava con un sorriso, sicuro di aver intaccato a
fondo l'orgoglio del ragazzo, sentì provenire da dietro un
paio di
imprecazioni.
"Non ho paura dell'acqua, sia chiaro,"
disse Lovino rosso di rabbia. "Il problema è che non mi
abbasserei mai a fare uno stupido bagno, in uno stupido fiume con uno
stupido come te."
"Ma tu senti che peste."
Bene.
Era
ora di procedere con il piano.
Nascondendo un sorriso, Antonio
cominciò a dare bracciate scoordinate e maldestre, per
attirare la
sua attenzione.
In realtà, lui era un nuotatore nato, si sapeva.
E tra l'altro, contando quante volte si era ritrovato in acqua a
causa dei pirati, ormai ci aveva fatto totalmente
l'abitudine.
"Ahahahah," rise malignamente Romano, "E
poi sarei io quello incapace, eh?"
Antonio cominciò piano
piano a sbracciarsi e ad affondare sott'acqua a intervalli sempre
più
frequenti.
Ogni volta che riemergeva boccheggiava, e i movimenti
delle braccia diventavano sempre più frenetici, quasi
convulsi.
"Smettila di scherzare, scemo."
"R...
Romano..." riuscì ad articolare lo spagnolo tra un respiro e
un
altro. "Ayudame."
Romano impallidì visibilmente
vedendolo sparire dal suo campo visivo.
Subito si tolse le scarpe,
buttandole senza cura sul prato, e si buttò repentinamente
in acqua,
sentendo il freddo penetrargli le ossa, facendolo rabbrividire.
Non
era mai stato capace a nuotare, dannazione.
Certo, gli era
capitato di dover scappare
attraverso l'acqua, e in quei momenti se l'era cavata
egregiamente.
Per il resto, la sensazione di non riuscire più a
tornare in superficie oltre la paura di affondare sempre
più, lo
schiacciava e lo impauriva, anche se non lo avrebbe mai ammesso
-soprattutto a quel deficiente di Antonio.
Fortunatamente,
bracciata dopo bracciata, riuscì ad individuarlo sul fondo
del
fiume, e, accelerando i colpi, gli si avvicinò
più in fretta.
Lo
prese per il colletto e utilizzò tutta la sua forza per
riportarlo
in superficie.
Nonostante i tentativi incessanti, non riusciva a
riportarlo più su di dove si ritrovavano,e, gemendo
frustrato, stava
per lasciarsi andare alla fatica.
Smise di muoversi e si sentì a
sua volta trascinato verso l'alto.
Una volta fuori annaspò
ripetutamente, respirando più aria possibile.
"Ma... ma tu
stavi affogando,! " riuscì ad articolare una volta che il
respiro si fu regolarizzato. "Come hai fatto a riportarmi
su?"
"Trucchetto."
"Non è vero. Tu... tu
hai fatto solo finta! "
"Forse."
"Come hai
potuto? E non sorridere in quel modo, idiota! "
"Era per
il tuo bene." rispose Antonio avvicinandosi al
ragazzo.
"Comunque, muchas
gracias,
Lovino," sorrise e poi gli fece l'occhiolino, "Sapevo che
avresti imparato subito, sei stato molto in gamba..."
Eh si,
Romano assomigliava proprio ad un pomodoro quando arrossiva.
2
Ore dopo.
"Non mi terrai mica il broncio per sempre, dai.
"
"Vattene, idiota."
"Suuu."
"No,
non ti perdonerò mai," disse Romano, quasi urlando. "E
sappi che non mi comprerai, per la ventunesima
volta,
con un pomodoro!"