Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: JunJun    18/09/2005    10 recensioni
(ex "Il potere del cuore")(ipotetico sequel dell’anime)[FANFIC IN REVISIONE, revisionati i capitoli dall'1 al 46]
Non ci sono scuse: Pai, Kisshu e Taruto hanno fallito la loro missione, ed è inaccettabile che gli esseri che hanno tradito Profondo Blu e il loro popolo restino in vita. Riusciranno i tre fratelli a salvarsi dalla pena capitale? E frattanto, a Tokyo, chi sono i tre nuovi avversari contro cui dovranno combattere le nostre eroine? Tra scontri, misteri e nuovi e vecchi amori, storie parallele di umani e alieni si inseguono ed infine si intrecciano perché tese verso uno stesso obiettivo: impedire la distruzione della Terra, il Pianeta Azzurro.
-- Strambo elenco di alcune delle cose che è possibile trovare nella fanfic (non necessariamente in ordine di elencazione): Kisshu, Pai e il suo passato, Ichigo, Ryo, storie d'amore probabili e improbabili; nuovi personaggi, assurdità e amenità varie, cristalli, Minto e l'Amleto a caso; Nibiru, Zakuro e i suoi fan, Retasu, dark!Retasu, Platone, sofferenza; teorie sugli alieni, ooparts, complotti vari ed eventuali, enigmi, labirinti, chiavi mistiche (ora anche in 3D), Purin e Taruto; umani e/o alieni psicopatici, atlantidei, sorpresa!, sofferenza. --
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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26 02/01/2015: Ahhhh il mio vecchio pc mi sta dando un sacco di problemi, ed essendo la sessione invernale alle porte, devo dire che ha scelto davvero il momento peggiore per fare le bizze, sigh. T_T
Ma tralasciando... approfitto di questo spazio per lasciarvi i miei auguri di felice anno nuovo e [questo link] che rimanda alla track che mi ha tenuto compagnia mentre scrivevo le ultime righe del capitolo sono una brutta persona lo so. Voglio condividerla con voi perché trovo che sia un walzer davvero meraviglioso.
(Adoro questa playlist.)
Per quel che riguarda la fanfic... mi sono accorta che ormai la revisione è quasi terminata. Ne sono felice perché attualmente, essendo vincolata dalla trama che avevo iniziato a sviluppare in passato, quando sono di fronte a dei punti particolarmente critici non mi resta che cercare di "mettere una pezza". Citando Chris (?!), tutto ciò è molto frustrante - anche se ammetto che è un buon esercizio mentale.
Una cosa su cui però non riesco proprio a passare è la lunghezza della fanfic. Mi sento quasi in colpa di averla ideata così lunga, e dall'altra parte piu' vado avanti piu' trovo complesso scrivere perché devo tener ben presente tutto quello che è avvenuto in passato. 
Ultimamente - forse a causa di tutto questo - sto provando a tratti un desiderio divorante di cestinare tutto, ma per ora riesco a tenere il bastardo sotto controllo. ¬_¬



- Capitolo 39: Cosa sei veramente -

 
Il rombo di un tuono riecheggiò all’interno della chiesa in cui Kassandra aveva imprigionato le mew mew e gli alieni, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a battere rumorosamente contro le vetrate.
Di lì a poco, lì fuori si sarebbe scatenata una tempesta, ma nessuno dei presenti vi diede peso.
«Sono un abitante del Pianeta Nero,» aveva appena detto il giovane che Minto aveva sempre creduto essere un umano, «e il mio vero nome è Ai.»
Muta e sbigottita, la ragazza rimase immobile a fissarlo. Dopo gli ultimi avvenimenti, una parte di lei si era in qualche modo aspettata questa risposta; ma, nonostante questo, non voleva comunque crederci. In fondo, si disse, non era possibile che un comune ragazzo fosse anche un alieno, no?
«Non è possibile,» replicò quindi in modo automatico. «Stai mentendo.»
Di fronte alla convinzione della ballerina il giovane sospirò, sorridendo mestamente. «Non ci crederai finché non lo vedrai con i tuoi occhi, giusto?» le disse. «D’accordo allora.»
Will premette un punto del bracciale che indossava ad uno dei polsi: si sentì un crepitio e un istante dopo, al suo posto, vi era Ai. Vedendolo, Minto sentì il sangue raggelarsi nelle sue vene.
Non aveva mentito. Non aveva mentito. Non le aveva davvero mentito.
Le pupille della ragazza si dilatarono per lo shock; impallidì e si portò una mano alle labbra, le stesse che quell’alieno aveva baciato solo poche ore prima con l’inganno.
Perché sì, pensò con improvvisa disperazione, se Will era Ai allora lui l’aveva ingannata per tutto il tempo.

«E-Ehi!» esclamò una sbalordita Mew Pudding, a poca distanza da lei. «Ragazze, avete visto anche voi? Il fidanzato di Minto si è trasformato in un alieno!»
La mew scimmietta si era rimessa in piedi insieme alle altre guerriere. Non si erano ancora del tutto riprese dal combattimento, ma il modo in cui la situazione stava degenerando gli aveva lasciato ben intendere che non potevano concedersi ulteriore riposo.
«Voi… Potete davvero trasformarvi in umani?» domandò Mew Ichigo a Kisshu, aiutandolo a rialzarsi.
«Credo fosse un travestimento,» spiegò lui, vagamente intontito a causa della botta presa. «Forse un ologramma, qualcosa del genere.»
Taruto gli apparve accanto, galleggiando. «Comunque sia, quel tipo ti somiglia.»
«Uh?» Kisshu squadrò Ai da capo a piedi per molti secondi, scettico. «Nah,» sbuffò alla fine.

Ai si mosse verso Minto. «Questo è il mio vero aspetto,» le disse con un tono calmo e paziente che, per lui, era semplicemente sbagliato. «Non devi aver paura. Minto, io…»
«Non ho paura,» lo interruppe lei.
Ai fu costretto a riconoscerlo. Minto aveva gli occhi lucidi come quando era stata aggredita quei malviventi, ma non sembrava spaventata.
Non sapeva se fosse un buon segno o meno.
«E… allora?» si azzardò a chiederle.
«Allora, cosa?» ribatté lei, sforzandosi di mantenere ferma la voce. «Cosa vuoi che ti dica? Questo… Questo è stato crudele,» ammise. «Non capisco. Perché lo hai fatto? E’ una qualche strategia perversa o volevi solo divertirti alle mie spalle?»
Ai aggrottò la fronte. «Cosa stai dicendo? Credi davvero che io…»
La frusta di Mew Zakuro schioccò ai suoi piedi, interrompendolo di nuovo e costringendolo a sollevarsi da terra di un paio di metri.
«Stai lontano da lei,» ringhiò a bassa voce la guerriera lupo.
«Tu…» sibilò Ai con odio. Estrasse la sua arma, ma non la attaccò.
Nel mentre, Minto venne raggiunta da Mew Ichigo e Mew Lettuce. Quest’ultima posò entrambe le mani sulle sue spalle.
«Va tutto bene, Minto,» le disse con voce rassicurante. «Ci pensiamo noi a lui. Non gli permetteremo di farti del male.»
«Voleva davvero… farmi del male?» domandò Minto con voce flebile, mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia.
La mew focena esitò nel risponderle, ma Mew Ichigo annuì energicamente. «Sì,» affermò. «Voleva ingannarti per farti chissà cosa, ma a quanto pare ha fallito.» 
«Lo… Lo penso anche io,» si costrinse ad ammettere Minto, anche se con molta meno convinzione di quanto avrebbe voluto. «E’ l’unica spiegazione possibile.»
«NO!» le gridò con urgenza Ai, facendole sussultare. «Minto, non crederle! Io non ti ho ingannata!»
Sembrava quasi sincero.
«Smettila almeno di parlare!» ribatté Mew Ichigo con rabbia. Abbandonò il fianco di Minto e si avvicinò all’alieno a grandi passi, superando Mew Zakuro che stava ancora facendo loro da scudo. «Ma non ti vergogni neanche un po’ per quello che le hai fatto? Giocare con i suoi sentimenti per i vostri stupidi piani…!»
«Piani...?» domandò Ai, confuso. «Quali piani?»
«Mew Ichigo ha ragione, sei cattivo!» esclamò Mew Pudding, puntandogli contro le sue armi. «Ti faremo passare la voglia di imbrogliare le giovani ragazze in cerca d’amore!»
«Ma siete stupide?» sbottò a quel punto l'alieno con irritazione crescente. «Vi sto dicendo che non è così!»
«Mi dispiace, ma non possiamo crederti,» gli rispose Mew Zakuro. «Non dopo tutto quello che le hai fatto in passato.»
«Che cosa le avrei…»
«Se osi avvicinarti di nuovo alla mia amica, ti giuro che la pagherai cara!» lo minacciò Mew Ichigo, facendo comparire la sua Strawberry Bell.
«No, è probabile che lo ucciderò prima,» borbottò una voce sgradevole alle spalle dell’alieno.
«Oh, eccoti qui, Kass,» sospirò lui. «La prolungata assenza dei tuoi insulti stava iniziando a preoccuparmi.»
«C-Che cosa stai insinuando, villico insolente?!» replicò subito la principessa. Lo indicò con un dito accusatorio. «Ho atteso per tentare di capire che cosa stava passando nel tuo cervello da zotico, ma ora ne ho abbastanza! Tu, pezzente traditore… sei davvero sceso così in basso da mischiarti con i terrestri!»
«Fammi un favore, Kass… per una volta, solo per una volta… stai zitta e non parlare di cose che non sai.»
«Io dovrei stare zitta?! IO?! Come ti permetti?! Sei la vergogna del nostro popolo! Spingerti così in basso da ammettere di provare dei sentimenti per un essere umano inferiore è semplicemente così disgustoso che…»
«FA’ SILENZIO!» le gridò Ai in uno scatto nervoso, facendola ammutolire. Quando lui si girò per guardarla in faccia, Kassandra si specchiò scioccata nei suoi intensi occhi azzurri, ora cupi e agitati come un oceano in tempesta.
«Sai cosa ti dico, Kass?» riprese l'alieno, «Non c’è alcuna differenza fra noi e i terrestri. Per me sono uguali, perché io odio tutti allo stesso modo. Tutti, tranne lei. Lei è diversa. A me non importa che cosa sia, lei è la persona migliore che abbia mai conosciuto. Io… amo Minto e se tu o il tuo tirapiedi provate anche solo a toccarla…»
«Idiota!» ululò Kassandra a quel punto, «quella terrestre è una delle mew mew!»
«Che cosa?!» esclamò Ai sbalordito. Si voltò in direzione del gruppo di ragazze al centro della navata, gli occhi sgranati per il terrore.
“Davvero non lo sapeva?” fu l’unica cosa che riuscì a pensare Minto in quel momento. Si rese conto che Ai la stava fissando. Senza realmente pensare a cosa stava facendo, distolse lo sguardo e strinse la sua spilla, recitando la formula per la trasformazione.
Ai si ritrovò a guardare inebetito la metamorfosi della ragazza che aveva appena ammesso di amare.
Scoprire che Minto era anche colei che aveva sempre considerato essere la sua peggior nemica sembrò far andare il suo mondo in frantumi e rigettarlo a forza nella realtà.
Impietrito dalla vergogna e dal dolore, l’alieno lasciò che Kassandra richiudesse una mano su una manica del suo vestito e lo facesse da parte con una spinta.
«Si vantava di essere astuto… possibile che in realtà fosse così cretino?» bofonchiò seccata la principessa, atterrando poi sullo stesso livello delle mew mew, ma ben distante da loro. Il sottile movimento d’aria fece ondeggiare con grazia le curve morbide dei suoi capelli. «Ora che abbiamo finito con queste assurdità, direi di tornare a noi,» dichiarò. Sollevò un braccio, pronta ad evocare di nuovo il suo servitore.
«Ehi, avevi detto che se avessimo sconfitto i tuoi chimeri ci avresti aiutati!» le disse Taruto.
«Non ricordo di aver mai detto nulla del genere, traditore in miniatura,» gli rispose lei con noia. Schioccò le dita, e Hiroyuki si materializzò in ginocchio al suo fianco.
Ora che era fermo e più vicino, le mew mew poterono scrutarlo con attenzione. Per loro sorpresa, scoprirono che era illeso: a causa dei precedenti combattimenti i suoi vestiti erano stracciati in più punti e i suoi capelli erano tutti scompigliati, ma non vi era traccia di sangue o ferite sulla sua pelle, né una singola goccia di sudore.
Le ragazze si guardarono ansiose fra di loro come per chiedersi silenziosamente se quel mostro fosse, dopotutto, immortale.
«Che poteri ha questo tipo?» gli domandò Kisshu. «Quale strategia avete usato finora per combatterlo?»
«Sappiamo solo che è tremendamente forte e obbedisce ciecamente a quella donna. Le sue armi sono due spade. Gli attacchi diretti non funzionano su di lui, è troppo agile e veloce,» gli rispose Mew Zakuro.
«E se lo cogliessimo di sorpresa?»
«Inutile, ci abbiamo già provato.»
Kisshu sbuffò un mugolio infastidito.
«Dobbiamo farci venire in mente qualcosa per fermarlo,» mormorò Mew Ichigo a mezza voce, mordendosi le labbra. «Ci deve essere un modo.» Una delle sue mani si richiuse sulla pietra preziosa che teneva ben corservata nella tasca.
«Hiroyuki, togli quegli esseri inferiori dalla mia vista!» comandò intanto Kassandra passandosi una mano fra i capelli, mentre con l’altra indicava il gruppetto di avversari.
Hiroyuki annuì e… sorrise malignamente. Compiuto un balzo altissimo, materializzò le sue sciabole e le agitò più volte nell’aria.
Mew Pudding osservò quello strano spettacolo con interesse. «Che fa adesso?» chiese.
«Oh, no!» esclamò Mew Ichigo, che aveva già vissuto quella scena. «Gettatevi a terra!»
Tutti obbedirono, giusto in tempo per schivare una delle decine di invisibili lame che sfrecciarono sibilando sopra le loro teste. Quei potenti attacchi modificarono spontaneamente il loro percorso e andarono a infrangersi sulla massa di panche ammassate l'una sopra l'altra nelle navate ai lati del gruppo, che vacillarono e poi si rovesciarono con un gran rumore addosso a loro.
Mentre un nuvolone di polvere si innalzava a seguito del crollo, Hiroyuki rinfoderò l’arma e tornò da Kassandra che, più confusa che mai, spostò più volte lo sguardo da lui al cumulo di macerie precipitate sui suoi avversari.
La principessa impiegò alcuni secondi per capire che la sua guardia del corpo aveva eseguito alla lettera i suoi ordini e che adesso, in effetti, le mew mew erano completamente al di fuori dal suo campo visivo.
«Ah…!» esclamò quando se ne accorse. «Hiroyuki, ehm… si, sei stato bravo, ma forse non mi sono spiegata bene…» gli disse, e poi gli si avvicinò per esporgli meglio le sue volontà.

Nel frattempo, qualche metro più in là, Taruto stava estraendo dall cumulo legnoso Mew Pudding tirandola per la coda.
«Ahio!» si lamentò lei una volta fuori, massaggiandosi la schiena. «Fa male… ma grazie di nuovo per l’aiuto!»
«Figurati,» osservò il ragazzino alieno con una certa ansia.
Anche le altre mew mew, pian piano, riemersero in superficie: erano un po’ acciaccate, ma nel complesso stavano bene.
«Che cosa voleva dimostrare con questo?!» balbettò dolorante Mew Ichigo.
«Ha dimostrato che è un burattino nelle mani di quella pazza,»  le rispose Kisshu, tossendo a causa della polvere sollevatasi. «E’ questo il suo punto debole, non ha una sua volontà.»
Mew Ichigo annuì. Kisshu aveva ragione, la più grande debolezza di Hiroyuki era il suo dipendere completamente dagli ordini di Kassandra.
Era su questo che doveva concentrarsi. Non ci avevano mai pensato sinora, ma se fossero riusciti a giocare bene le loro carte, avrebbero potuto sfruttare questo fatto per renderlo inoffensivo senza necessariamente sconfiggerlo.
Potevano farcela.

«Stavolta c'è mancato poco...» esalò Mew Mint, togliendosi di dosso dei pezzi di segatura scura. Giaceva seduta scompostamente in un angolo della navata laterale perché, a differenza delle sue amiche, era riuscita ad evitare di essere travolta gettandosi di lato.
Occupata a riprendersi dallo shock, non si accorse del portalampade appeso alla colonna alle sue spalle che, instabilizzato dal crollo, cedette e minacciò di rovinarle addosso. Non era molto grande, ma era in metallo e la sua decorazione elaborata a foglie appuntite le avrebbe fatto davvero male… se la sua traiettoria di caduta non fosse stata prontamente deviata da un oggetto che ricadde tintinnando a poca distanza da lei.
Mew Mint lo osservò incuriosita: era il kris di Ai.
Scattò in piedi come se avesse preso una scossa di elettricità e si guardò intorno, appena in tempo per vedere l’alieno lanciarle un’occhiata indecifrabile da lontano e sparire in direzione di un punto imprecisato in fondo alla chiesa.
Grazie al cielo, pensò la ragazza, le sue compagne erano a qualche metro da lei e sembravano non essersi accorte di nulla.
Ma si rese conto di aver cantato vittoria troppo presto quando Mew Zakuro le balzò accanto e le disse in un sussurro: «Vai da lui.»
«N-Non dire sciocchezze!» esclamò lei costernata, mentre un velo di rossore del tutto inopportuno le colorava le guance. «Non vi lascerei mai sole in una situazione del genere!»
Mew Zakuro scosse la testa. «Dopo Hiroyuki e Kassandra dovremo occuparci anche di lui, e credo che abbia capito anche tu che è il tipo di avversario che preferirebbe morire piuttosto che arrendersi. Se riuscissi a convincerlo a fermarsi, non saremo costrette a ucciderlo,» le spiegò, atona. Poi sospirò piano e le rivolse un’occhiata appena più dolce. «Minto, devo ammettere che forse mi ero sbagliata su di lui. Vai e prova a parlargli. Qui ci pensiamo noi.» 
Mew Mint sentì delle lacrime di commozione colmarle gli occhi. «Ti ringrazio,» disse alla sua amica. «Ti ringrazio davvero, Zakuro.»
Lei le rivolse un cenno d’assenso e poi tornò dalle altre. Mew Mint, invece, si diresse verso il punto in cui Ai era scomparso.
Mentre si allontanava dal campo di battaglia le tornò in mente di quando, tempo addietro, si era ripromessa di salvare quell’alieno da sé stesso.
Dopo gli ultimi eventi aveva una gran confusione nel suo cuore... ma decise che avrebbe fatto di tutto per mantenere la sua promessa.

---

Seguendo il consiglio di Zakuro, Imago e Chris si erano rifugiate nel sottotetto della chiesa.
Quel locale era stato realizzato da poco, per cui nessun visitatore vi aveva mai messo piede. Non era molto ampio, ma era ben illuminato dalla rete elettrica già attivata; il soffitto scendeva a spiovente e delle colonne in legno, collegate da piccoli archi, sorreggevano la copertura a vista.
L’unica finestra presente era una grossa vetrata a blocchi rettangolari disposta lì dove il soffitto raggiungeva la massima altezza: le lastre rosa e viola che la componevano davano un tocco di colore all’ambiente, creando un’atmosfera quasi mistica.
Chris, una volta entrata, aveva afferrato un libricino dalla pila che qualcuno aveva ammucchiato su una scrivania in mogano nuova di zecca e si era accomodata su una panca con la seduta in velluto. Era rimasta lì per tutto il tempo a leggere tranquilla, incurante della battaglia che stava avvenendo proprio sotto i suoi piedi.
Imago, invece, si era raggomitolata su una scomoda savonarola e aveva trasalito ogni volta che il fragore di un attacco più forte degli altri era giunto alle sue orecchie. Si era più volte guardata la mano, aprendo e chiudendo debolmente il pugno con tristezza.
Le due ragazze aliene erano rimaste in silenzio per lungo tempo. 
«Questi terrestri sono così fantasiosi!» esclamò però ad un certo punto Chris, sembrando entusiasta
. «Ima, non puoi neanche immaginare come credono che sarà la fine del mondo! Guarda: in questo libro che uno di loro ha scritto si parla di sigilli che saltano, flagelli, cavalieri della distruzione, bestie immonde, vergini e… dragoni…?!» Rise.
«Chris, come… come fai a restare così calma in un momento del genere?» le domandò Imago, stupita da tutta quella leggerezza.
Lei sollevò appena le spalle. «Perché dovrei essere preoccupata? Il tuo amato Kisshu e le ragazze terrestri hanno detto che ci avrebbero pensato loro.»
L'aliena piu' giovane si rimise in piedi e prese un grosso respiro. «Io credo che dopotutto dovremmo andare ad aiutarli,» dichiarò. «Forse potremmo…»
La risata divertita di Chris le fece morire il resto della frase sulle labbra.
«Oh, Imago! Hai passato una vita intera a scappare e proprio ora vuoi combattere? Andiamo, lasciali giocare fra di loro! Se muoiono, muoiono. Tutto muore, alla fine,» disse, «tranne te, a quanto pare,» soggiunse poi in un tono acido che a Imago non piacque per niente.
«C-Che cosa...?» mormorò.
«Se ci pensi, la morte non è poi così mostruosa,
» fu la risposta dell'altra. «Potrebbe essere la liberazione dal dolore che ti sta torturando, non credi?» 
«No,» replicò Imago,
sentendosi a disagio. «E comunque non capisco cosa vuoi dire.»
Chris richiuse il testo sacro che stava leggendo e lo mise via. «Allora te lo mostrerò,» dichiarò in tono solenne.
Un attimo dopo Imago si ritrovò con le spalle premute contro una delle pareti del sottotetto: Chris l’aveva afferrata e smaterializzata lì con una velocità tale che lei non se ne era neanche accorta; e fu solo a causa dell’improvvisa mancanza d’aria che la ragazza si rese conto che la sua amica le aveva portato una mano alla gola e aveva iniziato a stringere, impedendole di respirare.
Incapace di muoversi, incapace di parlare, Imago puntò sconvolta gli occhi atterriti su di lei.
«Ti fa male?» le chiese Chris con disinvoltura, affondando le dita nella pelle delicata del suo collo. «Se ti fa male, dovresti morire. In questo modo non sentirai più nulla, no?»
La sua presa era salda e spietata e non accennava ad allentarsi. Imago si sentì soffocare quando pensò che fosse la fine, si ritrovò di colpo di nuovo libera.
«Ops... Scusami, ti ho spaventata?» le domandò incerta Chris, muovendosi indietro di un paio di passi. «Non volevo. Sai, sono un po’ su di giri ultimamente; mi è difficile controllarmi.»
Lei tentò di allontanarsi dalla parete ma fu solo in grado di accasciarsi contro di essa. Tossì più volte, respirando forte per riempire i polmoni d’aria.
«Comunque sia tu dici di voler combattere,
» proseguì Chris,  «ma cosa farai quando ti ritroverai sul campo di battaglia, di fronte a tua sorella? Ricordo che eri molto dispiaciuta quando ti dissi che era morta, ma poco fa sembravi davvero spaventata da lei. Suppongo che fosse perché in passato ti ha fatto del male, giusto?»
Imago rimase immobile, ansimante e scioccata, ma non disse nulla. Chris la prese come un risposta affermativa.
«Immaginavo. Quindi in passato tua sorella ti ha fatto del male, ma nonostante tutto tu non sei riuscita ad odiarla. Oh, è così da te, Imago! Sei davvero buona…. Troppo, per essere reale. E mi dispiace dirlo, ma non lo sei.»
«Non… Non scherzare, Chris.»
«Non sto scherzando. So tutto di te. Ti ho cercata per secoli, ma non sapevo sotto quale forma ti saresti presentata di fronte ai miei occhi. Credimi, fra questo e le insulse strategie di Shiroi è stato tutto molto, molto frustrante.»
«...»
Chris portò le mani dietro la schiena e sorrise con dolcezza. «Se vuoi, per farmi perdonare, ti spiegherò cosa sei realmente e perché è diventato sempre piu' faticoso per te usare i tuoi poteri.»
«Non so di cosa tu stia parlando,» replicò Imago, staccando dalla parete, «e io… non voglio sapere nulla. Per favore, Chris. Mi stai facendo paura. Ti prego, non…»
«Quel ciondolo,» disse l’assistente scienziata, ignorandola e indicando il suo polso sinistro. «E’ tutta colpa di quel ciondolo che ti porti sempre dietro. Non è un oggetto, è una parte di te. E ti sta uccidendo.»
Sentendo quelle parole, Imago rimase interdetta. «Cosa, questo?» chiese sorpresa, mostrandole il gioiello che teneva ben allacciato al polso a mo’ di bracciale. «Non è possibile,» ammise. «Questo è solo un ricordo dei miei genitori. Me l’hanno regalato quando ero piccola.»
«Davvero? E cosa è successo prima
La ragazza inclinò la testa di lato, ragionando su quella strana domanda. Finì per presto per realizzare che, in effetti, i suoi ricordi iniziavano dal momento in cui aveva ricevuto quel regalo.
Stranamente, però, la cosa non la sorprese. Si chiese il perché.
«Tu non sei mai nata,» dichiarò Chris, come leggendole nel pensiero. «Tu e le tue sorelle siete state create artificialmente a partire da un’unica essenza. La tua anima è finta: è composta da energia che si sta pian piano riversando nella pietra incastonata nel tuo ciondolo. Non appena il processo sarà terminato, tu scomparirai.»
Imago deglutì e scosse forte la testa. Non capiva perché la sua amica stesse dicendo delle cose così cattive. Era un altro dei suoi scherzi?
«Ti sbagli,» le disse ferita, portando le mani al petto. «Io sono reale.»
«Ma certo che lo sei. Il tuo involucro fisico è autentico. Un’autentica copia, programmata per essere il più credibile possibile.»
«E perché qualcuno avrebbe dovuto farci una cosa del genere?» domandò con voce tesa.
C’era una certa sfumatura di ilarità nella voce di Chris che la stava facendo rabbrividire.
«E’ una storia complicata,» rispose quella con un sospiro, tendendo pigramente il braccio destro in una direzione imprecisata. «Ma onestamente non vedo l’utilità di raccontartela, visto che sto per ucciderti.»
Imago si trovò a guardare con orrore l’arma che la sua amica aveva appena evocato con quel semplice gesto.
Non le era mai passato per la testa di chiederle quale fosse la sua arma, ma ora era lì davanti ai suoi occhi: una lancia. Chris possedeva una lancia di metallo nero lunga almeno due metri.
Imago sentì il cuore prendere a batterle all’impazzata nel petto. Non capiva cosa stava succedendo, ma era certa di una cosa: quello non era uno scherzo. Se voleva sopravvivere doveva andare via da lì, subito. Ma, al momento, non aveva abbastanza forze per usare i suoi poteri, e anche se le avesse avute era certa che lei non le avrebbe permesso di andare molto lontano.
Inerme e paralizzata dalla paura, la ragazza chiuse gli occhi e li strinse. “Non voglio morire,” si disse, trattenendo a stento le lacrime. “Ti prego, non voglio!”
Il suo ciondolo rispose a quella supplica silenziosa con un brillio tenue.
«Oh, no che non lo farai!»
Prima che potesse succedere qualcosa, Chris agitò la lancia nella sua direzione. Per evitarla, Imago si mosse di lato: portò una mano al viso per proteggersi, dando all'altra aliena l’occasione di usare la punta tagliente della sua arma per imprimerle un lungo taglio sul braccio, che finì per lacerare il laccio del suo ciondolo.
Il gioiello si staccò e cadde a terra. Mentre Imago indietreggiava, stringendosi il braccio ferito, Chris si chinò a raccoglierlo.
La ragazza  pensò che la sua mossa successiva sarebbe stata infilzarla con quella lancia, ma per sua sorpresa lei la fece sparire.
«In verità c’è ancora una cosa che non ho ancora capito, Ima,» le disse pensierosa, rigirandosi la minuscola croce ansata fra le dita. «Stando alle mie ricerche, lo schema di programmazione di voi sorelle prevedeva che l’energia di cui siete composte avrebbe dovuto, in un preciso momento della vostra vita, lasciare il vostro corpo per riversarsi nei rispettivi ciondoli, caricandoli; a causa di questo, voi avreste dovuto indebolirvi fino a spegnervi del tutto. Per Kassidiya è andata esattamente così, però sia tu che Kassandra siete ancora vive. Poco fa, mentre eravamo di sotto, ti ho vista cadere con i miei occhi: avresti dovuto davvero morire in quel momento, eppure non è successo. Perché, Imago? Che cosa avete combinato tu e tua sorella?»
Lei non seppe cosa risponderle. Tremava e desiderava solo andar via da lì.
«PERCHE’?!» le gridò di colpo Chris, perdendo la pazienza. «Perché sei così attaccata alla vita?! C’è qualcosa che ti trattiene o sei solo molto resistente?» Presa dalla rabbia, mentre le parlava la afferrò per un polso e la scagliò a terra con forza; lei batté il fianco sul pavimento e si lasciò sfuggire un grido di sorpresa piu' che di dolore.
«Non sei un guerriero!» continuò l'altra, dandole un calcio forte nello stomaco. «Non sei neanche un essere vivente. Sei una stupida principessina. Se non muori, non posso impossessarmi di quest’energia!»
Chris continuò a colpirla. Lei riusciva a malapena a muoversi ed era troppo debole per opporre qualunque resistenza.
Si sentì impotente e sola.
Quando Chris si calmò, Imago aveva la mente offuscata dal dolore ed ebbe appena la forza per singhiozzare, «Chris, perché lo fai?»
Lei le rispose con una risatina amara. «Perché, mi chiedi? Non l’hai ancora capito? Ti darò un indizio: l'obiettivo dell'Ordine di Ra-Hu non è risvegliare il Messia. Vi ho mentito, ed è stato così facile che ad un certo punto è diventato persino noioso. Tu, in particolare, sei sempre stata così buona da non aver mai dubitato di me. E’ il rovescio della medaglia dell’essere il contenitore dell’energia più pura che esista, credo: sei tremendamente… ingenua.» Le rivolse un’ultima occhiata. «Il mio piano era di aspettare che il tuo ciondolo fosse completamente carico prima di prenderlo, ma purtroppo non ho più tempo: fra pochissimo il contatto planetario spalancherà le porte dimensionali e per allora dovrà essere tutto pronto. Per cui, visto che non hai intenzione di morire, accelererò il processo. Pensaci tu, Neidr.»
Imago non capì la metà delle sue parole. Cercando di controllare il respiro, si puntellò debolmente sui gomiti per cercare di rialzarsi, ma tremava per il dolore ed era sicura che Chris le avesse rotto qualcosa. D’un tratto, percepì una presenza accanto a lei. Non riusciva a vederla, ma la sentiva chiaramente mentre si avvicinava. Era viscida e fredda e le dava i brividi. Avvertì una fitta sottile, come una puntura. Ma non era nulla in confronto a quello che stava provando in quel momento, per cui non se ne preoccupò.
Pochi secondi dopo, desiderò di essere morta.
Un dolore indicibile si impossessò del suo corpo in modo così spietato che si ritrovò a urlare come mai aveva fatto in vita sua.
«Che cos’è, Chris?» le gridò disperata, contorcendosi in quella che sembrava pura agonia. «Che cos’è?!»
«Chi, Neidr? Ah, lui è il mio piccolo. Purtroppo, da quando quello scienziato ha massacrato il suo fratello maggiore, non è più lo stesso. Se avessimo avuto più tempo te l’avrei mostrato, ma come ti ho detto… vado di fretta.»
Si inginocchiò di fronte a Imago, che si agitava e singhiozzava per il dolore. «Non preoccuparti, sarà finita subito,» la rassicurò, scostandole una ciocca di capelli sudati dagli occhi. «So come funziona il veleno di Neidr, l’ho preparato io stessa. In questo momento la tua frequenza cardiaca sta crollando, mentre il tuo sangue si sta raggrumando nelle vene. Se non sverrai per lo shock fra qualche secondo, sentirai il tuo cuore collassare e poi morirai.»
Imago gemette, pregando che fosse vero. La sensazione era lacerante ed implacabile e lei non poteva far nulla per combatterla.
"Se ci pensi, la morte non è poi così mostruosa. Potrebbe essere la liberazione dal dolore che ti sta torturando," le aveva detto Chris solo pochi minuti prima. Solo ora capiva il senso malato di quella frase. Aveva pianificato questo sin dall'inizio, aveva pianificato tutto. E lei... stava morendo. Stava morendo davvero. Sarebbe morta in quel posto sconosciuto senza essere riuscita ad aiutare nessuno.
Cosa sarebbe successo ai suoi amici?, si chiese in un ultimo barlume di lucidità,
trattenendo un grido sommesso. Cosa gli avrebbe fatto Chris? Non poteva morire. Non poteva. Non poteva. Non poteva. Doveva avvertirli. Doveva dirgli del pericolo che stavano correndo, ma non aveva neanche la forza di alzarsi in piedi.
Allora fece l’ultima cosa che le era rimasta. Sollevò appena la mano davanti a sé, mentre il dolore la distruggeva. «K-Kisshu…» esalò.
«Non verrà, principessina,» cantilenò Chris.
«Ma non preoccuparti, ci sono io con te.»
Lei strinse i denti, lottando con tutte le sue forze per restare cosciente, tutto il corpo che tremava. «…Kisshu,» disse in un ultimo soffio disperato, «scappa.»
Subito dopo, mentre Imago ricadeva a terra senza vita, Chris inarcò dubbiosa un sopracciglio.
Quando si girò indietro, nella direzione verso cui la ragazza aveva teso la mano, scorse la sagoma di Kisshu che, comparso nella stanza da chissà quanto tempo, aveva assistito a tutta la scena.






+ + +

Note dell'autrice:
E mò sono caz così, questo è il capitolo 39. Nella prima versione della fanfic, Chris rivelava la sua vera natura nel cap. 42, mentre tutte le spiegazioni erano nei capp. 43 e 44.
Anche adesso pianifico di ficcare le spiegazioni lì. Ma, revisionando, ho pensato di anticipare la questione di Chrissuccia e anche di iniziare a farle spiegare qualcosa - seppur in modo approssimativo "perché tanto, Imago-chan, tu stai per morire ♥"
. D:
In generale voglio rassicurarvi sul fatto che presto avrete tutte le risposte. D:


  
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