Capitolo otto
Jamia si chiuse la porta dalla stanza alle spalle,
muovendo qualche passo verso la sala d’attesa dell’ospedale.
Si fermò solo per un attimo, sorridendo fra le
lacrime che ancora le bagnavano il viso, dopo la lunga chiacchierata con la
madre. Davanti a sé riusciva finalmente a vedere uno spiraglio di felicità, e
lo capì anche quando guardò il viso sereno di David che le accarezzò i capelli
prima di vederlo sparire oltre quella stanza, dove la madre ora riposava con un
vago sorriso.
“Ehi…” Frank si staccò dalla parete
appena la vide entrare nella sala d’aspetto e per la prima volta ammirò
il sorriso di Jamia.
Era un sorriso caldo, armonico e vero.
“Ehi…” gli rispose lei, andandogli
incontro con lievi passi affrettati.
“Tutto bene?” chiese allungando la mano
per asciugare le lacrime sulle guancie colorite. Jamia annuì, trattenendo la
mano calda di Frank nella sua.
Si guardarono negli occhi prima di socchiuderli e
avvicinare i loro volti per continuare quello che avevano interrotto qualche
ora prima.
“Jamia?!”
Frank alzò gli occhi al cielo, trattenendo una
bestemmia, mordendosi il labbro inferiore con forza e si accigliò leggermente
quando vide la figura di Jamia raggelarsi.
“Tesoro?”
Nestor si girò lentamente, verso l’uomo che
l’aveva chiamata con tanta agitazione. “Cosa
ci fai qui?”
Frank ci mise un po’ a riconoscerlo, ma appena
lo guardò negli occhi, vide gli stessi di Jamia.
Edward Nestor aveva l’aspetto trasandato, come
se non dormisse da giorni. Abbandonò l’uscio della sala d’aspetto e
con passo svelto afferrò sua figlia, stringendola in un abbraccio violento.
“Oh tesoro, ero così preoccupato!” iniziò
l’uomo. “a casa era tutto chiuso e quella pozza di sangue sul
letto!”
Jamia non si mosse, non lo abbracciò e non aprì
bocca.
“Jamia?” la chiamò suo padre.
“Ora che hai colmato la tua preoccupazione puoi
anche tornare da dove sei venuto.” Mormorò Jamia, staccandosi da
quell’abbraccio possente.
“Che cosa dici?!”
esclamò Edward, indignato.
Frank tentò, fallendo miseramente, di farsi piccolo piccolo, per non poter
assistere a quella discussione.
“Che te ne devi andare! Che devi sparire!” urlò
Jamia, spintonando il padre verso l’uscita. “
dove cazzo eri quando mamma si è tagliata le vene, eh? Dove cazzo eri
quando non voleva mangiare, dormire o uscire! Dov’eri Edward?!” sbraitò e sia Edward che Frank sussultarono alle
parole di Jamia.
“Lo sai che sono molto impegnato!”
“Oh! Certo! Impegnato!”
lo scimmiottò, gesticolando con le mani. “immagino quanto sei
stato impegnato! Così tanto da non aver tempo per la mamma, per David, per me!”
“Io voglio cambiare! Sono qui per questo!”
esclamò, portandosi le mani sul cuore.
“Non ti credo. Non ti credo più! Oramai più nessuno lo fa! Perché
sei ridicolo con le tue promesse del cazzo! Ridicolo!”
Jamia continuò a urlare, senza accorgersi dei tentativi di Frank di farla
calmare con lievi carezze sulla spalla.
“Jamia!” esclamò poi, attirandola a sé
per stringergli la vita con le braccia. “calmati per favore…”
mormorò.
La ragazza sospirò, tra quelle braccia e cercò di
calmarsi.
Non era grazie a quelle carezze che si calmò, ma a
quella voce, che per la prima volta l’aveva chiamata per nome.
Edward rimase a guardare sua figlia, che veniva
calmata fra le braccia di quello stesso ragazzino che l’aveva
riaccompagnata a casa quella sera.
“Papà?” David lo guardò duramente, con le
braccia incrociate al petto, appoggiato allo stipite della porta.
“dobbiamo parlare.” Aggiunse, facendogli un cenno del capo.
L’uomo annuì mesto nella sua direzione e lo seguì, senza degnare di uno
sguardo la figlia, solo per la paura di vedere quei occhi così simili hai suoi
pieni di disprezzo.
“Jam, vai a riposarti ora. Alla mamma ci penso io.” Le disse David, e
non era un suggerimento.
“Tuo fratello ha ragione, vieni.” Le
mormorò Frank, passandole un braccio sulle spalle.
“Ma la mamma…”
“… C’è David con lei.” La
bloccò scoccandole un bacio sui capelli.
Jamia non sembrò convinta, ma si lasciò lo stesso
trascinare fuori dall’ospedale.
Michael stava fumando la sua sesta sigaretta quando
vide Frank e Jamia uscire dall’ospedale. Fece un cenno con il capo e
pestò il mozzicone sotto gli anfibi.
Neil e Gina si catapultarono su Jamia sommergendola
di domande a abbracci.
“Abbiamo visto tuo padre entrare come una
furia!” disse Gina.
“Non ci ha neanche visto e aveva gli occhi che
sembravano iniettati di sangue!” rincarò la dose Neil.
Jamia rise un po’, facendosi strada fra le
braccia dei suoi due amici, guardando Frank con gratitudine.
“Dobbiamo muoverci Iero. A quest’ora mio fratello avrà scoperto della
macchina rubata.” Gli disse Mikey, quando
Frank gli andò incontro.
“Posso immaginare.” Rispose, storcendo le
labbra per poi ridere. “quanto vorrei vederlo ora!” gemette, con
gli occhi nocciola persi in subdole fantasticherie.
Mikey rise, dirigendosi verso l’auto, quasi
saltellando.
Frank richiamò i ragazzi, ancora immersi nel racconto
arrabbiato di Jamia. “In carrozza bellezze!” urlò, sorridendo
dolcemente a Jamia, che con sguardo preoccupato guardava l’ospedale.
“tranquilla, andrà tutto bene!” la ragazza, annuì leggermente ed
entrò in auto.
Il tragitto fu breve e il silenzio di Jamia fu
riempito delle canzoni stonate dei suoi compagni. Frank le accarezzò il dorso
della mano tutto il tempo, diffondendogli un calore confortante.
Quando aprirono la porta dell’appartamento di
Mikey e Frank, Nestor notò un ragazzo moro, venire verso di loro con un
luccichio omicida negli occhi verdi.
“Voi!” sbraitò, afferrando Mikey per il
colletto della camicia.
Neil, Gina e Jamia indietreggiarono verso
l’uscita, mentre Michael e Frank sbuffarono, alzando gli occhi al
soffitto. “sapevo che avevate preso voi la macchina!
Ah!”
“Ovvio che lo sapevi Gee, ti ho lasciato un
messaggio in cucina.” Ribatté il fratello, mentre veniva scosso. “Mi molli, per favore? Mi stai stropicciando la
camicia.” Aggiunse, con tono piatto e distaccato.
Gerard Way gli ringhiò contro, ma lo lasciò andare.
“Come sta la mia piccola?” chiese poi, il viso contorto in una
smorfia preoccupata.
“Bene Gee, ha solo un quasi invisibile graffio
sulla portiera!” gli rispose Frankie, con tono indifferente.
“UN GRAFFIO?!?”
Jamia credette che il ragazzo stesse per avere un bruttissimo attacco
epilettico, perché gli occhi si spalancarono e le vene del collo cominciavano
ad ingrossarsi in modo molto pericoloso. “ io vi uccido! La mia
meravigliosa macchina non può avere un graffio!”
“Andiamo Gerard! La tua macchina è un catorcio
presa da un rivenditore d’usato!” ribatté Mikey, piuttosto
scocciato.
Nessuno seppe mai cosa Gerard stava per dire,
probabilmente una bestemmia o chissà cos’altro,
questo perché Frank ebbe la brillante idea di infilargli la lingua in bocca
intraprendendo un lungo, quanto mozzafiato bacio. Gerard si afflosciò
improvvisamente, emanando un lungo sospiro fra le labbra di Frank.
I tre ragazzi addossati alla porta si guardarono
impietriti. L’unico che non si meravigliò fu Mikey, che ghignando si
diresse in cucina.
“Va meglio ora?” disse, Frankie,
allontanandosi di botto dalle labbra dell’amico, che con gli occhi
annebbiati annuiva. “ora ti calmi e ordini della pizza, okay?” gli
disse dolcemente, prima di lasciargli andare le guancie, strette ancora fra le
sue mani.
“Ma è normale?” fu la prima cosa che
chiese Neil, quando gli venne data una fredda lattina di birra.
“Chi? Gerard?” rispose Frank
sedendosi accanto a una Jamia piuttosto stranita.
“No, il fatto che vi baciate in quel
modo!” esclamò Gina, con le guancie rosse.
“Ah! Beh sì direi. Lo facciamo da
sempre.” Ribatté, prendendo un piccolo sorso di birra.
“Sempre?”
“Cioè, è una nostra abitudine. È il nostro modo di salutarci o a
volte è il mio modo per calmarlo!” chiarì Frank.
“Con tutta quella lingua?” riuscì ad
esclamare Jamia.
“Beh no!” ridacchiò “ non sempre
con tutta quella lingua!”
“Potresti limitarla, la lingua?” chiese
Jamia, sospirando rassegnata. Frank rise e annuì energicamente.
“Agli ordini!” esclamò Frank prima di
darle un veloce bacio sulle labbra. “Sentito Gee?
Niente più lingua!”
Un lugubre lamento si levò dal salotto, procurando le
risate di tutti.
In fin dei conti, bastava poco per stare bene.
Era passata mezzanotte quando Jamia si stese sul
letto di Frank. Aveva chiamato David poche ore prima e il fratello
l’aveva rassicurata, dicendole che Edward se ne era andato e che non
sarebbe tornato tanto presto.
“Tutto bene?” le chiese Frank,
chiudendosi la porta alle spalle.
“Sì, solo un po’ stanca.”
Frank le sorrise, un sorriso così meraviglioso che
aveva il potere di farla sussultare dall’emozione.
“Buona notte allora…” sussurrò il
ragazzo, prima di aprire di nuovo la porta della camera.
“Aspetta!” Jamia si sollevò sui gomiti e gli sorrise intimidita. “Perché non ti
stendi qui?” gli mormorò.
“Oh, okay…”
Si stese al suo fianco e lentamente, la prese fra le
braccia, sospirando insieme a lei.
“Non è che potresti darmi un’altra
lezione?” disse Jamia, sorridendo, con il viso affondato nel collo
profumato del ragazzo.
“Uhm… a che lezione eravamo arrivati?”
“Lezione numero dieci, professore.”
Borbottò allegra. Frank rise e si liberò del suo abbraccio solo per scovare fra
le pile di cd abbandonati per terra quello più adatto e inserirlo nello stereo.
“Okay, lezione numero dieci, ogni canzone ha un
significato e questa, rappresenta quello che significhiamo noi, ora.”
La musica iniziò e le labbra di Frank la seguirono,
mentre si risistemava sul letto.
“…Whenever I'm alone with you
You make me feel
like I am home again
Whenever I'm alone
with you
You make me feel
like I am whole again
Whenever I'm alone
with you
You make me feel like
I am young again
Whenever I'm alone
with
You you make me feel like I am fun
again…”
“…Quando sono
da solo con te
Tu mi fai sentire
come se fossi a casa di nuovo
Quando sono da solo
con te
Tu mi fai sentire
come se io fossi completo di nuovo
Quando sono da solo
con te
Tu mi fai sentire come
se fossi giovane di nuovo
Quando sono da solo
con te
Tu mi fai sentire come
se fossi divertente di nuovo…”
Frank la strinse a sé
baciandole ripetutamente i capelli, mentre lei, con gli occhi pieni di lacrime,
intrecciava le dita alle sue, in una perfetta unione.
“….However far away
I will always love
you
However long I stay
I will always love you
Whatever words I
say
I will always love you
I will always love
you…”
“…Per quanto
lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi
fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io
dica
Io ti amerò sempre
Io
ti amerò sempre…”
Jamia si sentì mancare, e
sentì il cuore esploderle nel petto come mille fuochi d’artificio, mentre
Frank le sussurrava, cantando, quelle magnifiche parole.
Era come se fossero soli al
mondo, chiusi in quella stanza senza nessuno a disturbare quel piccolo mondo
che si stava lentamente formando.
“…Whenever I'm alone with you
You make me feel like
I am free again
Whenever I'm alone
with you
You make me feel like I am clean again…”
“…Quando
sono da solo con te
Tu mi fai sentire come
se fossi libero di nuovo
Quando sono da solo
con te
Tu mi fai sentire come
se fossi puro di nuovo…”
Era meraviglioso sentirsi
amati davvero per la prima volta.
“….However far away
I will always love
you
However long I stay
I will always love you
Whatever words I
say
I will always love you
I will always love
you…”
“…Per quanto
lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi
fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io
dica
Io ti amerò sempre
Io
ti amerò sempre…”
Continua…
No, non è un miraggio.. sono proprio io xD sono passati esattamente un anno e
quasi cinque mesi… sono imperdonabile… come sempre xD però questa
volta sono davvero da prendere a schiaffi! xD
Okay, dopo mille cose che mi
sono accadute, mi sono detta, ehi Grè perché non
continui questa storia?! Ed eccomi qui….!!!
Spero di non deludere nessuno e che i vecchi lettori e lettrici non mi vogliano
male per aver tardato così tanto!!!!!!!!
La dedico a Lò, la mia adorata moglie e migliore amica
La dedico a Jee che ha tanto insistito che continuassi
E lo dedico e tutte quelle
persone che hanno recensito fino ad ora!!!
Grasssssie <3
Grè