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Autore: Folle_camille    12/07/2010    2 recensioni
Quando la notte sembrava troppo lunga, il bambino era solito osservare i disegni di luce proiettati sul soffitto dai fari delle macchine, inventando piccole storie di personaggi inesistenti, o ricordando le storie che suo padre gli aveva letto poche ore prima; aspettava l'alba con serenità e sorrideva quando il tramestìo di pentole e l'odore della cioccolata calda lo avvertivano che era ora di scendere in cucina.
Cos'è accaduto la notte in cui Remus divenne Lupo Mannaro? Questa è la mia versione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Disclaimer ~ Il personaggio è della Rowling, che Dio la benedica! Storia scritta per puro svago, senza alcuno scopo di lucro e blablabla.

Note ~
• Il rating è dovuto ad una scena violenta.
• Please, commentate! Sono molto legata a questa storia, l'ho scritta in un momento di follia e la condivido qui sperando che vi regali le stesse emozioni che ha regalato a me durante la stesura! Buona lettura :)

 

                     ~ Al bambino piaceva la luna.

 

Quella sera di marzo un bambino non riusciva a dormire. 
Le lenzuola pendevano pigre e pesanti dal letto, l'acchiappasogni vicino alla finestra regalava all'aria immobile un occasionale dolce tintinnio.
I capelli castani del bambino poggiavano sparsi su un cuscino di cotone e questi giaceva impassibile con gli occhi spalancati nel buio, come se credesse che il sonno si sarebbe appropriato di lui solo se restava fermo. Quando la notte sembrava troppo lunga, il bambino era solito osservare i disegni di luce proiettati sul soffitto dai fari delle macchine, inventando piccole storie di personaggi inesistenti, o ricordando le storie che suo padre gli aveva letto poche ore prima; aspettava l'alba con serenità e sorrideva quando il tramestìo di pentole e l'odore della cioccolata calda lo avvertivano che era ora di scendere in cucina.
Aveva sei anni e si chiamava Remus. Il suo nome gli piaceva perché non era inglese; sua madre gli aveva spiegato che era il nome latino di uno dei fondatori di una città lontana di cui il bambino non riusciva a ricordare il nome. 
Quella sera, il bambino ascoltava il rumore del vento che scuoteva le foglie dei meli e pensava ai bambini con cui avrebbe giocato l'indomani. Pensava alle altalene del parco, alle panchine di vernice scrostata; ai giornali degli anziani, su cui erano scritte cose che non riusciva ancora a capire. 
Giaceva sereno, pensando a tutto quello. Non si accorse di ciò che stava accadendo fuori; voltò la testa verso la finestra una sola volta, quando un debole ululato gli fece venire in mente uno dei titoli dei giornali dei grandi, di cui era riuscito a leggere solo una parola. C'era scritto "lupi" e c'era la foto di una luna piena. Al bambino piaceva la luna.
Tornò a fissare il soffitto, pensando ai giornali e alle panchine e ai buffi sguardi dei vecchi che si concentravano sulle pagine fresche di stampa.
Passarono diversi minuti prima che si accorgesse di essere osservato. Guardò nuovamente la finestra e si stupì quando i suoi occhi incrociarono quelli di un animale notturno. Quello lo fissava senza sosta con le pupille dilatate e le iridi gialle. Lentamente scostò le lenzuola dal suo corpo fragile e poggiò i piedi sul pavimento freddo. Si avvicinò alle iridi dorate tendendo una mano, forte della sua innata curiosità.
-Cosa sei?-
Mormorò nel buio, e la sua voce risuonò cortese e tenue nell'eco della notte.
L'animale sconosciuto mosse un passo verso la finestra aperta e sguainò i denti bianchi in un ringhio. In un attimo fu sopra di lui e il bambino ebbe solo il tempo di gridare e di coprire il volto con le braccia, prima che il calore del suo stesso sangue lo inondasse e gli procurasse un fiotto di nausea. Lottò gridando con il lupo, piangendo alla vista di quegli artigli che gli laceravano la pelle, rendendola rossa e vivida e bruciante.
Fu un attimo prima che i suoi genitori entrassero nella stanza sbattendo la porta e il bambino riuscì a vedere tre cose prima di svenire, riuscì a vedere le lacrime che bagnavano il volto di sua madre, un lampo di luce che fece scappare la bestia e una ferita incandescente e sanguinante che gli smembrava la spalla destra.
Quando si risvegliò nell'ospedale dei maghi, i suoi genitori giacevano angosciati al suo fianco.
-Mamma?- riuscì a dire.
Si rese conto del dolore lancinante che permaneva sulla sua spalla e delle lenzuola macchiate e bagnate in cui era avvolto.
-E' un miracolo che tu sia ancora vivo- suo padre si sforzò di dire, con la testa abbassata e le mani sulla faccia. 
Non aveva mai visto suo padre piangere.
Il bambino apprese poco dopo l'accaduto, capì che nulla sarebbe più stato come prima. Pensò di nuovo alle panchine scrostate, pensò ai bambini con cui non avrebbe mai più potuto giocare.
Pensò alla luna. Al bambino piaceva la luna, ma non l'avrebbe mai più potuta guardare con gli stessi occhi. La luna gli era ormai ostile.

   
 
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