On the way to love
Capitolo 18
Lentamente i suoni che mi circondano
arrivano flebili alle mie orecchie. Dapprima come un sussurro lontano, poi un
eco nella mia testa, per poi alla fine risultare forti e chiari.
Apro gli occhi ma la luce del
sole in pieno viso mi costringe a chiuderli subito dopo. Sposto leggermente il
capo, e riapro le palpebre. La testa mi fa male e sento la pelle calda sulle
guance. Gli occhi bruciano e respiro a fatica.
Ma chissà come, riesco
a tirarmi su puntellando con i gomiti sul materasso.
Mi guardo intorno e riconosco
la stanza come la mia camera a letto, eppure mi sento come dopo una sbornia. Ma
sono certa di non aver bevuto la sera prima. Bè, quasi certa, non
ricordo niente.
Sfrego gli occhi doloranti e
poi mi lascio nuovamente cadere sul cuscino, stanca.
Solo allora me ne accorgo.
Con un gemito sommesso di fastidio, Matt sistema più comodamente braccia
e testa sul letto. Il resto del corpo è a terra e mi rendo conto che non
deve essere una posizione molto comoda.
Mi accuccio avvicinando il
viso al suo, sento il suo respiro caldo, calmo e regolare. Sta dormendo
tranquillo ma, per quale motivo si trova qui?
Improvvisamente un rumore
flebile simile ad un ronzio mi distrae dal ragazzo costringendomi a voltarmi
dalla parte opposta. Sul comodino, il mio cellulare si muove seguendo il ritmo
dei secondi, vibrando ad ogni squillo muto. Lo afferro con fatica e leggo il
numero sconosciuto sul display prima di rispondere.
- Pronto?- mi accorgo della debolezza
della mia voce solo dopo aver parlato.
Dall’altro capo del
telefono sento sospirare, dopodichè una voce maschile, sconosciuta,
inizia a dire. - Parlo con la signorina Tachikawa?-
Deglutisco cercando di
sistemare la voce. - Sì, sono io.-
- Lieto di averla trovata signorina.
Scusi il disturbo, io sono Eiji Yuki direttore della Deaming Production*. Lei ha fatto un provino da noi qualche tempo
fa... -
Il nome non mi è nuovo
e rievocando i ricordi mi torna alla memoria ciò di cui sta parlando il
tizio al telefono. - Ah, sì. Quello per quel musical... -
Con la coda dell’occhio
vedo Matt tirarsi su a sedere evidentemente sorpreso di trovarmi sveglia e al
telefono. Si avvicina e, scostandomi la frangetta, posa una mano sulla mia
fronte. Il contatto della sua pelle fresca sulla mia bollente mi da un senso di
piacere che corre giù lungo la schiena e d’improvviso mi ricordo
del tizio al telefono.
Lo sento pronunciare il nome
di Leo a gli rispondo distratta mentre seguo ogni movimento del ragazzo che se
ne sta in casa mia come fosse la sua. Torna poco dopo con un’aspirina e
un bicchiere d’acqua, per poi allontanarsi ancora verso la piccola
cucina.
- ... e quindi, si terrà questo
giovedì.-
La mia attenzione torna al
telefono. - Come scusi?-
- Per l’ultima selezione, ovvero quella della decisione dei ruoli, signorina. -
Il cuore inizia ad accelerare
e sento che la temperatura del corpo si fa ancora più alta di quanto
già non fosse prima. Adesso, dove prima Matt mi ha toccato la fronte, la
pelle è diventata rovente.
Oddio, non può essere.
- Quindi, io e Leo
siamo stati presi?-
Il tizio sembra stupito dalla
mia domanda e dopo qualche esitazione risponde incerto. - Sì, signorina.
-
Mi metterei a saltare, a urlare, a correre, a ridere e a piangere dalla gioia!
- Grazie signore!- dico d’impulso mentre scorgo Matt rientrare con una tazza fumante.
- A giovedì allora.-
Chiudo la telefonata con un
click del tastino rosso e resto immobile a fissare il
display spegnersi dopo qualche secondo. Sono certa che sulla mia faccia vi
è dipinto un sorriso stupido e da completa idiota visti gli sguardi e le
occhiatacce che mi lancia Matt. Senza dire niente mando giù l’aspirina e prendo la tazza fumante
che lui mi sta porgendo, bevendone un lungo sorso. E’ latte con qualche
cucchiaio di miele, e mi scivola dolce nella gola procurandomi subito un senso
di benessere.
- Come ti senti?-
Alzo lo sguardo su di lui
notando la dolcezza nei suoi occhi e mi sento
avvampare fino alle orecchie.
- Bene... - rispondo piano nascondendo
il viso nella tazza.
Se potessi scaverei una buca
e mi ci infilerei dentro per non uscirne mai
più!
Con la coda dell’occhio
lo vedo alzarsi ancora e sistemarsi il maglione stropicciato e i capelli
spettinati. E’ bello da morire.
Dio, Mimi, piantala!
- Una buona notizia?- mi chiede indicando
con un cenno della testa il telefono che giace abbandonato tra le lenzuola.
Annuisco con forza. - Era il
direttore di una compagnia teatrale. A quanto sembra, io e
Leo siamo stati accettati per partecipare a un musical. Abbiamo fatto il
provino qualche mese fa, e sinceramente me n’ero scordata.-
- Ottimo, complimenti.-
Lo guardo negli occhi. Perché non mi ricordo niente di quello che è
successo ieri? Eppure ho come la sensazione che fosse
importante. Lui ricambia lo sguardo e, dopo un’ultima sistemata al
maglione, si dirige verso la porta.
- Ok, io adesso devo andare. Cerca di
riposarti per oggi.-
- Ma cosa?-
Lui mi guarda attentamente. -
Ieri sei svenuta perché avevi la febbre alta. Quindi
oggi non uscire, resta in casa. Ti porterò più tardi qualcosa da
mangiare, adesso ho una lezione.-
Annuisco incerta
finché non lo vedo sorridere.
- A dopo.-
E senza lasciarmi il tempo di
rispondergli, imbocca la porta ed esce di casa.
- No,
stai scherzando, vero?-
Sorrido immaginando lo
sguardo stupito di Leo dall’altro capo del telefono.
- Niente affatto, è tutto vero. -
Lo sento esclamare qualcosa e
me lo immagino saltellante per la sua stanza, a Roma.
Oh merda!
- Cazzo,
no!- mi sfugge in italiano.
Leo resta per qualche secondo
in silenzio. - Che ti
prende?-
- Merda... ho
dato l’ok per vederci là questo giovedì per decidere i
ruoli dimenticando che... -
-...
io sono bloccato a Roma.- finisce lui facendomi sembrare anche più
stupida di quanto non mi senta già. - Grazie tante, cara, per aver pensato anche a me.-
- Mi dispiace, ma la telefonata mi ha colta di sorpresa e... - tento di giustificarmi. -... con il
mal di testa che avevo non ho proprio pensato che tu non puoi tornare qui se
non dopo Natale. Merda!-
Lui ascolta ciò che
dico e mi ferma. - Mal di testa? Ma stai male?-
Ah, che carino, si preoccupa
sempre.
- Tranquillo, solo qualche linea di
febbre, c’è chi si occupa di me non devi preoccuparti.-
Sorrido come se potesse
vedermi, e all’improvviso mi viene in mente Matt questa mattina, spettinato
e mezzo addormentato accanto al letto.
- E chi?- chiede
lui.
- Mio padre!- improvviso. Ma perché diavolo sto
mentendo? - Chi sennò?- rido allegra come se niente fosse e lui pare
credermi ridendo assieme a me.
- E come pensi di fare
per giovedì?-
Ah già, accidenti. -
Boh, andrò da sola e spiegherò la situazione, sono
certa che capiranno. A proposito, tuo padre come sta?-
- Oh,
benissimo. Secondo me era tutta una finta, non
l’ho mai visto tanto allegro. Ora sono qui con lui, ah già ti
saluta... - sento la voce dell’uomo in lontananza e sorrido al suo
pensiero. E’ un uomo molto buono, sempre allegro e Leo gli somiglia
moltissimo. Mi ha sempre trattata con dolcezza sin
dalla prima volta che mi ha vista.
-...
è qui che continua a guardare tutte le infermiere, il solito vecchio
bavoso.-
Mi scappa da ridere mentre li sento azzuffarsi come al solito. Poi Leo mi
saluta, mandandomi dei baci e dicendo che mi
richiamerà in serata, e improvvisamente ecco che l’appartamento
ritorna a essere vuoto e silenzioso.
Sospiro sdraiandomi tra le
lenzuola profumate e coprendomi con la trapunta color
miele. Mi bruciano gli occhi, sento le gambe molli, e ho i brividi dovuti al
freddo nonostante stia sudando. Che brutta cosa la febbre, e pensare che quando
andavo a scuola dormivo con la finestra spalancata in pieno inverno per potermi
ammalare e stare a casa. Quel metodo non ha mai
funzionato, e proprio adesso che non vorrei star male, ecco che di punto in
bianco mi prendo la febbre. Se penso che sono anche
svenuta proprio davanti a Matt, che imbarazzo!
E d’improvviso, è il bacio di ieri a
venirmi in mente come un lampo.
Oh cielo, cos’ho fatto?
Come potrò
guardare in faccia Sora da adesso in avanti?
E Leo, come
ho potuto...
Questa storia deve finire,
dirò chiaramente a Matt che è meglio se non ci vediamo più
e tutto tornerà come prima. Tai ha ragione, questa
cosa ci sta distruggendo.
Mi copro completamente
restando immobile nell’oscurità della coperta. Il viso in fiamme, ma questa volta non è per la febbre.
A risvegliarmi è il rumore dei
piatti proveniente dalla cucina. Apro lentamente gli occhi e guardando la finestra noto che è già buio. Volto lo
sguardo verso il display della sveglia che segna le
otto passate. Accidenti, quanto ho dormito!
Mi tiro su a sedere e vedo
attraverso lo specchio dell’armadio la luce della cucina accesa. Mi alzo
lentamente e senza nemmeno infilare le pantofole mi avvio nel corridoio. Quando
entro nella piccola cucina e vedo Matt ai fornelli il
mio cuore salta un battito. E’ tremendamente alto e questo lo sapevo già, ma nella mia piccola cucina sembra un
gigante, e ha legato i capelli non
troppo lunghi creando un piccolo codino. Ho l’istinto di andare da lui e
tirarglielo, sembra l’abbia fatto apposta e ho una voglia tremenda di
corrergli incontro e stringerlo, ma andrebbe contro la promessa che mi sono fatta questa mattina. E’ difficile, ma è
per il bene di entrambi e soprattutto per il bene di Sora.
- Ehi.- dico piano, la voce ancora
assonnata.
Lui si volta e mi scruta con
quei suoi occhi azzurri che mi hanno sempre ricordato il cielo estivo. - Ehi.-
risponde, poi voltandosi continua. - Dovresti tornare a letto.-
- Sto bene.- scrollo le spalle e mi siedo
incrociando le gambe sulla sedia.
- Smettila di fare i capricci come una
bambina.-
- E tu smettila di comportarti come mio
padre.-
Si volta scocciato
ma leggo il divertimento nel suo sguardo.
Dopo qualche minuto la cena
è pronta e servita e iniziamo a mangiare senza dire una parola. Poi,
senza che ce ne accorgiamo iniziamo a commentare un
film alla tv, ridendo come non facevamo da tanto. Io commento su quanto sia carino l’attore che interpreta il protagonista, e
lui mi prende in giro dicendo che è un ragazzino che avrà si e no
quindici anni. E dopo, improvvisamente, lui torna
serio all’improvviso.
- Allora, come pensi
di fare giovedì?-
Inizialmente non capisco
quello che sta dicendo. - Credo andrò da sola e
proverò a spiegare l’assenza di Leo.-
- Capisco.- lui scrolla le spalle mentre gira il caffé nella tazzina. - E per che ruoli siete assegnati?-
Alzo le spalle. - Non lo so, giovedì si saprà appunto questo.
Sinceramente non so bene nemmeno di cosa tratta il musical in sé.-
Lui mi guarda sgranando gli
occhi. - Non guardarmi così!- gli dico offesa. - Pensavo che fosse un
provino a tempo perso sin dall’inizio quindi non mi sono informata
più di tanto. E’ stata una sorpresa più per me che per
chiunque il fatto che ci abbiano presi.-
- Bè, siete bravi, no?-
Sta cercando di... farci dei
complimenti?
- Non saprei, ci sono ragazzi molto più bravi di noi. Forse è perché
siamo molto uniti e ci capiamo al volo e agli altri sembra che ci alleniamo da anni quando invece è la prima volta che proviamo
insieme quella determinata canzone o altre cose... -
- Forse... e se ti
accompagnassi io?-
Lo guardo stupita. - Ma come,
giovedì non hai quell’esame molto difficile?-
- Non darò l’esame, non ho praticamente aperto i libri in questo periodo.-
- Cosa? Ma sei scemo?-
Matt mi osserva confuso. -
Che t’importa se io do un same oppure no?-
- Bè, è che così
sembra che... -
- Cosa?-
Sembra che stai lasciando perdere
la tua vita per me, e questo non va bene.
- Bè, tanto non potrei in ogni
caso... - si appoggia allo schienale della sedia chiudendo gli occhi. - Dopo ho
promesso a Sora che mi sarei visto con lei, a quanto pare
deve dirmi qualcosa d’importante. -
Lo guardo cercando di non far
trasparire il mio stupore. Ma certo, vuole dirglielo,
e ha ragione a volerlo fare. Questo vuol dire che da
giovedì lo perderò per sempre, Matt è un ragazzo responsabile,
sono certa che accetterà la cosa con maturità e allora Tai non
dovrà più preoccuparsi di me, e nemmeno Sora.
- Immagino abbia deciso di lasciarmi...
- dice lui come se la cosa non lo riguardasse. E
questo mi stupisce. -... non la biasimerei infondo.
Non sono il ragazzo giusto per lei, ed è meglio che l’abbia capito
da sola piuttosto che a dirglielo sia io.-
- Tu?-
Non capisco, cosa vuole...
Lui riapre gli occhi e li
fissa nei miei. - Se non sarà lei a farlo, lo
farò io.-
- Non puoi... -
Ma Matt non sembra credere alle mie parole. - Perché non dovrei? Io non la amo...
- dice in un soffio. - Io... -
Ma io abbasso lo sguardo. No, non può veramente
voler dire che...
No, sarebbe...
sbagliato.
- Mimi, guardami... -
Ma non lo faccio, ho troppa paura delle conseguenze, dei
suoi occhi. E allora lui sospira e continua. - Io non
ce la faccio più... questa specie di relazione che ho con lei dura da
troppo tempo, ed io sono stanco.-
- Vuoi venirmi a dire
che l’hai ingannata, illusa, per tutti questi anni?-
Finalmente i nostri occhi
s’incontrano. - No, all’inizio ci ho creduto davvero. Ero
dannatamente convinto che prima o poi avrei finito con
l’amarla, ma... -
- Non ti è mai importato nulla di
lei?-
- Al contrario, Mimi. Le voglio bene, e
mi piaceva davvero all’inizio, un po’ almeno...
ma non è mai stato niente di più e quel che è
peggio è che non ne ero pienamente consapevole. Questo
perché tu non eri qui.-
Torno ad abbassare lo
sguardo. - Vorresti dire che è colpa mia?-
- No, non è colpa tua. Ma se tu fossi rimasta sempre qui, l’avrei capito
subito. Invece sono rimasto come intrappolato in una
bolla, per anni, andavo avanti ma senza vivere davvero. E
poi... - abbassa lo sguardo anche lui, poi torna a fissarmi. -...
poi sei tornata e la bolla si è spaccata. Ed io ho visto quel che mi
stava accadendo, quel che stavo diventando. Mimi,
tutto quello che ho fatto fino ad ora è stato
solo assecondare i desideri degli altri, senza soffermarmi mai a riflettere su
ciò che io volevo. Stare con
Sora, è stato Tai a chiedermi di farlo, dicendomi
che era per il bene di entrambi. Studiare architettura. L’arte mi
è sempre piaciuta, ma è stata Sora a dirmi
che dovevo fare l’architetto, che sarei stato perfetto. Ma era davvero ciò che volevo?-
Resto zitta
mentre lui finalmente, dopo anni, riesce a tirare fuori tutto quello che
ha dentro.
- Ma da quando
tu sei tornata io, non mi riconosco più. O meglio, gli altri non mi
riconoscono più perché io so perfettamente che finalmente sono
tornato a essere il vero Matt. Con te mi sento come quando ero bambino, come quando ti
davo ripetizioni di matematica e mi arrabbiavo se non riuscivi nemmeno a
calcolare perfettamente con la calcolatrice.-
Rido e anche lui sorride. - O come quando potevamo permetterci solo un gelato tra i miei
risparmi e i tuoi, e alla fine decidevamo di prenderlo a mio fratello
rinunciandoci. Oppure come quando mi addormentavo davanti alla tv con te vicina
che ridevi per qualche film, e dormivo davvero bene, Mimi. Non sono mai più
riuscito a dormire così da allora, tranne questa notte, vicino a te.-
Accidenti, sento le lacrime
pungermi gli occhi, ma non posso mettermi a piangere. Perché
è così dannatamente difficile per noi?
Perché non possiamo semplicemente lasciare tutti i problemi,
prendere un treno e scappare via?
Nella vita non si può solo scappare, anche se a
volte fa bene farlo. E Mimi, tu ultimamente non stai
facendo altro che scappare.
Chiudo gli occhi e mi fisso
le ginocchia.
- Comunque... -
inizio io alzandomi e mettendo a posto la tavola. -... non c’è
bisogno che resti ancora. Sto bene, ma, come ti ho già detto hai Sora.
Devi pensare a lei, perciò... per un po’, cerchiamo di non vederci
più.-
Anche lui si alza sbattendo il pugno sul tavolo.
- Diavolo Mimi, ma hai ascoltato una
parola di quello che ho detto?-
- Certo, sono tua amica, ti
ascolterò sempre. Ma penso che ti senti così solo perché
siamo stati separati tanti anni, e insieme ci sentiamo ancora bambini...
succede, io mi sento così anche con Tai.-
Bugiarda.
- E con Izzy, o
Joe... -
Bugiarda.
- Ma
soprattutto con TK, con Sora e... con te. E’ normale, ma non possiamo
pensare di liberarci di tutto solo perché ci sentiamo più liberi
assieme. E’ sbagliato. E poi, io ho Leo. Lo amo,
tanto, da tanti anni... -
Bugiarda, sono una bugiarda.
Lui sgrana gli occhi. - Ma Mimi, io ti... -
- Adesso vai per favore, è tardi
e sono stanca.-
Mi volto e raggiungo la mia camera mentre lui resta immobile. Non voglio
guardarlo, non voglio guardare quegli occhi.
Se lo facessi, tutta la mia
convinzione cadrebbe, come le lacrime che non riesco a
fermare.
Continua...
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[* Dreaming Production: E’ il nome di una casa discografica ( o
qualcosa del genere ) in Rossana. Ho copiato, scusate è il primo nome
che mi è venuto in mente! ]
Note
Autrice:
Oddio ma quanto tempo è passato???
ò.ò
Santo cielo, vi prego non picchiatemi ma... non ho giustificazioni plausibili
per questo ritardo pazzesco ç_ç
Non so cosa dirvi... solo, spero non vi siate
dimenticate di me, e spero che non mi detesterete troppo adesso... perdonatemi
tanto!!!
Cercherò di rimediare aggiornando entro
breve con il prossimo capitolo! >__<
Scusatemi ancoraaaaaa ç________ç
Adesso vado, al prossimo capitolo!
Selhin