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Autore: MizzGreen93    13/07/2010    2 recensioni
I Green day partono per il prestigioso tour di "21st Century Breakdown". Ma avvenimenti strani accadono: minacce, aggressioni,suite distrutte finchè... arriva la goccia che fa traboccare il vaso, la goccia che segna l'inizio della fine. Mia prima fanfiction. Attenzione: questa FF è DRAMMATICA dunque se vi aspettate roba smielosa e, soprattutto, a lieto fine NON FA PER VOI. Semplice consiglio. =)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando bisogna fare un ragionamento, ognuno è pronto a tirare in ballo proverbi, tante piccole frasi fatte che possono sembrare perle di saggezza  per il mittente mentre parole scontate per il destinatario. I proverbi parlano di noi, si burlano di noi, della nostra mente e delle nostre azioni ma… cosa sanno di noi i proverbi? Nulla. I proverbi si limitano prettamente ad una valutazione oggettiva dell’elemento. Ma la soggettività quando si parla dell’uomo è indispensabile: è la soggettività che ci rende diversi. E’ la soggettività che ci rende speciali. E dunque possiamo realmente riassumere la nostra vita o dare consigli attraverso un proverbio?

L’uomo disteso nel piccolo letto d’ospedale aprì pian piano gli occhi. Li richiuse quasi subito a causa della forte luce artificiale accesa nella sua stanza. Man mano che gli occhi si abituavano a quella luce,  sollevò lentamente il capo e si guardò intorno: la stanzetta dal pavimento verde mare e le pareti candide emanava un forte odore di disinfettante che gli penetrava con violenza nelle narici  causandogli un senso di nausea. Una finestra alla sua destra faceva entrare dei deboli raggi solari contrastati da dei nuvoloni che a tratti facevano cadere una sottile pioggerella. Il suo sguardo si arrestò  sulla figura dai capelli corvini piegata sul suo letto a dormire. Portò la sua mano destra dalla quale spuntavano tubi di ogni genere su quella testa e la accarezzò dolcemente. Mentre le dita di lui affondavano delicatamente in quel mare nero, la donna con un sussulto si svegliò: leggermente stordita, sbatté più volte le palpebre finché non scoprì a chi apparteneva quella mano decisa ma delicata.

“Billie!” il viso di Adrienne  di distese in un ampio sorriso bagnato da lacrime di gioia.

“Hey Adie…” tentò di sollevarsi ma fu bloccato da un forte dolore all’addome. “Ahia…” si lamentò.

“Billie, amore, non fare sforzi… avevi un principio di emorragia all’addome, hanno dovuto aspirarla… e avevi anche il naso rotto! I medici però hanno chiamato anche un chirurgo plastico, quindi il tuo naso sarà come nuovo! E…”

“C-cosa? Naso rotto?!” Billie Joe si tastò il naso “Ma… non sento niente!”

“Sei sotto l’effetto dell’anestesia ancora… il dottore ha detto che tra un’ora verranno a somministrarti della morfina per placare anche il dolore all’addome”

“Ah meno male...” Billie Joe sorrise debolmente per poi riassumere un’espressione cupa.

“Adie.”

“Sì amore?”

“I ragazzi… dove sono?”

“Li ho mandati a prendere qualcosa alla macchinetta sai com’è…”

“Adie....”

“…hanno sempre fame e poi una volta saputo che tu eri fuori pericolo…”

“Adie.”

“… erano meno preoccupati e quindi…”

“Adie! Mi fai parlare?”

“Scusami, sì, dimmi.”

“Non mi riferivo a Jakob e Joey.”

“Ah.”

Calò un profondo silenzio tra la coppia.

“Adie, come stanno Mike e Trè.”

“Trè sta bene, ha la gamba fuori uso ma si rimetterà.”

“Ah, meno male.”

“Già.”

“E Mike?”

“…”

“Adie, Mike?”

“…”

“Adrienne, cazzo, ti ho chiesto una cosa! Come cazzo sta Mike?!”

I numerini sul monitor cominciavano a salire.

“Billie, ti prego, calmati!”

“E’ successo qualcosa a Mike, vero? Vero?!”

Il volto di Billie Joe cominciò a contrarsi  in espressioni di dolore, le sopracciglia folte e nere si alzarono nella parte interna verso l’alto rendendo visibile tutti i sentimenti che sopraffacevano quell’uomo.

“Sì Billie… ha subito un forte urto alla testa…” una lacrima spuntò dall’occhio destro di Adrienne, bramosa di carezzare la bianca guancia della donna. “Billie, è andato in coma.”

Silenzio. Nella stanza si udiva soltanto il flebile “bip” del monitor.

Adrienne, asciugandosi la lacrima che l’aveva tradita, osservò la minuta figura distesa in quel letto.

“Billie?”

Billie Joe dal canto suo, non rispose. I suoi occhi verde smeraldo erano ben puntati verso il soffitto. Non un movimento, non un muscolo contratto, sembrava che quell’uomo fosse entrato in catalessi.

Adrienne pensò che sarebbe stato meglio lasciarlo da solo per un po’: aveva subìto un incidente, aveva visto la morte porgergli la mano per portarlo con sé, aveva subìto un intervento e adesso? Aveva ricevuto la notizia che il suo migliore amico, il fratello che si era scelto da bambino era in coma. La donna gli lanciò un ultimo sguardo preoccupato poi si voltò per uscire dalla stanza.

“Vai, Adie… stammi lontano”

La donna si rigirò di scatto

“Billie ma cosa dic…”

“Io… io…”

Due lacrime gli rigarono entrambe le guance pallide.

“Sono un… un… un assassino!”

Come un bambino troppo cresciuto, il frontman cominciò a piangere rumorosamente, portandosi entrambe le mani  al volto.

Adrienne si stese accanto a lui sul lettino cingendolo con il suo braccio destro. Gli stampò dei teneri baci tra i capelli corvini.

“No, Billie, no che non lo sei. E’ stato un incidente. Un triste incidente.”

“Adie, ho ucciso qualcun altro! Adie, ho ucciso una ragazzina!”

Il suo petto cominciò ad alzarsi e abbassarsi come se fosse in preda a degli spasmi. Cominciò a singhiozzare.

Adrienne lo guardò con un’espressione meravigliata.

“Come? Cosa intendi dire, Billie?”

“Stavamo andando troppo veloce… non è stata colpa mia, io non volevo, non volevo ucciderla!”

Il dolore stava rendendo quell’uomo più debole di un bambino.

“Che è successo Billie?”

“Stavamo andando a circa 90Km/h… da lontano ho visto scattare il semaforo rosso… ho premuto il freno ma… ma… niente, la macchina ha continuato a correre… la macchina correva e l’ha messa sotto… lei…lei… è morta Adie. E’ morta perché IO l’ho messa sotto. Lei non doveva morire così… lei non doveva morire e basta.”

Con uno scatto afferrò Adrienne per le braccia: la guardò con gli occhi sgranati.

“Adie, io sono un assassino, io l’ho uccisa.”

“Ok, Billie… domani andrò dalla polizia, d’accordo?”

Disse per calmarlo dal momento che la sua pressione sanguigna era salita notevolmente.

“Adie, devi dire che sono stato io! Devi dir…”

“Sì Billie! Lo farò!”

Si ristese accanto a lui e cominciò ad accarezzargli la testa.

“Ora calmati però. Calmati. Riposa Stai tranquillo, amore. Tutto si sistemerà.”

 

Erano ormai passati sei giorni.  Trè Cool ormai poteva tranquillamente girare per l’ospedale in carrozzella: e con varie scuse cercava di conquistare le infermiere.

“Heyyyy… HEYYY!”

Un’infermiera dai capelli rossicci si voltò.

“Sì? Qualcosa non va?”

Trè Cool assunse un’aria afflitta.

“Oh… oh… sì purtroppo. Dica, signorina, che ne pensa dei Green day?”

“I Green day?” ci pensò su “ Ah, quelli. Non li seguo, perché?”

“Fantastico, allora non mi conosce!” pensò soddisfatto il batterista. “Nono, era così per dire.” riprese l’espressione afflitta. “Senta, signorina, tornando all’argomento di prima… non è che potrebbe farmi un favore?”

“Certo, signore. Dica pure.”

“Mi è caduto un orecchino per terra… un brillantino per la precisione. Non è che potrebbe dare un’occhiata qui a terra? Non posso abbassarmi, sa.” Piagnucolò.

“Certo!”

L’infermiera si abbassò  col volto in direzione di Trè e cominciò a scrutare il pavimento.

“Ehm… veda, è più verso la mia parte. Se si abbassa di più forse…”

L’infermiera obbedì: si abbassò maggiormente. Trè allungò il collo e sorrise soddisfatto.

“Bene, amico caro, i calcoli erano giusti! Cazzo, che meloni!” pensò.

La scollatura della rossa, una volta che questa s’era abbassata, si era aperta mostrando il prosperoso decolté.

“Per caso ha trovato l’orecchino tra i miei seni, signore? chiese la rossa con un finto sorriso accortasi degli sguardi e della bava dell’uomo.

Con un’incredibile faccia tosta, Trè non arrossì nemmeno anzi, divenne ancora più triste e si scusò dicendole che lui soffriva molto e vedere i seni delle donne lo aiutava a combattere il suo dolore. Aggiunse che lo aiutava ad abbandonare le sue pene infernali e a raggiungere la serenità del paradiso. Dal canto suo l’infermiera lo invitò a raggiungere la sua stanza e soprattutto quel paese.

Ogni persona reagisce in modo diverso al cordoglio. Questo era il modo di Trè: lui non s’era dimenticato di Mike, no, il dolore lo afferrava in ogni momento della giornata. Questo era solo uno dei tanti modi per ingannarlo, per cercare di farla franca. Ma il cordoglio non risparmia nessuno. Si insinua nell’anima come petrolio, la inquina, la sporca, non vuole andare via. Sei in suo possesso ormai, suo come un gabbiano appena afferrato da quella marea nera. Non ti lascerà andare via. Non ti basterà lavare le tue ali con il sapone per eliminarlo. Ormai siete una cosa sola.

Trè decise di andare a far visita a Billie: era seriamente preoccupato per lui. Il frontman reagiva in maniera diversa al cordoglio:  lui si lasciava rapire, non urlava, non chiedeva aiuto per farsi salvare. Lui semplicemente si lasciava sottomettere.

“Hey Billie. Come va?” chiese una volta raggiunta la stanza del moro.

Nessuna risposta.

Trè sospirò. Lasciò scivolare le mani sulle ruote della carrozzina e si portò accanto al letto dove Billie Joe era disteso. Il suo viso era rivolto verso la grande finestra a vetri scorrevoli.

“Ho sentito che a breve potrai alzarti anche tu dal letto. Faremo le corse per i corridoi con le carrozzine, huh! Sai che figata?!” urlò per sdrammatizzare.

Naturalmente non ottenne risposta.

“E appena anche Mike si risveglierà andremo a fare i cazzoni con le infermiere. Io già lo faccio ma…”

“Tu hai dei rimpianti, Trè?”

Trè sgranò gli occhi: ma che cavolo stava dicendo? Che razza di roba gli avevano messo in quella flebo? Marijuana liquida? Cazzo, lui sì che stava delirando.

“Billie, che cazzo blateri?”

“Ti invidio, Trè. Anche io vorrei essere come te.”

“Ehi, non ci provare nemmeno ad insinuare che io non me ne fotto di Mike, Billie! Entrambi sappiamo io come sono fatto e credimi, se potessi ora donerei anche la mia unica palla per farlo stare bene! Ma lui, Billie,  si rimetterà! Non è in coma vegetativo, cazzo! Anche i medici l’hanno detto! Di sicuro si risveglia! Dunque, CALMATI!”

“Il fatto è che la gente predica bene e razzola male” rispose il moro come se il suo batterista prima non avesse detto nulla. “Sai” si voltò verso l’amico “si fa presto a parlare. Anche io lo faccio. Anche io parlo troppo e do consigli scontati. Ma una volta che sei tu a trovarti in certe situazioni, beh, ti rendi conto che tutto ciò che hai detto, ciò che hai pensato sono solo tante grandi, inutili cazzate. Ad esempio, sai quel proverbio che dice meglio un rimorso oggi che un rimpianto domani?”

“Sì Billie.”

“Io prima lo dicevo sempre. Lo pensavo davvero. Ma adesso Trè, io ho seri rimorsi. Rimorsi che non mi fanno dormire la notte. Rimorsi che pian piano mi stanno logorando l’anima. Mi capisci Trè?”

“Sì Billie”

“Trè” si voltò verso la finestra di nuovo “allora, secondo te, chi ha scritto questo proverbio sapeva cosa diceva? Ma soprattutto sapeva cos’era davvero un rimorso?”

“No, Billie.”

“Esatto”.

“Billie”

“Sì”

“Ricordi cosa diceva la nostra canzone Whatsername?”

“Spara, Trè.”

“Tu hai ragione, sei sconvolto, hai i sensi di colpa ma, Billie, non puoi continuare così! Non puoi avvelenare il tuo corpo con i rimpianti. I rimpianti , amico mio, sono inutili. Ciò che è fatto è fatto. Non puoi tornare indietro, è inutile continuare a piangerci sopra anche perché se tu avessi scelto l’altra strada Billie, le cose non sarebbero cambiate, anzi, i rimpianti si sarebbero duplicati, triplicati addirittura! Sarebbero morte molte altre persone! Già… i rimpianti sono inutili… e in quella canzone tu non predicavi bene e razzolavi male… è la pura verità amico mio!”

Tra i due uomini cadde il silenzio. Un silenzio ricco di parole. Un silenzio rumoroso attraverso il quale ciascuno dei due uomini trasmetteva all’altro il suo appoggio.

 

*******

Salve gente! Rieccomi qui, dopo una piccola pausetta! XD Allora, ci tenevo a dire che il 27 parto e starò via un mese, ergo cercherò di postare una ltro capitolo e poi ci si rivede alla fine di Agosto. ç_ç

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Sicuramente vi starete domandando perchè ho spostato  il mio angolino alla fine, beh, la questione è semplice: vorrei parlare della faccenda Trè-Infermiera: insomma, voglio sperare che questo umoristico nel tragico non abbia stonato troppo. Cioè, spero non sia risultato troppo irreale. Anche se, se volessimo parlare int ermini Pirandelliani, questo non è altro che COMICO e non UMORISTICO. u.u A voi l'ardua sentenza.

Ci tenevo a ringraziare:

Shopaholic: innanzi tutto, troppo buona. Non credo di meritarmeli tutti questi complimenti, sul serio (anche perchè qui ho fatto solo un lieve accenno a Mike... anche se... Trè potrebbe anche dire un mucchio di boiate, CHISSA'! u.u XD). Il mio scopo era proprio quello di renderli più umani, sono contenta che ci sia riuscita. Grazie ancora! :D

Helena89: grazie infinite!  I miei discorsi non sono altro che le pippe mentali che mi faccio ogni giorno! XD Molti non li amano poichè dicono che sono troppo pessimisti o roba varia, ma io non sono d'accordo, è la realtà che è così. Grazie ancora! :D

Beh e grazie anche a chi legge e non commenta. ^^

PS: Se vi va, leggete la mia prima one-shot "Don't play with the fire".  Sono ben accetti commenti e consigli! =)

  
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