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Autore: JoJo    13/07/2010    4 recensioni
Washington DC. Degli omicidi estremamente cruenti richiedono l'intervento del team di profiler della sezione di analisi comportamentale dell'FBI. E non solo il loro, in effetti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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La crudeltà ha volto umano,
e volto umano la gelosia ,
il terrore, umana forma divina,
e veste umana, il mistero.

-William Blake

Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia

Una notte può passare molto velocemente.
Per i membri del BAU, ogniqualvolta lavoravano a un caso, le notti duravano un battito di ciglia e non erano mai serene.
Non vi era nulla, però, nell'aspetto dei membri della squadra a dimostrare che le ore appena trascorse non erano state tranquille. Il bel viso dell'agente Jereau, per esempio, non mostrava alcun segno di occhiaie, nonostante la stanchezza e lo sconforto per il caso, e il suo sobrio completo formato da camicia e pantaloni era impeccabile. Camminava veloce lungo l'open space dell'Unità di Analisi Comportamentale, ma non guardava nessuno. In effetti, era abbastanza presto perchè non vi fosse ancora molta gente in ufficio, tuttavia aveva sentito il bisogno di tornarsene al lavoro per fare qualcosa. Doveva occuparsi delle reazioni della stampa dopo il comunicato che avevano diffuso il giorno precedente, ma ignorò l'uscio del proprio ufficio per raggiungere con aria determinata la propria meta.
Aprì la porta di vetro soprappensiero, ma non appena si accorse di non essere sola nella stanza, si ritrovò attenta a focalizzare cosa si era trovata davanti e aprì la bocca stupita.
Sul tavolo della sala conferenze, disposte in modo perfetto secondo l'ordine anatomico, si trovavano le ossa di Carlos Grimes. China su quei frammenti, Alaska stava ispezionandone le fratture per l'ennesima volta, ricapitolando mentalmente quanto aveva scoperto nel corso della notte.
Con indosso il camice bianco, gli occhiali da vista calcati sul naso e quelli da laboratorio in equilibrio sulla sommità del capo, l'antropologa aveva davvero l'aria di una ricercatrice navigata e non, come capitava invece più spesso, di una studentessa pronta ad assistere a un laboratorio di chimica. Certo, forse se non avesse avuto l'Ipod nelle orecchie la sua professionalità ne avrebbe guadagnato.
“Ehm...Alaska?-domandò JJ, cauta, attirando l'attenzione della giovane- Che cosa è successo qui?”
“Oh, mi dispiace JJ.- si scusò Alaska, togliendosi gli auricolari, prima di iniziare uno dei suoi interminabili discorsi alla velocità della luce- Avevo intenzione di classificare e ispezionare le ossa in laboratorio, ma a quanto pare durante la notte gli strumenti non sono accessibili, perciò ho pensato di trasferirmi momentaneamente qua. Uno dei custodi mi ha aiutato a trasportare il tutto prima di andare via, comunque prevedo di riportare le ossa di sotto al più presto, dopo avervi fatto il mio rapporto. Il custode, persona deliziosa fra parentesi, ha detto che mi aiuterà di nuovo. Ah, e stamattina mi ha aperto prima i laboratori, così ho potuto avviare le analisi sui resti di Port...”
JJ sorrise materna, prima di interromperla “D'accordo, Alaska. Prendi fiato, ora.”
La ragazza seguì alla lettera quelle istruzioni, inspirando rumorosamente e buttando poi fuori l'aria, facendo piegare le spalle all'ingiù a fine operazione.
“Questi sono i resti di Grimes?” si informò quindi, vedendola più tranquilla. Sapeva che la salma era arrivata a Quantico il giorno prima, ma era sorpresa dal fatto che Alaska avesse già provveduto alla catalogazione dello scheletro.
“Esatto!-confermò annuendo vigorosamente-Credo di aver scoperto qualcosa che forse potreste ritenere utile.”
JJ alzò le sopracciglia, interessata “Che cosa credi di...”
“Oh!- la interruppe l'antropologa, rizzandosi di scatto- E' arrivato Davon!Lo vado a salutare!”
“Ma Alaska...” cercò di protestare la bionda, ma stava già parlando alla sua schiena.
Con pochi balzi la ragazza aveva raggiunto l'open space, correndo incontro al proprio mentore che non sembrava condividere il suo umore eccessivamente allegro.
“Davon!-lo salutò, con un sorriso radioso in volto- Hai dormito bene?”
Stein storse la bocca “Quell'albergo è una bettola. Però fanno un'ottima colazione.”
“Dici così di ogni posto che non sia casa tua. Spero che tu non abbia mangiato niente che sia dannoso per le tue arterie...” il suo tono era scherzosamente accusatorio, mentre aveva appoggiato la mano sul fianco, per fissarlo di traverso.
“Forse.-ammise colpevole il professore, prima di cambiare argomento- Spero almeno che tu non sia tornata in albergo per un buon motivo!”
“Ti illustrerò tutto nella sala riunioni.-gli assicurò Alaska, facendogli cenno di seguirla- Sai, Davon, quella ampia e luminosa, con tutti quegli aggeggi elettronici che rendono il mio lavoro davvero semplice e immediato e...”
L'uomo fece un gesto seccato “Ancora una parola sulla tecnologia di cui dispone il governo, Quarantanove, e ti ritroverai a occuparti dei tesisti da qui all'eternità.”
“Ma lo faccio già.” gli ricordò la giovane, gioviale.
Stein aggrottò le folte sopracciglia candide “Allora dei laboratori sugli scavi.”
“Faccio anche questo, e fra l'altro lo trovo piuttosto divertente.” rise Alaska, facendo dondolare la testa.
“Sto iniziando ad odiarti.” la informò il vecchio, burbero. 
“Oh, lo dici sempre di prima mattina.” commentò Alaska, facendo roteare la mano. Quando si voltò per indagare la sua espressione riconobbe il volto tirato e serio della donna che si stava dirigendo per l'appunto nella stessa direzione in cui stavano camminando loro.
“Buongiorno anche a lei dottoressa Tanaka!” trillò, facendo sventolare il braccio
“Toh, il piccolo Umpa Lumpa degli obitori.- la salutò la donna, con una smorfia poco amichevole sul volto- Non dovresti essere in laboratorio a spargere le tue irritanti perle di felicità fra i miei collaboratori?Che ci fai qui?”
La ragazza si strinse nelle spalle: come al solito non aveva colto l'astio nella voce della patologa “Niente di importante, espongo i risultati delle mie analisi e in più stavo per dire a Davon che fra circa un'ora le ossa di Bill Port saranno pronte per le sue analisi.”
“Cosa?!-esclamò la Tanaka, fermandosi di colpo- Hai autorizzato la rimozione dei tessuti senza consultarti con nessuno di noi?Approfittandoti del fatto che non eravamo qua?”
L'espressione di Alaska si fece confusa e Stein intuì immediatamente che non aveva assolutamente idea di cosa avesse fatto di sbagliato. “La dottoressa Ross ha le competenze per agire in perfetta autonomia- si affrettò a difenderla- ed è abituata a farlo senza problemi.”
“Forse nel tuo laboratorio del Maryland, Stein, qua c'è un'altra musica.- sbottò, per poi rivolgersi stizzita alla ragazza- Si può sapere che cosa hai fatto?”
“Ho liberato sui resti in nostro possesso un centinaio di scarafaggi carnivori.” disse con naturalezza.
“Geniale, avrei dovuto proporlo io: in questo modo le ossa non si rovineranno nonostante i tessuti siano compromessi.-si congratulò Stein, senza nascondere l'orgoglio verso la propria allieva- Brava, Quarantanove.”
“No!- lo contraddisse l'orientale, prima di voltare lo sguardo fiammeggiante verso Ross-Sei pazza?”
La ragazza aggrottò la fronte, pensierosa “Non so, non mi hanno mai fatto test per verificarlo.”
“Era una domanda retorica, Quarantanove.” sospirò Davon, passandosi una mano sul volto.
“Ah, ok.- acconsentì la giovane- Mentre aspetto che le ossa siano pronte pensavo di procedere con un riassunto di quanto ho scoperto con le ultime analisi che ho fatto.”
I due luminari della medicina forense la seguirono nella sala conferenze e, quando vi entrarono, Alaska la trovò decisamente più affollata di come l'aveva lasciata. Rossi le rivolse un sorriso stiracchiato, così come Prentiss, mentre il capo dell'unità di analisi comportamentale non sembrava particolarmente di buon umore. Di certo, dopo aver ritrovato la propria sala riunione invasa da dei resti umani, lo era un po' meno rispetto a quando si era alzato.
L'antropologa si avvicinò al tavolo, mentre gli altri due esperti forensi entravano nella stanza e si sedevano con naturalezza davanti alle ossa ordinate, e si ritrovò a domandarsi dove fossero Reid e Morgan. In particolare, sperò di poter rivedere presto il giovane profiler e di godere ancora per un po' della rassicurante sensazione che gli dava incrociare i suoi occhi scuri ed espressivi.
“Che cosa è successo qua dentro?” le domandò Hotch, le sopracciglia aggrottate.
JJ fece un sorriso tirato “Alaska ha pensato di farci vedere su cosa ha lavorato.”
“Mi avevi giurato che dovevi solo controllare dei risultati e poi te ne saresti andata a dormire.” la rimbeccò Rossi, lanciandole uno sguardo ammonitore.
“Lo so!Ma io dormo meglio se prima svolgo qualche attività impegnativa, solo che questo posto è un mortorio di notte. Se fossi stata una di quelle persone fissate con la pulizia e se non avessi avuto uno scheletro da rimettere insieme avrei potuto aiutare Anton con le pulizie e chiacchierare un po'...” Alaska parlava veloce, gesticolando animatamente.
Prentiss la guardò stranita “Anton?” ripetè.
“Il ragazzo che si occupa delle pulizie a questo piano.- spiegò, con un sorriso radioso sul volto- È simpatico, sua moglie ha appena avuto due gemelli, sono davvero adorabili anche se so per esperienza che vivere con due neonati è peggio di una tortura medievale: se dorme uno, l'altro strilla e fa svegliare il fratello e continuano così all'infinito e...”
“Alaska...” la interruppe David, con quel tono che ormai gli era diventato abituale.
“Lo so, sto divagando, mi dispiace!- si scusò in fretta la ragazza, prima di continuare il discorso- In ogni caso stanotte mi sono sentita particolarmente ispirata, sono riuscita a rimettere insieme il corpo, ho catalogato tutte le ossa, non ve ne sono di mancanti e, in più, sono riuscita a trovare un metodo per...” “Quarantanove!” berciò Stein, con voce dura.
Alaska rivolse verso di lui i suoi occhi chiari “Sissignore?”
“Credo che tu debba passare al decaffeinato.” disse lapidario.
La ragazza gli rivolse un'occhiata confusa “Perchè?”
“Sei un tantino sovragitata.- le spiegò con gentilezza JJ- Hai dormito stanotte?”
“Certo.- rispose sicura, con un gesto casuale della mano- Per una mezz'oretta, ma poi mi sono svegliata. Sapete una cosa che ho scoperto sul caffè?Credo che il mio organismo non sia in grado di assimilarlo. E poi è così amaro!Ci ho dovuto mettere un quintale di zucchero per mandarlo giù...”
“Ok, ok.- la interruppe Hotch serio, fissando gli occhi scuri sui resti-Ora dicci che cos'hai scoperto.”
L'antropologa annuì, facendo dondolare i suoi folti capelli corvini e tornò immediatamente a concentrarsi sul proprio compito “Carlos Grimes non è stato picchiato come le altre vittime.”
“No?- cercò conferma Emily, confusa-Quindi è stato davvero un incidente?”
“Questo è assurdo. - interloquì la Tanaka, mentre sfogliava svogliatamente il fascicolo del caso-Avrebbe dovuto passarci sopra mille volte per ridurlo in questo stato.”
“Esattamente.” confermò Ross, annuendo concorde.
“Stai dicendo che Grimes è stato investito?” si accertò Stein, alzando un sopracciglio.
“Più e più volte.” specificò, mentre nella stanza entravano anche Reid e Morgan.
Il più giovane membro della squadra, lanciò un'occhiata intensa all'antropologa, impegnata a sollevare un femore che aveva ricostruito quella notte ed analizzarlo da vicino per l'ennesima volta. Storse la bocca, maledicendosi di non essere rimasto con lei, mentre notava che i suoi grandi occhi chiari erano stranamente cerchiati di scuro.
“E questo è tutto quello che hai scoperto con una notte insonne?” commentò la Tanaka sprezzante.
“No.- ribattè Alaska, alzando un indice di scatto e brandendo l'osso come se fosse un'arma impropria- Grimes è stato investito da un furgone o un fuoristrada col paraurti piuttosto alto. Ho individuato le prime fratture e coinciderebbero con questa conclusione.”
“Un furgone a Washington.- continuò la patologa, sarcastica- Beh, siamo a cavallo!”
Rossi sospirò “Di certo è più di quello che avevamo finora.”
“E' possibile che riusciate a trovare delle informazioni più approfondite con le informazioni in vostro possesso?” si informò quindi Hotch, rivolgendosi ai due antropologi.
Stein si voltò verso la propria assistente, che in quel momento aveva un quadro d'insieme più completo sul caso “Quarantanove?”
“Certo!Credo che potrei risalire al tipo di auto usata dal vostro US!” trillò soddisfatta.
“Che cos'è un US?” domandò JJ, sporgendosi leggermente verso Emily.
La mora scosse leggermente la testa, socchiudendo gli occhi “Credimi, è meglio se non glielo chiedi.”
“Quindi è stato un gesto improvvisato.- ricapitolò Morgan- L'SI ha visto la sua vittima e senza pianificare nulla ha deciso di agire immediatamente.”
“Per poi affinare la tecnica con gli altri omicidi.” concluse Reid, la fronte aggrottata e un'espressione concentrata in viso.
“Direi che l'ha affinata parecchio- commentò la Tanaka- La maggior parte dei tessuti di quegli uomini sono diventati dei semplici agglomerati di sangue, e i loro organi completamente spappolati.”
Mentre i suoi colleghi continuavano a parlare, l'attenzione di Spencer venne di nuovo calamitata dal volto di Alaska. Si era seduta un po' in disparte, per appoggiare il computer nell'unico punto rimasto libero del grande tavolo della sala riunioni, ed ora sembrava piuttosto impegnata nell'immettere dati di qualche tipo sul pc. Sapeva che non aveva dormito per paura dei suoi incubi, e nessuno meglio di lui poteva capire il suo comportamento, tuttavia non potè fare a meno di rimproverarsi per non essere rimasto con lei. Che cosa avrebbe potuto fare, poi?Lui non era bravo a consolare le persone e, per quanto sentisse la necessità di proteggere Alaska, sapeva che non era in grado di farlo. Perlomeno, non come lei aveva bisogno.
Come se avesse sentito il suo sguardo insistente, la giovane antropologa alzò gli occhi dallo schermo, fissandoli in quelli di Spencer. Non appena vide il sorriso dolce che le si era allargato sul volto, si ritrovò ad arrossire vistosamente e a girarsi di nuovo verso il resto del team, imbarazzato.
Vedendo quella scena Alaska non potè trattenere una risatina sommessa ma divertita.
La Tanaka la fulminò con lo sguardo “Che cosa c'è di così divertente?”
“Sternocleidomastoideo.- rivelò tranquilla- Decisamente la parola più divertente relativa al corpo umano”
“Kansas!-la rimbeccò in un sibilo-Concentrati sul tuo lavoro e possibilmente fallo in silenzio.”
“E' un mio diritto costituzionale ridere sul posto di lavoro.-piagnucolò l'antropologa sporgendo il labbro inferiore- Mi appello al secondo emendamento!”
“Il diritto di possedere armi?” domandò confuso Stein, voltandosi verso di lei.
“Il tredicesimo?” riprovò, incerta, la ragazza.
“L'abolizione della schiavitù?” ribattè la Tanaka con sufficienza.
“Forse sarei dovuta stare più attenta alle lezioni di diritto, uh?” rise, scuotendo la testa.
Davon fece roteare gli occhi, esausto “Torna a fare quello che stavi facendo, Quarantanove.”
“Sissignore.” assicurò Ross, tornando a lavorare sul pc, non prima di essersi sfiorata la fronte con due dita in una buffa imitazione di un saluto militare.
Aveva sentito i profiler interrogarsi spesso sulle vittime di quell'SI. A loro parere erano troppo casuali, per niente legate né dall'aspetto fisico che dallo status e dal tenore di vita. David le aveva spiegato che era difficile entrare nella mente di una persona che non seguiva uno schema nemmeno per se stesso, quindi aveva capito che, al momento, il problema era capire perchè venissero scelti quegli uomini come vittime. Inclinò leggermente la testa di lato, mentre osservava il volto di Carlos Grimes che la scrutava impassibile dal monitor. Era un brav'uomo, si ritrovò a pensare, mentre leggeva la sua scheda. Viveva con sua madre da quando quest'ultima si era ammalata e faceva mille lavoretti per far quadrare i conti. Perchè qualcuno, anche un pazzo criminale, poteva avercela con una persona del genere?
Fece scorrere le sue dita leggere sulla tastiera e quando la risposta che le diede il programma che stava utilizzando la lasciò a bocca aperta.
“Aspettate!-chiamò, alzandosi di scatto, anche se nessuno aveva fatto cenno ad andarsene-Ho appena trovato un'altra cosa che forse potreste trovare interessante.”
Aspettò di avere di nuovo la loro attenzione e digitò sulla tastiera un comando per trasmettere le informazioni anche sui monitor della sala riunioni “Ho rifatto il controllo del riconoscimento facciale, stavolta inserendo la ricostruzione tridimensionale fatta sulla base della forma del cranio, e ho trovato una cosa particolare.”
Sugli schermi comparvero prima i frammenti del teschio di Grimes e poi da questi si ricompose il cranio della vittima, che ben presto prese i tratti che l'uomo aveva quand'era in vita. 
“Di che tipo?- domandò Derek aggrottando la fronte-C'è stato uno sbaglio nell'identificazione?”
“Quarantanove non sbaglia le identificazioni.” lo informò Stein annoiato.
“No, infatti.- assicurò Alaska- Solo che da un controllo incrociato con i vostri database ho scoperto che c'è un pregiudicato che condivide il settanta per cento dei tratti in comune con la vittima.”
“Il settanta per cento?- ripetè la Tanaka- E' tanto.”
“Già, si somigliavano molto.” confermò la giovane, mentre sui monitor si affiancavano le due immagini, decisamente simili.
Stessi occhi scuri, mascella prominente e naso aquilino. In effetti, avrebbero potuto essere fratelli.
“Chi è?” chiese quindi Hotch.
“Trent LeBeau.-lesse Emily dal computer dell'antropologa- È dentro perchè ha tentato di uccidere sua moglie circa tre mesi fa.”
L'uomo annuì, prima di rivolgersi di nuovo alla ragazza“Puoi fare la stessa ricerca anche con le altre vittime?”
“Certo, nessun problema.” disse, prima di richinare il capo sul pc per avviare la nuova ricerca.
Rimasero tutti in attesa in silenzio, mentre nella stanza si sentiva solo il leggero ticchettio delle dita di Alaska sulla tastiera.
“Ok.- esalò dopo qualche minuto, mentre sullo schermo comparivano i volti truci di pregiudicati- Tom Langston, la somiglianza con Bill Port è del sessantacinque per cento. Ed Ramos, al settanta per cento simile a Manuel Gomez. Sean Holler e Mike Bronsan, settantotto per cento di somiglianza.”
“Per che tipo di reati sono stati arrestati?” si informò Rossi, mentre osservava con sguardo attento quegli uomini.
“Aggressioni, violenza domestica, violenza su minore, tentato stupro...” elencò, mentre storceva il naso disgustata. Odiava sapere questo genere di cose delle persone, vedere il male negli occhi la metteva sempre tremendamente a disagio nonostante ciò che vedeva lei in un mese di lavoro era già più di quanto di orribile avrebbe visto una persona comune nell'arco di una vita.
“Ci siamo!” esclamò Morgan, facendola sobbalzare.
Hotch annuì “Ok, finalmente abbiamo il collegamento.”
“Il collegamento sarebbe la somiglianza?” domandò incerta la ragazza, osservando i profiler confusa.
“Sì, Alaska.” gli rispose Rossi gentilmente.
L'antropologa agitò i palmi “Scusate, appena si esce dai confini della scienza da laboratorio e si entra in quelli della psiche mi perdo un po'.”
“Quello che abbiamo capito dell'SI è che agisce per rabbia e la rabbia ha una caratteristica particolare, soprattutto nel modo in cui ha ucciso: è istintiva.” si affrettò a spiegarle Reid.
“Quindi il fatto che si è accanito sarebbe una manifestazione di rabbia istintiva?” cercò di capire, aggrottando le sopracciglia.
“Esatto.” confermò Emily.
“E che cosa c'entrano le somiglianze?” continuò. Non aveva ancora capito perfettamente quanto avevano scoperto gli agenti FBI in seguito alle informazioni che lei stessa aveva fornito.
“Forse è questo che collega le vittime fra loro: non erano loro i bersagli dell'SI, ma semplicemente si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.- disse Prentiss, gesticolando animatamente- Lui aveva l'occasione e quella rabbia istintiva e loro assomigliavano a qualcuno in grado di scatenarlo.”
Non riuscì a trattenere l'ennesima domanda “Ma cos'è che scatena la rabbia?”
“Questo non lo sappiamo ancora.” ammise Rossi.
“Però, ora che sappiamo i nomi delle potenziali vere vittime possiamo fare un nuovo controllo geografico.” aggiunse JJ subito dopo.
Spencer osservò la giovane antropologa scuotere leggermente la testa e abbassare lo sguardo. Sapeva che lei, nonostante avesse vissuto qualche esperienza drammatica nel corso della sua vita, non era ancora in grado di capacitarsi del perchè le persone riuscissero ad agire in modo tanto crudele. Si ritrovò a sorridere con la mente assente per un momento: Alaska era pura e innocente e capiva come la psiche di quelle menti assassine potessero risultargli impossibili da comprendere.
A distrarlo dai suoi pensieri fu la voce secca di Stein “Bene, Quarantanove. Lascia che gli agenti FBI continuino a fare il loro lavoro e seguimi ai laboratori.”
La giovane annuì, con un grande sorriso sul volto “Prendo le ossa e arrivo.” 
“No.” la contraddisse il vecchio immediatamente, lasciandola interdetta.
“Ok, niente ossa.”
“Non intendevo questo, Quarantanove.-spiegò stizzito- Lascia perdere il volto e occupati dell'entità delle fratture corporee: se davvero ha usato una macchina, voglio che scopriamo il modello, perlomeno.”
Alaska fece scrollare le spalle “Come vuoi, Davon. Sei tu il capo.”
“In realtà sono io il capo.- intervenne la Tanaka- Quindi tu prendi quelle ossa e le riporti dove le hai trovate, prima di fare quanto ti ha detto Stein.”
“D'accordo.” acconsentì la ragazza, con un largo sorriso amichevole.
Stavolta però la Tanaka non se ne andò stizzita. Inclinò leggermente la testa di lato, iniziando ad osservare l'antropologa che si trovava davanti con un sentimento che non gli era ancora capitato di provare verso di lei da quando l'aveva conosciuta:curiosità. Perchè sembrava ignorare i suoi commenti acidi e aveva sempre quell'insopportabile buon umore? Strinse gli occhi scuri prima di parlare di nuovo.
“Quello che davvero non capisco, Nevada, è perchè tu fai questo.” le disse, attirando la sua attenzione.
Alaska aggrottò la fronte, confusa “Perchè riporre le ossa in una scatola per riportarle in laboratorio mi sembra il metodo più efficace per...”
“Non hai capito.-la interruppe secca- Questo mestiere, si vede che non fa per te. Tu sembri inconsapevolmente uscita dal mondo delle favole e ti muovi smarrita in una realtà troppo complicata.”
Stein fece roteare gli occhi, mentre gli occhi azzurri della giovane continuavano a covare un'espressione interrogativa “Non credo di seguirla.”
“Ce l'hai stampato in faccia quello che sei: una ragazzina di campagna che va a studiare nella grande città, trova un professore dalla personalità forte che elegge a suo mentore e una materia che trova interessante forse perchè è l'unica in cui ottiene risultati eccellenti o forse perchè la considera fuori dagli schemi ed intellettualmente stuzzicante, una volta laureata si ritrova nel mondo vero, con vittime vere, e non sa gestire tutto l'insieme di situazioni che si creano quindi si attacca come un francobollo al suo mentore sperando che tutto si risolvi al più presto, prima di considerare finalmente l'ipotesi di tornare sotto le ali protettive di mammina e papino.”
Avevano ascoltato tutti il discorso della patologa, trovandolo decisamente inopportuno. Dopotutto, però, la Tanaka era famosa per i suoi modi aridi e la scarsa sensibilità. Rossi la osservò corrucciato per qualche secondo, valutando se davvero la patologa fosse stata così inopportuna, e provò il solito e forte istinto di mettersi a difesa di Alaska ma, inaspettatamente, fu lei stessa a parlare per prima, con il solito tono leggero.
“Si vede che non è un'antropologa: la mia faccia non dice affatto questo, anche se non credo che quello che ha appena elencato sia deducibile dalla conformazione del viso.-spiegò divertita, mentre continuava a sistemare le ossa nella loro scatola stando bene attenta alla loro classificazione- Infatti non ho mai vissuto in città con meno di quattrocentomila abitanti, Davon ha di certo una personalità interessante, ma il motivo principale per cui è lui da cui ho voluto apprendere l'antropologia è perchè è il migliore degli Stati Uniti, e quello che faccio mi piace perchè gli scheletri mi ricordano che fondamentalmente tutti gli uomini sono uguali e sì, spesso ho problemi nel pensare al fatto che tutto ciò che mi passa fra le mani aveva una vita, una personalità e via dicendo, ma non per questo ho mai pensato di mollare perchè credo che quello che facciamo sia importante. Seguo ancora Davon perchè ho ancora molto da imparare, ed anche se i miei genitori non credono che questo lavoro sia giusto per me rispettano le mie scelte e, mi creda, non sento il bisogno di rifugiarmi sotto le ali di nessuno.”
Quando ebbe finito sollevò la scatola di plastica prendendola per le maniglie che sporgevano ai lati e alzò gli occhi guardandosi intorno stranita per quell'insolito silenzio“Che facce buffe, che avete tutti: sembra che abbiate appena visto un fantasma!” disse, prima di andarsene saltellando allegra.
“Era davvero Alaska quella che ha parlato?” domandò Morgan, incerto.
“Sembra di sì.” rispose David, allo stesso modo stupito.
Emily scosse la testa “Forse è bipolare.”
“Forse è un clone.” aggiunse JJ, inclinando la testa.
“Non importa.-tagliò corto Hotch- Dobbiamo tornare al lavoro.”
“Io vado a fare una richiesta perchè sia sottoposta a un tox screen.” dichiarò la Tanaka, infilando la porta da dove era uscita la giovane antropologa.
“Gliene faccio fare uno al mese.-la informò Stein mentre la seguiva fuori dalla stanza-Quarantanove è pulita.”
Hotch trattenne un sospiro e cercò di ignorare quei commenti prima di snocciolare le direttive ai membri del proprio team.
“Prentiss e Morgan,-disse, rivolgendosi ai due agenti- dovete trovare informazioni sui pregiudicati che ha individuato Alaska: dove abitano, chi si è occupato del loro caso e le accuse che gli sono state rivolte.”
“Tu, Reid,-continuò voltandosi verso il ragazzo- devi elaborare un nuovo profilo geografico in base alle nuove informazioni.”
“JJ, devi controllare se Alaska ha avuto l'autorizzazione della signora Port per quella cosa degli scarafaggi. Io e Rossi torneremo dal capo della polizia, per vedere se ci sono precedenti di pestaggi e aggressività nei confronti di pregiudicati da parte di qualcuno in particolare.” concluse, prima di uscire dalla stanza seguito da Rossi e JJ.
Spencer iniziò immediatamente a distendere la cartina sopra il tavolo finalmente libero, mentre Emily si era già messa davanti al computer che aveva lasciato lì Alaska, per entrare nel sistema e iniziare a cercare di scoprire qualcosa senza l'aiuto di Penelope.
Morgan si sedette sulla sedia di fianco a lei, con espressione meditabonda.
“In pratica fino adesso non abbiamo fatto altro che perdere tempo: la vittimologia è stata inutile dato che le vittime in realtà sono state colpite per sbaglio dall'SI.” borbottò, passandosi una mano sulla testa rasata.
“Forse è proprio questo il problema.” commentò Reid, mentre con un pennarello rosso iniziava a scarabocchiare sulla mappa della città.
Prentiss non staccò gli occhi dallo schermo “Che vuoi dire?”
“Che stiamo guardando nella direzione sbagliata.-continuò il giovane genietto- Fino ad ora abbiamo cercato di capire il collegamento fra le vittime, ma forse dovremmo concentrarci maggiormente sull'SI.”
“D'accordo.- concordò Derek con una scrollata di spalle- Perchè l'SI sceglie quelle vittime?”
“Perchè lo fanno arrabbiare, si vede da come le ha ridotte.” rispose Prentiss.
Spencer si voltò, agitando goffamente il pennarello “Ma lui non voleva colpire loro: voleva gli uomini che ha trovato Alaska.”
“Che non sono certo dei boy scout.” aggiunse Morgan, osservando le loro foto segnaletiche che troneggiavano ancora sui monitor della sala conferenze.
“Li accomuna il fatto che tutti hanno compiuto dei reati che hanno come vittime donne e bambini.” notò Emily, guardando intensamente i due colleghi.
“Quindi l'SI...” cominciò a dire Spencer, mentre il pensiero gli si formava velocemente in testa.
“Non voleva semplicemente ucciderli.” disse Morgan, le sopracciglia aggrottate.
Prentiss annuì gravemente “Voleva vendicare le loro vittime.”

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Eccoci qui, finalmente, direte voi...Scusate un sacco il ritardo nell'aggiuornare ma ero in altre faccende affaccendata in questo periodo e questo capitolo mi è stato un pò ostico da scrivere: volevo metterlo unito con quello seguente ma poi mi sono accorta che il filo logico della storia ne avrebbe risentito e, oltretutto, ne sarebbe uscita una cosa che ne anche una cantica dantesca, quindi...E poi è tutto ambientato nello stesso posto, con un'accozzaglia di personaggi tutti nella stessa stanza...Non so, sono perplessa, ma spero che a voi piaccia lo stesso! A questo punto devo informarvi che forse non riuscitò ad aggiornare per un pò (fino a settembre) perchè domenica parto e quando riavrò il pc, solo ad agosto, non credo che potrò usare internet perchè ovviamente il wi-fi funziona solo quando è inutile! Ma non disperate, ce la metterò tutta per fare un aggiornamento lampo sabato!Se non riuscissi auguro a tutti voi lettori delle meravigliose vacanze e vi mando un grosso bacio!Divertitevi, miei cari!Kisses JoJo


aliena : Ma ciao!Guarda, io i suoi libri te li consiglio molto, ne ha scritti 13, tra l'altro l'ultimo è uscito pure di recente. Credo che mi farò una specie di maratona quest'estate dato che avrò un pò di tempo!Ole!Eheheh Alaska fra Nocciolina e gli stati confederati ne ha di soprannomi assurdi, sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto!Se non dovessi pubblicare in tempo, ti auguro delle splendide vacanze!besos

takara : Hey!Spero che il brutto periodo sia passato :) Mi fa piacere leggere di nuovo un tuo commento, sono proprio contenta che Alaska ti piaccia così tanto e così anche le scenette con Reid e il rapporto che si sta instaurando fra i due giovincelli!Uhm...non credo che esista un Tanaka fan club, ma se c'è ti manderò una maglietta!Un bacione e se dovessi latitare nella pubblicazione, buone vacanze!

Maggie_Lullaby : Contenta anche di un commentino mignon, non preoccuparti!Ormai sarò in ritardo ma comunque ti auguro buone vacanze!Baci baci

lillina913 : Hey!Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commento così dettagliato!:) In effetti Alaska non può certo buttarsi tutto alle spalle, ma è talmente ...uhm...leggera, diciamo, nei suoi atteggiamenti che fa dimenticare quello che ha passato. Grazie mille per tutti i complimenti, continua pure a commentare se ti riesce!un bacione e buone vacanze!

   
 
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