La
crudeltà ha volto
umano,
e volto umano la gelosia ,
il terrore, umana forma
divina,
e veste umana, il mistero.
Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia
Una notte può
passare molto
velocemente.
Per i membri del BAU, ogniqualvolta
lavoravano a un caso, le notti duravano un battito di ciglia e non
erano mai serene.
Non vi era nulla, però,
nell'aspetto dei membri della squadra a dimostrare che le ore appena
trascorse non erano state tranquille. Il bel viso dell'agente Jereau,
per esempio, non mostrava alcun segno di occhiaie, nonostante la
stanchezza e lo sconforto per il caso, e il suo sobrio completo
formato da camicia e pantaloni era impeccabile. Camminava veloce
lungo l'open space dell'Unità di Analisi Comportamentale, ma
non guardava nessuno. In effetti, era abbastanza presto
perchè
non vi fosse ancora molta gente in ufficio, tuttavia aveva sentito il
bisogno di tornarsene al lavoro per fare qualcosa. Doveva occuparsi
delle reazioni della stampa dopo il comunicato che avevano diffuso il
giorno precedente, ma ignorò l'uscio del proprio ufficio per
raggiungere con aria determinata la propria meta.
Aprì la porta di vetro
soprappensiero, ma non appena si accorse di non essere sola nella
stanza, si ritrovò attenta a focalizzare cosa si era trovata
davanti e aprì la bocca stupita.
Sul tavolo della sala conferenze,
disposte in modo perfetto secondo l'ordine anatomico, si trovavano le
ossa di Carlos Grimes. China su quei frammenti, Alaska stava
ispezionandone le fratture per l'ennesima volta, ricapitolando
mentalmente quanto aveva scoperto nel corso della notte.
Con indosso il camice bianco, gli
occhiali da vista calcati sul naso e quelli da laboratorio in
equilibrio sulla sommità del capo, l'antropologa aveva
davvero
l'aria di una ricercatrice navigata e non, come capitava invece
più
spesso, di una studentessa pronta ad assistere a un laboratorio di
chimica. Certo, forse se non avesse avuto l'Ipod nelle orecchie la
sua professionalità ne avrebbe guadagnato.
“Ehm...Alaska?-domandò JJ,
cauta, attirando l'attenzione della giovane- Che cosa è
successo qui?”
“Oh, mi dispiace JJ.- si scusò
Alaska, togliendosi gli auricolari, prima di iniziare uno dei suoi
interminabili discorsi alla velocità della luce- Avevo
intenzione di classificare e ispezionare le ossa in laboratorio, ma a
quanto pare durante la notte gli strumenti non sono accessibili,
perciò ho pensato di trasferirmi momentaneamente qua. Uno
dei
custodi mi ha aiutato a trasportare il tutto prima di andare via,
comunque prevedo di riportare le ossa di sotto al più
presto,
dopo avervi fatto il mio rapporto. Il custode, persona deliziosa fra
parentesi, ha detto che mi aiuterà di nuovo. Ah, e
stamattina
mi ha aperto prima i laboratori, così ho potuto avviare le
analisi sui resti di Port...”
JJ sorrise materna, prima di
interromperla “D'accordo, Alaska. Prendi fiato,
ora.”
La ragazza seguì alla lettera
quelle istruzioni, inspirando rumorosamente e buttando poi fuori
l'aria, facendo piegare le spalle all'ingiù a fine
operazione.
“Questi sono i resti di Grimes?” si
informò quindi, vedendola più tranquilla. Sapeva
che la
salma era arrivata a Quantico il giorno prima, ma era sorpresa dal
fatto che Alaska avesse già provveduto alla catalogazione
dello scheletro.
“Esatto!-confermò annuendo
vigorosamente-Credo di aver scoperto qualcosa che forse potreste
ritenere utile.”
JJ alzò le sopracciglia,
interessata “Che cosa credi di...”
“Oh!- la interruppe l'antropologa,
rizzandosi di scatto- E' arrivato Davon!Lo vado a salutare!”
“Ma Alaska...” cercò di
protestare la bionda, ma stava già parlando alla sua schiena.
Con pochi balzi la ragazza aveva
raggiunto l'open space, correndo incontro al proprio mentore che non
sembrava condividere il suo umore eccessivamente allegro.
“Davon!-lo salutò, con un
sorriso radioso in volto- Hai dormito bene?”
Stein storse la bocca “Quell'albergo
è una bettola. Però fanno un'ottima
colazione.”
“Dici così di ogni posto che
non sia casa tua. Spero che tu non abbia mangiato niente che sia
dannoso per le tue arterie...” il suo tono era scherzosamente
accusatorio, mentre aveva appoggiato la mano sul fianco, per fissarlo
di traverso.
“Forse.-ammise colpevole il
professore, prima di cambiare argomento- Spero almeno che tu non sia
tornata in albergo per un buon motivo!”
“Ti illustrerò tutto nella
sala riunioni.-gli assicurò Alaska, facendogli cenno di
seguirla- Sai, Davon, quella ampia e luminosa, con tutti quegli
aggeggi elettronici che rendono il mio lavoro davvero semplice e
immediato e...”
L'uomo fece un gesto seccato “Ancora
una parola sulla tecnologia di cui dispone il governo, Quarantanove,
e ti ritroverai a occuparti dei tesisti da qui
all'eternità.”
“Ma
lo faccio già.” gli ricordò la giovane,
gioviale.
Stein aggrottò le folte
sopracciglia candide “Allora dei laboratori sugli
scavi.”
“Faccio
anche questo, e fra l'altro lo trovo piuttosto divertente.”
rise
Alaska, facendo dondolare la testa.
“Sto iniziando ad odiarti.” la
informò il vecchio, burbero.
“Oh, lo dici sempre di
prima mattina.” commentò Alaska, facendo roteare
la mano.
Quando si voltò per indagare la sua espressione riconobbe il
volto tirato e serio della donna che si stava dirigendo per l'appunto
nella stessa direzione in cui stavano camminando loro.
“Buongiorno anche a lei dottoressa
Tanaka!” trillò, facendo sventolare il braccio
“Toh, il piccolo Umpa Lumpa degli
obitori.- la salutò la donna, con una smorfia poco
amichevole
sul volto- Non dovresti essere in laboratorio a spargere le tue
irritanti perle di felicità fra i miei collaboratori?Che ci
fai qui?”
La ragazza si strinse nelle spalle:
come al solito non aveva colto l'astio nella voce della patologa
“Niente di importante, espongo i risultati delle mie analisi
e in
più stavo per dire a Davon che fra circa un'ora le ossa di
Bill Port saranno pronte per le sue analisi.”
“Cosa?!-esclamò la Tanaka,
fermandosi di colpo- Hai autorizzato la rimozione dei tessuti senza
consultarti con nessuno di noi?Approfittandoti del fatto che non
eravamo qua?”
L'espressione di Alaska si fece confusa
e Stein intuì immediatamente che non aveva assolutamente
idea
di cosa avesse fatto di sbagliato. “La dottoressa Ross ha le
competenze per agire in perfetta autonomia- si affrettò a
difenderla- ed è abituata a farlo senza problemi.”
“Forse nel tuo laboratorio del
Maryland, Stein, qua c'è un'altra musica.-
sbottò, per
poi rivolgersi stizzita alla ragazza- Si può sapere che cosa
hai fatto?”
“Ho liberato sui resti in nostro
possesso un centinaio di scarafaggi carnivori.” disse con
naturalezza.
“Geniale, avrei dovuto proporlo io:
in questo modo le ossa non si rovineranno nonostante i tessuti siano
compromessi.-si congratulò Stein, senza nascondere
l'orgoglio
verso la propria allieva- Brava, Quarantanove.”
“No!- lo contraddisse l'orientale,
prima di voltare lo sguardo fiammeggiante verso Ross-Sei
pazza?”
La ragazza aggrottò la fronte,
pensierosa “Non so, non mi hanno mai fatto test per
verificarlo.”
“Era una domanda retorica,
Quarantanove.” sospirò Davon, passandosi una mano
sul volto.
“Ah, ok.- acconsentì la
giovane- Mentre aspetto che le ossa siano pronte pensavo di procedere
con un riassunto di quanto ho scoperto con le ultime analisi che ho
fatto.”
I due luminari della medicina forense
la seguirono nella sala conferenze e, quando vi entrarono, Alaska la
trovò decisamente più affollata di come l'aveva
lasciata. Rossi le rivolse un sorriso stiracchiato, così
come
Prentiss, mentre il capo dell'unità di analisi
comportamentale
non sembrava particolarmente di buon umore. Di certo, dopo aver
ritrovato la propria sala riunione invasa da dei resti umani, lo era
un po' meno rispetto a quando si era alzato.
L'antropologa si avvicinò al
tavolo, mentre gli altri due esperti forensi entravano nella stanza e
si sedevano con naturalezza davanti alle ossa ordinate, e si
ritrovò
a domandarsi dove fossero Reid e Morgan. In particolare,
sperò
di poter rivedere presto il giovane profiler e di godere ancora per
un po' della rassicurante sensazione che gli dava incrociare i suoi
occhi scuri ed espressivi.
“Che cosa è successo qua
dentro?” le domandò Hotch, le sopracciglia
aggrottate.
JJ fece un sorriso tirato “Alaska ha
pensato di farci vedere su cosa ha lavorato.”
“Mi avevi giurato che dovevi solo
controllare dei risultati e poi te ne saresti andata a
dormire.” la
rimbeccò Rossi, lanciandole uno sguardo ammonitore.
“Lo so!Ma io dormo meglio se prima
svolgo qualche attività impegnativa, solo che questo posto
è
un mortorio di notte. Se fossi stata una di quelle persone fissate
con la pulizia e se non avessi avuto uno scheletro da rimettere
insieme avrei potuto aiutare Anton con le pulizie e chiacchierare un
po'...” Alaska parlava veloce, gesticolando animatamente.
Prentiss la guardò stranita
“Anton?” ripetè.
“Il ragazzo che si occupa delle
pulizie a questo piano.- spiegò, con un sorriso radioso sul
volto- È simpatico, sua moglie ha appena avuto due gemelli,
sono davvero adorabili anche se so per esperienza che vivere con due
neonati è peggio di una tortura medievale: se dorme uno,
l'altro strilla e fa svegliare il fratello e continuano così
all'infinito e...”
“Alaska...” la interruppe David,
con quel tono che ormai gli era diventato abituale.
“Lo so, sto divagando, mi dispiace!-
si scusò in fretta la ragazza, prima di continuare il
discorso- In ogni caso stanotte mi sono sentita particolarmente
ispirata, sono riuscita a rimettere insieme il corpo, ho catalogato
tutte le ossa, non ve ne sono di mancanti e, in più, sono
riuscita a trovare un metodo per...”
“Quarantanove!” berciò
Stein, con voce dura.
Alaska rivolse verso di lui i suoi
occhi chiari “Sissignore?”
“Credo che tu debba passare al
decaffeinato.” disse lapidario.
La ragazza gli rivolse un'occhiata
confusa “Perchè?”
“Sei un tantino sovragitata.- le
spiegò con gentilezza JJ- Hai dormito stanotte?”
“Certo.- rispose sicura, con un gesto
casuale della mano- Per una mezz'oretta, ma poi mi sono svegliata.
Sapete una cosa che ho scoperto sul caffè?Credo che il mio
organismo non sia in grado di assimilarlo. E poi è
così
amaro!Ci ho dovuto mettere un quintale di zucchero per mandarlo
giù...”
“Ok, ok.- la interruppe Hotch serio,
fissando gli occhi scuri sui resti-Ora dicci che cos'hai
scoperto.”
L'antropologa annuì, facendo
dondolare i suoi folti capelli corvini e tornò
immediatamente
a concentrarsi sul proprio compito “Carlos Grimes non
è
stato picchiato come le altre vittime.”
“No?- cercò conferma Emily,
confusa-Quindi è stato davvero un incidente?”
“Questo è assurdo. -
interloquì la Tanaka, mentre sfogliava svogliatamente il
fascicolo del caso-Avrebbe dovuto passarci sopra mille volte per
ridurlo in questo stato.”
“Esattamente.” confermò
Ross, annuendo concorde.
“Stai dicendo che Grimes è
stato investito?” si accertò Stein, alzando un
sopracciglio.
“Più e più volte.”
specificò, mentre nella stanza entravano anche Reid e Morgan.
Il più giovane membro della
squadra, lanciò un'occhiata intensa all'antropologa,
impegnata
a sollevare un femore che aveva ricostruito quella notte ed
analizzarlo da vicino per l'ennesima volta. Storse la bocca,
maledicendosi di non essere rimasto con lei, mentre notava che i suoi
grandi occhi chiari erano stranamente cerchiati di scuro.
“E questo è tutto quello che
hai scoperto con una notte insonne?” commentò la
Tanaka
sprezzante.
“No.- ribattè Alaska, alzando
un indice di scatto e brandendo l'osso come se fosse un'arma
impropria- Grimes è stato investito da un furgone o un
fuoristrada col paraurti piuttosto alto. Ho individuato le prime
fratture e coinciderebbero con questa conclusione.”
“Un furgone a Washington.- continuò
la patologa, sarcastica- Beh, siamo a cavallo!”
Rossi sospirò “Di certo è
più di quello che avevamo finora.”
“E' possibile che riusciate a trovare
delle informazioni più approfondite con le informazioni in
vostro possesso?” si informò quindi Hotch,
rivolgendosi ai
due antropologi.
Stein si voltò verso la propria
assistente, che in quel momento aveva un quadro d'insieme
più
completo sul caso “Quarantanove?”
“Certo!Credo che potrei risalire al
tipo di auto usata dal vostro US!” trillò
soddisfatta.
“Che cos'è un US?” domandò
JJ, sporgendosi leggermente verso Emily.
La mora scosse leggermente la testa,
socchiudendo gli occhi “Credimi, è meglio se non
glielo
chiedi.”
“Quindi è stato un gesto
improvvisato.- ricapitolò Morgan- L'SI ha visto la sua
vittima
e senza pianificare nulla ha deciso di agire immediatamente.”
“Per poi affinare la tecnica con gli
altri omicidi.” concluse Reid, la fronte aggrottata e
un'espressione concentrata in viso.
“Direi che l'ha affinata parecchio-
commentò la Tanaka- La maggior parte dei tessuti di quegli
uomini sono diventati dei semplici agglomerati di sangue, e i loro
organi completamente spappolati.”
Mentre i suoi colleghi continuavano a
parlare, l'attenzione di Spencer venne di nuovo calamitata dal volto
di Alaska. Si era seduta un po' in disparte, per appoggiare il
computer nell'unico punto rimasto libero del grande tavolo della sala
riunioni, ed ora sembrava piuttosto impegnata nell'immettere dati di
qualche tipo sul pc. Sapeva che non aveva dormito per paura dei suoi
incubi, e nessuno meglio di lui poteva capire il suo comportamento,
tuttavia non potè fare a meno di rimproverarsi per non
essere
rimasto con lei. Che cosa avrebbe potuto fare, poi?Lui non era bravo
a consolare le persone e, per quanto sentisse la necessità
di
proteggere Alaska, sapeva che non era in grado di farlo. Perlomeno,
non come lei aveva bisogno.
Come se avesse sentito il suo sguardo
insistente, la giovane antropologa alzò gli occhi dallo
schermo, fissandoli in quelli di Spencer. Non appena vide il sorriso
dolce che le si era allargato sul volto, si ritrovò ad
arrossire vistosamente e a girarsi di nuovo verso il resto del team,
imbarazzato.
Vedendo quella scena Alaska non potè
trattenere una risatina sommessa ma divertita.
La Tanaka la fulminò con lo
sguardo “Che cosa c'è di così
divertente?”
“Sternocleidomastoideo.- rivelò
tranquilla- Decisamente la parola più divertente relativa al
corpo umano”
“Kansas!-la rimbeccò in un
sibilo-Concentrati sul tuo lavoro e possibilmente fallo in
silenzio.”
“E' un mio diritto costituzionale
ridere sul posto di lavoro.-piagnucolò l'antropologa
sporgendo
il labbro inferiore- Mi appello al secondo emendamento!”
“Il diritto di possedere armi?”
domandò confuso Stein, voltandosi verso di lei.
“Il tredicesimo?” riprovò,
incerta, la ragazza.
“L'abolizione della schiavitù?”
ribattè la Tanaka con sufficienza.
“Forse sarei dovuta stare più
attenta alle lezioni di diritto, uh?” rise, scuotendo la
testa.
Davon fece roteare gli occhi, esausto
“Torna a fare quello che stavi facendo,
Quarantanove.”
“Sissignore.” assicurò Ross,
tornando a lavorare sul pc, non prima di essersi sfiorata la fronte
con due dita in una buffa imitazione di un saluto militare.
Aveva sentito i profiler interrogarsi
spesso sulle vittime di quell'SI. A loro parere erano troppo casuali,
per niente legate né dall'aspetto fisico che dallo status e
dal tenore di vita. David le aveva spiegato che era difficile entrare
nella mente di una persona che non seguiva uno schema nemmeno per se
stesso, quindi aveva capito che, al momento, il problema era capire
perchè venissero scelti quegli uomini come vittime.
Inclinò
leggermente la testa di lato, mentre osservava il volto di Carlos
Grimes che la scrutava impassibile dal monitor. Era un brav'uomo, si
ritrovò a pensare, mentre leggeva la sua scheda. Viveva con
sua madre da quando quest'ultima si era ammalata e faceva mille
lavoretti per far quadrare i conti. Perchè qualcuno, anche
un
pazzo criminale, poteva avercela con una persona del genere?
Fece scorrere le sue dita leggere sulla
tastiera e quando la risposta che le diede il programma che stava
utilizzando la lasciò a bocca aperta.
“Aspettate!-chiamò, alzandosi
di scatto, anche se nessuno aveva fatto cenno ad andarsene-Ho appena
trovato un'altra cosa che forse potreste trovare
interessante.”
Aspettò di avere di nuovo la
loro attenzione e digitò sulla tastiera un comando per
trasmettere le informazioni anche sui monitor della sala riunioni
“Ho
rifatto il controllo del riconoscimento facciale, stavolta inserendo
la ricostruzione tridimensionale fatta sulla base della forma del
cranio, e ho trovato una cosa particolare.”
Sugli schermi comparvero prima i
frammenti del teschio di Grimes e poi da questi si ricompose il
cranio della vittima, che ben presto prese i tratti che l'uomo aveva
quand'era in vita.
“Di che tipo?- domandò Derek
aggrottando la fronte-C'è stato uno sbaglio
nell'identificazione?”
“Quarantanove non sbaglia le
identificazioni.” lo informò Stein annoiato.
“No, infatti.- assicurò
Alaska- Solo che da un controllo incrociato con i vostri database ho
scoperto che c'è un pregiudicato che condivide il settanta
per
cento dei tratti in comune con la vittima.”
“Il settanta per cento?- ripetè
la Tanaka- E' tanto.”
“Già, si somigliavano molto.”
confermò la giovane, mentre sui monitor si affiancavano le
due
immagini, decisamente simili.
Stessi occhi scuri, mascella prominente
e naso aquilino. In effetti, avrebbero potuto essere fratelli.
“Chi è?” chiese quindi
Hotch.
“Trent LeBeau.-lesse Emily dal
computer dell'antropologa- È dentro perchè ha
tentato
di uccidere sua moglie circa tre mesi fa.”
L'uomo annuì, prima di
rivolgersi di nuovo alla ragazza“Puoi fare la stessa ricerca
anche
con le altre vittime?”
“Certo, nessun problema.” disse,
prima di richinare il capo sul pc per avviare la nuova ricerca.
Rimasero tutti in attesa in silenzio,
mentre nella stanza si sentiva solo il leggero ticchettio delle dita
di Alaska sulla tastiera.
“Ok.- esalò dopo qualche
minuto, mentre sullo schermo comparivano i volti truci di
pregiudicati- Tom Langston, la somiglianza con Bill Port è
del
sessantacinque per cento. Ed Ramos, al settanta per cento simile a
Manuel Gomez. Sean Holler e Mike Bronsan, settantotto per cento di
somiglianza.”
“Per che tipo di reati sono stati
arrestati?” si informò Rossi, mentre osservava con
sguardo
attento quegli uomini.
“Aggressioni, violenza domestica,
violenza su minore, tentato stupro...” elencò,
mentre
storceva il naso disgustata. Odiava sapere questo genere di cose
delle persone, vedere il male negli occhi la metteva sempre
tremendamente a disagio nonostante ciò che vedeva lei in un
mese di lavoro era già più di quanto di orribile
avrebbe visto una persona comune nell'arco di una vita.
“Ci siamo!” esclamò Morgan,
facendola sobbalzare.
Hotch annuì “Ok, finalmente
abbiamo il collegamento.”
“Il collegamento sarebbe la
somiglianza?” domandò incerta la ragazza,
osservando i
profiler confusa.
“Sì, Alaska.” gli rispose
Rossi gentilmente.
L'antropologa agitò i palmi
“Scusate, appena si esce dai confini della scienza da
laboratorio e
si entra in quelli della psiche mi perdo un po'.”
“Quello che abbiamo capito dell'SI è
che agisce per rabbia e la rabbia ha una caratteristica particolare,
soprattutto nel modo in cui ha ucciso: è
istintiva.” si
affrettò a spiegarle Reid.
“Quindi il fatto che si è
accanito sarebbe una manifestazione di rabbia istintiva?”
cercò
di capire, aggrottando le sopracciglia.
“Esatto.” confermò Emily.
“E che cosa c'entrano le
somiglianze?” continuò. Non aveva ancora capito
perfettamente quanto avevano scoperto gli agenti FBI in seguito alle
informazioni che lei stessa aveva fornito.
“Forse è questo che collega le
vittime fra loro: non erano loro i bersagli dell'SI, ma semplicemente
si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.- disse
Prentiss, gesticolando animatamente- Lui aveva l'occasione e quella
rabbia istintiva e loro assomigliavano a qualcuno in grado di
scatenarlo.”
Non riuscì a trattenere
l'ennesima domanda “Ma cos'è che scatena la
rabbia?”
“Questo non lo sappiamo ancora.”
ammise Rossi.
“Però, ora che sappiamo i nomi
delle potenziali vere vittime possiamo fare un nuovo controllo
geografico.” aggiunse JJ subito dopo.
Spencer osservò la giovane
antropologa scuotere leggermente la testa e abbassare lo sguardo.
Sapeva che lei, nonostante avesse vissuto qualche esperienza
drammatica nel corso della sua vita, non era ancora in grado di
capacitarsi del perchè le persone riuscissero ad agire in
modo
tanto crudele. Si ritrovò a sorridere con la mente assente
per
un momento: Alaska era pura e innocente e capiva come la psiche di
quelle menti assassine potessero risultargli impossibili da
comprendere.
A distrarlo dai suoi pensieri fu la
voce secca di Stein “Bene, Quarantanove. Lascia che gli
agenti FBI
continuino a fare il loro lavoro e seguimi ai laboratori.”
La giovane annuì, con un grande
sorriso sul volto “Prendo le ossa e
arrivo.”
“No.” la
contraddisse il vecchio immediatamente, lasciandola interdetta.
“Ok, niente ossa.”
“Non intendevo questo,
Quarantanove.-spiegò stizzito- Lascia perdere il volto e
occupati dell'entità delle fratture corporee: se davvero ha
usato una macchina, voglio che scopriamo il modello,
perlomeno.”
Alaska fece scrollare le spalle “Come
vuoi, Davon. Sei tu il capo.”
“In realtà sono io il capo.-
intervenne la Tanaka- Quindi tu prendi quelle ossa e le riporti dove
le hai trovate, prima di fare quanto ti ha detto Stein.”
“D'accordo.” acconsentì la
ragazza, con un largo sorriso amichevole.
Stavolta però la Tanaka non se
ne andò stizzita. Inclinò leggermente la testa di
lato,
iniziando ad osservare l'antropologa che si trovava davanti con un
sentimento che non gli era ancora capitato di provare verso di lei da
quando l'aveva conosciuta:curiosità. Perchè
sembrava
ignorare i suoi commenti acidi e aveva sempre quell'insopportabile
buon umore? Strinse gli occhi scuri prima di parlare di nuovo.
“Quello che davvero non capisco,
Nevada, è perchè tu fai questo.” le
disse, attirando
la sua attenzione.
Alaska aggrottò la fronte,
confusa “Perchè riporre le ossa in una scatola per
riportarle in laboratorio mi sembra il metodo più efficace
per...”
“Non hai capito.-la interruppe secca-
Questo mestiere, si vede che non fa per te. Tu sembri
inconsapevolmente uscita dal mondo delle favole e ti muovi smarrita
in una realtà troppo complicata.”
Stein fece roteare gli occhi, mentre
gli occhi azzurri della giovane continuavano a covare un'espressione
interrogativa “Non credo di seguirla.”
“Ce l'hai stampato in faccia quello
che sei: una ragazzina di campagna che va a studiare nella grande
città, trova un professore dalla personalità
forte che
elegge a suo mentore e una materia che trova interessante forse
perchè è l'unica in cui ottiene risultati
eccellenti o
forse perchè la considera fuori dagli schemi ed
intellettualmente stuzzicante, una volta laureata si ritrova nel
mondo vero, con vittime vere, e non sa gestire tutto l'insieme di
situazioni che si creano quindi si attacca come un francobollo al suo
mentore sperando che tutto si risolvi al più presto, prima
di
considerare finalmente l'ipotesi di tornare sotto le ali protettive
di mammina e papino.”
Avevano ascoltato tutti il discorso
della patologa, trovandolo decisamente inopportuno. Dopotutto,
però,
la Tanaka era famosa per i suoi modi aridi e la scarsa
sensibilità.
Rossi la osservò corrucciato per qualche secondo, valutando
se
davvero la patologa fosse stata così inopportuna, e
provò
il solito e forte istinto di mettersi a difesa di Alaska ma,
inaspettatamente, fu lei stessa a parlare per prima, con il solito
tono leggero.
“Si vede che non è
un'antropologa: la mia faccia non dice affatto questo, anche se non
credo che quello che ha appena elencato sia deducibile dalla
conformazione del viso.-spiegò divertita, mentre continuava
a
sistemare le ossa nella loro scatola stando bene attenta alla loro
classificazione- Infatti non ho mai vissuto in città con
meno
di quattrocentomila abitanti, Davon ha di certo una
personalità
interessante, ma il motivo principale per cui è lui da cui
ho
voluto apprendere l'antropologia è perchè
è il
migliore degli Stati Uniti, e quello che faccio mi piace
perchè
gli scheletri mi ricordano che fondamentalmente tutti gli uomini sono
uguali e sì, spesso ho problemi nel pensare al fatto che
tutto
ciò che mi passa fra le mani aveva una vita, una
personalità
e via dicendo, ma non per questo ho mai pensato di mollare
perchè
credo che quello che facciamo sia importante. Seguo ancora Davon
perchè ho ancora molto da imparare, ed anche se i miei
genitori non credono che questo lavoro sia giusto per me rispettano
le mie scelte e, mi creda, non sento il bisogno di rifugiarmi sotto
le ali di nessuno.”
Quando ebbe finito sollevò la
scatola di plastica prendendola per le maniglie che sporgevano ai
lati e alzò gli occhi guardandosi intorno stranita per
quell'insolito silenzio“Che facce buffe, che avete tutti:
sembra
che abbiate appena visto un fantasma!” disse, prima di
andarsene
saltellando allegra.
“Era davvero Alaska quella che ha
parlato?” domandò Morgan, incerto.
“Sembra di sì.” rispose
David, allo stesso modo stupito.
Emily scosse la testa “Forse è
bipolare.”
“Forse è un clone.” aggiunse
JJ, inclinando la testa.
“Non importa.-tagliò corto
Hotch- Dobbiamo tornare al lavoro.”
“Io vado a fare una richiesta perchè
sia sottoposta a un tox screen.” dichiarò la
Tanaka,
infilando la porta da dove era uscita la giovane antropologa.
“Gliene faccio fare uno al mese.-la
informò Stein mentre la seguiva fuori dalla
stanza-Quarantanove è pulita.”
Hotch trattenne un sospiro e cercò
di ignorare quei commenti prima di snocciolare le direttive ai membri
del proprio team.
“Prentiss e Morgan,-disse,
rivolgendosi ai due agenti- dovete trovare informazioni sui
pregiudicati che ha individuato Alaska: dove abitano, chi si
è
occupato del loro caso e le accuse che gli sono state
rivolte.”
“Tu, Reid,-continuò voltandosi
verso il ragazzo- devi elaborare un nuovo profilo geografico in base
alle nuove informazioni.”
“JJ, devi controllare se Alaska ha
avuto l'autorizzazione della signora Port per quella cosa degli
scarafaggi. Io e Rossi torneremo dal capo della polizia, per vedere
se ci sono precedenti di pestaggi e aggressività nei
confronti
di pregiudicati da parte di qualcuno in particolare.”
concluse,
prima di uscire dalla stanza seguito da Rossi e JJ.
Spencer iniziò immediatamente a
distendere la cartina sopra il tavolo finalmente libero, mentre Emily
si era già messa davanti al computer che aveva lasciato
lì
Alaska, per entrare nel sistema e iniziare a cercare di scoprire
qualcosa senza l'aiuto di Penelope.
Morgan si sedette sulla sedia di fianco
a lei, con espressione meditabonda.
“In pratica fino adesso non abbiamo
fatto altro che perdere tempo: la vittimologia è stata
inutile
dato che le vittime in realtà sono state colpite per sbaglio
dall'SI.” borbottò, passandosi una mano sulla
testa rasata.
“Forse è proprio questo il
problema.” commentò Reid, mentre con un pennarello
rosso
iniziava a scarabocchiare sulla mappa della città.
Prentiss non staccò gli occhi
dallo schermo “Che vuoi dire?”
“Che stiamo guardando nella direzione
sbagliata.-continuò il giovane genietto- Fino ad ora abbiamo
cercato di capire il collegamento fra le vittime, ma forse dovremmo
concentrarci maggiormente sull'SI.”
“D'accordo.- concordò Derek
con una scrollata di spalle- Perchè l'SI sceglie quelle
vittime?”
“Perchè lo fanno arrabbiare,
si vede da come le ha ridotte.” rispose Prentiss.
Spencer si voltò, agitando
goffamente il pennarello “Ma lui non voleva colpire loro:
voleva
gli uomini che ha trovato Alaska.”
“Che non sono certo dei boy scout.”
aggiunse Morgan, osservando le loro foto segnaletiche che
troneggiavano ancora sui monitor della sala conferenze.
“Li accomuna il fatto che tutti hanno
compiuto dei reati che hanno come vittime donne e bambini.”
notò
Emily, guardando intensamente i due colleghi.
“Quindi l'SI...” cominciò a
dire Spencer, mentre il pensiero gli si formava velocemente in testa.
“Non voleva semplicemente ucciderli.”
disse Morgan, le sopracciglia aggrottate.
Prentiss annuì gravemente
“Voleva vendicare le loro vittime.”
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Eccoci qui, finalmente, direte voi...Scusate un sacco il ritardo nell'aggiuornare ma ero in altre faccende affaccendata in questo periodo e questo capitolo mi è stato un pò ostico da scrivere: volevo metterlo unito con quello seguente ma poi mi sono accorta che il filo logico della storia ne avrebbe risentito e, oltretutto, ne sarebbe uscita una cosa che ne anche una cantica dantesca, quindi...E poi è tutto ambientato nello stesso posto, con un'accozzaglia di personaggi tutti nella stessa stanza...Non so, sono perplessa, ma spero che a voi piaccia lo stesso! A questo punto devo informarvi che forse non riuscitò ad aggiornare per un pò (fino a settembre) perchè domenica parto e quando riavrò il pc, solo ad agosto, non credo che potrò usare internet perchè ovviamente il wi-fi funziona solo quando è inutile! Ma non disperate, ce la metterò tutta per fare un aggiornamento lampo sabato!Se non riuscissi auguro a tutti voi lettori delle meravigliose vacanze e vi mando un grosso bacio!Divertitevi, miei cari!Kisses JoJo
aliena : Ma ciao!Guarda, io i suoi libri te li consiglio molto, ne ha scritti 13, tra l'altro l'ultimo è uscito pure di recente. Credo che mi farò una specie di maratona quest'estate dato che avrò un pò di tempo!Ole!Eheheh Alaska fra Nocciolina e gli stati confederati ne ha di soprannomi assurdi, sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto!Se non dovessi pubblicare in tempo, ti auguro delle splendide vacanze!besos
takara : Hey!Spero che il brutto periodo sia passato :) Mi fa piacere leggere di nuovo un tuo commento, sono proprio contenta che Alaska ti piaccia così tanto e così anche le scenette con Reid e il rapporto che si sta instaurando fra i due giovincelli!Uhm...non credo che esista un Tanaka fan club, ma se c'è ti manderò una maglietta!Un bacione e se dovessi latitare nella pubblicazione, buone vacanze!
Maggie_Lullaby : Contenta anche di un commentino mignon, non preoccuparti!Ormai sarò in ritardo ma comunque ti auguro buone vacanze!Baci baci
lillina913
: Hey!Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commento
così dettagliato!:) In effetti Alaska non può
certo buttarsi tutto alle spalle, ma è talmente
...uhm...leggera, diciamo, nei suoi atteggiamenti che fa dimenticare
quello che ha passato. Grazie mille per tutti i complimenti, continua
pure a commentare se ti riesce!un bacione e buone vacanze!