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Autore: Andy Grim    13/07/2010    3 recensioni
E se i personaggi di Candy Candy fossero vissuti 30 anni più tardi? E se la guerra che incombeva sullo sfondo non fosse stata la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale?
E se la collega di Candy - Flanny Hamilton - avesse incontrato una persona speciale mentre faceva la crocerossina?
E se questo capitolo incontrasse il vostro favore e ne seguissero altri, cronologicamente successivi?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Chi non muore si rivede

Capitolo 21: Una serata piena di sorprese

 

UCPFH 21

 

 

“A

ndy, ti vuoi muovere o no?” sbottò la signora Greason, mentre scendeva dal taxi.

“Arrivo, arrivo… tenga il resto, buon uomo.”

“Grazie, maggiore.” rispose l’autista.[1]       

Dopo avere attraversato la metà del vasto atrio del Savoy,[2] Flanny si voltò indietro, accertando con disappunto che il marito aveva appena oltrepassato il portone girevole e procedeva sbadigliando, senza troppo affrettarsi.

“Ma insomma, vuoi farti trascinare?!”

“Awh… scusa, tesoro, ma sono stanco morto!”

“Come mai, non ti sei riposato abbastanza?”

“E dove?”

“In teatro: hai ronfato per tutta la commedia!”

“Già, in effetti…” ricordò l’asso lisciandosi la nuca, imbarazzato, per poi ritrovare la solita arguzia “…ma d’altra parte te lo dovevi aspettare, dato il titolo!” ghignò.

I due stavano tornando dal Pavillion Theatre, dove avevano assistito alla soirée della commedia Sogno di una notte di mezza estate.

“Spiritoso” sbuffò la moglie “Shakespeare non è proprio il tuo genere…”

“Beh, un filmetto con Laurel & Hardy[3] m’avrebbe certo coinvolto di più!”

“Non ne dubito” commentò Flanny, con un pizzico d’acredine “bella figura m’hai fatto fare, con la mia collega!”

Andy allargò le braccia: “Hai ragione, perdonami… ma mettiti al mio posto: sono sveglio dalle quattro del mattino, reduce da un volo di sei ore da Norwich a Saint Nazaire e ritorno. Rincaso alle sette di sera, ancora rintronato dai contraccolpi della flak e tu, senza neanche darmi il tempo per una doccia, mi spari su due piedi che la nostra amica ci ha invitato a vedere quel polpettone, dove recita il suo famoso prim’attore, con successivo ricevimento al Savoy! Capisco il suo entusiasmo da prima fan, ma non era meglio una tranquilla cenetta fra amici? Conosco un posticino a Soho, che…”

“Ho presente” lo fermò la consorte con un cenno eloquente della mano “ma Candy non è il tipo da frequentare quel genere di posticini…”

“Scommetto che il suo bello invece sì!”

Flanny Greason s’arrestò di colpo, tornando a girarsi di fronte al marito e stringendogli le spalle: “Ora ascoltami bene: lo so che gli inglesi non ti sono eccessivamente simpatici[4]… e capisco che io e Candy non t’abbiamo alleggerito la giornata. Ma lo sai com’e fatta e quanto ci teneva… perciò ti prego: fa’ uno sforzo e comportati soprattutto da quel gentiluomo che sei in realtà!”

Quando la moglie lo guardava con quegli occhi, al contempo severi e amorevoli, Andy Greason non poteva più discutere, per cui abbozzò un sorriso: “Ma certo, amore. Ci mancherebbe!”

“Bravo!” replicò lei, schioccandogli un bacetto a fior di labbra.

Entrati nel salone principale si fecero strada fra i tavoli volgendo lo sguardo verso i commensali e le coppie che danzavano sulle note di Night and Day, una celebre canzone di Cole Porter, discretamente interpretata dall’orchestra dell’hotel.

“Eccola là…!” disse la donna.

Andy diresse la sua vista acuta nella direzione indicata, non tardando a scorgere la loro amica. Giunti al suo tavolo, i coniugi ne notarono subito l’espressione poco allegra.

“Siamo qui!” si annunciò Flanny.

“Come mai tutta sola?” le chiese invece il marito.

La ragazza abbozzò un malinconico sorriso: “Terry ha dovuto trattenersi in teatro per parlare col signor Hattaway e la cosa stava andando per le lunghe. Ho preferito venirvi incontro per non farvi preoccupare.”

“Sei stata gentile, cara, ma non ce n’era bisogno.” le rispose la collega con la coda di cavallo.

“Vero” aggiunse l’asso “e poi trovo assai imprudente, da parte tua, lasciarlo in balia delle ammiratrici!”

“Tesoro” intervenne la consorte, rifilandogli una gomitata nel fianco “che ne dici di sederci a bere qualcosa, mentre lo aspettiamo?”

“Ottima idea…!” rispose lui, mascherando il dolore con una smorfia. Accomodatosi, attirò l’attenzione d’un cameriere e ordinò - suo malgrado - uno scotch allungato per lui e due spremute d’arancia per le signore. Quando vennero serviti, Andy alzò il bicchiere e propose un brindisi per rimediare alla gaffe precedente: “Bene… al nostro superbo attore e alla sua luminosa carriera. E, naturalmente, anche alla sua musa ispiratrice!” concluse guardando la bionda.

“Grazie di cuore” rispose lei, sorridendo dolcemente “v’è piaciuta la commedia?”

“Molto” s’affrettò a rispondere Flanny, premendo leggermente il piede destro su quello sinistro del marito “era la prima volta che potevo assistere ad un classico e l’esperienza è stata del tutto positiva. Il talento del tuo fidanzato, poi, è senz’altro all’altezza della fama!”

Ringraziando nuovamente l’amica con un cenno del capo, Candy guardò allora il suo quasi omonimo: “E tu, Andy, cosa mi dici? Sei riuscito a capirci qualcosa, fra un sonnellino e l’altro?” gli chiese, con affettuosa ironia.

“Beh, ecco…” rispose lui, trastullandosi la cravatta “…se devo essere proprio sincero… pur ammirando la bravura del tuo attore, devo confessarti di non essere riuscito a capirci un granché… sai, io ed i classici non siamo mai andati molto d’accordo!” concluse con un sorrisetto imbarazzato.

“Effettivamente” confermò la sua compagna, con malizia “la tua antologia giovanile era limitata ai fumetti e ai romanzi d’avventure, se non erro.”

“Non nego che Verne fosse più presente di Shakespeare, nella mia biblioteca” rispose lui, di rimando, leggermente piccato “d’altra parte i suoi romanzi futuristici hanno contribuito non poco a istillarmi la passione per la tecnica e l’aeronautica in particolare!”

“Sta’ tranquillo, Andy” intervenne la bionda, col suo eterno istinto pacificatorio “è giusto che ognuno segua le proprie inclinazioni. Ho sempre ammirato le persone che svolgono con passione il loro lavoro, come tu e Terry… per non parlare della mia prima maestra!” terminò guardando la signora Greason.

“Sei troppo buona, Candy. Te lo dico sempre di non esagerare!” scherzò lei.

“A Cesare quel che è di Cesare” rispose lei, strizzando l’occhio “peccato, però, che tuo marito fosse così spossato: alcune scene di quell’opera sono davvero affascinanti. Anche il personaggio di Ermia è magistralmente interpretato.”

“È vero” ammise Andy, senza troppo pensarci “la presenza di quell’attrice è davvero notevole. Com’è che si chiama? Karen Kleis, mi pare…”

“Figurati se non eri sveglio, quando recitava lei” saltò su la moglie “sempre il solito!”

“E tu sempre a lamentarti” ridacchiò lui “pensa alla povera Candy, piuttosto: almeno io non ci recito accanto!”

“Pfui… Candy non ha bisogno di preoccuparsi, perché Terence Granchester è sicuramente più serio di te! Vero, cara?”

“Non posso lamentarmi…!” rispose l’interessata, con lieve accento strascicato.

“Ehi, hanno attaccato con Polvere di Stelle…” Andy si alzò e tese la mano alla moglie “…balliamo?”

“T’è già passata la stanchezza? Prima, per poco non cascavi per terra!”

“Beh, ma è una delle nostre canzoni preferite…” tentò goffamente di rimediare “…non ti va?”

Lei scosse la testa: “Scusami, amore, ma ho ancora i piedi che fumano: sono stata in corsia per tutta la mattina e in sala operatoria per l’intero pomeriggio. Tu, almeno, in carlinga, puoi startene seduto!”

“Spiritosona! Vuoi far cambio, per caso?”

“Scherzi? Ci tengo ai miei pazienti!”

“Va bene, come non detto” sospirò il maggiore. Poi, incrociando lo sguardo con Candy, si ritrovò improvvisamente a chiederle “posso…?”

La bionda spalancò gli occhi, per poi guardare la mora: “Mah…” titubò “…se a Flanny non dispiace…”

Quest’ultima la guardò con aria strana, poi abbozzò: “Ma sì, fallo contento. Almeno la smetterà di sparare sciocchezze!”

L’infermiera dai codini dorati porse allora galantemente la mano all’aitante ufficiale dell’USAAF, che, con un sorriso amabile, la condusse alla pista da ballo. Qui giunti, la giovane abbozzò un lieve inchino al suo accompagnatore, che la cinse gentilmente in vita, ponendole l’altra mano sulla spalla. I due amici, forse suggestionati dalla dolce melodia di Carmichael, si rilassarono completamente dopo una dura giornata di lavoro.

Quasi senza rendersene conto, Candy appoggio lentamente il mento sulla spalla del pilota… era strano, ma la stretta vicinanza dell’amico le infondeva la medesima sensazione che avvertiva in compagnia del suo caro “zio adottivo” o quella che, in passato, aveva provato vivendo assieme al suo primo ragazzo (nipote dello stesso William Andrew) tragicamente perito durante una battuta di caccia alla volpe.

Anche il nostro asso percepiva una gradevole sensazione di tranquillità emanare da quella formidabile ragazza, così diversa nel carattere dalla sua compagna, ma così affine per tenacia e per generosità. Seduta al tavolo, Flanny Greason li guardava ballare quel lento candidamente abbracciati, senza che alcun pensiero negativo le passasse per la mente (a parte augurarsi che l’orchestra non si mettesse a suonare Cheek to Cheek).

Non era ingenuità, la sua, ma soltanto una ferma consapevolezza. Flanny non aveva dubbi su chi fosse, anche in quel momento, la persona posta al centro dei pensieri del marito.

***

Non la pensava però esattamente così un prestante giovanotto dal volto fiero e dalla folta chioma castana, che proprio in quell’istante stava entrando nel salone assieme a una bella giovane dai lunghi capelli rossi e un distinto signore di mezza età. Tutto si aspettava di vedere, a quel “ricevimento da imboscati”, tranne la donna della sua vita intenta a ballare fra le braccia di uno sconosciuto!

“Scusatemi un attimo…” disse ai suoi accompagnatori, la collega Karen Kleis, prim’attrice della Compagnia Stratford e Robert Hattaway, direttore della medesima. Quindi, coi pugni ben chiusi, si diresse deciso verso quella coppia singolare.

Proprio mentre i due ballerini si stavano lasciando cullare dalla musica, sognando entrambi di trovarsi fra le braccia della reciproca persona amata, l’ufficiale americano si sentì picchiettare bruscamente la punta di un indice sulla spalla…

“Le dispiace se gliela rubo?”

La coppia smise immediatamente di danzare, prestando attenzione al nuovo arrivato.

*Terry…!!!* avrebbe voluto gridare l’apparente “reproba”… ma la voce le morì purtroppo in gola e il gesto di portarsi la mano alle labbra fu interpretato dal suo gelosissimo compagno come la conferma che ci fosse in effetti qualcosa di losco.

Anche un “uomo di mondo” come Andy Greason avrebbe saputo certamente gestire la situazione, se solo le circostanze fossero state leggermente migliori. Ma lo sguardo duramente ostile di quel bel giovane lo scombussolò, stimolando malauguratamente la sua parte reattiva, sviluppata in decine di combattimenti aerei.

“Sì, mi dispiace!” rispose infatti con voce secca e definitiva.

L’attore alzò il busto facendo un profondo respiro: “Beh, temo che dovrà passarci sopra, se non vuole ritrovarsi col sedere per terra!”

“Terry, ti prego! Lascia che…” tentò la bionda.

Con un cenno della mano e un mezzo sorriso, l’asso zittì la sua partner occasionale e squadrò dritto negli occhi quell’importuno: “Il mio sedere resterà dov’è, amico. Sarà invece il suo muso da figurino a fare una brutta fine, se non chiederà immediatamente scusa alla mia accompagnatrice per la sua insolenza!”

“No, Andy, aspetta!!” tornò a intervenire Candy, disperata.

Un ghigno beffardo spuntò sul volto del famoso interprete shakespeariano: “Ah, insolente io? Un giudizio davvero singolare, per venire da uno yankee!”

“Per favore, Terence…!”

L’attore aveva messo nella voce tutto il disprezzò che poteva esprimere, ignorando del tutto il fatto che il titolo che aveva utilizzato, rappresentava per l’asso un complimento![5]

“Ha qualcosa da ridire sugli yankies?” lo incalzò infatti Andy con palese aria di sfida.

“Non mi basterebbe la nottata intera per elencarle i motivi per cui mi state sulle scatole. Non ultimo, il vizio di fare sempre i galletti con le donne altrui!”

“Smettila, Terry: non è come credi!” insistette ancora la povera collega di Flanny, talmente spiazzata da quell’assurda situazione, da non riuscire nemmeno a tirar fuori la sua ben nota grinta.

“Buona, tu” le rispose il suo promesso “me la vedo io con questo bellimbusto gallonato!”

“Donne altrui?” replicò con sarcasmo il bellimbusto “Questa poi… guardi che la signorina qui presente è una mia connazionale!”

“Ah, davvero?” ribatté l’inglese, leggermente divertito da quel duello in punta di forchetta “Ma guarda quant’è piccolo il mondo. Perché si da il caso che sia anche la mia fidanzata!”

Candy arrossì abbassando il capo, pronta ad assistere all’imbarazzo dell’amico e a scusarsi di conseguenza. Ma la reazione del maggiore non fu esattamente quella prevista: “Ah, sì? Mi spiace, compare, ma il trucco è vecchio. Ora decolla, prima che perda la pazienza!”

“Sarai tu a decollare!!” rispose veemente l’attore, che l’aveva già persa di colpo.

“Terence, no…!!”

L’inglese sferrò un potente diretto all’avversario… che quest’ultimo, inaspettatamente, riuscì a bloccare con il palmo della mano![6]

“Troppo lento, amico” ghignò lui “è questo il guaio di voi limey: siete lenti. Ecco perché avete sempre bisogno di noi per togliervi le castagne dal fuoco!”

“Castagne?” ghignò Terry a sua volta “Come questa?” chiese, ironicamente, mollando al rivale un fulmineo upper-cut con la sinistra.

Come aveva profetizzato il talentuoso attore, l’altrettanto celebre asso finì effettivamente col sedere per terra… non senza aver prima travolto un povero cameriere sessantenne, il cui vassoio si rovesciò inesorabile coi bicchieri e i cocktail che trasportava, i cui liquidi contenutivi andarono direttamente a impreziosire lo smoking di Robert Hattaway e l’abito da sera di Karen Kleis!

“Vi detesto, voi yankee” esclamò Terence Grenchester, incurante del brusio proveniente dalla stupefatta folla di spettatori, fra i quali alcuni reporter che avevano già iniziato a far scattare i flash “la vostra rozzezza, il vostro cinico pragmatismo, la vostra sicurezza d’arricchiti, la vostra arrogante presunzione d’essere sempre nel giusto…”

“Abbiamo anche un altro difetto…” lo interruppe Andy guardandolo torvo, mentre si strusciava il dorso della mano sul mento, alzandosi lentamente.

“Sarò lieto di conoscere anche quello!”

“…non la facciamo mai passare liscia!!” e, con mossa repentina, sferrò un potente destro allo stomaco di Terence, per poi restituirgli l’upper-cut di poco prima. L’attore sarebbe certamente finito piatto sul marmo del salone, se non avesse incontrato il tavolo del buffet, che per lo scossone ricevuto fece rovesciare caraffe e bottiglie sovrastanti, con discreto disappunto dei convenuti che stavano servendosi lungo il lato opposto, futuri prossimi clienti delle premiate lavanderie londinesi.

“Terry…!!!” gridò Candy, del tutto sgomenta.

“Niente male…” commentò il fidanzato, ansimando “…ora, però, facciamo sul serio!”

“Quando vuoi, limey” rispose lo yankee, mettendosi in guardia “io sono qua!”         

Adesso basta!!”                                          

A quel tono bifonico, secco e autoritario, i due contendenti s’irrigidirono, scrutando smarriti le loro signore, che li fissavano con uno sguardo di ghiaccio. Posando ciascuna la mano sulla spalla del proprio “discolaccio” (e scacciando a fatica la tentazione di prenderli per le orecchie) le due infermiere li spinsero l’uno di fronte all’altro.

“E adesso datevi la mano!” ordinò loro Candy.              

“E presentatevi!” aggiunse Flanny, che aveva già compreso com’erano andate le cose.

Cercando di darsi un contegno, attore e pilota si guardarono un poco di sbieco, lasciando comunque trasparire una leggera parvenza di reciproco rispetto.

“Un’ottima impostazione, limey” disse l’ufficiale dell’USAAF “faresti furore, sul ring!”

“Anche tu sei sprecato, in quell’uniforme, yank” ribatté asciuttamente l’altro “con chi ho l’onore di essermi battuto?”

“Maggiore Andrew Steve Greason, sir… aviazione dell’esercito.”

Grenchester spalancò gli occhi: “Onore doppio, allora: se ti batti in cielo come quaggiù, compiango di cuore i poveri jerries!”[7]

“Lusingato” sorrise Andy “restando in argomento, posso conoscere il nome del primo avversario che mi ha sbattuto giù?”[8]

“Terence Graham Grenchester, compagnia teatrale Stratford.”

L’americano sobbalzò a sua volta: “È davvero una serata di sorprese… qua la zampa, limey!”

“Con piacere, yankee!”

Lo sguardo soddisfatto che intercorse fra Candy White Andrew e Flanny Hamilton Greason, condito dagli applausi di tutti i presenti nel grande salone del Savoy, venne bruscamente interrotto da un forte e sinistro scrocchiare, seguito da un grido di dolore da parte dei due riappacificati gentlemen… i quali, evidentemente (e fors’anche inconsciamente) avevano voluto prendersi un’ultima rivincita. Se però la “stretta yankee” dell’asso era giustamente rinomata, non lo era da meno quella dell’attore shakespeariano!

E siccome, dopo qualche ora, una preoccupante emicrania era subentrata in entrambi al dolore della mano, quei due capoccioni dovettero passare la nottata in ospedale per essere sottoposti a osservazioni mediche che li tennero ricoverati fino al pomeriggio successivo. Superfluo aggiungere che le due passate compagne di stanza della Scuola Mary Jane dovettero sudare i proverbiali sette camici per tenere a bada le loro colleghe (Natalie, Eleonor e soprattutto Judith) rimaste completamente rimbambite dalla contemporanea presenza dei loro due “idoli”…![9]

***

Due anni dopo quell’increscioso “incidente diplomatico” fra le due principali nazioni alleate nella lotta contro il nazismo,[10] l’albionico protagonista di quell’avvenimento stava trascorrendo un breve periodo di vacanza nel castello di famiglia, situato nella Contea scozzese di Perthshire. I suoi genitori si erano trasferiti lì da quando la madre, l’attrice Eleanor Baker, aveva abbandonato le scene per sposare l’ex amante.

Il Duca di Grenchester, dopo un travagliato duello con la sua coscienza, aveva finalmente chiesto e ottenuto il divorzio dalla sua legittima consorte (un’acida contessa che l’aveva “accalappiato” per puro prestigio sociale), incoraggiato nella sua decisione dalla mossa di Edoardo VII, che aveva rinunciato al trono di Gran Bretagna nel 1936 per unirsi a Wallis Simpson. Cosicché, il figlio naturale di Richard Grenchester, l’ormai affermato talento di Broadway, aveva recuperato il titolo di primogenito, assieme al diritto di successione nobiliare.

Tutto questo non era comunque bastato a eliminare completamente la vecchia ruggine con il duca per averlo separato dalla madre quando suo nonno aveva richiamato severamente in Patria il figlio Richard, minacciando di ripudiarlo per il suo libertinaggio con un’attrice americana.

Una delle ragioni dietro al risentimento di Terence verso gli Stati Uniti stava proprio nell’impotenza delle autorità americane nel non avere allora difeso i diritti della madre. Purtroppo, come aveva spiegato alla povera signora Baker un desolato funzionario del Dipartimento di Stato, essendo il suo bambino registrato all’anagrafe come figlio di un suddito britannico e avendo abbandonato il territorio federale prima del 5° anno di età, non poteva essergli concessa la cittadinanza, pur essendo nato sul suolo americano. In caso contrario, una volta accertato l’effettivo “sequestro”, la Guardia Costiera avrebbe senz’altro abbordato il transatlantico del duca, prima che potesse lasciare le acque territoriali![11]

“Sei ancora alzato, tesoro?”

Il giovane attore si riscosse a quella calda voce, alzando gli occhi dal libro che leggeva: “Come vedi…”

L’ancora affascinante quarantacinquenne gli carezzò delicatamente la testa. Suo figlio non gradiva eccessivamente quelle “moine da moccioso”, ma lei sapeva che le avrebbe giustamente tollerate, dopo che per anni non le aveva nemmeno permesso di toccarlo con un dito.

“Non riuscivi a dormire?”

“Già…” rispose Terence, laconico.

Eleanor sospirò: “Io e tuo padre speravamo tanto che potessi portare anche Candy. Lo sai che adesso è come una figlia, per noi.”

Lui mostrò un sorriso agrodolce: “Lo sa anche lei e vi ringrazia. Purtroppo all’ospedale di Newhaven c’era troppo lavoro perché le accordassero una licenza.”

La madre lo baciò fra i capelli: “Sei stato un tesoro a venire ugualmente fin quassù.”

“Beh… non è che, per me, voi due non contiate proprio nulla!”  

“Grazie, caro… e ringrazia per noi anche Candy, quanto la rivedrai.”

“Non mancherò.” rispose, asciutto, per poi dirsi *Come se avessi potuto restare a Londra senza che non mi spingesse sul treno a calcioni!*

Scuotendo la testa, tentò di riprendere la lettura, ma stavolta fu la voce del duca in persona a interromperlo nuovamente: “Ah, siete ancora in piedi, vedo… meglio così.”

“Che succede, caro?” domandò Eleanor, sorpresa dall’improvvisa comparsa del marito.

“Abbiamo visite. E cercano nostro figlio.”

L’interessato corrugò la fronte, stupito soprattutto nel vedere uno sconosciuto, alle spalle del padre, che indossava l’uniforme di capitano della Royal Air Force.

“Lei è il signor Terence Grenchester?” s’informò costui.

“In persona” rispose l’attore, alzandosi e facendo qualche passo verso il militare “in cosa posso esserle utile?” domandò in tono fermo, quanto cortese.

L’aviatore salutò: “Capitano James Pearson, del Comando Caccia. Devo pregarla di seguirmi immediatamente al campo di Redgorton. Un Mosquito[12] sta aspettando sulla pista per condurla alla base americana di Grant Field, presso Newhaven. È un caso di emergenza!”

La bocca dell’attore si curvò in un sorriso scettico: “Non mi dica che sono stato scritturato dal circolo ricreativo della Decima Air Force: pensavo che il livello culturale degli ex coloni si fosse fermato alle Silly Simphonies[13] della Disney!”

“Per favore, figliolo” lo redarguì la madre “cerca di non essere scortese!”

L’aviatore della RAF, capendo subito con chi aveva a che fare, imitò il sorriso sardonico dell’interlocutore: “In confidenza, signor Grenchester, gli yankies non piacciono molto neppure a me. Ma si ricordi che sono gli unici che abbiamo[14] e che, senza di loro, noi e i sovietici staremmo probabilmente lustrando gli stivali ai tedeschi da tre anni a questa parte! Se lei non si presenta entro qualche ora all’ospedale St.Mary di Newhaven, il generale Andrew Steve Greason morirà dissanguato o, in alternativa, dovranno amputargli le gambe per sopravvenuta cancrena. È rimasto gravemente ferito in azione e, senza una trasfusione, non possono operarlo. Un’infermiera dell’ospedale ha riferito all’ufficiale medico della Decima che il rarissimo gruppo sanguigno del generale è fortuitamente identico al suo. Sappia inoltre che, un paio d’anni fa, stavo per essere abbattuto sopra Dieppe, quando comparve provvidenzialmente quello yankee strepitoso, che piombò sui tre dannati jerries che mi stavano alle costole, spazzandoli via uno dopo l’altro. In conclusione l’avverto che, se entro dieci secondi non mi seguirà spontaneamente, provvederò io stesso a convincerla nel modo più efficace” detto ciò, Pearson alzò il braccio sinistro per fissare il suo cronografo “comincio a contare…”

Considerando che l’infermiera succitata era senza dubbio la sua Candy, che lei stessa non lo avrebbe guardato più in faccia se non fosse accorso ad aiutare il marito della sua mentrice, che si trattava di salvare la ghirba allo “yankee meno buzzurro del pianeta” e soprattutto che l’ufficiale della RAF era un individuo discretamente piantato, Terence Graham Grenchester si decise di buon grado a fare la cosa più giusta.

“Bene… dal momento che il generale ha contribuito a impedire che i nazisti mi costringessero a recitare le opere di quel pazzoide di Wagner in qualche fumosa bettola di Berlino[15] e che ha pure salvato la pelle ad un mio connazionale… andiamo pure, capitano. Mamma e papà, se volete scusarmi…”

“Vai, caro” annuì con enfasi la madre “fai presto…!”

“Guarda il lato positivo, figliolo” aggiunse il duca, con fare ironico, tenendo le mani nelle tasche della veste da camera “da domani ti potrai vantare di essere anche il fratello di sangue del migliore pilota alleato!”

Il suo erede stette al gioco: “Così potrò forse riprendermi qualcuna delle ammiratrici che mi ha soffiato. Sto già impazzendo dalla gioia. Beh, arrivederci…!”

“Mi raccomando, Terry” disse Eleanor “mettici al corrente appena possibile.”

“Tranquilla, mamma” rispose il figlio alzando le spalle con noncuranza “il cuginetto se la caverà. Ha la pelle dura, lui…!”

 

 

 

 

 

 



[1] La prima parte di questo capitolo si colloca cronologicamente subito dopo il decimo: siamo nel 1942 e il nostro asso, al comando del 444° Gruppo Caccia della Ottava Air Force, porta ancora il grado di maggiore.

[2] Uno dei più facoltosi alberghi della capitale britannica.

[3] Più noti in Italia come Stanlio & Ollio (piacevano anche a Mussolini).

[4] La leggera anglofobia di Andy derivava più che altro dalla conoscenza col maresciallo Bernard Law Montgomery, il famoso comandante dell’Ottava Armata britannica, a sua volta scarso estimatore degli americani. Il loro rapporto era cominciato male fin dall’inizio: durante una conferenza interalleata al Cairo, Montgomery aveva liquidato una pertinente osservazione di Eisenhower, puntualizzando che la Gran Bretagna era già una grande potenza navale quando l’America era ancora popolata da “selvaggi ignudi”. Il nostro asso, presente alla riunione, aveva ribattuto: “Adesso che ci siamo vestiti, forse potremo darvi una mano!” e, per poco, non era scoppiato un putiferio.

[5] Il sostantivo yankee era stato inventato dai britannici durante la Guerra d’Indipendenza americana (1775-1783) per indicare spregiativamente i coloni che avevano voluto ribellarsi alla madrepatria. Tornò in auge durante la Guerra di Secessione (1861-1865) come titolo rivolto agli unionisti da parte dei confederati. Andrew Steve Greason, fiero discendente di un Padre Pellegrino e poi di un combattente al seguito di Washington, se lo era invece scelto come nome di battaglia, battezzandoci, come sappiamo - persino il suo apparecchio da caccia.

[6] Quando poi, calmate le acque, Terry chiese al suo nuovo amico se facesse sollevamento persi, lui rispose con candore: “No, faccio sollevamento caccia!” Allora i comandi manuali dei velivoli non disponevano di servocomandi e i muscoli dei piloti, a lungo andare, si sviluppavano facilmente.

[7] Jerry è il nomignolo dato in guerra ai Tedeschi dagli Inglesi.

[8] Ovviamente l’accidentale duello con Schultz von Heindrich doveva ancora avvenire.

[9] Questo passaggio è dedicato a Zucchero Filato per il suo commento al 15° capitolo.

[10] Si dice che l’allora maggiore Greason si fosse offerto volontario per il teatro operativo del Mediterraneo anche per placare il disappunto del suo comandante supremo, generale Arnold!

[11] Sono stato male anch’io nel vedere quella scena col piccolo Terence sulla nave che domandava chi fosse “quella signora” e il padre che gli diceva di andare in cabina. Quel bastardo d’un inglese…! (voce di Andy)

[12] Il De Havilland Mosquito, detto anche wooden wonder (meraviglia di legno) è stato un famosissimo aereo militare degli anni Quaranta. Interamente costruito in legno, ha svolto una molteplice varietà di ruoli: caccia diurna e notturna, ricognizione, attacco al suolo, bombardamento in quota, cercatore di bersagli. I primi esemplari erano disarmati, dal momento che la loro velocità di 611 Km/h li rendeva inintercettabili, specialmente di notte, dai coevi caccia tedeschi.

[13] Le strisce dei comics (fumetti) stampate sui maggiori quotidiani statunitensi.

[14] Questa frase la pronunciò anche il cancelliere Helmut Schmidt negli anni cinquanta: “Gli americani sono quello che sono, ma sono gli unici americani che abbiamo!”

[15] Beh, forse, considerato il suo talento, gli avrebbero concesso il Teatro dell’Opera!

  
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