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Autore: Vavvola    13/07/2010    1 recensioni
il primo sole dell'anno era sulla sua pelle bianca..nell'aria odore d'estate..odore d'amore
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente era arrivata a casa. Non era sicura di riuscire a fare un altro passo senza cadere a terra. Si fermò. Il volto rivolto verso il basso. Guardava l’erba e i fiori ormai in sboccio appoggiata contro un albero. Fece un respiro profondo. mancavano solamente dieci metri alla porta di casa e non poteva di certo arrendersi così. Provò a muovere una gamba in avanti; con il piede tastò per bene il terreno e, dopo aver verificato che riusciva a stare in piedi, cominciò a correre verso casa. La porta d’ingresso era già aperta visto che la nonna stava per uscire. Entrò e sbatté la porta senza pensare alla nonna sorpresa da questo suo comportamento. Salì in fretta i gradini; voleva solamente rifugiarsi nella sua camera senza incrociare lo sguardo di nessuno della famiglia; intanto la nonna dal piano di sotto la pregava di non fare così e di tornare immediatamente giù a raccontarle cosa fosse successo. Ma lei non si accorse neanche che la stesse chiamando. Si chiuse la porta della camera alle spalle e con la mano tremante, cercò di chiudersi dentro a chiave. Si appoggiò contro la porta e pian piano si lasciò scivolare giù fin quando non si ritrovò a sedere con la schiena appoggiata al legno della porta. Il clak della serratura continuava a rimbombarle dentro la testa per un paio di minuti. Nella sua testa c’era posto per un solo pensiero e nel suo cuore solo per un sentimento. Era sotto shock. Ancora non riusciva a concepire l’idea di quello che aveva visto. Rimase li a sedere contro la porta per un arco di tempo che sembrava essere un’eternità. Immobile; a stento si sentiva il respiro irregolare. La stanza era talmente silenziosa che poteva sentire la musica triste e amareggiata che risuonava dentro di se. Neanche il cane abbaiava, neanche gli uccellini delle prime giornate di primavera cantavano. Si guardò intorno.

Sulla sedia della scrivania c’era Marco, lui con il suo sorriso impeccabile e i capelli biondi che risplendevano alla luce del sole che entrava dalla finestra, che la guardava tenero “ Tesoro così non va proprio! Prova a portare questo qui fuori dalla radice e vedrai che i conti tornano!!”. Le spiegava algebra, quel mondo così lontano dal proprio che continuava a non capire. “ Ma mi vuoi ascoltare almeno?” diceva ridendo, notando che lei era più concentrata a studiare lui che l’algebra.
“ e se io non avessi voglia di studiare algebra?” gli disse maliziosa facendolo ridere.  Le sue risate rimbalzavano leggere sulle pareti della stanza, quasi impercettibili…

Scosse la testa. Si ritrovò con lo sguardo fisso sul suo letto.

Marco la teneva stretta come solo lui sapeva fare per farla sentire al sicuro. Le baciò teneramente la testa e le sussurrò vicino all’orecchio “ piccola ti amo”. I loro sguardi che si incrociavano e le loro bocche che si avvicinavano.

Distolse lo sguardo prima di vagare troppo con la mente. Si alzò in piedi e si diresse verso la libreria. Meccanicamente prese un libro dalla copertina gialla. Lo aprì a metà dove ormai era rimasta la piegatura delle pagine. Una foto…

Era una fredda giornata, ma lei aveva deciso di mettere la gonna nuova che le aveva regalato la nonna per il compleanno. Compieva 16 anni. Il campanello suonò e quando andò ad aprire la porta, Marcò la abbagliò con il suo sorriso da playboy. Aveva indossato la camicia che le aveva regalato lei per il suo compleanno e un paio di jeans stretti neri. Le porse cordialmente un mazzo di fiori “ Sai ho dovuto girare tutti i fiorai della città… non hai idea di quanto sia difficile trovare dei gigli bianchi a febbraio”
“ ma non dovevi! “
“ come puoi dirmi così? Adoro vedere come ti si illuminano gli occhi quando ti porto dei fiori”.
“ non è vero!” disse abbassando lo sguardo temendo che il luccichio si notasse
“e poi dici che non dovevo portarteli e mica gli rifiuti…li prendi, gli annusi e poi li coccoli come se fossero dei cagnolini appena nati… potrei anche essere geloso lo sai?” le disse spiritoso. Lei intanto diventava tutta quanta rossa riconoscendosi in quegli atteggiamenti.
“ Buon compleanno, tesoro mio” e poi si chinò a baciarla prendendole il viso tra le mani, accarezzandole i capelli.


Una lacrima le scese lungo la guancia e cadde su una della pagine ingiallite del libro.

"ti amerò per sempre, te lo prometto..."

Le lacrime cominciarono ad aumentare di numero. Piangeva nel silenzio della sua camera. Non pensava che il “per sempre” fosse stato così breve. Non pensava a l’eventualità di una rottura tra loro…adesso cosa fare? Gli avrebbe dovuto parlare? Gli avrebbe dovuto dire che sapeva esattamente qual’era il suo gioco e che lo trovava una cosa orrenda? E poi cosa avrebbe fatto? Probabilmente lo avrebbe supplicato lo stesso di non andarsene perché ormai lui era la sua ragione di vita. Anche se stava male a stare con lui, non sarebbe riuscita a lasciarlo andare via. Sarebbe diventata la sua serva, avrebbe fatto qualunque cosa per lui. Avrebbe buttato via la sua dignità... ma adesso che fare?

Grazie a tutti di aver letto il capitolo

spero in qualce recensione!

un bacio !  alla prossima!

  
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