Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: Mushroom    14/07/2010    7 recensioni
"<< ah >> borbottò Maka << in poche parole, dovrò passare una serata a casa >> alzò le spalle. Era una consolazione o una scusa, quella?
<< no >> spiegò l’amico << dovrai passare una giornata con lui, e non a casa. In giro. Fuori. Voi due da soli >> se fosse stato possibile, Maka avrebbe visto un cuoricino alla fine della frase.
Stupida scommessa!
Per qualche strano motivo, arrossì. Non era da lei, una reazione simile.
Doveva solo uscire con Soul. Soul! "
E se la partita a Basket avesse avuto un risvolto diverso?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Got me going Crazy (part 2)

Liz guardò interdetta la folla. Un attimo prima uscivano dalla libreria, un attimo dopo erano dispersi tra la massa informe che fluiva nel corso delle strade. Aveva sempre avuto una bella vista, lo sapeva, ma era riuscita a perdere Soul e Maka. E non si stava parlando di Mr Furbizia e di Miss perspicacia, ma di Soul Eater Evans e di Maka Albarn. I suoi compagni di classe – i suoi amici – un po’ troppo idioti per capirsi a vicenda.
Sbuffò, imprecando a mezza voce.
Era riuscita a prendere quell’appuntamento a cuore. Poteva sembrare qualcosa di quasi altruistico, quando in realtà era puramente egoistico.
Quel che Maka non capiva, ancora – oltre ai suoi sentimenti – erano quelli della sua arma. Perché questa aveva la fortuna di essere ricambiata nel suo amore non ancora sbocciato. Fortuna che non avevano tutti.
Lei, per esempio, non ce l’aveva. Continuava a non capire quelle coppie che – anche se innamorate a vicenda – si ostinavano a ignorare i loro sentimenti ed a andare avanti così, come se niente fosse.
Liz non era mai stata una tipa romantica, ma certe situazioni la destabilizzavano. E la innervosivano, anche.
<< Un BIG come me costretto a seguire le disavventure di altre persone >> Black☆Star sbuffò, annoiato dalla precaria situazione. Aveva pensato che sarebbe stato un qualcosa di divertente, ma ora si era semplicemente reso conto che aspettare tre quarti d’ora fuori da una libreria, al caldo, era poco da number one. E anche assistere ai momenti di disperazione di Kid lo era. Indicava tutto intorno a se, sbraitando qualcosa che aveva a che fare con centimetri, angoli e aree. Beh, lui non lo capiva: non era mai stato un asso né in matematica né in geometrica.
<< La folla è troppo mista >> brontolava, indicando di qua e di là << S
ono scompigliati a vuoto. Se si spostassero a destra di venti centimetri e a sinistra di quatto, prendendo un’angolazione di circa novanta gradi e ordinandosi per colori… >> In quel momento a Liz venne voglia di estrarre la sua maglietta con il numero sette dall’armadio e di indossarla permanentemente. Si chiese anche come avesse fatto a prendere una dannatissima cotta per quel ragazzo. Doveva soffrire di qualche complesso, ne era quasi certa.
<< Li abbiamo persi >> dichiarò, cercando di frenare l’entusiasmo di Patty per quel dannato chiosco di palloncini.
<< E ora che si fa? >> la domanda provenne da Tsubaki, che – in fin dei conti – si stava divertendo. Non tanto alle spalle di Maka e Soul, quanto a causa di quella strana giornata.
<< Hanno aperto il Luna Park, o sbaglio? >>
I cinque si scambiarono un veloce sguardo.

Per qualche motivo lo stato di Soul era passato da “tremendamente ansioso” a “dannazione, che sto facendo?!”. Non era più tanto sicuro della sua scelta. Insomma: era dannatamente banale.
Iniziava a sentirsi stupido. Stupido, irritato e poco cool. Per questo taceva.
Era un posto che piaceva a tutti, ma Maka – generalmente – non rientrava in quella categoria.
L’aveva sempre saputo che la sua partner era diversa dalle persone che lo circondavano, anche se – precisamente – non sapeva dire come.
Oltretutto: che cosa gli stava succedendo?
Un minuto prima osservava la sua Shokunin annoiato, un minuto dopo balzava in piedi preso da chissà quale scatto d’ira. L’unica cosa di cui era stato consapevole – in quel momento – era che non voleva assolutamente che quell’essere toccasse la sua Maka, sicché quando quel tizio aveva chiesto informazioni sulla loro relazione lui si era quasi sentito di rispondere “si, e allora?”; con quella anche altre cose, più imbarazzanti e decisamente poco razionali. Non l’aveva detto, così si era limitato a lanciargli una velata sfida. Qualcosa che neanche lui – da protagonista – avrebbe mai potuto cogliere.
Levale le mani di dosso.
Ecco cosa aveva pensato: levale le mani di dosso.
Questo non era da Soul.
Ma quando si trattava di lei era sempre poco conscio delle sue azioni.
Come quella volta, in chiesa, contro Chrona.
Sentiva la paura della Maister come se fosse sua. Sentiva le cellule del corpo di Maka scalpitare in ogni direzione, muoversi e sbraitare in cerca di fuga dal corpo stesso. Aveva sentito l’anima di Maka pietrificarsi e perdere consistenza.
La stessa aveva perso qualcosa, in quella battaglia.
Così schivava, ballando a passi d’una danza mortale. Lo fendeva senza ritegno e senza meta, falciando dietro di se solo l’aria. Poi si erano trovati con le spalle al muro.
Lei si era trovata con le spalle al muro. E la paura aveva preso il sopravvento.
Maka, in quel momento, era stata conscia della sua morte. Si stava preparando a quella, pregava.
Soul non aveva dovuto pensare più di tre secondi alle sue azioni: non le avrebbe mai permesso di arrendersi, di morire così, di scomparire.
Le aveva fatto da scudo, perché in quel momento la vita della ragazza contava più della sua.
Perché lui non avrebbe mai accetto un mondo senza di lei.
Un mondo in cui lei non c’era perché lui lo aveva permesso.
La verità è che lei era l’unica persona per cui sarebbe morto e per cui avrebbe ucciso. Questa nuova consapevolezza lo portò a pensare che tutti – al mondo – avrebbero dovuto avere qualcuno o qualcosa per cui valesse la pena compiere quelle azioni.
Forse era anche per quello che si comportava in modo strano quando era con Maka.
Cercare di capire quella serie di azioni era come andare a tutta velocità per poi sbattere contro un muro, aggirarlo e sbattere nuovamente su una parete.
Così si limitò a tacere anche interiormente, guidando Maka tra il gregge di persone. Teneva ancora la sua mano, ma in realtà quel fatto era passato in secondo piano: non era un gesto sbagliato strano.
Li occhi bassi di entrambi erano concentrati più che altro sui propri piedi. Questo semplificava il tutto a Maka, che aveva così modo di crogiolarsi in quella strana aria che sembrava accogliere solo loro due tra le sue ali. Di tanto in tanto li alzava, quegli occhi, rivolgendosi verso la schiena del compagno o verso le loro mani incrociate. Si stava comportando in modo stupido e lo sapeva. E benché sé lo ripetesse, benché continuasse a dirsi che era solo Soul, la sua mente andava in errore, spegnendosi e riaccendendosi a suo piacimento. Come le sue guancie, dopotutto.
Si sarebbe goduta appieno la giornata solo se avesse accantonato quel misto di angoscia, confusione, felicità e calore. Le sembrava impossibile.
Era in blackout. O quasi.
Inoltre, l’idiota, continuava a evitare tutte le sue domande riguardanti la destinazione. Così, oltre a crescere la confusione, cresceva anche la sua voglia di spiattellargli quel libro il testa.
<< Ma c’è l’abbiamo, almeno, una destinazione? >> gli chiedeva.
E lui rispondeva sbottando << Certo >> quasi al limite della sopportazione.
La ragazza aveva così modo si sbuffare e imbronciarsi, nonché di spegnere per qualche minuto il cervello.
<< Senti, Soul >> alzò gli occhi al cielo. I lunghi momenti di silenzio erano rotti da brevi chiacchierate come quella, dove lei ripeteva sempre la stessa domanda. La verità è che sarebbero già arrivati da un pezzo se non avesse optato per la strada più lunga. L’aveva fatto per poter continuare le sue personali pippe mentali sul luogo che aveva scelto. E sì, un po’ perché gli piaceva tenere la sua mano.
<< Si, stiamo per arrivare >> le rispose.

Quando Maka scoprì finalmente la destinazione non poté fare a meno d’un espressione sorpresa. Non tanto per l’originalità del luogo, quando per la decisione presa da Soul. Perché era stato lui a decidere. Lui! E le sembrava così assurdo da non volerci credere.
Si sentiva strappata alla sua realtà e catapultata in qualche shoujo manga.
Le venne quasi da ridere, in una reazione un po’ diversa da quella consona. Ovviamente non lo fece, troppo presa a guardarsi intorno.
Colori, odori e suoni si mescolavano tutti in un insieme, fondendosi e librandosi nell’aria, mentre le luci facevano loro da palcoscenico.
Sgranò gli occhi.
Lei non era mai stata in un Lunapark in tutta la sua breve vita. Non sapeva neanche come era fatto o cosa si facesse al suo interno.
Sentì un piccolo riverbero dentro di sé. Una scintilla che faticava ad esplodere e che la infastidiva all’inverosimile.
Poi si accorse che quella cosa era semplicemente felicità.
Aveva lasciato dietro di sé tutto quello che le era capitato in quei giorni perché non riusciva a dargli importanza. Sé ne era quasi dimenticata, anche.
<< Maka? >> Soul la chiamò, cercando di svincolarla dai suoi pensieri.
Lei si voltò e sorrise. Un bel candido sincero sorriso.
E in quel momento seppe che – se anche tutta quella situazione era dovuta a una stupida scommessa – forse non aveva sbagliato proprio tutto nelle sue scelte.
La Buki estrasse due biglietti verdi e glieli porse davanti agli occhi << Entriamo? >>.
Maka annuì.
<< Sai, non ero mai stata in un posto simile >> dichiarò timbrando il bigliettino.
Soul la guardò con aria interrogativa. Beh, non sé l’aspettava. Tutti erano stati in un parco giochi almeno una volta nella vita. C’era stato anche lui, e questa la diceva lunga << Mai? >> alzò un sopracciglio.
<< Cosa c’è di così strano? >> sbottò, tentata dall’incrociare le braccia al petto.
<< Niente >> l’arma scosse la testa << Credevo che ci fossi venuta almeno una volta. Magari con qualche ragazzo, o con tuo padre >> quando vide l’espressione della sua amica desiderò potersi mordere la lingua.
Faceva sempre così, quando si trattava di Spirit. Si rattristiva.
<< Tzè, figurarsi! >> borbottò l’artigiana << Sai com’è, quel coso di mio padre >>
Soul annuì. Meglio darle ragione.
<< Già >> continuò con disprezzo, guardandosi intorno timidamente << È come tutti gli altri uomini >>
<< Che? >> il ragazzo si fermò un momento, guardandola truce << E come sarebbero gli uomini, sentiamo? >>
<< Lascivi, traditori e bugiardi di professione. Insomma: inaffidabili. Nonché traditori, ovvio >> Maka annuì tra se e se.
<< Echecacchio, Maka >> Soul sapeva di essere una persona poco ragionevole e ottusa. L’aveva sempre saputo, così come Maka. Ma a differenza della partner lui aveva capito che anche lei era così. Voleva sempre la ragione, anche quando non c’è l’aveva. << Non facciamo di tutta l’erba un fascio >>
<< Non lo sto facendo! >> la ragazza puntò i piedi << Sono sempre stata tradita da loro, in un modo o nell’altro >>
<< Continuo a pensarla diversamente >> obbiettò. Avevano ripreso a camminare a qualche centimetro l’uno dall’altra, in una situazione di stallo. Le loro mani si erano divise nel momento esatto in cui erano arrivati al parco. << Se ti hanno tradito voleva dire che non tenevano abbastanza a te. Sei troppo reticente. Devi solo trovare qualcuno che ti ami al tal punto da non volerti tradire. Da non pensare minimamente al farlo >> oh, dio. Che stava dicendo? La situazione si stava trasformando da assurda a inverosimile! << Io non ti tradirei mai, Maka >>

<< YAHOO! >> Black☆Star si guardò attorno come un cane durante una passeggiata. Anzi, se avesse potuto avrebbe realmente scodinzolato. Mirava all’orizzonte con decisione, facendo una lista di tutti i giochi che voleva fare. Di tutte le attrazioni che erano degne di un grande come lui.
<< Black☆Star >> la voce di Tsubaki lo chiamò fievolmente << Ehmm… potresti scendere dal lampione, ora? >> un gruppetto di persone passò davanti a loro, squadrandoli in malo modo. Non si vedeva mica tutti i giorni un ninja che pregava un assassino di scendere dalla cime di un lampione. O no?
Ben presto Liz si era accorta del madornale errore da lei commesso: perché portare un gruppo di adolescenti che si comportavano come bambini in un luogo grande come il lunapark?
L’unica che sembrava in grado di sostenere la situazione era Tsubaki, con il suo comportamento accondiscendente. Essendo una tipa tutt’altro che remissiva Elizabeth non aveva mai capito Tsubaki, ma l’aveva sempre ammirata per la sua forza d’animo. E si… anche per la pazienza.
<< Né, né! >> Patty indicò le montagne russe agitando al vento il braccio. Liz sorrise, vedendo il suo entusiasmo. Forse non era stata una cattiva idea, dopotutto. << Saliamo, sorellona? Saliamo? >>


Nelle innumerevoli battaglie che avevano affrontato assieme, Maka aveva imparato a apprezzare Soul per quello che era. A fidarsi di lui, nonostante non fosse predisposta per quel tipo di cose.
Per la fede indiscutibile in una persona.
Però sentirsi dire quelle cose, in quel momento, con quello sguardo, l’aveva mandata in caos più di quanto già non fosse. Si sentì avvampare come non mai e si maledisse per tutto quel calore che avvertiva.
Per qualche secondo le fischiarono le orecchie, poi sbatté le palpebre due volte.
Che cosa era, quello?
<< Hey, Maka? Sei rimasta imbambolata? >> Soul ridacchiò, grattandosi il capo e osservando la buffa espressione della ragazza.
<< N-no >> balbettò << Voglio solo salire su quella giostra là >>.
Aumentò l’andatura, lasciando l’albino dietro di se.
Diamine!
La situazione le stava sfuggendo di mano e si stava rivoltando contro di lei.
Da quando aveva il batticuore davanti a quell’idiota del suo partner? Era sempre quello che abusava dell’aggettivo cool, che sanguinava dietro a Blair e che l’insultava giorno e notte. Era sempre lui.
Quello che più di una volta si era mostrato in tutto e per tutto come la sua famiglia.
Sempre lui.
Si portò una mano in faccia. Sempre lui.
<< Dov’era che volevi salire? >> si avvicinò a lei, con quel suo tono un po’ annoiato. Per qualche motivo le sembrò ingiusto: prima faceva tanti discorsi, poi tornava il solito. Beh, forse era meglio così. Che fosse il solito.
Maka brontolò qualcosa riguardo a quella specie di cosa che girava di cui non sapeva il nome, iniziando a condurlo di qua e di là per il parco.
Un po’ alla volta riuscì a calmarsi, soprafatta dall’impediente novità che la circondava. Come una bambina avanzava su e giù, indicando ogni cosa con estrema minuzia e, , divertendosi terribilmente.
Volle provare tutto. Dal tiro al bersaglio fino alle giostre più strane.
Sull’ultima quasi le venne la nausea, mentre Soul la guardava di sbieco, con un ghigno disegnato il volto.
<< Com’è che il tuo stomaco regge tutto questo? >> gli domandò con una punta d’invidia.
Lui alzò le spalle << Sarà che sono abituato a essere sballottato dalle tue abili mani? >> propose, riferendosi alle innumerevoli volte in cui l’aveva brandito in aria, facendolo roteare e saltare.
Maka fece una smorfia << Sarà >>.
Effettivamente era vero: a volte lo strattonava un po’ troppo, lasciandosi prendere dalla foga e dall’adrenalina, ma non aveva mai pensato agli effetti collaterali; così come si dimenticava di non avere solo un’arma durante la battaglia, Maka tendeva a scordare di non avere davanti solo un essere umano durante la giornata.
<< Sai, tutta questa situazione continua a sembrarmi strana >> continuò la Shokunin.
Soul incrociò le braccia dietro la testa. A me no pensò. << Strana in che senso? >>
<< Tranquilla, troppo tranquilla >>
<< Hey, abbiamo pur sempre rubato un libro >>
Si guardarono e sfociarono in una risata.
<< Dovrebbero essercene di più, di giornate così >> convenne la Buki.
<< Ok, la prossima volta invece di giocare a Basket veniamo tutti qui >> .
Il ragazzo annuì con poca convinzione, proseguendo con lei il tour. Passarono per un’aria verdeggiante, costeggiata da bancarelle di cibo e attrazioni per bambini.
Per qualche strano motivo, fu uno dei posti che colpì di più la giovane. A quanto poteva saperne, quei bambini erano tutti felici e esultati. Lo sapeva, anche lei era stata felice con la sua famiglia.
Una volta sua madre e suo padre l’avevano portata allo zoo. Aveva bei ricordi di quella giornata. Beh, li aveva fino a un certo punto. E vedere quei piccoletti giocare con quei conigli nell’area della “piccola fattoria” le faceva tenerezza.
Lei non sapeva se avrebbe mai avuto una famiglia, né tantomeno se fosse tipa da casa con recinto bianco o se avesse ereditato i geni della sua parentela, ma sapeva che – volendo – sarebbe rimasta lì - in quel parco divertimenti con Soul – per un lasso illimitato di tempo.
Passarono anche di fronte a una giostra. Una di quelle con la musichetta dolce e i cavallini che piacevano tanto ai bambini. Maka le aveva sempre ammirate, quelle giostre.
Ci sarebbe tanto voluta salire sopra.
Sono un po’ troppo grande pensò con una certa amarezza.
Sulle sue labbra si incurvò un sorriso che non mancò di incuriosire Soul.
Tutto sommato era contento di quella serata. Era contento di essere lì, con Maka. Era contento di aver fatto la scelta giusta, anche se si trattava solo di una scommessa.
Soul non godeva di una perspicacia troppo sviluppata, ma neanche troppo inibita: sapeva che – quella serata – era diversa da tutte quelle passate con lei.
Nell’ultimo periodo aveva dato per scontato molte cose, a partire dalla sua quotidianità. Gli piaceva, quella routine. Eppure, in giorno stesso in cui aveva suonato per Maka nei sotterranei, aveva imparato a non sottovalutarla mai.
Poteva cambiare da un giorno all’altro.
Per questo se la teneva stretta: non voleva perdere quello stato di pace.
Per quanto fosse possibile, voleva lasciare tutto intatto così com’era.
Per capriccio personale.
Eppure sapeva che – qualunque cosa fosse cambiata – il loro rapporto di Shokunin e Buki non sarebbe mai mutato.
E sorrise. Per la prima volta si accorse che, tra loro, non c’era mai stato un io. Il noi persisteva sempre, soprattutto nei momenti importanti.
Era vero che, molte volte, potevano avere le loro rappresaglie, così si tornava all’io.
Però era umano. Loro stessi erano umani.

A Death The Kid non piacevano i posti troppo affollati. Quei luoghi perdevano la loro integrità, diventando un miscuglio informe e poco simmetrico. Lo infastidivano la maggior parte delle volte, soprattutto se il luogo di ubicazione non era costruito con certi valori.
Il lunapark stesso era un esempio di ciò che lui poteva trovare irritante.
Tutto – e badate bene, tutto – era sistemato in un ordine inesistente.
L’essere accompagnato, tra l’altro, dalle persone meno ordinate che conosceva non gli semplificava la situazione, come invece facevano il divertimento e l’afa.
Alla fine l’imperfezione dei suoi capelli l’aveva reso forte: riusciva a sopportare meglio certe situazioni.
Come il vedere i suoi amici sparpagliarsi in un non-ordine per partecipare ai giochi più bizzarri.
Poi c’era Liz, una delle sue armi, che continuava a rincorre la sorella.
E infine c’era… << Il ME assoluto vuole ASSOLUTAMENTE dimostrare di essere il BEST nella sala giochi >> beh, c’era Black☆Star, che riusciva a farsi conoscere in ogni dove, con quella sua parlata strana e quella sua esuberanza.
<< Smettila >> sbottò Liz << Hai fatto il tiro al bersaglio dieci volte e non hai vinto nient’altro che un pupazzo da ragazza. Un po’ di contegno! >>
Ma lui le mostrò i pollici all’insù, rivolgendo un sorriso a Tsubaki. << Uno come me non si arrende >>
<< Si, lo sappiamo >> risposero in coro gli altri.
<< Ma io voglio solo… >>
<< Abbiamo capito >> continuarono, avvicinandosi al banco dello zucchero filato.
Il grande Black☆Star, in quel momento, si sentì assolutamente ignorato.
Uno come lui non poteva esserlo!
<< Su, Black☆Star >> Tsubaki gli rivolse un timido sorriso. Uno di quelli che erano capaci di ridargli sempre il buon umore << Per me hai fatto abbastanza. Che dici di dare un po’ retta a loro, adesso? >> la ragazza strinse il pupazzo a forma di anima tra le mani.
Beh, dopotutto a lui bastava quello. Che lei fosse contenta.
Fece per risponderle, poi qualcosa nella folla catturò la sua attenzione. Due persone che avrebbe riconosciuto tra mille << Ragazzi >> disse l’artigiano.
<< Abbiamo capito che tu sei… >> fece per rispondere Kid.
<< No >> sbottò Black☆Star << Non sto dicendo quello… ma loro… quelli… non sono… >>
<< Maka e Soul? >> completò con un certo stupore la maggiore delle sorelle Thompson.
Tutti li seguirono con lo sguardo. Ridevano tranquillamente, come sempre. Le gote della ragazza, di tanto in tanto, si accendevano, per poi spegnersi nuovamente.
Quel che stupì i cinque non fu tanto il notarli insieme e ridenti, quanto il trovarli cambiati.
Perché – per quanto non potessero accorgersene – quando erano soli i due diventavano altre persone, più impacciate e imbarazzate.
Li lasciarono scomparire nuovamente, poi quattro coppie di occhi si puntarono su Liz << Li seguiamo? >>.
Sorrise e scosse la testa.
<< Non c’è ne bisogno >> rispose.
<< Bene, allora andiamo a prendere un bel gelato! >> trillò Patty, sorvolando immediatamente sulla situazione.
La gelateria era poco distante da dove si trovavano, così poterono arrivarci in tutta tranquillità, senza ulteriori imprevisti. Si stavano solo divertendo. E – al diavolo! – avrebbero dovuto farlo più spesso.
Non che non si divertissero, ma forse avrebbero dovuto farlo in modo un po’ più consono.
<< Hey, ragazzi >> una voce interruppe il loro chiacchiericcio << Ma voi non siete gli amici di Maka-chan? >>


Soul aprì il portafoglio, tirando fuori un paio di banconote e porgendole al gelataio, poi passò il cono a Maka, indicandole una panchina poco più avanti.
Guardò il cielo, che si stava poco a poco imbrunendo.
Per qualche motivo, avrebbe voluto che quello sfrontato sole rimanesse alto ancora per un po’ di tempo. Quella giornata, che era iniziata come un obbligo poco cool, si era trasformata in una bella serata.
Non voleva che finisse, oltretutto.
Per tutta la durata di quella specie di appuntamento si era ritrovato immerso nell’acqua, in una realtà distorta ma equa. Appena il sole fosse tramontato sarebbero tornati a casa, la bolla sarebbe scoppiata e il giorno dopo Maka l’avrebbe svegliato con un libro in testa. Insomma: sarebbe tornato tutto come prima. Come al solito.
Forse era un bene così. Forse, il solito, avrebbe eliminato quel senso di inquietudine poco adatto a lui.
Maka assaggiò il suo gelato, stanca dalla giornata ma felice.
Guardò per un attimo il suo compagno, al quale non sapeva più che dire.
<< Grazie >> appena la sussurrò, quella parola, ma le parve appropriata.
Di cosa lo stava ringraziando? Non lo sapeva neanche lei. Eppure gliel’avrebbe ripetuto altre centomila volte, quel giorno, fino alla nausea e allo svenimento.
Quel giorno aveva capito una cosa che già sapeva: Soul era davvero importante per lei.
Non solo come arma, né come amico o compagno. Era importante nel suo essere Soul e nel suo essere affine con lei. Poteva trovare un’altra Buki, una di cui si sarebbe potuta ugualmente fidare, eppure non sarebbe stata mai come lui.
Per questo, in fondo, non le dispiaceva avergli fatto mangiare un’anima di gatto.
Il desiderio di superare suo padre e sua madre era forte, ma non così forte. Sapeva che – una volta trasformatosi in Deathscythe – Soul non sarebbe stato più il suo compagno, bensì qualcosa in potere del dio della morte. L’avrebbe visto sempre di meno e – chissà – magari il ragazzo sarebbe stato assegnato a qualche terra lontana. Allora forse non l’avrebbe più visto.
Non ci voleva neanche pensare.
<< Maka? >> Soul la chiamò, indicandole la bocca << Hai… del gelato qui >> continuò a indicarle il punto, ma lei continuava a passarsi la mano nel punto sbagliato.
<< No è… >>
E fu così che i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
A Maka le si mozzò il respiro. Perché quella distanza era troppo poca. Anzi, non si poteva neanche parlare di distanza, perché questa – per lo meno – era costituita da qualche centimetro. E tra di loro c’è ne erano davvero pochi.
Il cuore iniziò a perforale i timpani. Aveva quasi paura che lui potesse sentirlo. Andava sempre più veloce, martoriandole il petto, così veloce che alla fine le parve quasi di non sentirlo più.
Chiuse gli occhi, come se si aspettasse qualcosa.
Questo lasciò perplesso Soul. Le si era avvicinato senza pensarci, con l’unico desiderio di pulirle il mento, ma ora si ritrovava a desiderare di farlo con la lingua anziché con la mano.
Si diede ventimila volte dello stupido per quello.
In quel suo gesto non aveva calcolato l’impatto che avrebbe avuto su di sé Maka, perché non avrebbe mai potuto immaginare di ritrovarsi immerso in una sensazione tanto forte, né di venir soprafatto dai suoi sensi.
In quel momento, concepì di trovare Maka non solo carina, bensì bella.
Aveva gusti discutibili in fatto di donne.
Maka era… beh, ciò che era. Una ragazzetta insolente, aggressiva e dannatamente dolce.
Gli piaceva così com’era - con il suo profumo, con i suoi libri e con quel sorriso malinconico che di tanto in tanto coglieva sul suo viso. Così glielo pulì con un dito, facendole aprire gli occhi.
Gli rivolse uno sguardo lucido.
In quel momento, con il cuore in gola, Maka realizzò di aver commesso l’errore più grande della sua vita.
Si era appena resa conto di essersi innamorata della sua Buki.
E voleva che questa la baciasse.


La Deathscythe guardò confusa lo stormo di studenti della Shibusen.
Pensò immediatamente a sua figlia, che non si trovava con loro. Quella mattina l’aveva sentita, la sua Maka-chan, e aveva tentato invano di convincerla a usciere con il suo papà.
Ma lei aveva risposto con quel suo tono freddo e distaccato che riservava solo a lui, spezzandogli un altro po’ il cuore.
<< Mi spiace, ma oggi esco con degli amici >>
<< Preferisci i tuoi amici al tuo papi? >> le aveva chiesto in lacrime.
<< Liz mi sta aspettando. Ciao, Spirit >>.
E la conversazione si era conclusa lì, con quel nuovo colpo al petto.
Ora si ritrovava di fronte quei ragazzini per il quale era stato abbandonato, ma lei non c’era tra loro.
Né lei, né quel suo amico, quella sua arma, quel tizio che Spirit non poteva proprio vedere: Soul Eater Evans.
Il gruppo sussultò a quella nuova presenza.
Conoscevano abbastanza il vecchio di Maka da esser certi di due cose: la prima era che si trovava lì con una donna; la seconda era che, se avesse visto Soul e Maka, le cose si sarebbero messe molto male.
Prese la parola Kid, che con quella sua eleganza tendeva a stonare tra di loro << Deathscythe, è un piacere rivederla >> in fondo lui conosceva bene l’arma di suo padre. Ci era cresciuto praticamente assieme, anche se non aveva mai tenuto con lui un rapporto tale dal fargli diventare quantomeno amici.
Anzi, osservandolo compativa Maka, che come padre si era ritrovata un essere così.
<< È qui in compagnia? >> chiese Patty.
<< Oppure è una visita di piacere? >> s’intromise Liz. Doveva riuscire a deviarlo, perché li aveva visti andare proprio da quella parte, Maka e Soul. E – diamine – non voleva finire nei pasticci per via di un vecchio troppo protettivo nei confronti della figlia.
<< Ma Maka non dovrebbe essere con voi? >>
Poi la scorse alle loro spalle, poco più avanti.
E non era sola.
Con lei c’era quella specie di mostriciattolo dai capelli bianchi, quello a cui aveva ripetuto troppe volte di starle lontano.
Erano così vicini. Lui aveva addirittura una mano sul viso della sua bambina!
<< Ah… >> balbettò Tsubaki << Maka è andata con Soul a… a… >>
<< A pescare! >> aggiunse Black☆Star << Si si, a pescare qualcosa al laghetto qui dietro. Volevano rivendere i pesci al mercato nero, in modo da fare qualche soldo in più >>.
Ci fu un momento di silenzio caratterizzato da un lungo eloquente sguardo diretto al ragazzo.
Poi si sollevò una risatina isterica tra i ragazzi.
Perché se Maka era uscita con Soul era colpa loro.
<< A lui piace scherzare! >> aggiunse Liz.
<< Già >> convenne Kid, dandole manforte << Sono solo a prendere dei pop-corn >>.
Spirit non capì molto di quella conversazione, ma – quando vide i le loro labbra così vicine – decise di salvaguardare l’innocenza di sua figlia.
Avrebbe capito dopo cosa stavano insinuando quei ragazzi.


Quando la vide sorridere, in quel suo volto arrossato, le ultime sinapsi di Soul andarono a farsi benedire.
In cinque secondi era andato in contraddizione con se stesso un numero non meglio precisato di volte, uccidendo anche i suoi essenziali neuroni cool.
Voleva baciarla. Punto.
Ed era inutile girarci intorno, perché era così.
Voleva baciarla, per poi tornare indietro, in libreria, a dire a quel tizio di non toccare la sua Maka. Ma perché non l’aveva fatto quando c’era stata l’occasione?
Raccolse la mano della compagna, portandosela dietro la nuca.
Si ritrovò un po’ impacciato in quel gesto.
Aveva paura, quasi. Forse Maka l’avrebbe ucciso per quello. Ma – ne era sicuro – non se ne sarebbe pentito.
Poi si avvicinò al suo volto, sentendola congelarsi.
Aveva li occhi serrati, era poco rilassata. Beh, non che lui lo fosse, però…
Poi gli aprì, e trovò nel suo sguardo quell’ultima autorizzazione che gli serviva.
<< MAKAAAA! >> urlò una voce.
Una voce famigliare.
Una voce che riportò entrambi alla realtà.
<< Papà, non è come sembra >>

[***]

Disclaimer: 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”

Note: Yuppi! Ecco la seconda parte di questa breve ff. Ormai vi risparmierò tutti i miei dubbi sui personaggi: non li controllo più, hanno preso il possesso delle mie mani xD quindi, a volte sono IC a volte OOC, altre… beh, non lo so neanche io U_U
A voi il giudizio, quindi.
Volevo scrivere qualcosa di leggero e – perchè no – canon. Quindi è nata questa roba qui, molto – davvero – alla shoujo manga- Mi è dispiaciuto un pò per i personaggi di contorno, perchè ho dato loro un ruolo leggero e marginale. Ah, giusto, la ff di per se doveva essere leggera XD
Bene: la smetto con i monologhi e vengo a porvi i miei infiniti ringraziamenti!
Grazie a tutte le persone che seguono la mia storia e che la leggono, nonchè ai gentili utenti che l’hanno aggiunta tra le preferite.
Oh, cavolo - ‘sta roba sembra la lettera di un avvocato (o quasi)

Recensioni!

Dany92: Ciao! eccomi con questa cosa che dovrebbe essere definita "capitolo" XD grazie di tutti i complimenti che mi fai >-< in questo capitolo la mente di quei due ha deciso di accellerare, sopratutto per licenza poetica della suddetta... *cerca termine* no, non autrice, Fanwriter.
Siceramente, Liz è un personaggio che mi piace molto... beh, è poco oggettivo da dire, visto che adoro anche Death The Kid e tutti li altri XD coerente, vero?
Come hai potuto vedere, un pò di privacy l'hanno avuta, anche se interrotta bruscamente. Ora... mi sono ripetuta che il parco divertimenti è davvero molto banale, ma - che posso dire - mi piace da impazzire, soprattutto perchè io - lì - mi diverto un mondo U_U
Per quanto riguarda la scrittura... si, a volte - troppe - mi sfuggono gli errori di battitura. Sono una tipa distratta e non riesco a beccarli tutti quando lo rileggo "a fresco" poi, magari, tra due giorni ci rimetto mano e trovo orrori... XD
Essendo giovane posso migliorare lo stile che, a volte, è dispersivo (almeno credo) ma sono ugualmente contenta che ti piaccia il modo in cui esprimo i personaggi. In questa storia ho optato più per l'introspezzione che per le descrizioni oggettive, non solo per i personaggi, ma anche per la fantasia del lettore: volevo dargli più spazio ^_^ Ora ti saluto! Al prossimo aggiornamento!
narutina_90: Grazie! sto cercando di postare prima che sparisca l'ispirazione! finchè c'è teniamola stretta! spero che anche questo capitolo non sia noioso e poi... beh, qui si sono svegliati entrambi! ^°^
Al prossimo capitolo!
Midnight_Rose: Hola! ai ai ai... dovrei riuscire a essere meno impacciata nel rispondere alle recensioni, ma alla fine... beh, dico sempre un mucchio di idiozie ^_^"" Grazie ancora dei complimenti! XD
EH, si, Liz è un GENIO! un pò vendicativa ma... personalmente - se incontrassi uno come Kid - avrei voglia di pestarlo tutti i giorni. Mi piace molto come personaggio, ma tendo a essere davvero, davvero, davvero disordinata ^^""""
Non so se ho accellerato troppo i tempi in questo capitolo, ma Soul e Maka avrebbero dovuto iniziare a fare due+due un pò di tempo fa XD perchè l'hanno capito tutti meno quelli interessati U_U
Spero che il capitolo ti piaccia XD oggi sono di poche parole >_<
Ciao!
sarainsb: 'giorno! ^_^ ah, non sai quanto mi fanno piacere le tue parole. Poi, se riesco a strappare almeno un sorriso con i miei deliri sono felice!
Ma passiamo al capitolo, se nò inizio a parlare e non mi fermo più XD
Non ho la più pallida idea di come sia uscito, ma in fin dei conti non c'è l'ho mai. Sono contenta di sentirti dire che i personaggi sono IC, sopratutto in queste situazioni. A volte mi sembra di uscire davvero un pò troppo dal loro carattere, per cui... XD
Nel capitolo scorso ho pensato che sarebbe stato divertente vedere tutti li altri che seguivano la malcapitata coppia, sopratutto perchè - in questo modo - avrei potuto accennare anche agli altri personaggi XD non ho approffondito molto i loro rapporti, però almeno li ho accennati ^_^
Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Alla prossima!
Shi_Mei: Grazie! xD ho letto entrambe le tue recensioni con molto piacere e, se potessi, ti abbraccierei. Solo che - per ovvi motivi - non mi sembra una cosa possibile. Spero di riuscire a trascinarti anche con questo capitolo (chissà che tu non arrossisca di nuovo xD) e anche a farti sorridere! ora vado, ciao!
   
 
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