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Autore: elyl    15/07/2010    9 recensioni
"Tutto si era svolto in pochissimi istanti. Un momento ero nel dormiveglia, quello dopo ero in piedi, la bacchetta puntata contro il Dissennatore, la paura che iniziava a farsi sentire. Pensai immediatamente a Sirius e James, ai momenti che avevamo passato insieme, ed urlai “Expecto Patronum!”. Il primo incontro tra Remus Lupin e Harry Potter.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Una short senza troppe pretese, scritta giusto perché non avevo nulla da fare xD Sto rileggendo il Prigioniero di Azkaban ed h

Una short senza troppe pretese, scritta giusto perché non avevo nulla da fare xD Sto rileggendo il Prigioniero di Azkaban ed ho deciso di buttare giù qualcosa sul primo incontro tra Lupin e Harry.

Fatemi sapere se vi piace o no =)

elyl

 

 

Si prospettava un anno interessante…

 

Tutto si era svolto in pochissimi istanti. Un momento ero nel dormiveglia, quello dopo ero in piedi, la bacchetta puntata contro il Dissennatore, la paura che iniziava a farsi sentire. Pensai immediatamente a Sirius e James, ai momenti che avevamo passato insieme, ed urlai “Expecto Patronum!”. Immediatamente dalla mia bacchetta si sprigionò una fitta nebbiolina argentea che si trasformò in un lupo e si scontrò contro il guardiano della prigione di Azkaban, catapultandolo fuori dallo scompartimento. Uscii in corridoio e sotto lo sguardo curioso di molti studenti ordinai al patronus di attaccare nuovamente. Questi si avvicinò al Dissennatore che subito si rimise in piedi e fluttuando tetramente uscì dal vagone, sparendo nel buio della sera. Immediatamente il gelo svanì, la paura se ne andò, la luce tornò e tutti si sentirono meglio. Sospirai, lasciai cadere il braccio lungo il corpo e chiusi gli occhi, stanco, mentre il patronus svaniva.

Feci un respiro profondo, passai una mano tra i capelli e tornai nel mio scompartimento. La ragazza, che da quanto avevo capito si chiamava Hermione, e il ragazzo, sicuramente Ron, l’ultimo figlio maschio di Molly ed Arthur, avevano fatto sdraiare Harry, che ancora non aveva ripreso conoscenza.

“Harry, Harry, svegliati!” Diceva Hermione preoccupata, stringendogli la mano.

“Lasciagli spazio, Hermione! Se gli stai così appresso gli togli tutta l’aria!” Ribattè Ron, pallido.

Sorrisi teneramente, poi mi avvicinai.

“Per favore…”

I due ragazzi sobbalzarono e subito si fecero di lato.

“Professore, è svenuto, non sappiamo cosa fare!” Iniziò subito Ron, sempre più pallido.

“Non ci sono problemi, tranquilli.” Sorrisi rassicurante.

Mi inginocchiai accanto ad Harry e gli scostai i capelli neri dalla fronte.

“Harry, svegliati. Svegliati.” Lo chiamai dolcemente. “Svegliati, è tutto finito.”

Sentii un mugolio e Harry si mosse, poi aprì lentamente gli occhi.

“Che cosa…che cosa è successo?” Chiese confuso. “Dov’è finita quella cosa? E chi è che ha urlato?”

“N-nessuno ha urlato.” Balbettò Ron nervosamente, scambiandosi un’occhiata eloquente con Hermione.

“Ma io…io ho sentito qualcuno che urlava.” Ribadì Harry.

“Tranquillo, è tutto a posto.” Gli sorrisi rassicurante e mi misi in piedi, massaggiandomi la schiena. “Ce la fai a sederti?”

Harry si sistemò gli occhiali bene sul naso e si sedette, portandosi una mano alla testa.

“Tutto ok?” Gli domandai prendendo la mia valigia.

“S-sì.” Strinse gli occhi e li riaprì. “Mi gira solo un po’ la testa.”

“Tranquillo, è normale.” Mi sedetti, posai la valigetta sulle mie ginocchia e la aprii. “Presto ti sentirai meglio.” Lo rassicurai. “Ora mangia un po’ di cioccolato.” Scartai la barretta e gliela porsi.

“Non ho fame.”

“Mangia, fidati: ti sentirai meglio.” Gliela allungai.

Mi guardò titubante, si scambiò un’occhiata con gli amici ed infine l’afferrò, ne staccò un pezzetto e se lo portò alla bocca.

“Grazie.” Sorrise riconoscente, riacquistando un po’ di colore, porgendomi il cioccolato.

“Oh no, mangiatelo voi.” Richiusi la valigetta e la rimisi al suo posto. “Io non ne ho bisogno.” Sorrisi. “Anche voi due, eh.”

Harry mi guardò, poi passò la barretta ai due amici che ne presero un pezzetto.

“State meglio?”

I tre annuirono.

“Bene.” Sorrisi di nuovo. “Allora vi lascio e vado a parlare con il macchinista. Tra poco saremo ad Hogwarts, quindi è meglio se vi cambiate.” Non aspettai risposta ed uscii dallo scompartimento, chiudendomi la porta alle spalle.

Iniziai a camminare per il corridoio, sempre più velocemente, fino a quando mi ritrovai all’entrata della locomotiva. Chiusi la porta alle mie spalle e mi appoggiai alla porta. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, cercando di calmarmi.

Non l’avevo riconosciuto dalla cicatrice. No, non ce n’era bisogno, l’avrei riconosciuto anche se non l’avesse avuta. Era uguale a James: gli stessi capelli, la stessa espressione, le stesse smorfie. Era uguale a James, ma gli occhi erano di Lily: verde smeraldo, inconfondibili. Era il figlio del mio migliore amico e di sua moglie, morti dodici anni prima. Fin da quando avevo accettato il lavoro sapevo che l’avrei incontrato, ma non mi aspettavo tanta somiglianza con James.

James, James, James. Pensavo spesso a lui, soprattutto da quando Sirius era evaso da Azkaban. Come aveva potuto tradirli? Come aveva potuto! Era il suo migliore amico! Erano come fratelli! Eravamo come fratelli. Avrei tanto voluto catturarlo io stesso, quello che gli avrebbero fatto i Dissennatori era nulla in confronto a quello che io gli avrei fatto. Speravo vivamente si avvicinasse ad Hogwarts, magari in una notte di luna piena.

Sospirai, aprii gli occhi e mi decisi ad andare a parlare con il macchinista.

Si prospettava un anno interessante.

 

   
 
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