CONSIGLIO VIVAMENTE DI ASCOLTARE QUESTA CANZONE INSIEME ALLA LETTURA!
Thinking of you
Guardo
il telegramma un'altra volta.
E
poi un'altra.
E
ancora un'altra.
Le
mani tremano, e così il foglio si muove, impercettibilmente.
E'
troppo, per me. Troppo.
Il Sotto Ufficiale Edward Anthony Masen è morto in azione.
E' morto in azione. E' morto per difendere il suo Stato, quello che amava tanto.
Prende
le mie mani, e se le porta alle labbra.
«
Miss Isabella, mi concede questo ballo? » Non voglio che mi
chiami
così, con tutti questi convenevoli.
E'
il mio
Edward.
«
Certo », e con mio sommo disappunto, mi alzo.
Lo
sa. Ed io so che l'ha fatto di proposito. Odio ballare.
Stringo
la sua mano, con una forza che non ho. Una forza che non ho mai
avuto.
Ma
c'è qualcosa di strano in lui, stasera. Non ha quello
sguardo acceso
e pieno di vitalità, anzi.
«
Edward », sussurro, ma non faccio in tempo a finire, che mi
stringe
a se spasmodicamente. Alzo lo sguardo, stralunata.
«
Bella, dobbiamo parlare ». Annuisco, convinta che non sia
nulla di
grave. Senza proferire parola mi prende la mano, scortandomi fino
all'uscita della grande sala. Passiamo tra coppie che ancora danzano,
e intravedo Mr Michael che danza con Miss Jessica. Lui fa un piccolo
cenno del capo, io addolcisco gli occhi.
Una
volta fuori, Edward continua a camminare. Si ferma dinnanzi ad una
panca di legno. Una delle tante che ha costruito mio padre.
Charlie
Swan: il falegname del paese.
«
Oggi... » deglutisce, e guarda in basso. I suoi occhi sono
lucidi.
Prende un respiro lungo immensi secondi, prima di proferire parola.
«
Bells, mi hanno chiamato. Devo partire ».
Stringo
di più le sue mani, senza capire.
Mi
hanno chiamato, devo partire.
«
Dove? » E' una parola, strozzata dalle lacrime.
«
In guerra. » In
guerra.
Deve
partire. Per combattere.
«
Ti prego. Edward, ti prego ». Non mi può lasciare.
L'ha promesso.
«
Bella, devo andare
»
E' irremovibile, ma ora sposta lo sguardo su degli alberi, alle mie
spalle.
Abbasso
lo sguardo, poggiano le labbra sulle sue mani. In una soffice e lieve
carezza.
«
Tornerò Bella. Tornerò e ci sposeremo. E' una
promessa ».
Una
promessa, Edward. Una stramaledetta promessa che non hai mantenuto.
Quante
notti ti ho sognato? Troppe.
Quante
volte, prima di addormentarmi ho pensato e te? Troppe.
Quante
volte, ho sperato che tornassi? Nemmeno le so più contare.
Ora,
non so più cosa fare. Te ne sei andato, non ci sei
più. Mi hai
lasciata, sola.
Quante
volte ho pensato a quell'ultima giornata insieme, su quel prato
verde, e all'anello che ora è chiuso in quel cassetto.
«
So quant'è difficile »
«
Oh, Edward. Tu non sai proprio niente! Non sei tu che devi rimanere
qui, in questo pesino sperduto, per giunta da sola! »
Sospira
pesantemente.
«
Bella, ti scriverò. Tutti i giorni ». Mi
scriverà, tutti i giorni.
Perché avrà il tempo di scrivere, lui.
Una
risata amara, quella che esce dalle mie labbra.
«
E dove pensi di trovarlo, il tempo per scrivermi? Dio, Edward! Sarai
in guerra! E le parole, pensi che le parole servano a qualcosa? Io
devo vederti, sentirti, toccarti! » Me la sto prendendo
troppo, e ne
sono consapevole.
Lui
non c'entra nulla. Non è colpa sua se deve partire. Non
è colpa sua
se deve combattere. Non è colpa sua se deve lasciarmi.
«
Scusa, Edward. Scusa. » Mi perdona, prendendo le braccia e
stringendomi intorno alle sue gambe.
Sa
che non è facile, nemmeno per me.
Mi
prende il mento con due dita, alzandomi il viso alla sua altezza.
«
Bells, devi promettermi un po' di cose. » Non sono in grado
di
dirgli di no.
Annuisco,
e lui inizia a massaggiarmi la schiena. « Devi essere felice.
Non
devi pensare a me, almeno non sempre. Non chiuderti in casa, insieme
alla servitù. Esci, divertiti. Vai a fare compere al negozio
dei
Weber, fai lunghe passeggiate con Miss Angela e Miss Jessica, ma non
chiuderti in te stessa. Non piangerti addosso. »
Ha
ragione. Devo distrarmi. E le mie distrazioni non devono comprendere
lui nei miei pensieri.
Annuisco
un'altra volta, e Edward continua. « E... Bella, se qualcosa
dovesse
andare storto, fatti un'altra vita. Vai avanti, sposati, sii felice,
con molti bambini. »
Questa
volta faccio un cenno negativo con la testa.
Non
posso essere felice, non senza di lui.
«
Edward, non dire sciocchezze ». Non parla, continuando a
massaggiarmi la schiena con una mano, cullandomi come se fossi un
neonato.
«
Non sto scherzando, Isabella. E se qualcosa andasse storto, voglio
che tu abbia questo ». Lascia per un attimo la mia schiena, e
dalla
tasca che ha sopra la giacca tira fuori una scatolina blu.
La
apre, mostrandomi un anello.
«
Era l'anello di mia madre. Prendilo tu, in segno del mio amore. Del
nostro amore. Fanne ciò che vuoi, ma finché non
troverai un'altra
persona, tienilo. »
Io
l'ho mantenuta quella promessa.
Sono
uscita a fare lunghe passeggiate con Miss Angela e Miss Jessica.
Accompagnavo mia madre a fare compere al negozio della famiglia
Weber.
Ma
la sera, non riuscivo a non pensare a te.
Ai
tuoi capelli ramati, che con il vento si muovevano sinuosamente. Ai
tuoi occhi verdi, così espressivi e pieni di vita.
Ho
tenuto l'anello sul mio anulare, per tre lunghi anni. Poi mia madre
mi ha costretta a toglierlo.
Nessun
ufficiale, nessun uomo veniva a bussare alla mia porta, chiedendo la
mia mano.
Con
quell'anello al dito io ero promessa. A te, Edward.
Ma
ora non c'è più. A occupare quel piccolo posto
c'è un anellino
d'oro, piccolo e fino.
Nulla
a confronto del diadema che avevo prima.
Continuo
a tenere il telegramma in mano, senza dire niente.
Non
riesco a piangere. Non riesco a parlare.
Posso
solo pensare a te. A tutti quei bei momenti passati insieme, a quando
ci siamo conosciuti.
Alle
promesse non mantenute.
C'è
un altro uomo con me, ora.
Un
uomo che amo, ma non come ho amato
te.
Asciugo
l'unica lacrima che scende lenta sulla mia guancia, e mi alzo.
Ti
amo, Sotto ufficiale Edward Anthony Masen.
NON SO COSA DIRE, VE LO
GIURO.
UNA ONE SHOT NATA ASCOLTANDO LA CANZONE DI KATY PERRY.
SPERO VI SIA PIACIUTA