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Autore: SimoVanillaPizsi    15/07/2010    1 recensioni
Mark giaceva ora in posizione fetale al centro della stanza, illuminato sempre dalla luce del monitor del suo computer che amava tanto quanto odiava. Ed una lacrima scivolava sulla sua guancia per colpire il freddo pavimento.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SIMON

"Vieni a Hope Town, dove vivrai i tuoi sogni"

Questo diceva il depliant che trovò in quell'autogrill, tornando dal viaggio di nozze con Sarah. Vivrai i tuoi sogni. Lui di sogni ne aveva tanti, ma la sfortuna e la mancanza di denaro avevano voluto che nessuno di essi si avverasse. Simon Hill fa l'impiegato. Molti lo definirebbero, a prima vista una persona normale, ma lui per primo sapeva che non era così. Fin da piccolo era un ragazzo stravagante, un artista, a suo dire. Suonava in un gruppo rock, e come tutti i gruppi rock, il suo aveva fallito miseramente. Sopresse la sua vena artistica per finire il liceo e trovarsi un lavoro, un lavoro che l'avrebbe reso più simile ad un automa che ad un rocker. Sarah Hill era una ragazza speciale, amata alla follia da suo marito. Lavorava per un giornale locale come reporter.

Quel depliant non sembrava appartenere a quel posto. Era così pulito, neanche un filo di polvere o una sgualcitura, come se quell'Hope Town fosse così magnifica che anche tutti i depliant che la raffigurassero lo fossero. Si trovava a soli 30 chilometri da lì, e dalle immagini sembrava una qualsiasi cittadina americana, con non più di 1000 abitanti, con un quartiere residenziale pieno di piccole villette e un quartiere commerciale, al centro. Eh già, il sogno americano. Un buon lavoro, una bella moglie, una monovolume per i figli, un cane, un bel giardino... cosa si poteva chiedere di più dalla vita? Simon sorrise, e ripose il depliant in mezzo agli altri, sul polveroso scaffale. A Simon piaceva avere speranze, lo faceva sentire vivo, vivo per qualcosa.
"Amore andiamo, non ce la faccio più, devo fare la pipì e non la farò di certo qui, che schifo, poi devo assolutamente comprare un panno nuovo per pulire l'obiettivo della Canon, su su su sbrigati! Fammi vedere che sei capace a fare qualcosa! Su!" Disse Sarah, in un modo che chiunque avrebbe trovato insopportabile, ma che Simon, deviato dall'amore, amava.
"Subito" Disse Simon.
Tornarono in quella vecchia Toyota Corolla, di proprietà del padre di Simon, per far ritorno a casa, a San Francisco.
In macchina, durante il tragitto, silenzio assoluto, ognuno era immerso nei suoi pensieri, milioni di pensieri. Simon pensava a cosa avrebbe fatto una volta tornato a casa, se avrebbe finito l'ultimo videogioco da lui comprato, o se semplicemente sarebbe andato a dormire. Sarah era confusa. Aveva altri pensieri per la testa. Pensieri riguardanti l'amore della sua vita, o la persona che aveva creduto che lo sia, la persona accanto a lei. Perché stava ancora con lui? Lei era stanca. Stanca dell'infantilismo, della totale assenza di ambizioni, di lui. Però l'aveva sposato, gli aveva giurato amore eterno, in preda all'impulsività, l'impulsività di una donna che non sa cosa vuole, di una donna che dentro di sé non è altro... che una puttana.
Simon cominciò a guardarla dallo specchietto, era molto bella, con i suoi capelli biondi e lisci lo aveva conquistato i primi tempi. Le guardò il seno, non così prosperoso, in realtà, ma suscitava in lui una pulsione erotica non indifferente. Purtroppo gli occhi ormai non erano più sulla strada, e lo stato di trance dovuto ai pensieri eccitati fu troncato dalle urla della sua donna, delle urla di terrore. Simon urlò istintivamente, e guardando la strada vide due occhi enormi puntare verso di lui, lucenti come fossero di un demone, e fissavano proprio lui. Per un attimo Simon non vide più nulla, non udì più nulla, non percepì più nulla. Per un attimo, Simon non era.
  
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